venerdì 29 gennaio 2016

Ucciso e bruciato, la vittima era vicina al clan Verde di Sant'Antimo

di Ivan Marino


GRUMO NEVANO. Prima di essere bruciato, lo hanno ammazzato con almeno due colpi in faccia. Un episodio che ha tutti i connotati di un omicidio di Camorra.

Nel pomeriggio è stata identificata la vittima: Antimo Chiariello44 anni, di Sant'Antimo, residente a Melito. L'uomo era il genero del boss Mario Verde, fratello del temibile Francesco detto 'o negus, ucciso sei anni fa in un agguato di camorra. 

E' ancora troppo presto però per capire se questa morte possa essere o meno legata ad una lotta tra i due clan o addirittura ad una faida interna. La zona dove è stato ritrovato il cadavere è al confine tra quella controllata dagli Scissionisti (Melito - Mugnano - Scampia) e quella che vede protagonisti i clan Verde, Puca e Ranucci (Sant'Antimo - Grumo Nevano - Casandrino). Tanti dubbi ma anche qualche considerevole certezza: la presenza sul posto del pm della Dda Catello Maresca e le modalità dell'assassinio lasciano largamente intendere che sull'omicidio ci sia la firma della camorra.

Camorra. Sant'Antimo, dietro il cadavere carbonizzato di Chiariello l'ombra di una nuova faida
di Ivan Marino
SANT'ANTIMO. Potrebbe far riferimento ad una data non trascurabile l'omicidio di Antimo Chiariello, il 44enne santantimese ammazzato con due colpi in viso e poi carbonizzato prima di essere abbandonato nei pressi dell'uscita di Grumo Nevano dell'Asse Mediano.

La data in questione sarebbe quella del 28 dicembre 2007 quando fu ammazzato Francesco Verde, 58enne capo dell'omonimo clan, meglio noto come O'Negus. Antimo Chiariello era cognato del fratello del defunto boss ed era tra le persone più vicine al Negus, considerato che Chiariello figurava tra gli intestatari di alcuni beni confiscati nel 2006 a Verde: un'operazione da tre milioni di euro. 

Per un tentato omicidio e per l'omicidio di Verde è ancora rinchiuso in carcere e sta scontando una condanna all'ergastolo Pasquale Puca, detto O'Minorenne. Secondo quanto accertato dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna l'uccisione di Francesco Verde fu decisa anche per vendicarsi dell'agguato avvenuto l'anno prima ad Antonio Marrazzo, fratello minore, di Vincenzo, che al momento era il reggente del clan. Nell'agguato a Verde rimase ferito anche Mario Verde, detto ''o tipografo', nipote del capoclan.

Non si esclude, dunque, che l'omicidio di Chiariello possa essere in qualche modo legato ad una faida tutta santantimese così come già accaduto tra gli anni Novanta ed il Duemila. Tra i morti della faida Puca-Petito Ranucci e Verde, vi sono compaiono Domenico Guerra e Giuseppe Puca, scomparsi nel 1994 per lupara bianca, Vittorio Ronga, membro del clan Puca ucciso nel 2009, Vincenzo Chirollo, membro del clan Verde ucciso nel 2010, Aniello Flagiello ucciso nel 1991, Paolo Frasca, freddato nel 2007, Geremia Petito ammazzato nel 1991, Raffaele Ranucci ucciso nel 2006, Carlo Cascella ammazzato nel 2006, Santo Flagiello, Ernesto Flagiello, Raffaele Guarino e Andrea Petito, ammazzati nella strage di Melito nel 1992, Antimo Petito freddato nel 1994.
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lunedì 25 gennaio 2016

La rivelazione della Dia: «Il clan Mallardo ha ceduto la reggenza, ecco chi comanda a Giugliano»

di Antonio Mangione


GIUGLIANO. Una camorra sempre più violenta e col volto imprenditoriale, capace di infiltrarsi in tantissimi affari e di espandersi facilmente non solo fuori la Regione Campania, ma anche in Europa. E’ questa la conclusione alla quale sono arrivati gli uomini della Direzione investigativa antimafia che hanno pubblicato la relazione sul primo semestre di attività per il 2015. 


