lunedì 28 aprile 2014

Maggio dei monumenti edizione 2014: storie e leggende napoletane nel segno di Croce

NAPOLI - Al via dal primo maggio la 20esima edizione de Il Maggio dei monumenti che accompagnerà la città fino al primo giugno. Filo conduttore della manifestazione è «Storie e leggende napoletane» liberamente ispirato all'omonimo testo di Benedetto Croce.

Il programma del Maggio, infatti, si compone del progetto di conferenze, reading e visite guidate sul tema crociano. La manifestazione culturale promossa dal Comune quest'anno costituisce anche il primo grande evento del Forum Internazionale delle Culture motivo per il quale alcune iniziative proseguiranno fino al 30 giugno.

L'evento si avvale della collaborazione e del contributo dell'Accademia di Belle Arti di Napoli i cui studenti hanno realizzato la campagna promozionale dell'evento e di numerose associazioni che hanno avanzato proposte e realizzato percorsi.

Una sezione speciale vede protagonisti l'Istituto italiano per gli studi filosofici, la Biblioteca nazionale, la Società napoletana di storia patria, l'Accademia pontaniana, la società nazionale di scienze lettere e arti, l'Istituto italiano per gli studi storici, la Fondazione Premio Napoli e la Stazione zoologica Anton Dohrn «a testimoniare il profondo legame con il magistero, la vita e le opere di Croce».

Sul solco di Benedetto Croce anche gli otto percorsi artistico-letterari, gli itinerari turistico-culturali che si snoderanno nei cinque weekend di maggio. «Il Maggio monumenti 2014 - ha detto il sindaco, Luigi de Magistris - si annuncia ricchissimo di iniziative culturali e pieno di persone. Uno tsunami umano che continuerà pieno di energie e creatività».

Dal sindaco è stata espressa anche «soddisfazione perchè si inizia a entrare nel vivo del Forum delle culture che dall'estate e fino a Natale vedrà un progressivo accrescere di iniziative e manifestazioni sebbene ci sia stato qualche lacciuolo burocratico di troppo, ma stiamo lavorando per liberare energia e vitalità a dimostrazione che Napoli è una città sempre più all'insegna della cultura e della vita degli spazi pubblici».

Nel Maggio non mancherà il programma di adozioni speciali della Fondazione Napoli 99 con il progetto «La scuola adotta un monumento» a cui si affiancheranno le attività di animazione culturale svolte sul territori dalle scuole.

Tra le novità del 2014, l'estensione delle manifestazioni anche nei comuni di Boscoreale e Castellammare di Stabia. A illustrare il programma l'assessore alla Cultura del Comune, Nino Daniele, che ha sottolineato come «il Maggio veda sempre più protagonisti associazioni, operatori culturali, scuole, prestigiose istituzioni culturali che lavorano insieme per presentare al mondo l'immagine vera e bella di una città creativa, colta e fiera e orgogliosa di un grande passato, ma anche consapevole di rappresentare una risorsa per l'Italia, l'Europa e il mondo»


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The Guardian celebra Napoli: «Ribelle ma bellissima»

Napoli su The Guardian
«Vedi Napoli e poi... troverai una città che sta risorgendo». E' l'incoraggiante titolo di un  articolo che il giornale inglese The Guardian dedica al capoluogo campano. Una vera e propria celebrazione quella redatta dalla cronista Ondine Cohane, che parla del “creative buzz”, il passaparola creativo che c'è in città, «una volta famosa per la pizza e la spazzatura».


