giovedì 30 giugno 2016

Scampò ad un agguato a Giugliano. «Ci serve un favore, uccidete Cardillo»

NAPOLI. E' ancora il super pentito Antonio Accurso a svelare i dettagli dell'omicidio di Mimmo Raffone e del ferimento del boss, oggi collaboratore di giustizia, Mario Lo Russo. Protagonista della vicenda Fabio Cardillo, affiliato ai Capitoni, ma in rotta di collisione con i vertici dell'organizzazione criminale, come si evince dalle dichiarazione, qui di seguito riportate dell'ex capo della Vanella Grassi.

Si consideri che quando io sono stato scarcerato, nel maggio del 2013, referente per il clan Lo Russo era LELLE’, ma la scarcerazione di Mario Lo Russo ovviamente determinò dei cambiamenti nel senso che lui riprese il comando e ci disse che parlare con Lelle’ era come parlare con lui, ma allo stesso tempo vi era Ettore Bosti che, benché appartenga ai Contini, è comunque legato da rapporto di parentela con i Lo Russo in quanto ha sposato una figlia di Mario Lo Russo. Non a caso Ettore Bosti come ho detto è stato presente a questi incontri ed è stato incaricato proprio da Mario Lo Russo per il pagamento di quella fornitura di cocaina. 

Inoltre vi è stato un problema legato a Fabio Cardillo, fratello di Antonio. Io già conoscevo Fabio Cardillo, in quanto lavorava con il fratello Antonio che aveva una piazza di erba e faceva i passaggi di mano di cocaina dove aveva un rimessaggio di barche. A fine settembre, inizio ottobre, del 2013 Fabio Cardillo venne da me nella Vinella a dirmi che il fratello in carcere aveva parlato con uno dei nostri, non ricordo se con Mennetta o Petriccione, riguardo alla possibilità di fare affari insieme nel settore della vendita del pane. Mi disse che aveva avuto dei problemi con i Lo Russo, in particolare con Mario Lo RUSSO che si era preso anche una sua casa popolare, in cui era andato a vivere Ettore Bosti con la moglie, e mi propose di entrare nel business del pane, cioè mi disse che aveva un forno per il pane e voleva entrare nella fornitura di pane nelle nostre zone dandoci la percentuale che quantificò in circa 10.000 euro al mese. 

Io lo misi in contatto con Nicola Coppetta delle Case bianche e celesti e l’affare è andato in porto anche se con un guadagno inferiore a quello che Fabio mi aveva garantito. Dopo poco Fabio Cardillo ha avuto un agguato a Giugliano nella sua vecchia abitazione. L’ho saputo da Luciano Pompeo che venne insieme al Calabrese e a un ragazzo con gli occhiali che chiamiamo o’ Ti. Mi dissero che avevano avuto questo scontro a fuoco con Fabio, che lui aveva risposto al fuoco e mi chiesero a titolo di favore di occuparmi io del suo omicidio. Era il periodo in cui si era da poco pentito Pacciarelli Mario e quindi io dissi che non era il momento di fare questa cosa. Mi dissero che avevano fatto questo agguato a Fabio perché lui si era rifiutato di versare ai Lo Russo una quota dei proventi delle sue attività illecite ed anche che erano preoccupati che lui potesse uccidere qualcuno di loro, avendo saputo che aveva acquistato un borsone di armi da degli albanesi. 

Nicola Coppetta mi confermò che i Lo Russo avevano fatto questo agguato a Fabio. Nicola mi disse che Fabio dopo questo agguato camminava armato e voleva parlarmi, accettai quindi di incontralo, venne da me e mi raccontò quello che era successo, mi disse che erano stati i Lo Russo che erano incappucciati ma era sicuro che erano stati loro. Fabio mi disse anche che era presente la moglie ed il cognato, non Giovanni Lista, altro cognato credo dal lato della moglie di cui non ricordo il nome. La moglie apprendo da Lei chiamarsi Valeria Corona ma non mi viene in mente il nome del cognato. Io suggerii a Fabio di “stare chiuso”nelle nostre zone, di stare attento e di stare armato, cosa che lui faceva già. 

Accadde poi che il fratello Antonio Cardillo spedì dal carcere una lettera ai Lo Russo in cui chiariva che dovevano avere a che fare con lui e non con il fratello, insomma si prendeva le sue responsabilità invitando i Lo Russo a lasciare stare il fratello. Luciano Pompeo e Salvatore Silvestri mi raccontarono di questa lettera e mi chiesero di fare da garante con Fabio Cardillo di calmare le acque, nel senso che loro si impegnavano a lasciarlo stare ma volevano tramite me garanzia che lui facesse altrettanto. Io parlai quindi con Fabio Cardillo e lo informai che io avrei garantito la pace tra lui ed i Lo Russo. La cosa quindi si calmò sino ad arrivare all’omicidio di Mimmo Raffone. 

Accade infatti che io avevo partecipato ad una fornitura di droga dall’Olanda propostami da Valerio e Luciano che trafficavano in droga, droga che io acquistavo da loro che la compravano in Olanda. Mi proposero poi di fare una puntata con loro ed io diedi loro 66.000 euro per un acquisto di 3 kg di droga, due pagati ed uno a fiducia. Questo carico di droga di circa 10 kg, non andò in porto perché ci fu un sequestro di 220,000 euro eseguito dalla Dda di Salerno fatto alla società di trasporto. Dico che è la Dda di Salerno perché mi fecero vedere una carta del sequestro, era gennaio o febbraio del 2014. 

