venerdì 28 novembre 2014

Soldi e bolli falsi, 56 arresti in Campania: sgominato il “Napoli Group”

Napoli. Un’organizzazione dedita alla falsificazione di denaro, bolli e contraffazione di sigilli quella di cui fanno parte 56 persone arrestate, mercoledì mattina, dai carabinieri del comandi provinciali di Caserta e Napoli e del Comando antifalsificazione monetaria.

Ai destinatari della misura cautelare, emessa dal gip di Napoli Dario Gallo, su richiesta dei sostituti procuratori Gerardina Cozzolino, Giovanni Conzo e Filippo Beatrice, sono contestati i reati di associazione per delinquere, falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli.
 
“Cosariello”, “ambasciata”, “l'americano” per indicare il dollaro: aveva un proprio gergo il “Napoli Group”, la banda di falsari attiva in Europa e Africa smantellata dai carabinieri. Banconote e monete venivano designate con altri nomi, anche nel tentativo di depistare gli investigatori in caso di intercettazioni. Le monete, in particolare, venivano indicate come “scarpe”, “pavimenti”, “cartoline” e “gnocchi”.
 
La banda, oltre ai soldi, falsificava anche “Gratta e vinci” e marche da bollo. Come spiegato dagli inquirenti, il “Napoli group” aveva ottenuto “il controllo completo del mercato internazionale mediante la distribuzione di rilevanti quantitativi di denaro falso immesso in Italia e in ogni parte del mondo”.
 
Francia, Spagna, Germania, Romania, Bulgaria, Albania, Senegal, Marocco, Tunisia e Algeria i Paesi più colpiti. Nel corso dei due anni di indagini finora svolti sul “Napoli group” sono state sequestrate 5.500 banconote e monete false di vario taglio per un totale di 1 milione di euro circa.

Caivano, blitz contro falsari: coinvolta la madre della bimba abusata

Caivano. C’è anche la madre della piccola Fortuna, la bimba di sei anni morta lo scorso 24 giugno dopo essere caduta nel vuoto dal balcone delle palazzine popolari al Parco Verde di Caivano, tra le persone coinvolte nel blitz che mercoledì mattina ha portato all’esecuzione di 56 misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata alla fabbricazione e spaccio di monete falsificate. La donna, Domenica Guardato, è tra i destinatari dei divieti di dimora. L’ordinanza le è stata notificata dai carabinieri durante una perquisizione nella sua abitazione.
 
Sulla morte Fortuna è in corso un'inchiesta che ipotizza l'omicidio e abusi sessuali subiti dalla bambina nei mesi precedenti la sua morte. Tra gli ultimi appelli di “Mimma” sulla morte della figlia: “Voglio giustizia altrimenti me la faccio io”.
 
Quando i carabinieri sono arrivati a casa sua, poco dopo le cinque di stamattina, Mimma Guardato, pensava fosse per qualche novità legata alla morte della sua piccola. “E invece mi hanno detto che ero destinataria di un divieto di dimora, che dovevo lasciare casa. Ma io con questa cosa dei falsari non c'entro assolutamente nulla”, dice raggiunta telefonicamente.
 
“Sto andando dal mio avvocato Gennaro Razzino per cercare di capire cosa è successo, cosa sta succedendo e perchè io sono stata chiamata in causa in questa vicenda. - aggiunge - So solo che quando ho visto i carabinieri ho pensato alla mia piccola Fortuna, non certo ad una vicenda del genere”.
 
A chi le chiede se questa vicenda possa in qualche modo essere legata al suo ex marito, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, Mimma risponde: “Ci siamo lasciati nel 2009, non so neanche la ragione per la quale è in carcere”.

http://www.pupia.tv/

Camorra e droga: 20 arresti nel casertano contro clan Belforte

di Stefania Arpaia

Caserta. La polizia di Caserta ha eseguito, giovedì mattina, venti arresti contro il clan camorristico dei  Belforte, noto anche come dei “Mazzacane”.

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla detenzione ed allo spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti, con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare il clan di camorra attivo a Caserta, Marcianise, San Nicola la strada e comuni limitrofi, i presunti affiliati finiti in manette.

In base a quanto riferito dalle forze dell'ordine, 15 persone sono state colte in flagranza di reato. Sequestrati, dalla Squadra mobile della Questura di Caserta, 1,5 chilogrammi di cocaina. La notifica dell'ordinanza di custodia cautelare è stata messa in atto alle prime luci dell'alba.

La polizia ha reso noto che, i presunti referenti del clan gestivano le forniture di cocaina, crack e hashish delle varie piazze di spaccio operative sul territorio. Scoperta nel corso delle indagini, l'imposizione ai pusher, del pagamento di una percentuale sui proventi della vendita. L' approvvigionamento delle sostanze stupefacenti invece avveniva tramite presunti esponenti del clan Mazzarella di San Giorgio a Cremano, a Napoli.

Infine, la vendita al minuto era affidata a piccoli gruppi, a cui erano assegnate particolari “aree di competenza”, coprendo in questo modo tutto il territorio.

Un'operazione simile era scattata nel maggio 2012 quando 20 persone furono arrestate, accusate di associazione mafiosa, estorsioni e reati relativi alle armi, con l'aggravante di aver agevolato il medesimo clan.

http://www.pupia.tv/

Camorra, arrestato Valentino Gionta jr: era nascosto in una botola

Napoli. Si nascondeva in una botola, Valentino Gionta, figlio di Aldo Gionta, capo del clan camorristico di Torre Annunziata, arrestato all'alba.

Circondato dalle forze dell'ordine, l'uomo non ha opposto resistenza. A lui era stata affidata la gestione del clan, dopo l'arresto del padre, fermato lo scorso agosto nel porto di Pozzallo mentre si imbarcava per raggiungere l'isola di Malta. E' il nipote del superboss Valentino Gionta, capoclan storico dell’omonimo gruppo camorristico egemone nella cittadina di Torre Annunziata.

Latitante dallo scorso giugno, Gionta era nascosto in un rifugio ricavato nelle pareti di un appartamento nel rione Provolera, di proprietà di uno zio, condannato all'ergastolo.

Grazie ad un congegno elettronico, il latitante poteva entrare ed uscire dal nascondiglio. Rinvenuta nell'abitazione, l'ordinanza di custodia cautelare emanata lo scorso 5 giugno nei confronti del fuggitivo, scappato alla cattura per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, armi ed altro.

Sembra che Gionta avesse ricevuto indicazioni dal padre che, rinchiuso nel carcere milanese di Opera, gli avrebbe inviato una lettera con scritto: “Impara a sparare con il kalashnikov, poi ti dirò io cosa fare”.