«COMPLIMENTI A DE MAGISTRIS» - La giornalista inglese sottolinea anche il «ritrovato senso civico» seguito all'elezione del sindaco Luigi de Magistris e pone l'accento sui tesori d'arte partenopei, dal museo di Capodimonte alle installazioni del metrò. L'attrazione principale resta però «la commistione tra vecchio e nuovo» di questa città definita «ribelle ma bellissima».     
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Sant’Antimo. Armi pronte a sparare scoperte dai carabinieri: quattro persone in manette

di Matteo Giuliani
Gli arrestati:  Alfonso Amore, Massimiliano Imbemba, Antonio Diglio, Giuseppe EvasioSANT'ANTIMO. Nel corso di perquisizioni e accertamenti eseguiti a carico di personaggi pregiudicati o d’interesse operativo i carabinieri della tenenza di sant’antimo hanno tratto in arresto per detenzione illegale di armi e munizioni e per ricettazione Imbemba Massimiliano, 35 anni, Amore Alfonso, 62 anni, Evasio Giuseppe, 43 anni e Diglio Antonio, 49 anni, tutti imparentati e residenti a Sant’Antimo, incensurati. I militari dell’Arma li hanno sorpresi in possesso di una pistola modificata, trovata carica e pronta a sparare con colpo in canna e 6 cartucce calibro 9 corto nel caricatore (la canna era stata preparata per il montaggio di un silenziatore), del silenziatore e di una pistola semiautomatica calibro 7,65 con 6 cartucce nel caricatore risultata oggetto di furto, nonché di 120 cartucce di vario calibro (anche per armi di altro calibro). Le armi e le munizioni erano tenuti in due borsoni trovati in un sottoscala nell’esclusiva disponibilità degli arrestati in via Luigi Galvani e sono state repertate dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna per verificarne il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue e/o intimidazione. Gli arrestati sono stati tradotti nella casa circondariale di Poggioreale.

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sabato 26 aprile 2014

Agguato a Cardito, uomo ucciso in auto a colpi di pistola

Napoli. Ucciso a colpi d'arma da fuoco all'interno della sua auto. Così è stato rinvenuto, a Cardito, nel Napoletano, il cadavere di un uomo, Mattia Iavarone.

La vittima, 35 anni, era il genero di Rosa Amato, conosciuta nel mondo dello spaccio con il soprannome di "Rosetta 'a terrorista", attualmente agli arresti domiciliari. Sul caso indagano i carabinieri. Secondo una prima ricostruzione, mentre viaggiava a bordo della sua auto, una Fiat 500 L, in via San Paolo, lungo la strada che conduce al campo sportivo di Cardito, Iavarone sarebbe stato affiancato da un'altra vettura dalla quale i sicari hanno esploso una raffica di proiettili, sette dei quali sono andati a segno, uccidendo l'uomo.

Iavarone è ritenuto dagli investigatori affiliato al clan Ciccarelli che gestisce lo spaccio della droga nel famigerato Parco Verde di Caivano. L'uomo conviveva con la figlia di Rosa Amato, ritenuta dagli inquirenti colei che gestisce lo spaccio nell'area.

L'omicidio potrebbe essere messo in collegamento con il ritrovamento, avvenuto sempre venerdì sera, a Casoria, in via Fosso del Torricchio, di una Ford Fiesta completamente distrutta dalle fiamme, rubata a Caivano lo scorso 14 aprile.

Nell'abitacolo c'erano un bossolo, un'ogiva e una cartuccia inesplosa tutti calibro 9 e tutti compatibili con la mitraglietta Uzi usata per uccidere Iavarone. In auto anche una pistola Magnum 375, con la matricola abrasa, completamente carica. Forse l'arma di riserva dei killer.

L'agguato mortale è l'ultimo di una lunga scia che sta insanguinando da mesi Napoli e provincia. L'ultimo episodio risaliva alla vigilia di Pasqua quando due uomini sono stati uccisi in via Montenero, nel quartiere Secondigliano di Napoli, all’interno del circolo ricreativo ‘Zanardelli’. Una delle due vittime aveva appena vent’anni: Emanuele Di Gennaro, originario di Qualiano. L’altro Ciro Milone, 34 anni, di Cupa dell'Arco, era già noto alle forze dell'ordine.
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Ucciso con 7 colpi di pistola, svolta nelle indagini: trovata bruciata l'auto dei killer

La vettura, una Ford Fiesta, distrutta dalle fiamme era stata rubata il 14 aprile a Caivano. All'interno cartucce, bossoli e una Magnum 375, forse l'arma di riserva del commando.

