lunedì 30 giugno 2014

Sant’Antimo. Tenta di uccidere moglie e figlia. Arrestato 51enne

SANT'ANTIMO. I carabinieri della tenenza di Sant’Antimo hanno arrestato, per tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali un 51enne del posto. I militari, allertati da una richiesta d’aiuto pervenuta al 112, sono intervenuti e hanno bloccato l’uomo presso la sua abitazione subito dopo che lo stesso per futili motivi aveva cosparso di liquido infiammabile la figlia di 9 anni e la moglie 45enne, tentando anche di colpirle un grosso coltello da cucina. I carabinieri hanno accertato che analoghi episodi di violenza si ripetono da diversi anni. La moglie ha riportato dei graffi al braccio sinistro ed è stata giudicata guaribile in 1 giorno. Sul posto sono stati rinvenuti e sequestrati il coltello con una lama di 20 cm e il contenitore del liquido infiammabile. L’arrestato è stato tradotto nel carcere di Poggioreale.
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venerdì 27 giugno 2014

Camorra. Associazione a delinquere e favoreggiamento: 7 arresti a Giugliano

GIUGLIANO. I carabinieri del nucleo Investigativo del gruppo di Castello di Cisterna, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il tribunale di Napoli, su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti di sette persone, tutte residenti a Giugliano, gravemente indiziate di appartenere al Clan Mallardo, operante nei comuni di Giugliano e Villaricca. Si tratta di Luigi Borzacchelli, Stefano Cecere, Giovanna Di Biase, Carmine Di Vivo, Vincenzo Pianese, Giuseppe Romano e Vincenzo Russo, specificatamente ritenute responsabili di favoreggiamento personale e del delitto di trasferimento fraudolento di valori, con la circostanza aggravante della finalità camorristica.

Le misure cautelari, di cui cinque in carcere e due agli arresti domiciliari, sono state adottate sulla base del complesso ed articolato compendio indiziario, integrato da dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che ha permesso di evidenziare, in primo luogo, il perdurare dell'egemonia criminale esercitata dal clan Mallardo, anche con il determinante contributo delle persone arrestate stamane, in Giugliano e Villaricca, nonostante vi siano stati negli ultimi anni molteplici misure cautelari e sentenze di condanna, anche nei riguardi di alcuni soggetti posti ai vertici dell'organizzazione. Inoltre, restando confermata la solida alleanza con il clan Contini, operante nel quartiere Vasto – Arenaccia del capoluogo partenopeo, si è ricostruita la complessa rete di sicurezza e di raccordo informativo con gli affiliati, architettata specificatamente al fine di consentire all'allora latitante Giuseppe Dell'Aquila di esercitare a pieno titolo il proprio ruolo di reggenza operativa, essendo detenuti i fratelli Giuseppe e Francesco Mallardo, storici capi e promotori del clan. Di rilievo pure le risultanze che evidenziano come taluni affiliati siano coinvolti nel reimpiego dei proventi illeciti derivanti dalle estorsioni in diversificate attività economiche con specificato riguardo ad attività di ristorazione.

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venerdì 20 giugno 2014

Casalesi, il caffè dei clan imposto nei bar della Campania

di Claudio Coluzzi
Una fitta rete di società. Soprattutto edili, ma non solo. Per gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Firenze e della Squadra Mobile di Caserta erano riconducibili a Sigismondo Di Puorto, braccio destro di Nicola Schiavone, figlio di Francesco, e reggente del clan dopo l'arresto di Nicola.

Al termine di pazienti accertamenti ieri sono scattati 11 arresti per riciclaggio ed intestazione fittizia di beni del clan dei casalesi in Campania, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Marche. Sequestrati immobili, terreni, società e autovetture per 10 milioni di euro.

