giovedì 28 aprile 2016

Killer in azione, 47enne crivellato di colpi nella stessa strada dove fu ucciso Izzi

NAPOLI. Ennesimo agguato, probabilmente di stampo camorristico, in via Janfolla nel quartiere di Miano. Un uomo, Aniello di Napoli è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola. Il ferito è stato trasportato al Cardarelli, dove è morto poco dopo per le ferite subite. La strada è la stessa dove qualche settimana fa i killer entrarono in azione per uccidere Pasquale Izzi. Nella stessa zona fu ucciso cinque mesi fa il figlio Vincenzo Di Napoli, detto 'o gatto. L'agguato poco prima delle 22,30, all'altezza del civico 393 di via Janfolla mentre era nella sua automobile, una macchina di colore grigio.

La camorra annienta la famiglia Di Napoli, 5 mesi fa l'omicidio del figlio


NAPOLI. Uccisi a distanza di cinque mesi l'uno dall'altro. La tremenda storia della famiglia di Napoli di Miano. Antonio Di Napoli, ucciso dai killer in via Janfolla, conosciuto dalle forze dell'ordine per denunce penali legate a reati reati legati alla droga e alla ricettazione, è il padre di Vincenzo di Napoli, il 25enne detto o' Gatto, ucciso il 9 dicembre dell'anno scorso, in via Miano, a Piscinola. Insomma una famiglia sterminata, che secondo gli inquirenti si inserisce nella pulizia interna effettuata dal clan Lo Russo nei confronti dei "girati". 


Il territorio tra Secondigliano e Miano è sotto l'influenza del clan camorristico dei Lo Russo, i cui esponenti sono anche noti anche come "i Capitoni". Solo pochi giorni prima dell'uccisione di 'o gatto, un altro omicidio cruento aveva insanguinato le strade di Napoli: si tratta dell'agguato a Pietro Esposito, boss del clan omonimo attivo nel rione Sanità.


La fame di vendetta per l'uccisione del figlio o ritorsione dei Mallo: i due scenari sull'omicidio di Antonio di Napoli

NAPOLI. È la quarta vittima ad Aprile di un omicidio di camorra, Vincenzo Di Napoli. Il 46enne è stato freddato ieri sera a via Janfolla a 200 metri da casa. Ucciso proprio mentre rincasava. Secondo gli investigatori, Di Napoli si era accorto di essere inseguito da due soggetti in sella ad una potente moto. Così ha accelerato per cercare di seminarli. Sarebbe iniziato un inseguimento culminato con il 46enne che avrebbe perso il controllo della sua vettura schiantandosi contro un palo dell'illuminazione. A quel punto i sicari sarebbero entrati in azione. Sedici i colpi esplosi nei confronti dell'uomo, insomma una vera e propria esecuzione di camorra-. 

Aniello Di Napoli aveva precedenti per droga, rapina e ricettazione. Secondo gli inquirenti in passato frequentava abitualmente il rione San Gaetano, in particolare una piazza di droga. Ma chi l'ha ucciso e perché? Il 46enne, così come il figlio assassinato qualche mese fa a Piscinola, era considerato vicino ai Lo Russo. Dietro il suo omicidio, quindi, ci potrebbe essere la regia dei Mallo. Un omicidio perpetrato dai figliocci dei Licciardi per vendicare l'agguato di qualche sera fa avvenuto a Capodimonte nei confronti del boss emergente Walter Mallo. 

I Mallo sono gli stessi che dagli inquirenti sarebbero ritenuti responsabili della strage di via Fontanelle al rione Sanità nella quale furono assassinati il figlio di "Lellucc", Giuseppe Vastarella, e suo cognato Salvatore Vigna. Un omicidio, insomma, che conferma una guerra in corso proprio tra i Vastarella, i Lo Russo e i Tolomelli contro gli emergenti Mallo, appoggiati dagli Spina e dai Licciardi con la probabile benedizione di tutta l'Alleanza di Secondigliano. Una guerra per il controllo delle piazze di spaccio tra Don Guanella, Miano, Secondigliano, Capodimonte, che chissà quante vittime mieterá ancora. 
Ma c'è anche un'altra pista battuta dagli inquirenti. Pare che Aniello di Napoli non si sia dato pace per l'uccisione del figlio Vincenzo e dal quel 9 dicembre 2015 aveva iniziato ad indagare negli ambienti della malavita per vendicare col sangue il delitto del 25enne. Forse le sue 'indagini' potrebbero aver urtato qualcuno o scavalcato troppo il confine e per questo è stato fatto fuori. Il figlio Vincenzo si era sposato poco prima di essere ucciso e la moglie aveva scoperto di aspettare un bambino da lui. Un figlio che il giovane Enzo non ha mai visto nascere.