NAPOLI - È ritenuto dagli investigatori affiliato al clan Ciccarelli che gestisce lo spaccio della droga nel famigerato Parco Verde di Caivano Mattia Iavarone, 36 anni, ucciso con numerosi colpi di pistola nella sua auto mentre era fermo nei pressi del campo sportivo di Cardito, sempre nel Napoletano. L'uomo conviveva con la figlia di Rosa Amato, soprannominata «Rosetta 'a terrorista», attualmente agli arresti domiciliari, ritenuta dagli inquirenti colei che gestisce lo spaccio nel Parco Verde.

Iavarone è stato raggiunto da nove colpi calibro 9 esplosi da una mitraglietta Uzi: due lo hanno raggiunto al mento, uno alla gola e sei alle spalle. A terra, vicino alla sua Fiat 500, i carabinieri hanno trovato due cartucce dello stesso calibro inesplose. Segno che forse l'arma si deve essere inceppata durante l'esecuzione.

Nell'abitacolo, invece, tre bossoli e tre ogive deformate dall'impatto contro il metallo della vettura. Secondo i militari dell'Arma di Casoria, guidati dal capitano Pierangelo Iannicca, l'omicidio di Iavarone potrebbe essere messo in collegamento con il ritrovamento, avvenuto sempre ieri sera proprio a Casoria (in via Fosso del Torricchio), di una Ford Fiesta completamente distrutta dalle fiamme, rubata a Caivano lo scorso 14 aprile.

Nell'abitacolo c'erano un bossolo, un'ogiva e una cartuccia inesplosa tutti calibro 9 e tutti compatibili con la mitraglietta Uzi usata per uccidere Iavarone. In auto anche una pistola Magnum 375, con la matricola abrasa, completamente carica. Forse l'arma di riserva dei killer. 
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venerdì 25 aprile 2014

Camorra, l'alibi per l'omicidio sono le foto con i campioni del Chelsea

Foto tratta dal quotidiano Il RomaNAPOLI - Due pentiti li accusano di essere i mandanti di un efferato omicidio di camorra ma alcune foto-ricordo con Josè Mourinho e tre calciatori del Chelsea (scattate tra il 3 e il 6 marzo 2006 in un noto albergo di Barcellona e pubblicate in esclusiva sul quotidiano «Roma» di Napoli) potrebbero - secondo la difesa - scagionare tre elementi di vertice del clan Amato-Pagano di Secondigliano da quella grave accusa.

Gli avvocati dei boss Carmine Pagano, Carmine Amato e Rito Calzone - che appaiono in quelle fotografie come fossero dei semplici tifosi - hanno depositato le immagini agli atti del processo d'appello che vede i tre imputati per l' assassinio di Carmine Amoruso, ucciso il 5 marzo 2006 in una sala bingo di Mugnano, nel Napoletano.

L'hotel in questione è l'Arts, dove i tre ras hanno alloggiato per sei giorni in tre diverse e lussuose suite costate 7mila euro a persona. Proprio in quei giorni lo Special One era nella «capitale» della Catalogna con il «suo» Chelsea per una partita di Champions League contro il Barcellona.

Le immagini pubblicate dal «Roma» ritraggono Pagano, Amato e Calzone in posa con tre calciatori della squadra londinese (Herman Crespo, Frankie Lampard e Nuno Morais) e con Mou nei corridoi dell'hotel. Secondo i pentiti, invece, il 5 marzo 2006 Calzone era a Napoli con Cesare Pagano, boss di Scampia, già condannato all' ergastolo in primo grado per quell'omicidio.

Oltre alle foto, i legali dei tre hanno anche depositato i biglietti aerei e le ricevute dell'albergo. Oggi è prevista la requisitoria del procuratore generale mentre nella scorsa udienza un cittadino spagnolo, chiamato a deporre, ha confermato la presenza di Pagano, Amato e Calzone nell'albergo di Barcellona in quel periodo.