Le indagini, durate circa due anni, hanno preso le mosse dalle verifiche della Guardia di Finanza di Pisa su una bancarotta fraudolenta di una società collegata alla famiglia Di Puorto di San Cipriano. Applicando i sofisticati software per il confronto dei dati bancari le Fiamme Gialle hanno esaminato 60 conti correnti e ricostruito flussi finanziari che interessavano sempre le stesse 16 persone nell'arco di dieci anni. Tutte le tracce conducevano alla famiglia Di Puorto. In particolare, il capostipite Ugo Di Puorto, di 69 anni e i figli Antonio di 45 anni e Sigismondo di 42 anni e Salvatore di 41 anni (questi ultimi due già detenuti) avrebbero ricoperto il ruolo di referenti per il riciclaggio di denaro in attività imprenditoriali nel settore edile ed immobiliare nell'Italia Centro-Settentrionale (soprattutto in Emilia Romagna e Toscana) avvalendosi degli imprenditori incensurati Luigi Di Sarno e Angelo Ardente.
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Camorra, sequestro da 110 milioni a fedelissimo della famiglia Schiavone

Beni per circa 110 milioni di euro, tra Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Toscana ed Emilia Romagna, sono stati sequestrati dal Gico della Guardia di Finanza di Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta a un gruppo di “prestanome”, parenti di Sigismondo Di Puorto, fedelissimo di Nicola Schiavone, figlio del boss del clan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone. Nel blitz sono stati arrestati il padre, due fratelli, un cognato e i nipoti di Di Purto. I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

PRESE IL POSTO DI NICOLA SCHIAVONE – Sigismondo Di Purto, detto “Sergio”, 42 anni, prese in mano le redini della fazione Schiavone del clan dei Casalesi dopo l’arresto di Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, avvenuto il 15 giugno del 2010. Il suo “interregno” durò solo qualche mese: fu catturato il 20 dicembre del 2010, dopo una fuga sui tetti di un’abitazione, a San Cipriano d’Aversa. Insieme a lui venne arrestata anche tutta la sua famiglia per favoreggiamento. 

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Sant'Antimo. «I Love Beauty»: promuovere e valorizzare le imprese del territorio

SANT'ANTIMO. Domenica 22 Giugno 2014, dalle ore 10:00 alle 22:00 presso il Convento dei Frati Minori di Sant’Antimo, si terrà una manifestazione denominata “I love beauty”, che ha come obbiettivo promuovere e valorizzare le imprese del territorio santantimese.

L’evento è stato organizzato dall’ Associazione degli artigiani, commercianti ed autonomi denominata Aicast Sant’Antimo. La kermesse coinvolgerà centri estetici, professionisti del settore della bellezza, parrucchieri e scuole di formazione professionale, che nell’occasione dell’evento mostreranno i loro prodotti e servizi.

Ospite della manifestazione è Francesca Cioffi, concorrente del Grande Fratello 2014. Il Presidente dell’Associazione il dott. Marco Persichino afferma che: “questa mini fiera espositiva rappresenta un’importante opportunità per la crescita dell’immagine commerciale di Sant’Antimo. I partecipanti hanno colto immediatamente l’importanza di creare sinergie tra gli operatori, anche dello stesso settore merceologico. L’associazione Aicast Sant’Antimo intende lavorare per favorire lo sviluppo del territorio e la promozione dei prodotti e servizi che gli operatori economici offrono al mercato”.

Il Presidente conferma il periodo di crisi che stanno vivendo le piccole imprese del territorio, colpite da una forte riduzione dei consumi. L’associazione infatti, vuole esprimere al meglio le esigenze di maggiore visibilità che chiedono gli operatori commerciali, promuovendo eventi e manifestazione nei centri nevralgici del paese, con l’obbiettivo di riportare le persone alle ormai remote passeggiate per le vetrine dei negozi e favorire gli acquisti di beni e servizi sul territorio. Desidero ringraziare tutta la Commissione “I LOVE BEAUTY”, che ha lavorato per la riuscita della manifestazione ed in particolare il responsabile dell’iniziativa Raffaele Iorio, il quale si è impegnato in primissima linea nel coinvolgere partecipanti e sponsor e Giuseppe Verde per avere curato la comunicazione.

