giovedì 10 novembre 2016

Nuova condanna per Pasquale Sibillo, il boss della “paranza dei bambini”

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By Sabrina Pirozzi


NAPOLI – Una nuova condanna per il boss Pasquale Sibillo, capo della cosiddetta “paranza dei bambini”. Il baby boss, già in carcere, è stato condannato a dieci anni di reclusione per traffico e spaccio di stupefacenti.

Condannato a 12 anni di carcere anche il padre, Vincenzo Sibillo, e Alessandro Riccio, elemento di spicco del clan, che dovrà scontare 14 anni.

A restanti imputati – complessivamente 15 – sono state comminate pene variabili tra 6 e 14 anni.

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Napoli, camorra:14 anni per il killer incastrato da moglie vittima clan

Fu la moglie di Massimiliano Di Franco, ucciso a Napoli in un agguato scattato il 26 febbraio 2014, ad incastrare il killer di suo marito, abbattendo un muro di omertà fino al quel momento rimasto invalicabile: fu lei, infatti, a rivolgere un'ultima domanda al consorte prima che morisse, a chiedergli chi gli avesse sparato. E lei, con enorme coraggio, dopo avere appreso la verità dal suo uomo, lo rivelò agli inquirenti consentendo l'arresto e la condanna di Alessandro Riccio che, malgrado i suoi 25 anni, era già ritenuto un elemento di spicco del gruppo camorristico Sibillo del rione Forcella di Napoli.

Oggi, Riccio, è stato condannato a 14 anni e 4 mesi per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Una condanna che si aggiunge all'ergastolo preso per quell'omicidio deciso perché Di Franco, allontanatosi dalla criminalità organizzata, si era rifiutato di gestire una piazza di spaccio per conto dei Sibillo. La condanna - insieme con quelle di altri 14 imputati, tra i quali figura anche il boss Pasquale Sibillo - è giunta al termine di un processo con rito abbreviato celebrato nell'aula bunker del carcere di Poggioreale dove si sono vissuti anche momenti di tensione, con un gruppo di imputati che ha rivolto pesanti ingiurie e minacce al pm Henry John Woodcock. Per l'omicidio di Di Franco Riccio è stato condannato all'ergastolo la fine dello scorso mese di giugno.

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sabato 5 novembre 2016

Sant'Antimo. Uomo vicino ai Puca arrestato per aver chiesto soldi a un imprenditore. ECCO IL NOME

SANT'ANTIMO. A Sant’Antimo i Carabinieri della locale Tenenza hanno sottoposto a fermo Antimo Iavazzo, detto “occhi a palla”, 28enne, sorvegliato speciale con l’obbligo di soggiorno a Sant’Antimo, ritenuto contiguo al clan “Puca” operante nella cittadina, per tentata estorsione aggravata dal metodo e da finalità mafiose. Iavazzo ha tentato di estorcere denaro e altre utilità ad un imprenditore. Occorre scendere nei dettagli… 

Tra settembre e ottobre ha avanzato le richieste in più occasioni e con modalità sempre diverse. In un’occasione ha chiesto alla vittima “una mano” a livello economico perché era appena uscito dal carcere. Una seconda volta gli aveva intimato che, a prescindere dalla sua disponibilità economica, avrebbe dovuto “restare a disposizione” per qualsiasi esigenza di liquidi. Ancora: gli aveva intimato di passare in un negozio a pagare la cucina che aveva appena acquistato. Poi, anche di assumerlo nella sua società con un incarico di rilievo. Nell’episodio che ha esasperato l’imprenditore, infine, lo ha addirittura seguito nel bar che frequenta, entrando in bagno dietro di lui e chiudendolo nei servizi per terrorizzarlo. Al termine dell’attività d’indagine il 28enne è stato fermato. Il suo fermo è stato convalidato dal GIP di napoli, che ne ha disposto la permanenza nel carcere di Poggioreale

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