Dopo poco da questo sequestro andai a Miano ed ebbi un altro incontro, questa volta casuale, con Mario Lo Russo, Mimmo Raffone, Luciano, Valerio e Salvatore Silvestri. Seppi che anche Mario aveva partecipato a questo acquisto dall’Olanda ed aveva perso 66.000 euro come me. In questa occasione si parlò di nuovo di Fabio Cardillo perché Mario ed anche gli altri dissero che faceva soldi con la droga, senza contribuire alle spese del clan a differenza di loro che si prendevano cura degli affiliati e dei detenuti. Mi proposero di fare una truffa a Fabio cioè di farmi dare una fornitura di erba e di non pagargliela, e mi proposero anche di ucciderlo. Io mandai a chiamare Fabio e lo incontrai sul campo di calcetto a Corso Italia a Secondigliano e gli contestai che avevo saputo dei suoi affari con l’ erba che mi aveva taciuto, lo rimproverai per non avermi messo al corrente dei suoi guadagni con l’erba e lui si rese disponibile a darmela a prezzo di costo. Questo accadeva qualche giorno prima dell’omicidio di Mimmo Raffone. In questa occasione lui mi parlò dei problemi che stava avendo con la moglie del fratello che aveva degli orologi del fratello che non voleva restituirgli ed io mi resi disponibile a risolvergli il problema mandando qualcuno a parlare a Miano. Mandai a chiamare Luciano Pompeo per risolvere questa cosa degli orologi e lui mi disse che il problema era risolto perché il padre di Fabio Cardillo aveva parlato con Mario Lo Russo ed avevano chiarito. Io mandai un nostro affiliato, Totti, a dire a Fabio che poteva andare a prendersi questi orologi. Luciano mi disse anche che Mario Lo Russo aveva avuto discussioni con Lellè e lo aveva messo da parte e che lui era diventato il suo portavoce. 

Questo è accaduto qualche ora prima dell’omicidio di Mimmo Raffone che è avvenuto la sera del sabato. Ho appreso dell’omicidio da Internet ed ho immaginato che potesse essere opera di Lelle’ per quanto mi aveva detto Luciano sui dissidi avuti con Mario, invece il giorno dopo ho saputo da Luciano Pompeo e poi da TOTTI che Mimmo Raffone era stato ucciso da Fabio Cardillo. In particolare la mattina successiva all’omicidio mi trovavo al centro scommesse di via Improta a Secondigliano insieme a mio fratello Umberto, Corcione Giuseppe, Fabio Di Natale ed altri affiliati quando vennero Luciano Pompeo e Gianluca, altro loro affiliato che sono in grado di riconoscere, e ci chiesero notizie dell’accaduto. 

In particolare loro sapevano che FABIO Cardillo aveva sparato a Mimmo Raffone ed a Mario e lo andavano cercando. Inoltre pensavano che insieme a Fabio durante la sparatoria potesse esserci stato il nostro affiliato Totti, persona che lavorava l’erba con Fabio Cardillo. Noi dicemmo loro che Totti non era coinvolto e per dargliene prova lo convocammo subito a casa mia facendo nascondere Luciano e Gianluca nel bagno. Totti venne a casa mia e ci spiegò che Fabio stava con il cognato di cui non ricordo il nome, che era andato dalla moglie di Antonio Cardillo a prendersi gli orologi e si era imbattuto in Mario Lo Russo e c’era stata questa sparatoria in cui era stato ucciso Mimmo Raffone. Totti ci raccontò anche che, dopo l’omicidio, Fabio Cardillo era andato da lui nelle case bianche e celesti e gli aveva portato la pistola che lui aveva provveduto a distruggere e che si era poi allontanato per fare perdere le sue tracce appoggiandosi da Gaetano Monaco, un rapinatore che conosco bene perché lavorava con la droga con Fabio Magnetti. Luciano e Gianluca hanno quindi sentito il racconto e si sono convinti della nostra estraneità ai fatti. 

Andato via Totti, abbiamo quindi parlato con Luciano Pompeo che, dopo essersi convinto che Totti non stava con Fabio Cardillo, ci chiese di aiutarli per localizzare Fabio Cardillo volendo a tutti i costi vendetta. Inoltre ci raccontò di quello che avevano fatto a Lista Giovanni cioè del fatto che lo avevano colpito se non sbaglio con un cacciavite per sapere da lui notizie sul cognato. Mi fece i nomi di Valerio e di Salvatore Silvestri come persone che presero parte oltre a lui a questa aggressione. Dopo poco ci sono stati gli arresti che voi avete fatto per questa vicenda e quindi gli equilibri sono di nuovo cambiati perché avete arrestato Luciano Pompeo e Mario Lo Russo. Rimasero invece liberi Silvestri Salvatore, Gennaro Palumbo ed Enzo il fratello di Lellè, quest’ultimo invece si diede alla latitanza così come Giggiotto. 

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