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Comicon incontra la settima arte!

La copertina del numero 3049 di TopolinoAnche quest’anno si rinnova l’appuntamento con Napoli COMICON, Salone Internazionale del Fumetto, la cui XVI edizione si terrà dall’1 al 4 maggio presso la Mostra d’Oltremare ed avrà per tema il rapporto tra fumetto e cinema. Tante le sezioni parallele, le anteprime, gli incontri, le mostre e le sessioni d’autografi. Fra gli eventi si annunciano ambitissimi la serata dedicata all’anteprima del film “Parker” e la gara prova d’apertura del GT Academy 2014.

FUMETTO E CINEMA – In quest’edizione Napoli COMICON concluderà, incontrando il cinema, il suo viaggio alla scoperta del rapporto tra il fumetto e le altre arti. Il legame tra settima arte e fumetto è sempre stato stretto e la manifestazione sarà ricca di eventi che analizzeranno questa affascinante connessione. Saranno presenti disegnatori di fama mondiale (da Dave McKean e Simon Bisley a Simone Bianchi e Gipi, passando per Tito Faraci), che discuteranno del loro rapporto con la settima arte. Da non perdere le anteprime cinematografiche: dalla visione integrale di “Parker” alle presentazioni ufficiali degli imminenti “X-Men Giorni di un futuro Passato” e “Godzilla”. Fra gli incontri dal vivo si segnala la performance dei Kamui, gli acrobati giapponesi che hanno dato volto ed anima agli 88 folli in Kill Bill di Quentin Tarantino. In programma anche tante mostre, tra cui la principale è “Storyboard - Il Fumetto prima del Film”, che svelerà i segreti dei disegni preparatori dei film attraverso splendide tavole.
CARTOONA FORZA 7 – In quest’edizione dedicata al cinema la sezione di CartooNa, arrivata al settimo anno, svolgerà un ruolo preminente. I film d’animazione, e i loro registi, saranno protagonisti di un festival che proporrà 20 lungometraggi. Sarà possibile incontrare registi del calibro di Marco Pavone (presente alla 71° Mostra del Cinema di Venezia) e Alessandro Rak con Mad Entertainment (premiati all’ultima edizione di Cartoons on the Bay). Marco Spagnoli presenterà il documentario “Walt Disney e l’Italia, una storia d’amore”. Previsti anche omaggi ai 35 anni dalla nascita di Gundam (rassegna di 8 film) e alle sigle tv di cartoni animati come Mazinga Z e Astroganga. Piatto forte le anteprime integrali dei Film “Parker” (di Taylor Hackford, con Jason Statham e Jennifer Lopez) e “Snowpiercer” (di Bong Joon-ho) e di scene inedite dai film “Godzilla”, “Edge of Tomorrow”, “Jupiter Ascendine” (Warner Bros) ed X-Men - Giorni di un futuro passato (20Century Fox).

PAPERINO SUL GOLFO – Non bisogna dimenticare la presenza delle principali case editrici di fumetto italiane, che al Napoli COMICON presenteranno il programma editoriale del secondo semestre 2014. Inoltre, in occasione della già citata Premiére, verrà presentata la nuova graphic novel di “Parker”, pubblicata da Edizioni BD. A Napoli COMICON, poi, sbarcherà il nuovo numero di Topolino, interamente dedicato alla kermesse partenopea: sulla copertina del numero 3049, in edicola dal 30 aprile, un sorridente Paperino affacciato a un balcone che dà sul golfo di Napoli; all’interno una storia scritta e disegnata dal napoletano Blasco Pisapia e il programma del COMICON. Infine, per il secondo anno consecutivo, Topolino sarà protagonista dell’evento fumettistico napoletano con un pieno di laboratori e attività nell’area Comicon Kids.