Negli ultimi mesi si è assistito, infatti, alla “polverizzazione” dei clan, e dunque anche dei centri decisionali, con un conseguente ricorso all’uso della violenza. Ciò favorisce il moltiplicarsi di tanti piccoli clan, che finiscono per minare ancor di più gli equilibri tra le cosche provocando la nascita di faide. Si registra, infatti, un aumento di agguati e ferimenti, spesso non denunciati o nascosti dietro presunte rapine. Protagonisti di molti eventi sanguinosi sono giovani “muschilli”, organizzati in baby gang. Si tratta – secondo la Dia – di ragazzi provenienti perlopiù da ambienti familiari degradati e con basso livello di scolarizzazione che sfidano i vecchi clan. I vari agguati registrati nel centro di Napoli ed in periferia sono sintomo di una "ricerca degli spazi d'azione" 

Il territorio di Napoli nord ha cambiato gli assetti, nonostante i duri colpi inferti alle organizzazioni malavitose più potenti come i Mallardo, i Casalesi ed i Polverino. La vicinanza territoriale tra la provincia settentrionale di Napoli e l’area a sud di Caserta ha favorito i legami tra i clan operanti a cavallo delle due zone come i Mallardo e i Casalesi, fazione Bidognetti. L’agire delle diverse fazioni dei Casalesi si differenzia dalla camorra napoletana, soprattutto quella del centro di Napoli, per la poca conflittualità interna. Caratteristica che li rende invisibili alle forze di polizia.. La capacità pervasiva si evince nei reiterati scioglimenti di diversi consigli comunali per infiltrazioni della camorra, tra cui Giugliano, Arzano ed altri in provincia di Caserta. Le relazioni con esponenti politici locali sono state utilizzate anche per intestazioni fittizie di beni a persone lontane, apparentemente, dalla criminalità organizzata. Inoltre i clan sono in grado di infiltrarsi in affari, trasformando le cosche in “imprese”, come accaduto nella questione bonifiche su cui – secondo la Dia – c’è bisogno di mantenere alta l’attenzione. 

A Giugliano c’è ancora la marcata presenza dei Mallardo, che ha articolazioni anche in altre zone d’Italia tra cui il Lazio, la Toscana e l’Emilia. I Mallardo – secondo la Dia – hanno sottogruppi anche a Varcaturo, Villaricca, Qualiano (dove è subentrato ai D’Alterio-De Rosa) e nella zona del Vasto-Arenaccia dove sono alleati con i Contini. Visto la carcerazione dei big del clan Mallardo e la morte del boss Feliciano, la reggenza è stata affidata temporaneamente proprio ai Contini. “Il clan Mallardo di caratterizza per la forte propensione ad infiltrarsi in svariate attività commerciali come la distribuzione del caffè, il settore immobiliare e la commercializzazione dei prodotti parafarmateutici” Inoltre i Mallardo hanno stretto accordi di cooperazione con i Bidognetti ed i Licciardi. 

A Marano a comandare è sempre il clan Polverino che ha allargato i tentacoli anche nei comuni limitrofi, tra cui Villaricca dove si è creato il vuoto di potere in seguito agli arresti del clan Ferrara.

A Sant’Antimo, Casandrino e Grumo comandano gruppi minori visto l’arresto dei vertici delle cosche predominanti: i Puca, i Ranucci, i Verde, i D’Agostino-Silvestre, i Marrazzo. 

I Di Lauro, a seguito della faida con gli Amato-Pagano, si sono spostati nei comuni di Mugnano, Marano, Melito e Arzano. L’espansione, però, ha provocato contrasti. Gli Amato hanno occupato militarmente Melito ed estromesso i fedelissimi dei Pagano che, per non essere estromessi, hanno stretto alleanze con i Ruocco di Mugnano, nemici storici degli Amato 

Nell’area flegrea continuano a primeggiare i Longobardi-Beneduce, nonostante i capi siano tutti in galera. L’influenza sul territorio viene esercitata dagli esponenti in libertà. A Bacoli c’è in clan Pariante, che può vantare l’alleanza con gli Amato-Pagano. A Quarto si registra il predominio dei Polverino, la cui influenza nella vita amministrativa ha portato allo scioglimento dell’Amministrazione per camorra. 

Nell’area a nord di Napoli si assiste ad una miriade di clan che si contendono il controllo delle varie zone. Da segnalare il ritorno del clan Moccia tra Caivano, Casoria, Arzano ed Afragola. La storica famiglia criminale ha stretto rapporti ed alleanze con varie cosche confinanti, tra cui i camorristi di Casavatore legati al clan di Secondigliano. A Caivano è stato disarticolato il clan Padulo, che attraverso alleanze aveva assunto il predominio del territorio avvicinandosi anche ai Ferraiuolo.
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venerdì 22 gennaio 2016

Camorra. Arrestato mentre prendeva il caffè, in manette pericoloso latitante

di Ivan Marino

Aldo Agretti, l'affiliato ai Gionta catturato a PompeiNAPOLI. In manette 'Alduccio o'macellaio'. Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Torre Annunziata al termine di una lunga attività di osservazione ed appostamento hanno arrestato a Pompei Aldo Agretti, 44enne latitante torrese affiliato al clan Gionta.