Valentino ha il nome del nonno, capo del clan, che controllava il traffico di eroina a Torre Annunziata. Il boss, affiliato a Cosa Nostra, è recluso dal 1985 in regime di 41 bis.

http://www.pupia.tv/

lunedì 24 novembre 2014

Sant'Antimo. La Polizia Locale denuncia 48enne per violenza a Pubblico Ufficiale

SANT'ANTIMO. Gli agenti della Polizia Locale di Sant’Antimo hanno denunciato un cittadino resosi responsabile dei reati di danneggiamento e violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale. L’uomo, G. G. di anni 48, recatosi agli Uffici del Comando di piazza della Repubblica, in uno stato confusionale, senza motivazione alcuna, ha inveito contro un operatore della Polizia Locale che ha subito cercato di bloccarlo ma il malintenzionato si è dato alla fuga. In pubblica via, l’uomo ha cercato di aggredire anche alcuni cittadini che si trovavano in zona ma grazie all’intervento dei caschi bianchi si è dileguato facendo perdere inizialmente le sue tracce. Allertata una pattuglia di zona via radio, gli agenti hanno localizzato il soggetto a pochi metri dal luogo dei fatti e, dopo una breve colluttazione, questi è stato bloccato e condotto negli uffici del Comando dove è stato compiutamente generalizzato e denunciato. Lo stesso, dato il suo stato confusionale, è stato sottoposto a controlli medici da parte del personale del 118 e ora si sta valutando l’applicazione nei suoi confronti di trattamento sanitario. Ora rischia un processo penale con pena pesante, risarcimento dei danni arrecati e applicazione di una misura di sicurezza. Rammarico per l’accaduto è stato espresso dagli agenti operanti e da alcuni dei cittadini, potenziali vittime dell’aggressione, nel vedere che altra parte di cittadini che si trovavano in piazza, hanno cercato di giustificare il gesto folle dell’energumeno anziché elogiare chi opera per la loro sicurezza rischiando in prima persona. Dall’inizio dell’anno, circa 7 gli episodi oltraggiosi che hanno visto coinvolti gli agenti del Comando, di cui uno ha portato all’arresto del responsabile con condanna, nonché uno con condanna a risarcire la parte offesa.
http://www.internapoli.it/

Camorra, un arresto per l'omicidio del capoclan del 2009

È considerato il mandante dell'omicidio di Gaetano Di Gioia, ucciso a Torre del Greco (Napoli) il 31 maggio di cinque anni fa: nuova ordinanza per Ciro Grieco, 50enne conosciuto negli ambienti della criminalità come Cirotto 'a marchese, appartenente al gruppo di fuoco dei cosiddetti Scissionisti.

I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea nei confronti di Grieco, già destinatario di un analogo provvedimento emesso un anno fa, e di Francesco Paolo Raiola, ritenuto invece il mandante di quel delitto. Per il 50enne l'accusa è di omicidio e di tentativo omicidio in concorso con l'aggravante di finalità mafiose.

Nel corso delle indagini condotte a partire dal 2009, i militari hanno individuato i presunti mandante ed esecutore dell'omicidio del capoclan Gaetano di Gioia, noto anche come «Gaetano 'o tappo», e del tentativo di omicidio del figlio Isidoro, avvenuto in prossimità della centrale piazza Santa Croce, svelando anche il movente dell'agguato, maturato nelle fila della stessa organizzazione criminale, nella quale si era formata una frattura per la gestione degli affari illeciti.

Dopo un lungo periodo di detenzione, Gaetano Di Gioia era tornato libero e aveva ripreso le redini del clan, affidando al figlio Isidoro il controllo dello spaccio di droga e avocando i proventi delle estorsioni e la gestione delle liquidità. Tale decisione - secondo quanto accertato dagli inquirenti - aveva creato dissapori all'interno dell'organizzazione criminale, dissapori sfociati nell'agguato con il quale Gaetano Di Gioia e il figlio Isidoro erano stati «puniti».

Agguato che aveva anche sancito la scissione del gruppo dissidente dal clan di appartenenza e la formazione di un altro sodalizio criminale, gli «scissionisti del clan Di Gioia».
http://www.ilmattino.it/

Napoli. Pizzo su cd e dvd, blitz contro il clan Mazzarella: cinque arresti

Napoli - Vendevano droga ed estorcevano denaro a rivenditori all'ingrosso e al minuto di cd e dvd riprodotti illecitamente, facendosi pagare somme variabili dai 250 ai 2.500 euro ogni mese.

Cinque persone, ritenute responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e spaccio di stupefacenti, sono state arrestate dai finanzieri del Gruppo di Fiumicino in esecuzione di un'ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea.

Tra gli arrestati c'è Vincenzo Mazzarella, detto «Harry Potter», 32 anni, figlio del defunto Salvatore Mazzarella detto «o cuntrario», già a capo, con i fratelli Ciro e Vincenzo, del clan Mazzarella. Il provvedimento trae origine da un'indagine della Dda di Napoli che ha permesso di documentare i collegamenti tra gli indagati che operano nell'orbita del clan Mazzarella, attivo nelle zone Mercato e Porta Nolana a Napoli.

Gli inquirenti hanno accertato che il gruppo camorristico aveva pronta disponibilità di armi, tra le quali una pistola calibro 9 con matricola abrasa e due pistole mitragliatrici. Il nucleo delle indagini è costituito dal contenuto delle conversazioni intercettate e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, gran parte dei quali già affiliati allo stesso clan Mazzarella.

I finanzieri del gruppo Fiumicino hanno eseguito le misure cautelari personali emesse dal gip del Tribunale di Napoli, Isabella Iaselli, su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, Catello Maresca e Francesco De Falco, nei confronti di altrettanti appartenenti al clan Mazzarella- storico sodalizio dei quartieri della Maddalena, Mercato, Case Nuove e Soprammuro di Napoli - specializzato - secondo gli investigatori - in una vasta gamma di reati - dall'usura ai traffici di stupefacenti; dal commercio di armi alla gestione ed al controllo del mercato della contraffazione e della pirateria audiovisiva - e con una elevata disponibilità di armi comuni e da guerra.

Tutte le persone colpite da cattura avevano ruoli e compiti di primissimo piano, e, più volte, avevano preso parte ai vari gruppi di fuoco organizzati per affermare il violento e totale controllo del territorio, in opposizione agli altri clan, con il preciso fine di rimpinguare le «casse criminali» con sempre maggiore liquidità, da reinvestirsi subito nel mantenimento degli affiliati, nei tipici traffici delinquenziali ed in attività economiche apparentemente lecite.

Le indagini - partite da episodi di pirateria audiovisiva e contraffazione marchi e condotte con un massiccio impiego di strumenti tecnici - hanno fatto emergere l'esistenza di condotte estorsive ai danni anche dei rivenditori di cd e dvd pirata e di merce contraffatta, nonchè il traffico di stupefacenti e di armi. Le attività investigative, corroborate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno riguardato clan Mazzarella ed, in particolare, 5 tra promotori e compartecipi, tutti giovani e che, dal 2006 in avanti, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che deriva dall'appartenenza al clan, hanno estorto, con minacce e rappresaglie, ai commercianti della zona, una vera e propria percentuale sui profitti d'impresa, quasi una «Ires di camorra» come l'hanno definita gli investigatori.
http://www.ilmattino.it/

giovedì 20 novembre 2014

Giugliano. Arrestato Giuseppe Mallardo detto «O' Chiatton»

Nella foto Raffaele Mallardo detto 'O Chiatton'
di Matteo Giuliani

GIUGLIANO. Vasta operazione della Guardia di Finanza tra Lazio e Campania per catturare Giuseppe Mallardo alias O' Chiatton, esponente di spicco dell'omonimo clan giuglianese. Oltre 100 militari sono stati impiegati per tutto il giorno in un' operazione dedita allo smantellamento di un’organizzazione criminale che frodava le assicurazioni. Le Fiamme Gialle, su indicazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno anche perquisito oltre 30 abitazioni e notificato vari provvedimenti di obbligo di dimora. La maggior parte dei controlli si sono concentrati tra Cassino e la provincia di Frosinone. Alla fine le fiamme gialle lo hanno sorpreso in un appartamento a Cassino. Giuseppe Mallardo è ritenuto il capo della cupola che gestiva una maxi frode da diversi milioni di euro contro le compagnie assicurative.
http://www.internapoli.it/

mercoledì 19 novembre 2014

Rifiuti, parla il pentito Luigi Diana: «Nessuno si faceva scrupoli. Era oro»


GIUGLIANO. Nell’Assise di Napoli, un processo senza fine. Da qualche tempo si parla di rifiuti urbani, speciali, tossici, discariche, nomi, luoghi, conseguenze. Da troppi anni ci sono le malattie e l’omertà. Il numero esatto c’è: 30 anni. I nomi ci sono: Gaetano Vassallo, Francesco Bidognetti, Cipriano Chianese. Un trio a capo di una società di fatto, quella dello smaltimento illecito dei rifiuti. L’ultimo, un avvocato meglio conosciuto come l’ideatore delle eco mafie, poi Bidognetti, il patriarca di questa “società”, ed infine Vassallo, uno dei pentiti che, con le sue dichiarazioni contro tutti, ha fatto tremare il sistema dei rifiuti. Tre nomi, ma intorno, un pull di persone che, persino i collaboratori di giustizia, dicono di non riuscire “a ricordare bene”, arricchendo le loro dichiarazioni di “mi sembra che”.

