giovedì 27 luglio 2017

Bastone l'Escobar dell'area nord, da Mugnano alla Colombia: ecco come aveva allacciato contatti con i narcos sudamericani


di Stefano Di Bitonto



MUGNANO. Antonio Bastone è un nome molto conosciuto nel panorama criminale dell'area nord. L'uomo, 37enne, appartenente all'omonimo gruppo gravitante nella galassia scissionista per gli inquirenti è il simbolo del cosiddetto 'salto di qualità' che tutti gli affiliati ai clan sognano: Bastone negli scorsi anni era infatti riuscito ad allacciare rapporti diretti, in Colombia, e in particolare con il narcotrafficante Ramos Lujan Leonello David. Quest'ultimo si è rivelato essere il referente dell'organizzazione sudamericana operante nella regione di Medellin, in Colombia, struttura criminale riconducibile al capo paramilitare Jiemenez Naranjo Carlos Mario, posto al vertice del «Bloque Central Bolivar» delle a.u.c. (autodefensas unidas de colombia), attualmente detenuto negli Stati Uniti per terrorismo e narcotraffico, considerato uno dei massimi gruppi del narcotraffico a livello mondiale.

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Camorra, 625 anni di carcere per gli affiliati al clan D’Amico


NAPOLI – Sessantasette imputati condannati e  nove assolti. Questa la sentenza di ieri prt gli esponenti della camorra del rione Conocal di Napoli: 625 anni di carcere complessivi per capi, gregari e spacciatori del clan D’Amico di Ponticelli. È il giudice Alessandra Ferrigno a leggere il dispositivo in un’aula silenziosa. Elenca i nomi degli imputati uno alla volta, indica le singole condanne che tengono conto della diminuente prevista dal rito abbreviato, e per qualcuno della continuazione con precedenti sentenze. La condanna più severa- come riporta ilmattino.it- è per i capi della famiglia: 20 anni di carcere a D’Amico Antonio, Carla, Carmela, Giacomo, Giuseppe. Nel clan le donne avevano lo stesso potere degli uomini. E quando fratelli e mariti erano in carcere erano loro a gestire affiliati, soldi e affari illeciti.

«Ora la camorra la facciamo noi… ora è peggio: ci stanno le donne» si ascolta in una delle intercettazioni al centro delle accuse. «Esternamente sono femmina ma dentro mi sento un uomo. Non sono la guagliona di nessuno, non ho mai fatto la guagliona di nessuno» diceva Nunzia D’Amico, detta la pasilona, uccisa in un agguato a ottobre 2015, alcuni mesi prima che scattassero le manette per gli esponenti della sua famiglia e del suo clan. A sedici anni di reclusione è stata condannata Anna Scarallo, moglie del boss D’Amico, e un’altra ventina di imputate sono state condannate a pene che variano dai 12 ai tre anni di reclusione.

Per il rampollo Christian Marfella il giudice ha stabilito la condanna a dieci anni e otto mesi di carcere. Per tutti gli altri imputati le condanne oscillano tra i 17 e i due anni e mezzo di reclusione. Al collaboratore di giustizia Raffaele Stefanelli sono stati irrogati otto anni di cella, concedendo le attenuanti della collaborazione.

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Colpo al clan dei “paparella”, preso Nello Di Biase


By Daniele Bahri



GIUGLIANO – I carabinieri della compagnia di Giugliano questo pomeriggio hanno messo a segno un importante colpo ai danni della criminalità organizzata giuglianese: dopo un blitz nelle palazzine è stato infatti preso Aniello Di Biase detto Nello, figlio del boss scomparso “Paparella” e reggente della fazione omonima che si oppone ai Mallardo.

Con lui presi anche Domenico Smarrazzo detto ‘sce sce’ e un’altra persona. I tre sono al momento presso la caserma dei carabinieri di Giugliano.

Fermo della Direzione Distrettuale Antimafia firmato da Borrelli. Le accuse vanno dalla estorsione ad altri gravi capi di imputazione.

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martedì 18 luglio 2017

Camorra, arrestati a Napoli quattro scissionisti del clan Mazzarella

Un’ordinanza applicativa della custodia in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, è stata eseguita dalla squadra mobile a carico di quattro uomini del clan Mazzarella, raggiunti da gravi indizi di colpevolezza per i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio e tentato omicidio. In manette sono finiti Salvatore Maggio, Raffaele Micillo e Domenico Perna, tutti di 38 anni, e Gennaro Catapano, di 37.