L'uomo, che risultava latitante da poco più di un anno, è stato catturato in esecuzione ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli. Agretti è stato condannato alla pena definitiva di 8 anni, 7 mesi e 27 giorni di reclusione perché colpevole del reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Il 44enne risulta inoltre destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Napoli per aver contravvenuto alle disposizioni sulla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza cui era stato sottoposto dallo stesso Tribunale.

Aldo Agretti è il nipote del capo clan Valentino Gionta e così come altri affiliati aveva beneficiato nel 2013 di una scarcerazione per scadenza dei termini di custodia cautelare in carcere verificatasi nell’ambito della vasta operazione di polizia giudiziaria Alta Marea, condotta dal commissariato di Torre Annunziata e dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli. Il blitz aveva portato alla carcerazione di appartenenti al sodalizio criminale dei Gionta tutti responsabili, a vario titolo, di reati associativi in materia di stupefacenti.

Dopo la scarcerazione Agretti fu sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Torre Annunziata per 3 anni e 6 mesi, misura restrittiva violata dal 44enne quasi contestualmente al rigetto alla sentenza della Cassazione che aveva reso definitiva la condanna alla pena di 8 anni, 7 mesi e 27 giorni di carcere.

Partite le ordinanze di carcerazione, i poliziotti di Torre Annunziata si sono immediatamente messi in cerca dell'uomo che è però riuscito più volte a sfuggire alla cattura, dandosi alla latitanza per circa un anno. La latitanza di Agretti è stata possibile, secondo la ricostruzione degli agenti, grazie ad un sistema di aiuti che il 44enne era riuscito a crearsi nel tempo, alla luce della sua fama di personaggio incontrollabile e particolarmente pericoloso al punto da dare vita a fitti ed impenetrabili muri di connivenze.

Nella notte però gli agenti del Commissariato di Torre Annunziata, sono riusciti ad individuarlo nei pressi del Santuario della Beata Vergine di Pompei, mentre si intratteneva all’interno di un bar. I poliziotti si sono posizionati all’esterno dell'esercizio commerciale per evitare un bltz che avrebbe potuto mettere a rischio l’incolumità dei presenti, gli agenti. Agretti, resosi probabilmente conto di essere finito nel mirino degli agenti, ha provato a darsi alla fuga utilizzando una porta secondaria di accesso al bar, ma è stato prontamente bloccato ed ammanettato, prima di essere condotto presso la casa circondariale di Secondigliano.
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Napoli diventa digitale, Apple apre un centro di sviluppo all’ombra del Vesuvio

Di Felice Spatola

NAPOLI – Steve Jobs non sarà nato a Napoli, ma a Napoli la sua azienda metterà le radici. Strano a credersi, ma la Apple apre in Italia, proprio sotto l’ombra del Vesuvio, il primo Centro di sviluppo app d’Europa: fornirà agli studenti competenze pratiche e formazione sullo sviluppo di applicazioni per iOS, cioè il sistema operativo per dispositivi mobili dell’azienda californiana.

Una notizia importante anche nell’ottica del rilancio del Mezzogiorno. Il centro infatti darà lavoro a seicento persone. Numerosi i milioni che saranno investiti dall’azienda di Cupertino. “Una sperimentazione molto importante”, la definisce Tim Cook (numero uno di Apple, ndr), che domani sarà a in Italia per incontrarsi col premier Matteo Renzi.

 Il Centro di sviluppo App iOS sarà situato in un istituto partner a Napoli, sosterrà gli insegnanti, fornirà un indirizzo specialistico preparando migliaia di futuri sviluppatori a far parte della fiorente comunità di sviluppatori Apple. Inoltre, Apple lavorerà con partner in tutta Italia che forniscono formazione per sviluppatori per completare questo curriculum e creare ulteriori opportunità per gli studenti. Apple prevede di ampliare questo programma estendendolo ad altri paesi a livello mondiale.

Apple sceglie Napoli, l’assessore Panini: “Scelta che ci riempie di orgoglio”
Di Antonio Galluccio

NAPOLI – “Che Apple scelga Napoli come primo centro di sviluppo in Europa delle applicazioni per il sistema operativo dei dispositivi mobili dell’azienda è una notizia che ci riempie di orgoglio.