Tanti i processi per la questione rifiuti, uno su tutti Spartacus. Ad oggi, tra accusati ed accusatori, le aule del Tribunale di Napoli, nell’ospitare il Processo Cerci, si riempiono di nomi, tra noti e meno, ma tutti causa dello stesso male. Loro, le persone che hanno massacrato i territori passati alla storia come Triangolo della morte, ma che allo stato attuale, più che triangolo, i terreni inquinati, fanno parte di una configurazione senza confini. I nomi: Zagaria Vincenzo, Diana Luigi, Raffaele Giuliano, Mallardo Giuseppe, Cerci Gaetano, Perrella Nunzio, Pietro, Giorgio e Carmine Lago (di Pianura), i fratelli Cangiano (cugini di Bidognetti che detenevano depositi di materiali edili, dove fu individuato un camion adatto al trasporto della spazzatura), Caterino Nicola (capozona di Cesa), Schiavone Francesco, Mercurio Guido (capozona di Villa Literno), Iovine Antonio, Bencivenga Lello (imprenditore tra gli ultimi arrivati in società) e poi “amici nostri della zona di Casale”. Solo una parte dei tanti coinvolti, questi, coloro che Diana Luigi, detto “u gion”, ha citato in Assise. Lui in videoconferenza, presente (tra le sbarre) Cerci, il quale, a metà udienza, chiede di abbandonare l’aula. 

Nessuno si faceva scrupoli «volevano solo i soldi senza preferenza di tipologia di rifiuti. I rifiuti urbani costavano tra le 20,30 e 40 lire. Gli altri, avevano cifre diverse, ma i camion con tonnellate di immondizia, valevano 70 milioni di lire. Era oro. Tutti ammaestrati dall’Avvocato Chianese. Il maestro era lui. Ad un certo punto Bidognetti iniziò a preoccuparsi, quando in televisione si iniziò a parlare di mortalità e cose tossiche, perché aveva dei terreni a Casal di Principe, ma finiva lì.» Un fiume in piena il pentito che, alla domanda del PM sul perché si sia pentito, magari per contrasti pregressi con qualcuno delle persone da lui stesso (Lugi Diana) nominato, il collaboratore di giustizia risponde «assolutamente no anzi, io a Cerci, Vassallo, Bidognetti, ma pure altri, auguro ogni bene». Dunque, perché si è pentito? Dice «i motivi sono tanti, soprattutto perché stavo male». Arrestato nel 1999 e condannato all’ergastolo con il processo Spartacus, diventa collaboratore di giustizia il 22 Aprile 2005. Conferisce di un sistema rifiuti, compreso tra il 1997 ed il 2005, ma tutto ha inizio nel lontano 20 Ottobre 1987, quando Francesco Bidognetti e Cipriano Chianese danno il via a traffici di ogni genere e, nel 1989, ha inizio il sistema dei rifiuti, con accordi per individuare cave adatte allo sversamento illegale. Accordi, nei quali, venivano coinvolti i capi di zona. Tra questi Peppe Mallardo, per quanto riguarda Giugliano. Infatti, fu indicata una cava di lapilli, nel 1993, per la quale, Mallardo voleva essere coinvolto, in quanto zona di sua appartenenza.

Giuseppe Mallardo. «Lui faceva gli interessi di Bidognetti - dice il collaboratore di giustizia riferendosi al boss di Giugliano -, perché amici fraterni e, tramite Chianese e Vassallo, c’era la contesa degli affari ma avevano un utile. Se la cava è stata poi utilizzata, non lo ricordo», riferisce Diana. Lo stesso, racconta di rapporti e malaffare che si possono suddividere in due fasi. La prima fino al 1993/94 e la seconda, dove protagonisti sono inceneritore ed eco balle. «Vassallo era intimo amico di Francesco Bidognetti, il quale, aveva tutti sotto la sua ala protettiva, avallandoli nei lavori pubblici delle province di Napoli e Caserta. Infatti, la famiglia Vassallo, ha costruito nelle zone di Caserta e se non mi sbaglio, anche di Capua. Qui si parla di galline dalle uova d’oro. Nel 1993, ci fu un confronto tra Bidognetti e Zagaria, perché bisognava lasciare in pace Vassallo, poiché dava 100 milioni al mese di vecchie lire a Cipriano Chianese. Questo, perché noi del clan, quando vedevamo i grossi imprenditori portare soldi, ci facevamo fare dei regali – continua –. Una notte, mentre si sversavano rifiuti in una cava giuglianese, nella zona dei “tre ponti a Parete” - tra Giugliano e Parete appunto - ci fu un fermo della polizia. I boss lamentavano che si erano fatti prendere. Quelli che si sversavano, erano camion con rifiuti di ogni specie». 

Chi si lamentava veniva ucciso. La domanda che segue è “mai nessuno si è lamentato di questi sversamenti? Qualcuno intorno. Erano zone abitate”. «Ogni tanto i contadini, gli autisti, accusavano ma finiva lì». La risposta è secca: «contro di noi nessuno si lamentava, altrimenti si ammazzava chi protestava, è certo».

Gli affari non si limitavano alla Campania, perché anche in Toscana, precisamente a Firenze, imprenditori, si mostrarono interessati allo sversamento. Su commissione di Bidognetti, lì si recarono Guido Mercurio e Gaetano Cerci, per la trattazione anche di rifiuti ospedalieri. Situazione preoccupante, poiché Mercurio si premunì con falsi documenti “perché era uno furbo” , così lo descrive in udienza Diana, mentre Cerci no, ed era cosa nota, il suo parentato con Bidognetti. Sempre in Toscana, a Lucca, invece, Antonio Iovine noto anche come “o ninno”, ebbe contatti per quel che concerne rifiuti tossici. Luigi Diana conferisce anche di aspetti che esulano dai rifiuti, quali l’alta velocità, il cui diretto interessato, era Bencivenga. Quest’ultimo, con le sue conoscenze romane, poteva garantire subappalti ma in cambio, pretendeva garanzie, accordate da Bidognetti poiché l’imprenditore “portava soldi”.

Numeri stratosferici quelli indicati nella scorsa udienza, dove la Guardia di Finanza, esaminate cave e beni sequestrati con relativo giro d’affari, ha riportato cifre che, persino gli addetti ai lavori, faticavano a gestire nella trascrizione. Il processo Cerci, ha visto l’interruzione per la giornata in questione. Seguiranno altre date, visto che, tutto è ancora al vaglio della giustizia.
http://www.internapoli.it/

Omicidio Noviello, ecco la sentenza: Setola condannato all'ergastolo

Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Francesco Cirillo, Massimo Napolano e Giovanni Letizia condannati all'ergastolo e 6 mesi di isolamento diurno, Metello di Bona a 43 anni e Luigi Tartarone a 13 anni e 6 mesi per l'omicidio dell'imprenditore Domenico Noviello avvenuto a Castel Volturno il 16 maggio del 2008.

C'era un clima di grande attesa per la sentenza al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del processo per la morte dell'imprenditore Domenico Noviello, ucciso dall'ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola, avvenuta a Castel Volturno il 16 maggio 2008.

