venerdì 19 febbraio 2016

Pentiti e dissociati di Camorra: il declino del clan degli Scissionisti

Dalla collaborazione con la giustizia di Biagio Esposito alla dissociazione di Gennaro Marino, Ciro Mauriello, Arcangelo Abete, Cesare e Carmine Pagano

AREA NORD. La camorra che non ti aspetti: quella che sovverte e le regole alla base del codice d’onore per fornire un assist facile ed inaspettato alla giustizia. Questo è quanto andato in scena nell’aula 315 della Corte di Assise d’Appello, nell’ambito del processo a carico di Cesare Pagano, imputato per gli omicidi di Carmine Amoruso e Savatore Dello Ioio, maturati nel 2005, quando gli scissionisti – dopo aver sopraffatto il clan Di Lauro al culmine della sanguinosa faida che sorti un’autentica guerra di camorra che coinvolse prettamente l’area a Nord di Napoli – a uccidere i killer di Mugnano ritenuti poco affidabili. Parla dalla videoconferenza, rompendo sei anni di silenzio imposti dal carcere duro, scontati nel bunker di Ascoli Piceno. «Mi dissocio, voglio tagliare i ponti con la camorra e accusarmi dei delitti che ho commesso». Ancora una volta, nonostante la dissociazione sia tuttora una formula non contemplata nel piano giuridico del nostro Paese, si riconferma l’opzione più quotata tra gli uomini del clan finiti dietro le sbarre. Venticinque anni dopo i tentativi di dissociazione di Angelo Moccia e di altri boss della Nuova famiglia, anche Cesare Pagano torna a chiedere la possibilità di dissociarsi. Niente accuse a parenti e affiliati, dunque, ma piena confessione dei reati consumati: non mi pento, ma abbasso la guardia. Sorpresa da parte della difesa di Pagano, rappresentata in aula dai penalisti Luigi Senese e Saverio Senese, mentre la Procura va all’incasso.

Confessa e detta la linea, chiede perdono e si autoaccusa. Si rivolge alle famiglie delle vittime e annulla ogni sforzo difensivo, nel momento chiave di un processo che lo vede imputato di due omicidi. Dice: «sono io il mandante, chiedo scusa a tutti, chiedo scusa alla famiglia delle vittime, è stata una mia iniziativa».

Ma torniamo all’udienza di ieri mattina. Condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado, Pagano aveva esultato dopo la Cassazione, che aveva rimandato gli atti a Napoli. Nuova udienza in assise appello, si va dinanzi alla sezione coordinata dal presidente Domenico Zeuli, il colpo di scena arriva in tarda mattinata. Alle prese con una condanna definitiva a venti anni e in vista di una possibile (anche se non scontata) condanna all’ergastolo, Pagano chiede di parlare: «Ho fatto uccidere io Amoruso e Dello Ioio, chiedo perdono, mi dissocio». Gelo dentro e fuori l’aula di giustizia, non è un pentimento, ma la scossa di terremoto fa in fretta ad arrivare tra Melito e Arzano e nelle altre zone dove i Pagano (legati a Raffaele Amato) continuano a macinare soldi dalle piazze di spaccio e a riciclare. Contro Pagano, undici pentiti, frutto delle indagini del pm Castaldi, ma anche ricostruzioni che inchiodano il presunto boss degli scissionisti, il capo dei cosiddetti «spagnoli».

C’è soddisfazione da parte del pool anticamorra – coordinato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm Stefania Castaldi, Maurizio De Marco e Vincenza Marra – ma risulta altrettanto chiara la posizione dei pm: niente patti, niente compromessi – sembra di capire – esiste una sola strada da percorrere ed è la collaborazione piena con lo Stato. E non è tutto. Alla sbarra, in videoconferenza, Carmine Pagano, nipote del numero uno degli scissionisti, Cesare, chiede la parola, il presidente acconsente. Il giovane rampollo confessa la propria responsabilità nel duplice delitto per cui è imputato e si rivolge alle famiglie delle vittime: «Chiedo perdono, soprattutto ai vostri figli, perché anche io sono orfano di padre».


Carmine pagano è il quarto, in successione cronologica, a decidere di ammettere le proprie responsabilità. Nelle scorse udienze avevano confessato altri pezzi da novanta della paranza dei nemici dei Di Lauro, «gli scissionisti della prima faida»: Gennaro Marino detto mckkei, Ciro Mauriello e Arcangelo Abete hanno ammesso di aver partecipato a quel duplice omicidio che segnò l’inizio della strage, la doppia esecuzione, nel 2004, di Fulvio Montanino (amico strettissimo di Paolo di Lauro, alias Ciruzzo ‘o milionario) e Claudio Salerno.