Inoltre i sì ringraziano i membri della commissione “I love Beauty” che sono: M. Orlando, A. Ponticiello, A. Puca, A. Di Donato e Alfredo Flagiello Vice Presidente dell’Aicast Sant’Antimo che ha coadiuvato l’organizzazione dell’evento.
comunicato stampa

lunedì 16 giugno 2014

Marano. I Simeoli «braccio operativo dei Polverino»

Marano. L'operazione dei carabinieri e della guardia di finanza
MARANO. All'alba di oggi, all'esito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e il Comando Gruppo della Guardia di Finanza di Giugliano in Campania hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare personale - emessa dal GIP del Tribunale di Napoli - nei confronti di quattro indagati, ritenuti affiliati al clan Polverino, attivo in Marano di Napoli, a Quarto ed in alcuni quartieri collinari di Napoli, con contestuale sequestro preventivo di dieci società operanti nel settore edile, alimentare e di rivendita di generi di monopolio, ritenuti responsabili, a vario titolo, di trasferimento fraudolento di valori, falsità materiale di atti pubblici e truffa con l'aggravante delle finalità mafiose. Il provvedimento del Giudice di Napoli ha stabilito che le predette società, un supermercato della catena "Carrefour" sito in Marano di Napoli, una tabaccheria con annessa ricevitoria del lotto, nonché un negozio all'ingrosso di vendita di bevande costituiscono significative forme di reinvestimento di profitti illeciti da parte del clan Polverino in attività imprenditoriali particolarmente redditizie. In particolare, la connotazione camorristica delle società indicate appare evidente poichè i settori di interesse delle singole imprese sono gestiti dalla famiglia Simeoli, emanazione imprenditoriale del clan Polverino: secondo le acquisizioni investigative raccolte nel corso di questa indagine, gli imprenditori Simeoli hanno raggiunto alti profitti in forza dell'appoggio fornitogli dalla suddetta compagine camorristica, ponendosi in diretta relazione con il gruppo criminale, di cui può dirsi che costituiscano un braccio operativo. Essi hanno offerto una variegata e costante collaborazione al clan, consistente nel fornire prestanome ed imprese di copertura per il reimpiego di capitali illecitamente acquisiti e nell'intessere relazioni anche con appartenenti al mondo politico locale e alla Pubblica Amministrazione. L'esecuzione degli odierni provvedimenti cautelari è il risultato di un ulteriore sforzo investigativo, che ha consentito di dare prosecuzione alle precedenti operazioni del 23 ottobre 2013 e del 3 febbraio 2014 con l'esecuzione da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli di provvedimenti restrittivi nei confronti di componenti della famiglia Simeoli: oltre ad Antonio, Benedetto e Luigi, in manette è finito anche Domenico Simeoli (per i primi tre i provvedimenti sono stati recentemente confermati dal Tribunale del Riesame di Napoli, dopo l'intervento della Corte di Cassazione), con il contestuale sequestro preventivo del patrimonio e delle quote di partecipazione di importanti società di costruzione ed immobiliari. Da ultimo, lo scorso 15 maggio, con la collaborazione del Comando Gruppo della Guardia di Finanza di Giugliano in Campania, sono state sottoposte a sequestro altre aziende edili riconducibili alla famiglia Simeoli. Il valore patrimoniale delle società sequestrate con le operazioni di oggi ammonta a circa 30 milioni di euro: si tratta di ben 152 unità immobiliari (appartamenti, box auto, 26 locali deposito, ubicati prevalentemente a Napoli ed a Marano di Napoli), 18 appezzamenti di terreno, siti in Marano di Napoli, per un'estensione complessiva di 15.000 mq., nonchè di quote societarie. 