C'era molta folla all'esterno dell'aula dove il presidente della Corte d'Assise pronuncerà a breve la sentenza. Ci sono membri di numerose associazioni antimafia e i familiari dell'imprenditore. Presente anche il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, che si è costituito parte civile nel processo.
http://www.ilmattino.it/

CAMORRA | Racket a Torre del Greco, scacco ai Di Gioia-Papale: «Due secoli in cella»

di ALBERTO DORTUCCI
TORRE DEL GRECO -
Due secoli di carcere per i vertici e i fiancheggiatori del sodalizio criminale nato dall’unione tra i fedelissimi del boss Isidoro Di Gioia - oggi collaboratore di giustizia - e la colonia di via Fontana del clan Papale.

E' la stangata invocata dalla direzione distrettuale antimafia per chiudere il primo capitolo giudiziario dell’inchiesta nata dal blitz «Bolla Papale» scattato a febbraio del 2014: un’operazione capace di smantellare il business-racket messo in piedi all’ombra del Vesuvio dai «soldati» guidati dal rampollo di Gaetano Di Gioia - il padrino massacrato in un agguato di camorra il 31 maggio del 2009 - e dal baby boss Pietro Papale.

Davanti al gup Pasqualina Paola Laviano del tribunale di Napoli, il pm della Dda ha snocciolato le richieste di condanna formulate dalla collega Maria Di Mauro: richieste pesanti, costruite intorno alle dichiarazioni degli ex alleati degli amici di giù a mare. Dallo stesso Isidoro Di Gioia a Filippo Cuomo - passando per Gaetano Magliulo - i collaboratori di giustizia hanno avuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione della fitta tela di «affari» costruita sull’asse Torre del Greco-Ercolano.

Affari messi in piedi su una doppia direttrice: la prima legata alla «vendetta» nei confronti degli scissionisti del rione Sangennariello - responsabili della morte del capoclan di corso Garibaldi - e la seconda legata al giro di estorsioni che doveva «coprire» l’intero territorio. Dal commerciante al dettaglio al grande imprenditore, tutti dovevano pagare. E perfino i titolari del nascente Polo Orafo di via Lamaria si dovevano piegare alla volontà della camorra, con i sicari del clan Di Gioia-Papale pronti a organizzare una spedizione di fuoco per intimorire gli imprenditori dell’oro rosso. Tutti retroscena rivelati dalle gole profonde e accertati dalla direzione distrettuale antimafia.

Adesso pronta a presentare il «conto» a boss e gregari che hanno scelto di essere giudicati con la formula del rito abbreviato, in modo da strappare lo sconto di un terzo della pena. La richiesta più severa è stata riservata a Pietro Papale, astro nascente del clan dei «bottoni» di Ercolano: quattordici gli anni di reclusione invocati dalla Dda di Napoli. Si è fermata, invece, a tredici anni la richiesta di pena per Bartolomeo Palomba: il pregiudicato di via Fontana era ritenuto il riferimento «locale» del clan Papale all’ombra del Vesuvio.

Pugno di ferro per un altro pezzo da Novanta della camorra tra Ercolano e Torre del Greco: Giovanni Di Dato - al secolo Giannino ‘o meccanico, residente in vico Agostinella - rischia 11 anni di reclusione. Stessa identica pena è stata invocata per il «bombarolo» Gennaro Granato, già finito nel mirino dell’Antimafia per l’attentato esplosivo all’ex megastore Original Marines di via Diego Colamarino. Un gradino sotto - 10 anni - la pena richiesta per Giovanni Oliviero, fiancheggiatore che inizialmente «operava» per conto di Filippo Cuomo. A scalare, poi, pene variabili dagli otto ai tre anni. A metà dicembre inizieranno le arringhe difensive degli avvocati dei 29 imputati, mentre il verdetto di primo grado è atteso per gennaio 2015.
twitter: @a_dortucci

18/11/2014
http://www.metropolisweb.it/

martedì 18 novembre 2014

Pizzo a imprenditori: 17 arresti contro clan D'Alterio-Pianese

Napoli. I carabinieri della compagnia di Giugliano (Napoli) hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti del clan camorristico “D'Alterio-Pianese”, operante a Qualiano e nei comuni limitrofi.

Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e di estorsione aggravati da finalità mafiose.
Durante le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i militari dell’Arma hanno individuato i ruoli di ciascuno degli indagati e hanno documentato modalità e circostanze nelle quali il clan imponeva il pizzo a imprenditori e professionisti nella zona a Nord di Napoli. Otto dei 17 indagati coinvolti nel blitz dei carabinieri nel Napoletano sono già detenuti in carcere.

L'indagine, sottolinea il procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Filippo Beatrice, ha consentito di definire i ruoli di ciascuno degli indagati all'interno del sodalizio camorristico, sorto dai contrasti interni al clan Pianese e sfociati nell'omicidio del reggente, Nicola Pianese, avvenuto a Giugliano il 14 settembre 2006. Di qui la scissione in due gruppi contrapposti riconducibili a Bruno D'Alterio, per il clan D'Alterio-Pianese, e a Paride De Rosa per il clan De Rosa, quest'ultimo sodalizio già colpito nel giugno scorso con l'esecuzione di 19 misure cautelari.

Secondo Beatrice si è dimostrata anche la gestione in regime di monopolio del mercato degli stupefacenti da parte del sodalizio nel comprensorio di Qualiano, arrestando, nel corso delle investigazioni, due degli indagati e sequestrando oltre 50 dosi tra hashish, cocaina e marijuana.

Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi che erano nella disponibilità del clan ed in particolare 8 pistole, 5 fucili (di cui due a canne mozze), una carabina da guerra, una pistola mitragliatrice, 5 machete, 3 scimitarre e due balestre, oltre a 200 tra cartucce e proiettili.
http://www.pupia.tv/

Camorra, arrestato il “cassiere” dei casalesi: sequestrati beni per 50 milioni


Caserta. I carabinieri del nucleo antifrodi di Roma hanno arrestato, martedì mattina, Mario Natale, di Casal di Principe, per intestazione fittizia di beni.


L'imprenditore, ex patron della squadra di calcio dell'Albanova, che negli anni '90 arrivò a disputare la serie C2, e già al centro di altre inchieste, è ritenuto affiliato al clan dei casalesi e indagato per associazione a delinquere di stampo camorristico.

Dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia è emerso che natale aveva intessuto un rapporto organico con alcuni importanti esponenti della fazione Schiavone, svolgendo mansioni di “postino” e “cassiere” e intestandosi e gestendo beni per conto del clan, tra cui una società operante nel settore del Bingo in una sala giochi a Santa Maria Capua Vetere.

Allo stesso tempo, i finanzieri del comando provinciale di Napoli hanno proceduto al sequestro preventivo di 55 terreni, 41 immobili, otto fabbricati commerciali, 16 automezzi, 15 quote societarie, 13 società e cinque ditte individuali, per un valore di circa 50 milioni di euro. Il provvedimento scaturisce da indagini svolte dal Gruppo investigativo criminalità organizzata della Guardia di Finanza di Napoli, a seguito delle quali è stato possibile dimostrare come l’ingente patrimonio riconducibile a Natale e al suo nucleo familiare fosse incompatibile con i redditi ufficialmente dichiarati.

http://www.pupia.tv/

Camorra, nuovo colpo al clan Bifone: 4 arresti

Caserta. Vasta operazione contro il clan camorristico dei Bifone, operante tra Portico di Caserta e Macerata Campania, condotta dai carabinieri della locale stazione.

In arresto sono finiti Alfredo Bifone, fratello dei boss Antonio e Nicola; Elpidio Giuseppe Bifone, figlio di Nicola e nipote di Antonio; Michele Buonpane e Francesco Castellari. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I Bifone sono inseriti nel più ampio sodalizio criminale del clan Belforte di Marcianise.