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Droga al Parco Verde, oltre un secolo di carcere per i nove condannati

droga parco verde
Di Antonio Galluccio


CAIVANO – Oltre cento anni di carcere complessivi per le nove persone arrestate per spaccio di droga al Parco Verde. E’ quanto deciso dal giudice in merito alle accuse formulate per le nove persone giudicate col rito abbreviato. Furono arrestati nell’ambito del blitz del dicembre 2014 per un’inchiesta sul traffico di sostanza stupefacenti.

Un business milionario quello che si era sviluppato tra il Parco Verde e il rione Iacp, cresciuto a dismisura dopo lo smantellamento delle storiche piazze di spaccio di Secondigliano e Scampia. L’indagine era partita dall’omicidio di Modestino Pellino avvenuto a Nettuno nel luglio 2012. L’uomo, dopo l’uccisione di Salvatore Natale, seguiva le attività illecite nelle zone di Frattamaggiore, Frattaminore e Crispano.

Le pene più alte sono state inflitte per Antonio Ciccarelli, Raffaele Laurenza e Raffaele Dell’Annunziata, che hanno rimediato una condanna a 20 anni di reclusione. Dieci anni e 8 mesi per Corrado Schiavoni, mentre a Roberto Dell’Annunziata inflitti 8 anni. Per Federico Maisto e Luciano Gallo comminata una condanna a 7 anni e mezzo. Infine, condannati a 6 anni e 8 mesi Giuseppe Esposito e Enrico Bertorelli.

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martedì 26 aprile 2016

Afragola, assalto al commissariato per liberare i rapinatori

Di Filippo Roti
AFRAGOLA – Un nuovo schiaffo alle forze dell’ordine. Dopo l’assalto alla caserma dei Carabinieri di Secondigliano, lo scenario si ripete, anche se con modalità diverse, al commissariato del rione Salicelle di Afragola.

La Polizia ha appena arrestato due rapinatori che avevano sottratto un motorino ad un ragazzino e che sono stati bloccati solo dopo un lungo inseguimento: si tratta di Gaetano Tranchino (28) e di Pasquale Valentino (26).

Una volta saputo dell’arresto il rione risponde: in pochi minuti davanti al commissariato si radunano un centinaio di persone che spingono contro il cancello della struttura. Dalla folla si alzano corri contro le forze dell’ordine, gli animi si scaldano e più di qualcuno minaccia di morte gli agenti. La protesta si sgonfia da sola e sola a notte fonda i due arrestati possono essere trasferiti al carcere di Poggioreale.

Quello di ieri sera è solo l’ultimo di una serie ripetuta di attacchi alle forze dell’ordine ad Afragola: da quanto ha aperto, questo vero e proprio avamposto delle forze dell’ordine, è stato già preso d’assalto almeno dieci volte.

In questo territorio, la vita per gli agenti è decisamente dura: proverbiali i raid contro le forze dell’ordine organizzati da Rosa Amato, la boss del Parco Verde, che riuscì a mettere in piedi una squadra di quasi 200 persone che dopo gli arresti inseguivano le pattuglie con scooter e motorini per insultare e – alle volte – pestare le “guardie”.

L’episodio più grave è avvenuto l’anno scorso nelle palazzine di via Atellana, quando quattro poliziotti di Afragola arrestarono due pusher della zona e al momento di portarli via, da una finestra partì una raffica di colpi verso gli agenti che riuscirono a ripararsi dietro una statua della Madonna cavandosela – è il caso di dirlo – grazie ad un miracolo.
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mercoledì 20 aprile 2016

Operazione Anti-Camorra, arrestati cinque affiliati ai Casalesi. ECCO I NOMI

di Ivan Marino


AGRO AVERSANO. Nelle prime ore della mattinata odierna, in San Cipriano d’Aversa (CE), Napoli, Benevento, L’Aquila e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta stanno dando esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso aggravata dall’utilizzo di armi e di detenzione e porto illegale di armi, con l'aggravante dell’aver commesso i fatti con metodo mafioso ed al fine di favorire l’organizzazione camorristica del clan “dei casalesi”, in particolare la fazione riconducibile IOVINE Antonio, detto “o’ ninno”. 