Dalla scissione dal clan Mazzarella era nata secondo le indagini, una “pericolosa organizzazione camorristica” che si è rapidamente radicata nell’area delle cosiddette Case Nuove, zona popolare del quartiere Mercato a Napoli. Il nuovo gruppo è stato sgominato grazie alle indagini della Squadra Mobile di Napoli e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche e dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, che hanno permesso di accertare la genesi della nuova organizzazione camorristica nata dalla scissione dal clan Mazzarella, delineando compiti e ruoli di vertice ricoperti dai destinatari dell’ordinanza cautelare e individuando le principali fonti di illecito sostentamento del gruppo, ma anche ricostruendo le fasi della violenta contrapposizione con il clan Mazzarella.

Gli investigatori hanno ricostruito il tentato omicidio di Giuseppe Persico, avvenuto il 25 giugno 2013, in quanto considerato referente del clan Mazzarella nel quartiere Mercato, proprio allo scopo di affermare la supremazia territoriale del neo costituito gruppo criminale.

L’ordinanza individua inoltre le cause e gli autori dell’omicidio di Pasquale Grimaldi, ucciso nel Rione Traiano il 19 giugno 2006, consentendo di inquadrare l’evento nell’ambito del contrasto tra i clan Puccineli e Grimaldi per il predominio sul territorio del Rione Traiano.

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Camorra, scacco ai clan Orlando e Nuvoletta: 11 arresti

I carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione a 11 ordinanze di custodia cautelare nei comuni dell’hinterland a nord di Napoli nei confronti di persone ritenute legate ai clan camorristici degli “Orlando” e “Nuvoletta-Lubrano”. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso e di estorsione aggravata da finalità mafiose.

L’indagine è il proseguimento delle attività, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, che lo scorso 18 aprile portò a 33 provvedimenti cautelari e a fine di giugno a un sequestro di beni per circa 10 milioni di euro. Ieri, invece, è stato scoperto un arsenale con quattro kalashnikov, una mitragliatrice, un fucile, 3 semiautomatiche e circa 600 cartucce trovati nel garage di un incensurato 22enne.

Degli undici indagati, sette erano liberi, quattro già in carcere. Si tratta di Raffaele Orlando (63 anni), Angelo Orlando (38), Castrese Carbone (37 anni), Raffaele Veccia (40 anni), Mario Sarappo (48 anni), Giuseppe Assenzo (48 anni), Salvatore Trinchillo (56 anni), Cristoforo Chianese (46 anni), Chiara Catuogno (38 anni), Vittorio Felaco (25 anni), Crescenzo Muoio (54 anni).

L’indagine – sottolinea in una nota il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – costituisce la naturale prosecuzione invetsigativa delle attività che lo scorso 18 aprile hanno portato all’esecuzione di 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di affiliati ai sodalizi criminali del clan Orlano (attivo a Marano di Napoli, Calvizzano, Quarto e comuni limitrofi) e del clan Nuvoletta-Lubrano (operante a Marano di Napoli, nella provincia di Caserta e nei comuni limitrofi), nonché al sequestro preventivo di beni riconducibili alla consorteria camorristica per un valore di oltre 7 milioni di euro.

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«Chi va all'inferno, va a Napoli: è tra le città più pericolose al mondo»

Napoli è tra le città più pericolose del mondo: lo dice The Sun. ll famoso giornale inglese osserva i pericoli che devastano le aree urbane del pianeta, va dalle strade piene di narcotici dell'America Latina alla capitale assassina del Califfato, analizza ogni area del globo e crea la mappa degli «angoli più pericolosi della terra».



Ad avere il primato in America sono città come Caracas, San Pedro Sula, St Louis. E poi Kiev in Ucraina, Gozny in Russia, Raqqa in Siria, Mogadishu in Africa, Karachi in India, Manila nelle Filippine, Perth in Australia. In Europa occidentale, al primo posto c'è Napoli. «Città italiana famosa per i suoi legami con la criminalità organizzata», si legge nell'articolo. 

Accanto alla descrizione di città come San Pedro Sula, dove c'è il tasso di omicidi più alto al mondo, vi è, dunque, Napoli con la Camorra, definita come sistema in cui gruppi rivali si scontrano soprattutto per il predominio del traffico di stupefacenti. The Sun parla delle bande di bambini under 12, che hanno il compito di mantenere le divisioni dei territori, «posseduti» dai capi più anziani e conclude con l'accostamento dell'espressione «va all'inferno» con «va a Napoli».

Omicidi, presenza di bande criminali, droga, rivolte, terrorismo, violazioni dei diritti umani. Questi i parametri usati per stilare la classifica mondiale delle città pericolose dove Napoli, secondo il giornale britannico, è tra i primi posti per criminalità organizzata, traffico di sostanze stupefacenti e assassini. 

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