La scelta di Apple sicuramente tiene conto della presenza di un terreno molto fertile ed avanzato sui temi dell’ICT, dell’innovazione, della ricerca; di una città creativa per antonomasia; di un contesto universitario molto importante; di una rinnovata percezione della città da parte della grande stampa d’oltreoceano vista come una città innovativa e un brand straordinario a livello mondiale.

La scelta di un istituto partner a Napoli, la centralità data agli insegnanti che verranno sostenuti e la messa a disposizione di un indirizzo specialistico per formare migliaia di futuri sviluppatori rappresenta un’opportunità unica per la crescita del territorio e perché i giovani della città più giovane d’Europa abbiano una ragione in più per rimanere e contribuire allo sviluppo di Napoli.

Sappia il Ceo di Apple, Tim Cook, che saremo onorati di poterlo incontrare quanto prima e sappia fin d’ora che troverà in noi un’amministrazione pronta a soddisfare bene e rapidamente ogni esigenza per realizzare al meglio il progetto di Apple, grande azienda e potente motore di crescita”.

Lo ha dichiarato in una nota l’Assessore al Lavoro del Comune di Napoli, Enrico Panini.

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mercoledì 20 gennaio 2016

A Sant'Antimo l'iniziativa decido anche io progetto di democrazia partecipativa

Di Federica Mercurio

SANT’ANTIMO – In questi giorni i commercianti di Sant’Antimo stanno prendendo parte ad un vero e proprio esperimento di democrazia partecipata. I promotori dell’iniziativa “Io spendo a Sant’Antimo” hanno deciso di non sprecare le sinergie positive che si sono create nel territorio preferendo impegnarsi in prima persona per dare una scossa al commercio cittadino.

L’iniziativa non ha a che fare con alcun partito politico e nasce dalla volontà di decidere in maniera autonoma e collettiva i provvedimenti capaci di risollevare loro settore di riferimento, partendo dalle istanze e dalle necessità dei commercianti stessi. L’Avv. Angelo Perrino, promotore dell’iniziativa, sostiene che “è giunta l’ora che tutti noi ci riappropriamo del potere di scegliere, del diritto di incidere nelle scelte programmatiche del nostro paese. Credo in una democrazia partecipata. Penso, infatti, che i cittadini debbano partecipare alle scelte politiche del paese non solo nel periodo elettorale. Stiamo consegnando agli amici commercianti – direttamente presso i propri esercizi – un piccolo plico, al cui interno vi sarà un breve questionario. In tal modo, potremo tutti capire i problemi che vivono quotidianamente. Dopo aver raccolto i dati, procederò a realizzare una serie di petizioni popolari, nella maniera più condivisa possibile, che sintetizzeranno le istanze dei commercianti, le loro richieste, alle quali chiederemo, successivamente, di aderire. Perché solo uniti possiamo farcela, solo insieme possiamo cambiare le cose!”.

La nuova iniziativa oltre all’Avv. Perrino vede la collaborazione anche di Filippo Brunaccino, Giuseppe Sorbo, Antimo Petito ed Antonio Buonanno ed avrà anch’essa un riscontro social, su facebook infatti stanno già girando gli hashtag #insiemesipuò e #decidoancheio.

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giovedì 14 gennaio 2016

Giugliano. Clan Mallardo, inchiesta per i falsi certificati al boss: in 50 rinviati a giudizio

di Antonio Mangione


GIUGLIANO. Sono stati tutti rinviati a giudizio gli indagati nel processo che vede 50 persone indagate nell’ambito dell’operazione eseguita lo scorso gennaio contro il clan Mallardo condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma. Si è tenuta stamattina, davanti al gip Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli, l’udienza preliminare che ha portato al rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Ben 37 imputati hanno optato per il rito Abbreviato, tra cui Vincenzo D'Alterio ritenuto dagli inquirenti un esponente del clan Mallardo. L'udienza è stata fissata per il 25 gennaio, giorno nel quale si terrà la requisitoria del Pm DDA Maria Cristina Ribera. Gli altri imputati, tra cui il medico Gennaro Perrino, hanno scelto il rito ordinario che inizierà il 23 febbraio con l'avvio dell'istruttoria dibattimentale 


Tra i reati contestati a vario titolo ci sono: associazione di stampo mafioso, estorsione, truffa, ricettazione, violenza privata, minaccia, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, turbativa d'asta. Nel mirino degli uomini del Gico, Gruppo investigazione criminalità organizzata, l'ala "militare" del clan, che per gli inquirenti era capeggiata da Vincenzo D'Alterio, Giuseppe Ciccarelli e Giuliano Pianese (quest'ultimo formalmente dipendente della Asl Napoli 2 Nord), che, "mediante l'intimidazione mafiosa, avrebbero controllato il territorio sulla fascia costiera dell'area settentrionale di Napoli (Varcaturo, Lago Patria e Licola)". 