GAMECON, LA PRIMA DI SONY – In contemporanea al COMICON si terrà la IX edizione di Gamecon, Salone del Gioco e Videogioco. Ad esso interverranno autori di giochi come Paolo Mori ed illustratori come Rob Alexander e Nils Hamm. Grande novità di quest’anno, per la prima volta al Napoli COMICON sarà presente Sony, con la prova d’apertura del GT Academy 2014, il cui vincitore si qualificherà per correre a Silverstone. Non mancheranno grandi aree dedicate a videogiochi (Personal Gamer, Red Bull Gaming, Fifa 2014, Call of Duty, Laugue of Legends, Legend Icon, etc…) e giochi (Asterion, Raven, Giochi Uniti, Wizards of the Coast, Hasbro, Taverna del Gargoyle, etc…). Non mancherà la Ludoteca, con tutti i giochi da tavolo.

COMIC(ON)OFF - TUTTE LE MOSTRE

ASIAN VILLAGE E COSPLAY – Anche quest’anno, infine, sarà ricchissima l’offerta musicale di Asian Village, con la miglior musica orientale di The Asterplace, Bakusute Sotokanda Icchome, Mika Kobayashi, Eriko, DJ Shiru, un K-Pop Crew Battle Festival dedicato alla musica coreana e pennellate d’occidente influenzate dai manga, come gli americani X-35 e i nostri Slugger Punch, italianissimi come il Duo Ken, che riproporrà cover di cartoni animati da non prendere troppo sul serio; sempre nell’ambito di tale sezione, poi, ci sarà l’attesissimo Comicon Cosplay Challenge, che anche quest’anno qualificherà il vincitore della gara Pro per l’EuroCosplay Championships e regalerà un viaggio in Giappone al vincitore della gara finale aperta a tutti di domenica 4 maggio.

DOVE: Mostra d’Oltremare (ingresso da piazzale Tecchio, viale Kennedy e viale Marconi), Napoli
QUANDO:  1 - 4 maggio, ore 10.00-20.00
QUANTO: 12€ (intero), 8€ (ridotto, sotto i 12 anni e sopra i 65), gratuito sotto i 6 anni, i biglietti sono validi per tutti e quattro i giorni

Domenico Spena
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giovedì 24 aprile 2014

Giugliano. «Lilium 2». Chiesti 26 anni di carcere per 3 boss


GIUGLIANO. Furono arrestati nel marzo dello scorso anno nel corso dell'operazione "Lilium 2". Ieri mattina in Corte di Appello, la richiesta di condanna. Ventisei anni di carcere sono stati chiesti per Pasquale Barbaro, Massimo Di Cieco e Gennaro Trambarulo, quest'ultimo detenuto al 41 bis nel carcere di Sulmona. Questi, in particolare, viene descritto dai pentiti come l'erede del boss Giuseppe Dell'Aquila, detto "'o ciuccio" arrestato qualche anno fa. I tre sono ritenuti appartenenti al "gruppo misto", organizzazione basata sull'accordo tra i Mallardo e i Licciardi. Nello specifico, dieci anni sono stati chiesti per Gennaro Trambarulo, otto anni, invece, per Barbato e Di Cieco. Per la sentenza si dovrà attendere il 19 maggio prossimo, data in cui è è stato rinviato il processo. Il provvedimento che portò all'arresto di Pasquale Barbato, Massimo Di Cieco e Gennaro Trambarulo (a distanza di meno di un anno dalla maxioperazione che portò all'arresto di 43 persone), è stato il frutto di indagini basate sulle dichiarazioni di Giuliano Pirozzi, collaboratore di giustizia del clan Mallardo. L'alleanza tra i clan Mallardo, Licciardi e la fazione "Bidognetti" dei Casalesi, era già stata messa in luce dalle indagini: una sinergia per gestire le attività illecite sul litorale Domizio e cosi sostenere la cosca di Casal di Principe, decimata dagli arresti. «Un'alleanza - come sottolineò il procuratore aggiunto, Federico Cafiero de Raho - inedita che si era «resa necessaria soprattutto per le esigenze della componente casalese. vessata dalla effettuazione di numerose indagini, coordinate dai magistrati della Procura Distrettuale e culminate in operazioni di polizia ed arresti di quasi tutti gli affiliati che ne avevano gravemente intaccato l'operatività sul territorio". Secondo l'accordo stipulato dalle tre componenti dei clan, ogni famiglia metteva a disposizione del "gruppo misto" alcuni propri affiliati, i quali punto, insistenti anche nel Comune di Giugliano, da Ischitella a Pescopagano e creando una "cassa comune" al fine di dividere i proventi delle attività illecite tra gli affiliati. «Trambarulo - come spiegò Cafiero de Raho - gestiva le attività illecite per conto del clan Licciardi, non solo sul litorale Domino, ma anche nelle zone di influenza del clan Licciardi di cui era elemento di vertice». (fonte – Il Roma)