Questi gli arrestati:
Renato Caterino detto o' ciucc
Massimo Diana detto maruziell
Marco Simonetti detto o' mussuto
Oreste Reccia detto recchie e lepre
Antonio Cerullo detto o' putecar

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domenica 17 aprile 2016

Omicidio Izzi. Il godimento del boss Lo Russo: «Mi aveva promesso dieci botte e così è stato. È tornato indietro per la mazzetta»

di Ivan Marino

CAMORRA. E’ stata una microspia ad incastrare il boss Carlo Lo Russo e il suo gruppo di fedelissimi. Grazie alla cimice piazzata nella sua abitazione gli investigatori hanno potuto scoprire tutti i retroscena dell’omicidio del rapinatore seriale Pasquale Izzi avvenuto due settimane fa proprio a pochi passi dalla casa del boss. Ecco come vengono descritte nell’ordinanza di custodia cautelare tutte le fasi di preparazione dell’agguato e quello che è accaduto nella mattina dell’omicidio di Izzi. E’ il lunedi di Pasquetta 28 marzo e Carlo Lo Russo parla in casa con la moglie Anna e dice “…Lo devo uccidere perche´ mi e` antipatico, lo sai. Mi e` antipatico da sempre … ma comunque i “Capitoni” non se ne vanno da qua… se ne vanno loro di casa”. L’idea iniziale prevedeva di seguire Izzi sull’autostrada ed entrare in azione con due macchine. Ma il timore di perdere l’obiettivo fece cambiare idea al ras, che ripiegò sul piano B: ucciderlo sotto casa. Ecco alcuni passaggi delle conversazioni tra lui e la moglie. 

Poi la mattina dell’omicidio per ingannare l’attesa la donna prepara il caffe` e lo offre insieme ai cornetti per una colazione classica. Domenico Cerasuolo sembra il piu` ansioso e sbircia dalla finestra per vedere se e` in strada Pasquale Izzi. Ma il capoclan lo rimprovera perché così facendo potrebbe dare troppo nell’occhio: “…ti devi togliere da li` e ti devi sedere….solo io posso stare perche´ sono il padrone di casa”. La microspia registra in diretta le fasi precedenti l’omicidio. Un po’ in ritardo arriva Luigi Cutarelli e il gruppo di fuoco e` pronto a uscire di casa. Vengono controllati gli ultimi dettagli e che tutto sia pronto, armi e motorini.

Anna Serino viene avvisata dal marito che stanno scendendo. La donna, scrivono gli inquirenti, sa bene cosa sta per accadere e interviene incitando il commando e ridendo per cio` che si accingono a compiere gli uomini di fiducia del marito. Si chiude la porta e il commando alle 9 entra in azione. Attraverso la microspia si sentono ben 12 detonazioni. 

Anna: «Non se n’e` accorto».

Carlo: «No, stava dentro. Mariano all’improvviso ha detto “o’ zi`” apri la finestra di qua, l’amm ‘ngucciato” (acchiappato)». 

Carlo: «Poi e` arrivato Luigi alle spalle…dum dum..dieci botte in faccia, ma come ha fatto? Preciso, ha detto “’ozi`” gli do 10 botte in faccia..ne mancano due, manca la mazzetta. E` tornato indietro….».

E così subito dopo l’omicidio c’è grande soddisfazione ed eccitazione in casa Lo Russo. La famosa cimice registra tutto. Ecco cosa dice il boss Carlo Lo Russo: “…Me l’aveva promesso, dieci botte e non ha sbagliato un colpo. Ma come ha fatto?”. Poi con calma la sera quando le acque si sono calmante nel rione dopo l’andirivieni di carabinieri e polizia. I due coniugi tornano sull’omicidio:

Carlo: «La macchina, fiufiu (mima un rumore)». 

Anna: «Non se n’e` accorto». 

Carlo: «No stava da dentro. Mariano all’improvviso ha detto “’o zio” apri la finestra di qua che l’amm’ acchiappato». 