Il provvedimento, scaturito da indagini condotte dai carabinieri di Macerata Campania, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, arriva ad un anno di distanza da un’altra operazione che portò all’arresto dei vertici del clan. Ora sono stati colpiti gli ultimi esponenti del clan sul territorio, i quali, nonostante le ultime operazioni, avevano tentato di riorganizzarsi. Vittime almeno sette imprenditori, costretti, tra il 2009 e il 2013, a versare il pizzo nei “canonici” periodi di Natale, Pasqua e Ferragosto.

Eseguite numerose perquisizioni e sequestrato, a scopo preventivo, un terreno intestato fittiziamente ma facente parte, secondo gli inquirenti, del patrimonio del clan, frutto delle attività illecite compiute. Sequestro che si aggiunge agli altri compiuti lo scorso anno per un valore di circa 3 milioni di euro.
http://www.pupia.tv/

giovedì 13 novembre 2014

Colpo ai clan di Marano 'Polverino' e 'Nuvoletta' Sei persone in manette

Marano. L'operazione dei carabinieri: i sei arrestati
MARANO. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e della Tenenza di Marano, nell’ambito di una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 esponenti dei clan Nuvoletta e Polverino, attivi prevalentemente nell’area di Marano di Napoli, Quarto e Calvizzano, ritenuti responsabili di detenzione e porto abusivo di armi comuni e da guerra e di detenzione di stupefacenti, aggravati dall’ingente quantitativo e da finalità mafiose. Gli arrestati nel blitz degli uomini dell'Arma, sono: Antonio Nuvoletta 29 anni, Filippo Nuvoletta 33 anni, Antonio Granata 37 anni, Fabio D'Agostino 28 anni, Carmine Vasto 24 anni e Filippo Nuvoletta 47 anni. Ai destinatari del provvedimento è riconducibile l’arsenale di armi, tra le quali Bazooka, Kalashnikov, fucili e bombe a mano, nonché un grosso quantitativo di hashish, rinvenuti dai Carabinieri il 16 maggio 2013, nascosti all’interno di fusti sotterrati in località Montesacro di Marano di Napoli. Stamane i carabinieri, a seguito di ulteriore perquisizione nell’area boschiva di Marano hanno rinvenuto e sequestrato 32 panetti di hashish, del peso complessivo di 7 kg, occultati all’interno di una borsa contenuta in un bidone seminterrato.


Gli arrestati sono:

D’AGOSTINO Fabio alias “Bimbo d’oro” nato a Napoli il 20.03.1986, 

GRANATA Antonio nato a Napoli il 01.12.1977;

NUVOLETTO Filippo alias o russo nato a Marano di Napoli (NA) il 21.01.1967

NUVOLETTA Filippo alias o cecato nato a Mugnano di Napoli il 14.03.1981

NUVOLETTO Antonio, nato a Mugnano di Napoli (NA), il 08.10.1985, residente a Marano di Napoli (NA) in via Vallesana nr. 82;

VASTO Carmine nato a Mugnano 2/11/90.
http://www.internapoli.it/

Sant’Antimo. Auto abbandonata su strada 47enne denunciato dalla polizia locale

Sant'Antimo. L'auto abbandonata identificata dalla polizia municipale
SANT'ANTIMO. Nell’ambito dei controlli di Polizia stradale, intensificati dagli agenti del Comando Polizia Locale di Sant’Antimo, diretti dal comadnate Bruno Chiariello, sono state elevate svariate contravvenzioni ai conducenti di veicoli, soprattutto per circolazione in senso di marcia vietato e mancata copertura assicurativa. Nei pressi di una strada a confine con la via Appia è stato notato un veicolo, Fiat Panda, in stato di abbandono su pubblica via e sprovvisto di targhe ed elementi identificativi. Non è stata facile la procedura per risalire al proprietario ma, a seguito di informazioni assunte in zona e varie attività si è giunti alla identificazione del responsabile, M. V. di anni 47, residente a Casandrino. Convocato negli Uffici del Comando di piazza della Repubblica, l’uomo ha cercato prima di giustificarsi ma, dopo una serie di informazioni, si è potuto configurare la condotta di “abbandono” del veicolo, e quindi di rifiuti speciali, elemento richiesto dalla normativa ambientale di riferimento. L’uomo, già noto alle Forze di Polizia per reati vari, è stato quindi deferito all’Autorità Giudiziaria e sanzionato pesantemente avendo violato le norme del codice dell’Ambiente mentre il veicolo è stato rimosso dalla strada tramite ditta deputata alla gestione dei rifiuti speciali, il tutto a spese del responsabile. Un veicolo abbandonato viene infatti considerato come rifiuto pericoloso, e questo anche quando è ancora dotato di targa.
http://www.internapoli.it/

martedì 11 novembre 2014

La polizia interrompe un summit di camorra nella pizzeria abbandonata


di Enrico Ferrigno

ACERRA. Si erano riuniti in una pizzeria, che da tempo aveva cessato la sua attività, probabilmente per mettere a punto le loro strategie criminali. Un vero e proprio summit a cui avevano invitato anche un imprenditore edile, forse per imporgli il pizzo.
Ma sono stati scoperti dai poliziotti del commissariato di Acerra e delle squadra mobile di Napoli che hanno trovato seduti intorno ad un tavolo della pizzeria «La Mimosa» alla periferia della città, 5 pregiudicati di cui un elemento di spicco dell'ormai disciolto clan Crimaldi e due incensurati.

Circondato dai malavitosi c'era anche un imprenditore edile convocato, secondo gli investigatori, probabilmente per pattuire l'entità del pizzo da pagare. Nascosto da alcuni tovaglioli, gli agenti hanno rinvenuto un coltello a serramanico con una lama di oltre 25 centimetri.

V. C., 42 anni ritenuto affiliato in passato al boss Cuono Crimaldi e condannato per estorsione, è stato denunciato alla magistratura per aver violato il divieto di frequentare pregiudicati. Sulla posizione degli altri malviventi sono in corso indagini da parte degli investigatori.

http://www.ilmattino.it/

Sant'Antimo. Boato nella notte: esplosione in un bar del centro

Sant'Antimo. Il luogo dell'esplosione di questa notte
SANT'ANTIMO. Un boato, udito a diversi metri di distanza, ha squarciato la tranquillità della notte santantimese. Intorno alle 2 di questa mattina un ordigno è esploso davanti alla saracinesca del bar Scipione nel centro storico, in piazza della Repubblica, a pochi metri dal comando della Polizia Locale. L'esplosione ha svegliato i residenti, che impauriti, hanno cercato di capire da cosa provenisse il boato udito nella notte. Sul posto sono arrivati i carabinieri della locale tenenza per i primi accertamenti. Fino all'alba di questa mattina la piazza era off limits, circoscritta dagli uomini dell'Arma, mentre sono stati notati anche dei mezzi degli artificieri che operavano nei pressi dell'esercizio commerciale investito dallo scoppio. Subito ci sono state le prime congetture su una fuga di gas, che ha impensierito non poco gli abitanti del luogo, ma poi è stato appurato che si trattava di un attacco dinamitardo. I carabinieri in mattinata stavano operando tutti i rilievi del caso e resta da capire quale sia la motivazione che abbia portato all'attacco esplosivo. Al momento la versione ufficiale (ma non definitiva) è quella di "danneggiamento", ma non si escludono altre piste, tra cui quella del racket e dell'intimidazione camorristica.