L'operazione è scattata all'alba di oggi in via XXIV Maggio, a Marano. Una serie di immobili sono finiti sotto chiave, tra cui l'Antica Tabaccheria. Nel mirino ancora una volta la famiglia Simeoli titolare della società Sime Costruzione, il cui titolare e i figli sono già in carcere. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli stanno eseguendo un’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal GIP del capoluogo campano a carico di alcune persone ritenute affiliate al clan camorristico dei “Polverino”, operante nell’hinterland a Nord di Napoli, all’estero e in altre Regioni d’Italia, responsabili a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori, falsità materiale in atto pubblico e truffa aggravati da finalità mafiose, personaggi ai quali, direttamente e indirettamente, nel corso di precedenti attività investigative, erano stati sequestrati beni per 38 milioni di euro. Contestualmente, insieme alla Guardia di Finanza di Giugliano in Campania (NA), i militari dell’Arma stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di società e di beni per un valore complessivo stimato 30 milioni di euro, che durante ulteriori indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sono risultati nella disponibilità degli arrestati e di alcuni prestanome.
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lunedì 9 giugno 2014

Casal di Principe, vince il sindaco anticamorra: «È l’inizio di una nuova era»

renato natale
La città di “Sandokan” Schiavone, Zagaria e Iovine diventa la città di Renato Natale, nuovo sindaco di Casal di Principe. Una nuova vita per questo paese in provincia di Caserta, flagellato da anni di dominio camorrista, che oggi si riprende legalità e dignità. Solo un inizio, certo. Ma un inizio ben incoraggiante, a vedere i risultati usciti dalle urne del ballottaggio: Natale diventa sindaco con il 68,26 percento dei voti, a scapito dell’omonimo concorrente, Enrico Maria Natale, che correva con ben quattro liste a sostegno.


LA CAMORRA HA PERSO - «Qui la camorra ha perso». Emblematico lo striscione che appare in piazza Mercato a tarda notte per festeggiare l’ormai avvenuta elezione del sindaco-medico, presidente e volontario dell’associazione Jerry Masslo. È un nuovo inizio per Casal di Principe, dopo i dieci mesi in cui Natale fu sindaco (dal dicembre ’93 al novembre ’94), quei dieci, terribili mesi, in cui fu ammazzato anche don Peppe Diana. Ed è proprio alla memoria del parroco che Natale dedica la sua vittoria, con un corteo che si snoda lungo le stradine del centro storico casalese. Lì, dove il comitato elettorale ha preparato una torta con la scritta “Renato Natale sindaco”.

IN MEMORIA DI DON PEPPE - «Io don Peppe me lo ricordo – scandisce commosso il neosindaco sul sagrato della chiesa dove il prete fu ammazzato – è a lui che dedico questa vittoria, a lui che dedico la ricostruzione che opereremo in questo paese dopo le macerie lasciate dalla camorra». La festa si protrae fin dopo le due di notte, Casal di Principe fa il pieno di felicità e speranza. Una nuova era, davvero, dopo tanti anni in cui “casalese” è diventato aggettivo dispregiativo. Ora è tempo di riprendere in mano il futuro di un’intera comunità.
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domenica 8 giugno 2014

Sant'Antimo. Bomba esplode nel Centro Igea di proprietà della famiglia Cesaro


SANT'ANTIMO. Un'esplosione ha scosso il quartiere periferico della città poco dopo la mezzanotte scorsa. Un ordigno è stato fatto esplodere nel Centro diagnostico e polispecialistico Igea a Sant'Antimo . L'esplosione, avvenuta poco prima delle 0.30 nel complesso, in via degli Oleandri, ha provocato danni consistenti alla struttura. Sul posto, subito dopo il botto, sono accorsi i vigili del fuoco ed i carabinieri della locale tenenza. I pompieri, dopo le prime verifiche alla statica dell'edificio, hanno dichiarato parzialmente inagibile il Centro diagnostico, di proprietà della famiglia Cesaro, e gestita da un fratello del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro. Le forze dell'ordine indagano per scoprire gli autori e i mandanti del raid criminale.