Una fase preparatoria perfetta nel loro diabolico piano messo a segno senza alcun problema. Carlo Lo Russo descrive in modo preciso e perfettamente coincidente con la successione dei colpi registrati in ambientale. Prima Luigi scarica la pistola in faccia alla vittima e poi, dopo poco i due colpi finali, la cosiddetta “mazzetta”. 

Carlo: «Sta pure lo squilibrato con loro, lo psicopatico». 

Anna: «Ah?». 

Carlo: «Si deve nascondere. Mo pure lo psicopatico si doveva portare?» Anna: «Hanno fatto bene». 

Carlo: «O Anna devi morire tu, Cosi` fa. Vado ad impazzire. Da dentro alla finestra. Dieci botte in faccia, dieci ma come ha fatto? Preciso. Ha detto: “’o zi` gli do dieci botte in faccia”. Ha detto: “Ne mancano due, manca la mazzetta”. E` tornato indietro».

Anna: «….».

Carlo: «No perche´ ha detto: “io ti ho dato la promessa a te”». 

Anna: «E se devono essere dieci, dieci sono state».

Carlo: «Sull’anima di Vincenzo, devo morire Enzo».

Anna: «Oh, quello di droga, quello e`, farebbe tutto per te questo ragazzo».

Carlo: «Ah?». 

Anna: «Questo e` tipo, come si chiamano quelli la che si buttano con le bombe addosso». 

Carlo: «Quello a me mi chiama Allah, lui e` Isis o zi`, e` Isis». 

Anna: «Come si chiamano quelli la`, i kamikaze».

Carlo: «I kamikaze».

Anna: «Kamikaze, farebbe questo per te, si metterebbe una bomba in bocca».

Carlo: «Macchina, fiufiu». 

Anna: «Non se n’e` accorto». 

Carlo: «Noo, stava da dentro Mariano».

Anna: «Noo, qua».


Carlo: «Poi dopo e` venuto Luigi alle spalle e bum, bum».

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Tradito dalle sue passioni: le donne, la pizza e il Napoli. Arrestato super boss degli Scissionisti

di Matteo Giuliani

NAPOLI. Nella serata odierna Poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Napoli, del Commissariato di P.S. di Scampia e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ad Orta di Atella (CE), con la collaborazione della Squadra Mobile di Caserta, all’interno di un’abitazione di Via Lampitelli, hanno localizzato e tratto in arresto il latitante MANGANIELLO Roberto, 35 anni, leader del clan camorristico scissionista MARINO operativo nell’area nord di Napoli. Le indagini che hanno consentito la localizzazione e la cattura del pericoloso latitante sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. 

La storia criminale. MANGANIELLO, latitante dal 2013, era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’A.G. di Napoli perché ritenuto responsabile dei reati di concorso in duplice omicidio e porto e detenzione illegale di armi, reati aggravati dalle modalità mafiose. In particolare era ricercato per il concorso nell’omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, fedelissimi del potente clan camorristico Di Lauro, facente capo a Paolo di Lauro detto Ciruzz’ o’milionario, consumato a Napoli il 28 Ottobre del 2004. L’omicidio in argomento segnò l’avvio di una delle più cruente faide di camorra, la prima faida di Scampia, che vide contrapposte le famiglie camorristiche Scissioniste Amato/Pagano, Abete/Abbinate/Notturno e la stessa famiglia Marino, un tempo fedelissime di Paolo di Lauro, al clan da quest’ultimo capeggiato. Per tale omicidio sono indagati anche Arcangelo Abete, Gennaro Marino detto Mekkei e Antonio della Corte. 

Era inserito nell’elenco dei 100 latitanti di massima pericolosità e nello speciale programma di ricerche del Ministero dell’Interno ed è stato catturato nel covo di Orta di Atella ove si nascondeva unitamente ad una ragazza napoletana di 30 anni. 

L'arresto. I poliziotti per irrompere nell’appartamento si sono finti pony express per la consegna di pizze a domicilio. Il latitante, che stava visionando l’incontro di calcio Inter/Napoli, non era armato e non ha opposto resistenza all’arresto ed occupava l’appartamento di Orta di Atella, occupato unitamente ad altri covi che cambiava continuamente per non essere localizzato. 


Da latitante Manganiello gestiva personalmente i traffici illeciti, legati al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni, del clan camorristico Marino tuttora attivo nell’area nord di Napoli.

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