http://www.internapoli.it/

lunedì 10 novembre 2014

Falsi incidenti per incassare il denaro: in dieci rinviati a giudizio

SANT'ANTIMO. Una vera e propria truffa ai danni di Allianz Assicurazioni con sede a Trieste. A commetterla una banda organizzata, tutti residenti a nord di Napoli, nei comuni di Sant'Antimo, Melito e Marano. L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa alle compagnie assicurative e di falso e alla sbarra sono finite dieci persone che il 9 gennaio prossimo, dovranno comparire in udienza davanti al Gup di Trieste. Si tratta di Concetta Scola di Sant'Antimo, Angela Franzese di Melito, Filippo Flagiello di Melito, Andrea Nebbia di Marano, Gaetano Angeli di Sant'Antimo, Raffaele Corona di Sant'Antimo, Bartolomeo Pasotto di Sant'Antimo, Giovanna Luongo di San Cipriano, Maria Di Puorto di Aversa e Giuseppe Iannarella di Villa di Briano. Per gli inquirenti si tratta di una vera e propria banda dedita alle truffe ai danni delle assicurazioni. L'indagine è partita nel 2010, dopo che all'Allianz Assicurazioni di Trieste, arrivarono una serie di richieste di risarcimento danni, per sinistri stradali, tutti commessi tra la zona di Sant'Antimo, Melito e la provincia dì Caserta, allo scopo di incassare gli indennizzi. Per incassare rapidamente i soldi, facevano risultare come luoghi degli incidenti, alcune città del nord-est d'Italia, falsificando i moduli di constatazione amichevole. Subito partirono le verifiche della compagnia di assicurazione che a seguito delle ispezioni, una volta accertato il raggiro, comunicarono alla locale compagnia dei carabinieri il risultato delle loro indagini. I militari dell'Arma, su autorizzazione della Procura di Trieste, fecero scattare le denunce. Ora la procura ha dato il via libera per procedere nei confronti degli indagati. Contemporaneamente è partita l'azione della difesa, rappresentata dagli avvocati Maurizio Noviello e Daniele Ionà. I due legali sono pronti ad eccepire l'incompetenza territoriale per far trasmettere il processo a Napoli Nord. La prima udienza è fissata per il 9 gennaio prossimo, presso il Tribunale di Trieste.
http://www.internapoli.it/

Camorra, omicidi durante la faida: killer in azione anche davanti ad un bimbo

I Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco stanno eseguendo Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere emesse dal GIP di Napoli a carico di 5 persone ritenute vicine al clan camorristico degli "Birra - Iacomino".

Le persone arrestate sarebbero coinvolte in due omicidi avvenuti a Ercolano durante la faida con il clan rivale degli "Ascione" scoppiata per il controllo degli affari illeciti sul territorio.

Ciro Munizzi, ritenuto affiliato al clan Ascione, fu ucciso il 19 giugno 1996 sotto gli occhi del figlio di tre anni mentre si trovava nel salone del barbiere. Sette anni dopo, il 13 settembre 2003, a cadere sotto i colpi dei killer fu Gennarino Brisciano.

Le indagini che questa mattina hanno portato all'esecuzione di cinque ordinanze, fanno luce su uno dei periodi più bui della lotta tra clan a Ercolano (Napoli) e si sono avvalse delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. L'omicidio di Ciro Munizzi si inquadra nella prima faida che vedeva contrapposto il clan Ascione, del quale la vittima faceva parte, a quello degli Esposito - Del Prete - Iacomino, poi estintosi.

Oggi per quell'episodio è stato raggiunto dal provvedimento restrittivo Andrea Sannino. Nella terza faida, che per anni ha visto contrapposte le cosche Ascione - Papale e Birra - Iacomino, si inquadra l'omicidio di Gennarino Brisciano. Fu deciso perchè la vittima, legata al clan Ascione da una militanza pregressa e da vincoli familiari, avrebbe frequentato la zona di influenza dei Birra e sarebbe stata in grado di riferire notizie sugli spostamenti di esponenti del clan rivale. Destinatari dell'ordinanza: Enrichetta Cordua, Giacomo Zeno, Lorenzo Fioto, Enrico Viola.
http://www.ilmattino.it/

Camorra, Saviano e Capacchione in aula per la sentenza sulle minacce dei boss

È prevista per oggi la sentenza del processo in corso a Napoli nel quale sono imputati i boss dei Casalesi Antonio Iovine e Francesco Bidognetti per le minacce ai giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione (oggi senatrice Pd).

Il processo è durato due anni. Tanti i testimoni chiamati a parlare tra cui due magistrati esposti nella lotta ai casalesi: Federico Cafiero de Raho e Raffaele Cantone.

Nel processo che si svolge davanti alla sesta sezione del Tribunale di Napoli sono imputati due avvocati dei boss, nonchè gli stessi Francesco Bidognetti e Angonio Iovine. Per quest'ultimo, che nei mesi scorsi ha deciso di collaborare con la giustizia, i pm della Dda hanno chiesto l'assoluzione. Saviano ha fatto il suo ingresso nell'Aula del Tribunale dopo essersi soffermato in una stanza retrostante, insieme con la scorta, in attesa dell'inizio dell'udienza. Oggi sono previste le ultime arringhe dei difensori, dopo di che i giudici si riuniranno per la sentenza.

Tribunale blindato. Clima di attesa per la sentenza di primo grado a carico di boss e avvocati ritenuti responsabili di minacce e diffamazione aggravate dal fine mafioso, nei confronti dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista senatrice Rosaria Capacchione. Parla la difesa del penalista Michele Santonastaso, uno degli imputati nel processo assieme al presunto boss dei casalesi francesco bidognetti. Terza camera penale, la dda di Napoli presente con il magistrato Cesare Sirignano, tocca al giudice Aldo Esposito, tra qualche ora pronunciare la difesa.

Terra dei fuochi. Durante l'udienza un attivista che da anni si batte contro la Terra dei Fuochi, ha esposto una maglia con la scritta "Stop Roghi tossici". L'uomo, Angelo Ferrillo, è stato bloccato dalle forze dell'ordine e allontanato dall'Aula.

Lo scrittore su Facebook. «Ed eccomi qui, nella stanzulella dove ogni volta aspetto che inizino le udienze. Tra queste quattro mura ormai mi sento a casa. Ogni tanto entra un giornalista. Più raramente un amico venuto a darmi coraggio». è il messaggio dello scrittore.
www.ilmattino.it

sabato 8 novembre 2014

Catturato pericoloso narcotrafficante napoletano vicino al clan 'Nuvoletta'

di Matteo Giuliani
Vincenzo SantilloMARANO. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli hanno rintracciato e catturato Vincenzo Santillo 62 anni, residente a Napoli in via Cardinale Capocelatro, già noto alle forze dell'ordine, sfuggito al blitz delle dorze dell'ordine che il 29 ottobre scorso porto alla cattura di 35 suoi complici, accusati di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, aggravata dalle finalità mafiose e al sequestro di beni per un valore stimato di 30 milioni di euro. L’indagine dei militari dell’Arma, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno fatto luce sull’importazione di consistenti quantitativi di cocaina e di hashish dall’Olanda e dalla Spagna ad opera di 3 clan camorristici di Napoli e provincia (Nuvoletta, Gionta e Contini). L’uomo è stato individuato e arrestato in un appartamento su via Tagliamento a Frosinone, ospite di una famiglia la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti. Solo 2 giorni fa, un altro suo complice sfuggito alla cattura, fu rintracciato e arrestato in Germania, in collaborazione con i collaterali organismi di polizia tedeschi, si trattava di Giuseppe Cirillo, 38enne di Torre Annunziata. L’arrestato è stato associato al carcere di Frosinone.
http://www.internapoli.it/