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Bomba al centro medico della famiglia Cesaro: «Gesto vile»

«Sono due volte colpito: per la violenza in sé e i danni non solo materiali di questo ennesimo atto intimidatorio che colpisce un'azienda che rappresenta un punto di riferimento della sanità campana, e per il reiterarsi di episodi analoghi sui quali ancora non si è riusciti a fare luce». Lo afferma l'onorevole Luigi Cesaro (Forza Italia) commentando l'esplosione avvenuta la scorsa notte a Sant'Antimo nel Centro Diagnostico e Polispecialistico Igea di proprietà del fratello Antimo.

«Questo ennesimo vile atto di violenza così come quelli precedenti - dice ancora Cesaro - si verificano peraltro in un contesto territoriale che riguarda l'intera provincia di Napoli, in cui il diritto alla sicurezza è quotidianamente minato alle radici, nel quale è diventato insostenibile fare impresa, viverci, e per le forze dell'ordine il cui lavoro è quotidianamente preziosissimo, operare».

È evidente che non posso che augurarmi che ci si adoperi immediatamente perchè i responsabili di questo episodio possano essere consegnati alla giustizia ma analogamente auspico, soprattutto in quei territori dove la recrudescenza criminale è diventata letteralmente asfissiante per i cittadini e l'economia del territorio, lo Stato si faccia sentire con la mano pesante per restituire ai cittadini il sacrosanto diritto alla sicurezza».
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giovedì 5 giugno 2014

Operazione contro affiliati al Clan D'Alterio - Pianese: 26 persone indagate. 19 in carcere

QUALIANO. Sono 26 gli indagati, di cui 19 finiti in manette (alcuni dei quali già in carcere), le persone coinvolte nell’operazione dei carabinieri, scattata questa mattina all’alba, contro affiliati del clan D’Alterio - Pianese, legati in particolare alla costola di Paride De Rosa, fedelissimo del defunto boss Nicola Pianese, ucciso la sera del 14 settembre del 2006, in un agguato in Via S. Nullo a Giugliano, da suoi stessi affiliati. La morte del boss, provocò la scissione del clan. Da una parte il suo fedelissomo Paride De Rosa e dall'altra la moglie del boss Raffaella D'Alterio, considerata la mandante del delitto di 'o mussuto. Ne scaturì una guerra senza esclusioni di colpi, con vittime e arresti a raffica. Con le operazioni degli ultimi anni da parte delle forze dell'ordine, il clan è stato praticamente decimato. Elementi di spicco, finiti in manette, sono diventati collaboratori di giustizia e l'operazione di questa mattina, nasce anche dalle loro dichiarazioni. Per gli inquirenti il capo dell'organizzazione è Salvatore Di Palma, già detenuto nel carcere di Poggioreale. Tra arrestati e indagati troviamo: 