FONTE: NAPOLITAN.IT

Auguri Sant'Antimo: 1200 anni e non sentirli. Ecco un concorso a premi per festeggiare il prestigioso anniversario

SANT'ANTIMO. ll Centro Ozanam, nell’ambito dei festeggiamenti per la ricorrenza dei 1200 anni della fondazione della città di Sant’Antimo in rete con la Biblioteca Comunale “mi libro”, il Comune di Sant’Antimo, il Comitato per i festeggiamenti per il 1200esimo anno della fondazione di Sant’Antimo e le scuole santantimesi, indice un concorso a premi con l’obiettivo di promuovere nei giovani la scoperta/riscoperta della Comunità di appartenenza. Attraverso varie modalità e approcci diversi i giovani potranno raccontare la propria visione di ieri, oggi o domani della Città di Sant’Antimo.

Sabato gli studenti delle scuole santantimesi illustreranno con apposite visite guidate la chiesa e il convento di Santa Maria del Carmine, di S.Anna e della SS. Annunziata e S. Giuseppe. La manifestazione, denominata "percorsi culturali", è stata organizzata per le celebrazioni dei 1200 di Sant'Antimo con l'obiettivo di far conoscere le bellezze conservate nelle nostre chiese. Le visite guidate alle chiese non sono rivolte solo agli studenti, ma sono rivolte a tutti i cittadini di Sant'Antimo che vorranno approfittare di questa bella occasione. Vi aspettiamo quindi numerosi. 

COMUNICATO STAMPA

venerdì 12 febbraio 2016

Sequestrate 4 tonnellate di sigarette di contrabbando a Sant’Antimo

sequestrateNel pomeriggio di ieri, la Sezione Mobile deI Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta ha tratto in arresto, in Sant’Antimo (NA), per contrabbando di sigarette, quattro soggetti, di cui due italiani, P.C. di 47 anni e R.T. di 33 anni, un moldavo, G.C. di 31 anni, e un rumeno, V.T. di 25 anni.

I finanzieri, in servizio di pattugliamento lungo l’asse autostradale A1, all’altezza del casello autostradale “Napoli Nord”, intercettavano un autoarticolato telonato con targa rumena, condotto dal cittadino moldavo, che era accompagnato da quello rumeno. Dopo un pedinamento durato circa un’ora, il mezzo terminava la propria corsa all’interno di un deposito sito in Sant’Antimo lungo la via Appia Sud. All’atto dell’irruzione all’interno del fabbricato, i militari sorprendevano, oltre ai predetti soggetti stranieri, due soggetti di nazionalità italiana, che stavano effettuando le operazioni di trasbordo di diverse centinaia di casse contenenti t.l.e. di contrabbando dal mezzo su quattro furgoni e un autoveicolo.

Dopo una ricognizione accurata, le Fiamme Gialle scoprivano che, nel vano rimorchio dell’autoarticolato, era stato creato un doppio fondo, per eludere i controlli delle forze di polizia. Le sigarette, per complessivi Kg. 3.710, di varie marche (Marlboro Gold, Marlboro rosse, Chesterfield rosse e blu, Winston blu, Dubao rosse, blu e nere, D & B blu e rosse, e Swuisse blu e rosse), del valore di oltre 950.000 euro, su cui gravano imposte per euro 630.700, erano tutte prive del contrassegno di Stato e verosimilmente destinate al mercato partenopeo. Su alcuni pacchetti erano già presenti i c.d. “pittogrammi”, divenuti obbligatori dallo scorso 2 febbraio, per effetto del recepimento della direttiva Ue sui prodotti del tabacco, che ha previsto nuove “avvertenze combinate” relative alla salute composte da testo, fotografie ed immagini forti e informazioni per dissuadere i consumatori.

Per l’elevato quantitativo di “bionde” rinvenute, i quattro responsabili sono stati tratti in arresto e messi a disposizione della Procura della Repubblica di Napoli Nord in attesa del giudizio direttissimo.

Sono in corso indagini per risalire alle rotte di approvvigionamento del t.l.e. ed individuare eventuali altri responsabili del contrabbando, fenomeno che risulta essere, nell’ultimo periodo, in sensibile ripresa, sia sotto il profilo della vendita al minuto che dei grandi traffici.

Continua incessante l’azione di contrasto ai traffici illegali da parte del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, per garantire condizioni paritarie di concorrenza tra gli operatori economici, la tutela della salute dei consumatori e restituire risorse finanziarie allo Stato.
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