martedì 22 aprile 2014

Dediche e libri, così vive la memoria di Annalisa Durante

di Maria Pirro

Custode fedele di un passato che non potrebbe dimenticare mai, Giovanni Durante accoglie i visitatori e si muove tra gli scaffali con una semplicità primitiva.
«Voglio scrivere una pagina diversa» dice con quegli occhi blu: quando solleva lo sguardo, parla la memoria nel tratto di rassomiglianza con la figura amata e scomparsa. Durante è il papà di Annalisa, la ragazzina uccisa a 14 anni da un proiettile vagante. Dieci anni fa, l’agguato di camorra a Forcella. Oggi il genitore ferito a morte mostra enciclopedie per ragazzi assieme a singolari edizioni della Bibbia.

Tutti volumi avuti in dono nel ricordo della tragedia. «Ne sono già cinquemila» dice soddisfatto di aver creato una biblioteca contro i cattivi maestri. Perché «la cultura salva le anime e occorre anche fare in modo che il quartiere entri nei percorsi di sviluppo, proponendo una strada diversa, altrimenti qui non cambierà mai niente».

Con la sua iniziativa, i turisti partono e i libri arrivano, tracciando un itinerario fuori del comune. Quello del riscatto possibile per Forcella, attraverso uno scenario fantastico: dalle avventure di Gian Burrasca agli articoli di Giancarlo Siani. Temi diversi, riuniti insieme da pensieri e dediche, oltre 700 raccolti nella struttura in via Vicaria Vecchia.

«Ho sentito che avete bisogno di libri per i ragazzi da educare alla lettura. Io ho abitato in via Nilo da studente universitario e conosco i problemi» scrive Vincenzo G. e da Padova invia filosofia greca. Platone: dalla bellezza alla conoscenza. Una mamma, Caterina Z., manda quei volumi «che non vengono più utilizzati dai miei figli... Spero possano servirvi». Elena N., di Legnano (Verona), annota: «Invio con tutto il cuore questi libri per la biblioteca».

Rivolgendosi a Durante, precisa il motivo del gesto: «Ero in vacanza a Napoli con mio marito e lei ci ha spiegato come dalla sua personale tragedia è nata la sua bellissima iniziativa. La nostra commozione non è stata suscitata solo dalla sua storia dolorosa, ma anche dagli sforzi e dalle difficoltà che nell’affrontare la vita quotidiana». Ci sono volumi inviati persino dall’America. «USA» si legge su un plico. Altri dalla Germania. E poi, «da Firenze, da Bologna, da Livorno...».

Da Catania la rete di solidarietà è promossa con una pagina Facebook. Durante cita mezza Italia. «Il postino arriva quasi ogni giorno», e forse è l’unico indirizzo, via Vecchia Vicaria 23, tra i pochi ricorrenti nell’era digitale. L’ultima consegna, da Genova, è ancora imballata.

Servirebbe un progetto strutturato. La memoria è un patrimonio collettivo, non può pesare solo sulle spalle di un genitore che si commuove pensando alla Pasqua, «a quello che facevamo quando eravamo insieme». Dopo la tragedia, Durante non ha voluto lasciare Forcella e nemmeno ora vuole.