Arrestati
Amideo Vincenza, nata a Napoli il 14.03.1983;
Barretta Salvatore, nato a Mugnano di Napoli il 11.04.1977, alias “Totore e Cannetiello – Mandingo”attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere;
Cerqua Natale, nato a Napoli il 27.05.1977, alias “ Nando”, attualmente detenuto presso la
D’Agostino Gianluca nato a Napoli il 20.04.1989 , attualmente detenuto presso il Centro 6. penitenziario di Napoli Secondigliano;
D’Alterio Carlo, nato a Napoli il 06.12.1989 alias “Capigliott”;
Cubeddo Stefania, nata a Gragnano (NA) il 04.09.1974;
Daniele Raffaele, alias Barabba, nato a Napoli il 19.03.1983;
David Barbara, nata a Napoli il 14.01.1980 ;
Di Palma Salvatore, nato a Marano di Napoli il 14.11.1968, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale ;
Iacolare Vincenzo nato a Napoli il 03.09.1972;
Mancini Luigi, nato a Villaricca il 20.08.1967 alias “Cioccolata”;
Maresca Pasquale, nato a Napoli il 10.05.1990 alias “ Linuccio” alias “ O Luong – ragazzo”;
Martino Vincenzo, nato a Mugnano di Napoli il 15.10.1965;
Mascolo Giuseppe, nato a Napoli il 17.08.1973, alias “Peppe o Tappezzier”;
Menna Giancarlo nato a Napoli il 18.01.1968, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di napoli Poggioreale;
Peperusso Maximiliano, nato a Napoli il 14.05.1974
Russo Pasquale, nato a Napoli il 19.07.1974, alias “ Pasqual e Cucchiteillo” , attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale;
Sigillo Salvatore, nato a Napoli il 25.11.1974 alias “Totore dei telefonini”, attualmente detenuto presso Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere ;
Strano Alessandro, nato a Napoli il 26.06.1983

Indagati (a piede libero)
Bove Giuseppe, nato a Mugnano di Napoli il 11.06.1987 ;
Di Marino Salvatore, nato a Caserta il 24.12.1966, attualmente detenuto presso la casa Circondariale di Lanciano;
Lamberti Giovanni, nato a Napoli il 02.01.1973;
Lisenni Antonio, nato a Napoli il 17.01.1980, alias “ culacchione” ;
Maresca Emanuele, nato a Napoli il 17.08.1993 ;
Quaranta Giuliano, nato a Giugliano in Campania il 14.03.1960, alias “CAP E ZOGN”, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere;
Scognamiglio Anna, nata a Napoli il 28.09.1990;

L'operazione. Questa mattina i carabinieri della compagnia di Giugliano in Campania, diretti dal capitano Francesco Piroddi, hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 19 indagati, di cui sette detenuti in carcere ed uno agli arresti domiciliari, appartenenti al clan De Rosa, operante nel territorio di Qualiano, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione camorristica, cessione di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi, estorsione e illecita concorrenza con violenza e minaccia. Le indagini, che si sono alimentate anche delle dichiarazioni di alcune vittime delle estorsioni, hanno consentito di definire compiutamente all'interno del sodalizio camorristico i ruoli di ciascuno degli indagati, tra i quali figurano 3 donne, attive sia nella diretta gestione delle attività illecite, sia nel veicolare informazioni ai propri congiunti detenuti; di documentare l'attività estorsiva posta in essere dal gruppo criminale in danno di tre noleggiatori di videopoker, costretti a installare le apparecchiature di una determinata società e a versare la metà dei relativi introiti nelle casse del clan e di alcuni titolari di attività commerciali, ai quali era imposto l'acquisto di gadget natalizi. Sono stati tratti in arresto, nel corso delle investigazioni, due degli indagati, ai quali sono stati sequestrati oltre cinquanta dosi di hashish e cocaina. «Si tratta di un ulteriore significativo momento dell'azione di contrasto che questo Ufficio ha svolto negli ultimi anni nei confronti delle cosche camorristiche operanti a Qualiano - scrive nell'ordinanza Filippo Beatrice, procuratore aggiunto della Repubblica -, territorio ove per lungo tempo vi sono stati scontri sanguinosi tra gruppi rivali per la conquista dell'egemonia malavitosa». Tale azione, anche per effetto di importanti scelte di collaborazione con la giustizia, ha consentito in particolare di disarticolare il clan De Rosa, attivissimo nel settore delle estorsioni ai commercianti ed agli imprenditori locali.
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Iovine: «Bidognetti? Una persona spietata»

È quanto ha dichiarato il boss pentito ai magistrati: « L’indole di Bidognetti avrebbe potuto scatenare una reazione pericolosa per Roberto Saviano e Rosaria Capacchione».