Sant'Antimo. Senza assicurazione, non si ferma all’alt: inseguito e arrestato

SANT'ANTIMO. I carabinieri della stazione di Crispano hanno tratto in arresto a Caivano Francesco Romano, 21enne, residente a Sant’Antimo in via Figante, già noto alle forze dell'ordine. Alla guida di uno scooter e transitando per via Donadio di Cardito il giovane non si è fermato all’alt che una pattuglia di carabinieri gli aveva imposto, durante un posto di controllo, dandosi alla fuga. Si è cosi’ innescato un inseguimento protrattosi fino in via bellini di Caivano, dove il giovane è caduto sull'asfalto dopo aver perso il controllo del motociclo, durante una manovra pericolosa effettuata per sfuggire ai carabinieri. Rialzatosi ha tentato la fuga a piedi ma è stato raggiunto dai militari, ma ha opposto resistenza con calci e pugni prima di essere immobilizzato. Nel corso di ulteriori accertamenti, è emerso che lo scooter era senza assicurazione, quindi è stato sottoposto a sequestro amministrativo. L’arrestato è ai domiciliari in attesa di rito direttissimo.
http://www.internapoli.it/

Sant'Antimo. Suicidio alla stazione: ieri l'esame autoptico

SANT'ANTIMO. E' stata effettuato, ieri, l'esame autoptico dì Raffaele Perfetto, l'uomo che si è tolto la vita, sparandosi nella sua auto, nei pressi della stazione ferroviaria, a pochi passi del centro cittadino. Raffaele Perfetto, quarantanove anni, imprenditore, secondo quanto appurato dagli agenti di polizia di Frattamaggiore, diretti dal vice questore aggiunto Raffaele Caputo, prima di farla finita ha scritto diverse lettere ai suoi, familiari. Riserbo sul contenuto delle missive, dove l'uomo oitrebbe aver spiegato le ragioni del suo gesto estremo. L'Unica pista che è stata esclusa è quella riguardante i problemi economici. Al momento non è stata ancora stabilita la data delle esequie, in attesa della liberazione della salma da parte del magistrato competente. Il corpo senza vita di Perfetto è stato scoperto da alcuni passanti che usano lo slargo della stazione come pista podistica. L'uomo si è sparato con la sua pistola, regolarmente detenuta, una calibro nove, mentre era in macchina. Raffaele Perfetto, insieme ai fratello era titolare dell'azienda cittadina "Perfetto Fuochi", in regola con tutti i permessi necessari per le aziende pirotecniche. Dai primi racconti del fratello, ascoltato sul posto, Lello era tranquillo. Fino alle 16.30 di mercoledì era stato in azienda e poi se n'era andato via. Il quarantanovenne era molto conosciuto in città e nei comuni limitrofi proprio per la sua attività di fuochista. La notizia in pochi attimi si è sparsa, per Sant'Antimo ed una folla di curiosi si è recata nei presti della stazione per vedere lo spettacolo. Incredulità, fra i tanti amici che l'avevano incontrato nei giorni precedenti e con lui si erano intrattenuti a parlare delle cose più semplici.(fonte: Teresa Cerisoli – Cronache di Napoli – 07/11/2014)

mercoledì 5 novembre 2014

Casalesi, quattro arresti per estorsione agli imprenditori dell'Agro aversano

I carabinieri di Aversa hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare nei confronti di 4 persone, ritenute appartenenti al clan dei Casalesi gruppo Di Tella, accusate di estorsione e illecita concorrenza aggravati dal metodo mafioso. I provvedimenti, due dei quali dispongono la custodia in carcere e gli altri due gli arresti domiciliari, sono il risultato di un'indagine della Dda di Napoli iniziata da alcuni mesi e che si è concentrata su episodi estorsivi messi in atto nell'Agro Aversano, nei comuni di Carinaro, Teverola e Calvi Risorta, tutti in provincia di Caserta. 

Le indagini hanno consentito di documentare i metodi violenti utilizzati dagli indagati e di interrompere le varie attività estorsive eseguite capillarmente dagli stessi, a discapito di diversi imprenditori e commercianti, «approfittando - scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - del muro di omertà che caratterizza le zone di influenza del clan dei Casalesi». 

I destinatari del provvedimento di custodia cautelare in carcere sono: Antonio Barbato, classe '76, già detenuto e Gennaro Guerra, classe '73, già detenuto. I destinatari della misura degli arresti domiciliari sono Cesario Ferriero, Casa 1980, e Giovanni Mastroianni, Aversa 1992.
http://www.ilmattino.it/

Gomorra, Marco d'Amore: «Ogni episodio della serie è legato alla realtà»


Ogni singolo episodio che avviene in Gomorra «è legato alla realtà. I personaggi sono una somma di biografie vere, e gli eventi un insieme di fatti realmente accaduti. Questo perchè alla base non c'è un romanzo come per gli altri film e serie sulla criminalità, ma il libro di indagine sulla realtà di Saviano».


Lo ha ricordato Marco D'Amore, uno dei protagonisti di Gomorra - La serie, incontrando a Roma gli studenti di varie classi dell'Istituto tecnico commerciale Piero Calamandrei di Roma. L'evento, aperto dalla proiezione della prima puntata della fiction, è stato promosso da Sky nell'ambito progetto formativo «A mano disarmata» insieme all'Asr, in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma e sotto l'Alto patrocinio della Presidenza del Senato della Repubblica.

Nel dibattito, moderato da Paolo Butturini, segretario di Stampa Romana, realtà e fiction sono stati messi a confronto, attraverso gli interventi dell'attore, insieme a Lirio Abbate, inviato dell'Espresso che, come Saviano, vive da anni sotto scorta, dopo le minacce ricevute per le sue inchieste, e a Sonia Rovai dirigente Sky per la produzione, che ha accennato anche alla seconda stagione della serie.

«La stiamo scrivendo, le riprese inizieranno tra febbraio e marzo, e dureranno come per la prima serie intorno alle 36 settimane - ha spiegato -. Ci saranno addii e nuovi personaggi, gireremo nei luoghi della prima serie ma anche in altre parti d'Europa». La prima stagione, ha sottolineato D'Amore «ha indagato sulla grande guerra di Camorra avvenuta nel 2005. L'aria di Napoli in quegli anni ha fatto più morti della guerra del golfo».

La mafia, «è in mezzo a voi e Gomorra deve farvi aprire gli occhi su quello che c'è nelle città - ha rimarcato Abbate cercando un dialogo con i ragazzi -. I personaggi come Ciro (il camorrista interpretato da D'Amore, ndr) e fiction come questa raccontano i lati negativi della società, che sono tristemente reali». La criminalità organizzata, soprattutto con i suoi interessi economici, «non è solo in Campania, Calabria e Sicilia, ma dappertutto. Anche qui a Roma esistono queste realtà, solo che sono un pò più silenziose».

La mafia «qui ce l'hai accanto e riesce a penetrare facilmente perchè non hai l'anticorpo per individuare il male». D'altronde «il racket dell'usura in Italia costituisce il 7% del Pil, 138 miliardi di euro - ha aggiunto Butturini - se non avessimo la corruzione, le mafie e l'evasione fiscale saremmo un Paese ricco». Quando uno dei ragazzi, Giovanni ha reagito chiedendo dove fosse lo Stato mentre la mafia si arricchiva, è arrivata la pronta risposta di Abbate: «È una domanda molto intelligente. La verità è che in questo Paese, le cose ancora non cambiano, non siamo capaci di arginare in modo efficace la corruzione». Nell'ambito di 'A mano disarmatà, si svolgerà anche il primo Forum internazionale dell'informazione contro le mafie« che avrà come focus il rapporto tra »Italia e Messico« il 5 dicembre, e uno spettacolo teatrale ('Per non morir di mafià al Teatro Argentina l'8 dicembre, tratto da un libro di Pietro Grasso) in memoria dei giornalisti vittime delle mafie.