Oltre quello spazio bianco trasformato in biblioteca, il padre non guarda. «I ragazzi cominciano anche a capire» prova a convincersi e, con abilità del commerciante esperto (il suo lavoro di una vita) cerca di incrociare lo sguardo della gente. «Con gli stranieri mi esprimo come i sordomuti, con il linguaggio dei segni».

Sorride mentre i visitatori guardano le mostre fotografiche sulla Napoli di ieri e di oggi, chiedono una foto vicino all’altarino dedicato a Maradona, allestito da Durante proprio per attrarli.
E finisce per parlare di Annalisa. Così la memoria resta viva.
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domenica 20 aprile 2014

Napoli. Strage alla vigilia di Pasqua, l'incubo di una nuova guerra tra clan per il business droga

Sarebbe riconducibile alla guerra tra clan per il controllo delle piazze di spaccio a nord di Napoli l'agguato consumatosi alla vigilia di Pasqua che ha fatto due vittime nel capoluogo partenopeo, entrambi pregiudicati affiliati al clan Leonardi alleato coi Vanella Grassi: Emanuele Di Gennaro, 20 anni, residente a Qualiano (Napoli), e Ciro Milone, 34 anni, napoletano di via Cupa dell'Arco. 

Un'esecuzione che ha destato non poco clamore soprattutto per le modalità e il luogo scelti: un circolo ricreativo, lo 'Zanardelli' del quartiere Secondigliano, dove i sicari hanno fatto irruzione con il volto coperto da passamontagna sparando a ripetizione noncuranti della gente che affollava il circolo e le strade limitrofe in un giorno prefestivo.

Dodici i proiettili esplosi per una violenza di fuoco degna più di un boss che di semplici affiliati. Il tutto è avvenuto nel cuore di quella che una volta era la roccaforte di uno dei clan protagonisti della sanguinosa faida di Scampia, quello dei Di Lauro, ed a poca distanza dalla storica abitazione del capo di quella cosca, il boss Paolo, meglio noto come 'Ciruzzo Ò Milionariò. I due potrebbero aver pagato con la vita il tentativo di mettersi in proprio nel business della droga. Ma non si esclude anche la pista della vendetta trasversale dopo la decisione del capoclan, Felice Leonardi, di pentirsi. Tutte ipotesi investigative che, assieme a quella più scontata di un regolamento di conti tra clan rivali all'interno dell'eterna faida di Scampia, sono al vaglio dei carabinieri e degli inquirenti della procura. Appare certa, in ogni caso, la matrice camorristica. Dall'inizio dell'anno, infatti, non sono mancati i segnali di una nuova guerra tra clan.

La lunga scia di cadaveri carbonizzati trovati nell'area a nord del capoluogo ha fatto riaccendere i riflettori sui contrasti interni alla malavita organizzata, che sarebbe scossa da uno scontro tra vecchi capi e nuove leve. Sullo sfondo, il business milionario del controllo delle attività illecite, in particolare del traffico di droga. Lo stesso movente che fece esplodere, anni fa, la lunghissima faida di Scampia.
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sabato 19 aprile 2014

«Siamo agenti segreti», prendevano soldi e facevano truffe. Fermati e arresati dalla polizia


di Marco Di Caterino


Sant’Antimo. “Giocavano” a fare i carabinieri. Ma non quelli in divisa, bensì quelli che lavorano in borghese per i servizi segreti. E Rosario Rippa, 44 anni, e Angelo Ferrentino, 42 anni, entrambi di Melito, come giocattoli si portavano in auto una paletta in dotazione ai militari, distintivi a “placca”, una radio ricetrasmittente e quella particolare chiave che apre e chiude le manette.

Questo “gioco”, però è costato le manette per i due, arrestati dagli agenti del commissariato di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Rachele Caputo, che invece sospettano che Rosario Ruppa e Angelo Ferrentino, spacciandosi per carabinieri e agenti dei servizi segreti, o mettevano a segno truffe, oppure intascavano soldi da persone incappate loro malgrado in fantomatici controlli.