«Bidognetti? Un vero mafioso, una persona spietata». Lo ha dichiarato il boss pentito Antonio Iovine, nel corso di un interrogatorio lo scorso 28 maggio. «Io non so se l’avvocato Santonastaso si rendeva conto di quanto fosse pericoloso discutere con Bidognetti di queste cose che avrebbero potuto, per l’indole di Bidognetti, scatenare davvero una reazione pericolosa per Roberto Saviano e per Rosaria Capacchione». Il verbale è stato depositato dai pm Antonello Ardituro e Cesare Sirignano al processo per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione in cui, oltre allo stesso Iovine, sono imputati l’altro boss Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e mezzanotte” e gli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello.

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lunedì 2 giugno 2014

Caffè Seddio, gli imputati cambiavano gli assegni su richiesta della cosca

GIUGLIANO. Al vaglio del pm distrettuale e del tribunale di Napoli le posizioni dei numerosi imputati coinvolti nel processo sull'imposizione del caffè Seddio, nella zona del Giuglianese fino a Castel Volturno, dove aveva ingerenza il clan Mallardo in affari con i casalesi. L'altro Ieri dal pm Maria Cristina Ribera sono stati escussi gli inquisiti che hanno accettato di sottoporsi all'interrogatorio, al fuoco incrociato dell'accusa e ai chiarimenti chiesti di continuo dal magistrati del collegio giudicante. Dall'esame dei primi imputati non sono emerse grandi novità se non elementi a loro discolpa. Gli inquisiti, tra questi Antonio e Pasquale Coppola, difesi dagli avvocati Emanuele Coppola, Michele Cerabona e Valerio De Maio, hanno chiarito la loro posizione, facendo capire che è stato li clan a costringerli a determinate azioni come al cambio di diversi assegni piacere ai quali non si sarebbero potuto sottrarre, L'udienza è stata poi aggiornata al mese prossimo. Per questo processo fondamentali sono state le dichiarazioni di Giuliano Pirozzi il colletto bianco che ha lavorato nella penombra per li boss Feliciano Maliardo. Pirozzi ha spie-gato il sistema adoperato per mettere le mani sugli appalti e per gestirli tutti In combutta con dirigenti e amministratori locali. Il pentimento di Pirozzi aveva già fatto tremare Giugliano, ma ora alle sue dichiarazioni potrebbero aggiungersi quelli dl Antonio Iovine, soprattutto in merito alte lottizzazioni che sono state fatte su tutto territorio. Per non palare delle speculazioni Immobiliari fatte dal clan Mallardo non solo nella zona di Napoli Nord ma anche nel Lazio e a Roma, città prediletta di 'O ninno dove ha veicolato i suoi interessi per inserirsi nella borghesia definita perbene e pulita. Anche In questo caso Iovine sicuramente darà nuove dritte e coordinate per mettere le mani su altri tesori del clan Mallardo, oltre quelli che sono stati già sequestrati e in attesa di confisca. (Maria Giovanna Pellegrino - Il Roma)

Iovine: «Come vincevamo gli appalti pubblici? Buste aperte e offerte cambiate»

Per essere certi di vincere gli appalti pubblici, gli imprenditori vicini al clan dei Casalesi, dopo la consegna delle buste, le riaprivano e modificavano le offerte. L'espediente è raccontato da Antonio Iovine, di recente divenuto collaboratore di giustizia, in uno dei verbali depositati ieri al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Il boss pentito ne parla in riferimento al contrasto sorto tra due imprenditori, imparentati tra loro e entrambi vicini al clan, per un appalto in provincia di Napoli. «In effetti - dichiara Iovine - entrambi i contendenti avevano compiuto atti volti a truccare la gara in quanto avevano avuto rispettivamente assicurazione da loro referenti presso la stazione appaltante che sarebbero risultati vincitori. Io ho già spiegato che vigeva il sistema di aprire preventivamente le buste e modificare le offerte. In quel caso fecero proprio questo».