http://www.ilmattino.it/

Giugliano. Associazione camorristica: a giudizio Sabatino Granata «O' Champagne»

di Matteo Giuliani

GIUGLIANO. A processo per associazione camorristica e intestazione fittizia di beni, il boss-imprenditore Sabatino Granata detto o' champagne, così soprannominato per la sua passione per la lingua francese. L'uomo sarebbe, secondo gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, il tramite che i Mallardo usavano per reinvestire in attività lecite i proventi fatti col narcotraffico ed il racket. Granata avrebbe tessuto una vasta rete di prestanome, tra cui anche la sua famiglia e conoscenti legati al suo personale sodalizio criminale, a cui intestava fittiziamente le proprietà della famiglia giuglianese. L'imprenditore del clan era arrivato ad espandere il potere dei giuglianesi al basso Lazio, in Abruzzo, Toscana fino in Lombardia, dove sono stati sequestrati immobili e società riconducibili a Feliciano Mallardo. Infatti la quasi totalità di queste società sparse per la penisola, risultava avere la sede legale proprio a Giugliano. Ditte edili, società immobiliari e di servizi, pubblici esercizi erano i rami commerciali nei quali si era addentrata la longa manus della cosca di Napoli nord. A fermare però la scalata economico-criminale di Sabatino Granata, ci pensarono gli uomini del Gico della Guardia di Finanza, che smantellarono la tela abilmente tessuta dallo scaltro ed intraprendente uomo dei Mallardo. I pentiti, chiamati in causa dalla DDA, hanno confermato che l'imprenditore godeva di determinati privilegi per la sua vicinanza ai Mallardo, riuscendo ad accaparrarsi diversi appalti nel settore pubblico e privato.
http://www.internapoli.it/

martedì 4 novembre 2014

Giugliano. Alla sbarra il genero del boss Feliciano Mallardo

di Matteo Giuliani
Giugliano. Nella foto Mauro Moraca, 34 anni
GIUGLIANO. Mauro Moraca, 34anni genero del boss Feliciano Mallardo per aver sposato la figlia Maria Damiana, è sotto processo per associazione camorristica ed estorsione. Moraca è accusato da alcuni pentiti di reggere le fila degli affari della cosca, dagli investimenti di capitali, all'organizzazione del racket sui cantieri fino al suo coinvolgimento anche nell'imposizione, ai bar del giuglianese, del caffè Seddio. In aula, ad accusare quello che è ritenuto il braccio destro dei boss della famiglia Mallardo, è stato chiamato a testimoniare Benito Palma, ex affiliato dei giuglianesi. Quest'ultimo è arrivato sullo scranno dei testimoni coperto da un giubbotto antiproiettile ed ha fatto le sue dichiarazioni coperto da una tenda. Lo stesso pentito ha dato filo da torcere non solo a Moraca, ma a tutta l'assise, perchè riusciva ad esprimersi solo con un dialetto napoletano molto stretto di difficile comprensione sia per i giudici che per gli avvocati. Palma ha comunque fatto capire ciò che l'accusa vuole portare all'attenzione della corte, che cioè Moraca era in prima linea nel pizzo estorto ai cantieri che operavano sul territorio di Giugliano, come ad esempio quello dell'impresa Pirozzi ed aveva il compito di occultare al fisco le somme che il clan incassava dalle sue attività illecite. Moraca, latitante dal 2012, fu arrestato l'anno scorso in ospedale perchè fu colpito da un attacco d'asma allergico e le manette scattarono appena finì la seduta per fermare l'infiammazione. Lo stesso genere del boss fu incastrato anche da alcune intercettazioni ambientali, captate nell'agenzia Broker, gestita dalla moglie, nella quale i vertici del clan si riunivano per organizzare i loro affari.
http://www.internapoli.it/

sabato 1 novembre 2014

Sant'Antimo. Irregolarità urbanistiche: sequestrate le antenne di Corso Europa

SANT'ANTIMO. E' scattata nei giorni scorsi l'operazione degli agenti della polizia municipale in Corso Europa, dove una squadra di operai era intenta al montaggio di un traliccio che doveva ospitare diverse antenne per la telefonia mobile. Gli uomini del nucleo di polizia ambientale ed edilizia, coordinati dal maggiore Biagio Chiariello, hanno evidenziato una serie di irregolarità che hanno portato al sequestro preventivo della struttura, in un fondo privato, a poca distanza da una scuola e dal centro abitato. Dopo aver constata la presenza di irregolarità urbanistiche, gli agenti hanno allertato gli organi preposti, tra cui l'Ispettorato per la Campania del Ministero delle Telecomunicazioni e l'Arpac, che dovranno effettuare le dovute verifiche ambientali. Sul caso da giorni si era creato molto fermento da parte della associazione ambientaliste locali. La segnalazione alle autorità, è partita nei giorni scorsi, quando è stato installato il traliccio. Per i cittadini, quei ripetitori sarebbero troppo vicini ad un plesso scolastico.
http://www.internapoli.it/

30 anni dalla scomparsa di Eduardo: celebrazioni a Napoli

Napoli. Con una significativa e appassionata testimonianza, come donna ma soprattutto come attrice, Isa Danieli ricorda il grande Eduardo De Filippo a trent'anni dalla scomparsa.

L'iniziativa, voluta e organizzata dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, dedica a Eduardo la sala della direzione della Lucchesi Palli (sezione di Arti e Spettacolo). Una scelta non casuale visto che la Lucchesi Palli è stata diretta per oltre trent'anni da Salvatore Di Giacomo, poeta molto amato dal giovane Eduardo. Lo stesso autore di "Filumena Marturano" pochi mesi prima di morire, era il 5 aprile 1984, inaugurò le celebrazioni della Biblioteca partenopea per il cinquantenario della morte di Salvatore Di Giacomo. Il recital di Isa Danieli è l'ideale prosecuzione della mostra (in corso fino all'8 novembre) allestita dalla biblioteca per ricordare Eduardo.

Il materiale esposto nella mostra proviene dall'Archivio De Filippo, vastissimo fondo di proprietà della Fondazione omonima, trasferito alla Biblioteca Nazionale di Napoli per volontà degli eredi, in particolare del figlio Luca, e in fase di sistemazione presso la sezione Lucchesi Palli.

Intanto, Filumena Marturano torna a vivere nei vicoli di Napoli con Eduardo De Filippo. In occasione del trentennale della morte del grande artista napoletano verrà affissa una targa in sua memoria a via San liborio alle 11.30, alla presenza di Antonietta Musella, una donna del vicolo che afferma di aver conosciuto la “vera Filumena Marturano”.

“Dove non c’ è luce a mezzogiorno, d’ estate non si respira e d’ inverno il freddo fa battere i denti”. Così scriveva Eduardo. Questo era nel ’46 vico san Liborio, casa Marturano, a due passi dalla Pignasecca  e dei Quartieri Spagnoli.

Una vita da vicolo dove la Signora Antonietta Musella racconta di aver conosciuto personalmente Filumena Marturano:“era ‘na guagliona di diciassette anni. La commedia racconta la sua storia vera. Sentite a me: durante la guerra, la figlia era ammalata ed era povera, per questo lei faceva la “bella ragazza”, è esistita veramente io l’ho conosciuta e i miei genitori me ne parlavano sempre”.

“Adesso in quel posto in quella che era “casa Marturano” – raccontano Gianni Simioli della radiazza e Francesco Emilio Borrelli dei Verdi che sono andati sul posto – c’è una edicola votiva vuota e un deposito quasi sempre chiuso. Perchè a questo punto non dedicare una targa alla nostra Filumena per darle l’importanza che merita e attrarre turisti e curiosi in questa zona? E’ questa l’idea che si concretizzerà domani, venerdì 31 ottobre alle 11.30 proprio a Via San Liborio in occasione del trentennale della morte di Eduardo de Filippo. Sarà affissa una targa in quello che è stato il basso dove è nata e vissuta Filumena Marturano protagoniste di una delle opere più belle dell’autore napoletano”.
http://www.pupia.tv/