ECCO TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI 

1. Vincenzo D’Alterio residente a Giugliano – detenuto – (difeso dall’avvocato Alfonso Palumbo) 
2. Davide Barbato residente a Giugliano – ai domiciliari – (difeso dall’avvocato Antonio Russo) 
3. Giuseppina Basile residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
4. Marco Carrella residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Libero Mancuso e Francesco Casillo) 
5. Ernesto Cecere residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Domenico Pennacchio) 
6. Gaetano Cecere residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Luigi Canta) 
7. Assunta Ciccarelli residente a Giugliano (difesa dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) 
8. Francesco Ciccarelli residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) 
9. Giuseppe Ciccarelli residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Paolo Trofino e Marco Sepe) 
10. Silvestro Ciccarelli residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) 
11. Biagio D’Alterio residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano) 
12. Giovanna D’Alterio residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo) 
13. Giuseppe D’Alterio del 1960 residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano) 
14. Giuseppe D’Alterio del 1974 residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Alfonso Palumbo e Claudio Botti) 
15. Umberto D’Alterio residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano) 
16. Isabella Damiano residente a Pozzuoli (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo) 
17. Monica De Carlo residente a Napoli (difesa dall’avvocato Lello Della Pietra) 
18. Salvatore De Carlo residente a Pozzuoli (difeso dagli avvocati Anna Catapano e Lello Della Pietra) 
19. Domenico di Lorenzo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
20. Giuliano Di Lorenzo residente a Napoli – detenuto – (difeso dagli avvocati Anna Catapano e Lello Della Pietra) 
21. Giuseppina Di Lorenzo domiciliata a Giugliano (difesa dall’avvocato Anna Savanelli) 
22. Teresa di Lorenzo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Anna Savanelli) 
23. Francesco Di Nardo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Antonio Dell’Aquila) 
24. Luigi Felace residente a Mugnano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
25. Michele Felace residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
26. Teresa Felace residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo) 
27. Anna Galluccio residente a Villaricca (difesa dall’avvocato Bibiana Marsilia) 
28. Antonietta Granata residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Salvatore Cacciapuoti) 
29. Felice Granata residente a Giugliano – ai domiciliari – (difeso dall’avvocato Antonio G. Russo) 
30. Stefania Granata residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Salvatore Cacciapuoti) 
31. Anna Incarnato residente a Brusciano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
32. Raffaele Incarnato residente a Napoli (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
33. Aureliano Iovine residente a Napoli (difeso dall’avvocato Carla Maruzzelli) 
34. Sabrina Iovine residente a Mogliano Veneto (difeso dall’avvocato Marco Muscariello) 
35. Marco La Volla residente a Villaricca (difeso dall’avvocato Antonio Dell’Aquila) 
36. Luigi Mauriello residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Nunzio Mallardo) 
37. Antonio Morrone residente a Castelvolturno (difeso dall’avvocato Giuseppe Pirozzi) 
38. Pasquale Parisi residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Pasquale Pianese) 
39. Gennaro Perrino residente a Vico Equense (difeso dagli avvocati Arturo Frojo e Errico Frojo) 
40. Antonio Pianese residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Guastavo Pansini e Antonio Dell’Aquila) 
41. Giuliano Pianese residente a Villaricca – detenuto – (difeso degli avvocati Gustavo Pansini e Antonio Dell’Aquila 
42. Marilena Pianese residente a Villaricca (difeso degli avvocati Gustavo Pansini e Antonio Dell’Aquila) 
43. Luigi Puca residente a Sant’Antimo (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello) 
44. Claudio Radente residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giuseppe Pellegrino) 
45. Raffaele Sebillo residente a Quarto (difeso dall’avvocato Davide Valenziano) 
46. Gaetano Stanzione residente a Pozzuoli (difeso dall’avvocato Angelo Vignola) 
47. Anna Taglialatela Scafati residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Umberto Perga) 
48. Ciro Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Antonio Piantadosi) 
49. Giovanni Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Angelo Vignola e Antonio Piantadoti) 

50. Maria Teresa Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Salvatore Impradice)
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