Iovine parla di affari ma racconta anche dei conflitti interni alla organizzazione. Ricorda che dopo la scarcerazione nel 1995 iniziò una «latitanza preventiva», che divenne in seguito "effettiva" quando scattò il 5 dicembre 1995 l'operazione Spartacus. «Fino al 1998 quando poi fu arrestato comandava Francesco Schiavone detto Sandokan. In seguito alla scissione che vide coinvolte le fazioni di Bidognetti da un lato e Cantiello dall'altro, iniziò una lunga faida. La conseguenza fu che Francesco Bidognetti decise di tirarsi fuori dalla cassa comune del clan e questa situazione è rimasta tale fino a quando non sono stato arrestato. Vi parlo di questo perchè il clan dei Casalesi esisteva in quanto esisteva la cassa comune che serviva per il pagamento degli stipendi agli affiliati».

Iovine dice di poter parlare con cognizione di causa e da protagonista per il periodo che va dal 1998 al 2008 «sedendomi in una ideale tavola a cui partecipavano Michele Zagaria, Nicola Panaro e Giuseppe Caterino». Nei verbali ricostruisce la storia dell'organizzazione delle origini, dagli anni Ottanta fino alla morte di Antonio Bardellino. «Il clan era molto forte e controllava tutta la provincia di Caserta, si compivano affari di grande importanza perché era il periodo di costruzione delle grandi opere: il capo era innanzitutto Bardellino ma chi materialmente operava erano Vincenzo De Falco e poi Francesco Schiavone». Durante il periodo di detenzione - ha ricordato - alla moglie veniva corrisposto tra il '91 e il '95 uno stipendio mensile di quattro-cinque milioni di lire.

Oltre che il prossimo 7 giugno a Santa Maria Capua Vetere, dove è in corso il processo all'ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale Enrico Fabozzi, Antonio Iovine dovrebbe essere interrogato dal pm Antonello Ardituro anche il 9 giugno a Napoli, nell'ambito del processo per le minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione in cui l'ex capoclan è imputato assieme a Francesco Bidognetti. In entrambi i casi Iovine sarà collegato in videoconferenza.
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Rapinatore di Sant'Antimo arrestato dai carabinieri di Grumo Nevano

Sant'Antimo, il 27enne Giuseppe Petito arrestato dai carabinieriSANT'ANTIMO. I carabinieri della stazione di Grumo Nevano hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa per rapine aggravate dal gip di Napoli nord a carico di Giuseppe Petito, 27 anni, residente a Sant’Antimo in via Garibaldi, già noto alle forze dell'ordine, in atto detenuto nel carcere di Poggioreale per rapina e altro. I militari dell’Arma hanno identificato il 27enne nel corso di indagini su alcune rapine perpetrate nella zona di Grumo Nevano negli ultimi tempi. In particolare Giuseppe Petito è stato individuato come uno degli autori di due rapine perpetrate in rapida seguenza la sera dell’8 marzo a Grumo Nevano ai danni dell’ “MD Discount” e del “Midea Casa”, esercizi entrambi sul corso Garibaldi, ai titolari dei quali, in prossimità dell’orario di chiusura, aveva razziato 1.850 e 150 euro in denaro contante sottraendoli con minacce e violenza dalle casse. A portare i militari dell’Arma sulle tracce del rapinatore sono state ancora una volta le immagini di un sistema di videosorveglianza installato nei pressi di un supermercato che lo ritraevano alla guida di una Smart For Four, quella usata per le rapine, e i dati dei servizi di controllo del territorio e di persone sospette (un controllo alla guida della stessa auto nei paesi della vicina provincia di caserta che ha portato a identificazione certa di auto e guidatore). Continuano le indagini per identificare i suoi complici e per verificare la sua presenza anche in occasione di almeno un’altra rapina perpetrata nella zona ai danni di altro supermercato.
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