I due accusati di false attestazioni sulla propria identità personale e possesso di segni distintivi delle forze dell’ordine contraffatti, sono stati processati per direttissima. Il giudice ha convalidato il fermo, ed ha fissato l’udienza per i primi giorni di maggio. I due improponibili agenti segreti che erano a bordo di una Fiat Punto, sono incappati l’altro pomeriggio, sul tratto di Sant’Antimo della via Appia, in un posto di controllo degli agenti del commissariato di Frattamaggiore.

Al momento del controllo, i due hanno affermato di essere “colleghi”, mostrando anche una palina posta sotto il parasole, del tutto simile a quelle in dotazione all’Arma dei Carabinieri. Alla richiesta dei documenti che comprovassero l’appartenenza alle forze dell’ordine, i due hanno risposto di non averli con loro, affermando, con tono seccato, di essere dei servizi segreti e che quel controllo avrebbe “fatto saltare la copertura”. E invece, sono scattate le manette.
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venerdì 18 aprile 2014

Casoria. Boss delle estorsioni arrestato dai carabinieri che si fingevano corrieri espresso

di Marco Di Caterino

Casoria. Il mese scorso era riuscito a sfuggire ad un blitz, che aveva portato in carcere i suoi quattro complici, affiliati al clan Moccia. Questa matttina, i carabinieri della compagnia di Casoria, che indossavano le " pettorine" con la scritta corriere espresso, hanno bussato alla porta dell'abitazione della convivente di Claudio Carbone, 41 anni, di Casoria, destinatario di un'ordine di cattura della Dda, per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La donna, senza avere alcun sospetto ha aperto ai " corrieri", che dopo essersi immediatamente qualificati, hanno bloccato il latitante che non ha avuto nemmeno il tempo di accennare a una reazione.

Elemento pericoloso, oltre ad essere il capo riconosciuto della banda di estorsori, svolgeva anche il ruolo di picchiatore, per convicere le vittime a pagare il pizzo. Lo scorsio 12 marzo, al termine di indagini dei carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Pierangelo Iannicca, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dispose il fermo per i suoi quattro complici: Salvatore Barbato, 47 anni, Mauro Bencivenga, 44 anni, Raffaele Benciveng, 48 anni, e Carlo Verde, 31 anni, impreditore, che passava ai complici le informazioni sui cantieri aperti. Gli arrestati, secondo gli inqirenti sono affiliati al clan Moccia, Carlo Verde.

Le indagini dei carabinieri avevano documentato l’attività estorsiva posta in essere dal gruppo criminale con modalità mafiose ai danni di noleggiatori di videopoker costretti a pagare somme mensili variabili in base agli apparati installati, di un imprenditore edile obbligato a pagare per l’esecuzione di lavori di riqualificazione nonché almeno quattro esercenti commerciali ai quali veniva imposto il versamento di importi fino a mille euro al mese. In fase di convalida, il fermo emesso dalla Dda e’ stato trasformato in ordinanza di custodia cautealerte per tutti, tranne che per Carlo Verde e Raffaele Bencivenga, adesso indagati in stato di libertà.

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Sant’Antimo. Scontro frontale tra moto, centauro in prognosi riservata

SANT'ANTIMO. Verso le ore 16, alla Strada Statale Appia di collegamento tra i comuni di Sant’Antimo, Giugliano, Melito e Aversa, due centauri si sono scontrati frontalmente. Sul posto gli uomini della Polizia Locale di Sant’Antimo per i rilievi ed in supporto i colleghi della Guardia di Finanza e della Polizia Locale di Melito. Due motocicli, con a bordo un cinquantenne ed un ventenne, residenti ad Arzano e Secondigliano, si sono scontrati e i conducenti sono caduti rovinosamente a terra. Entrambe sono stati trasportati presso gli ospedali di Aversa e di Giugliano. In prognosi riservata il ventenne condotto presso l’ospedale di Aversa. Uno dei conducenti era sprovvisto della patente di guida per il veicolo di riferimento ed è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per violazione dell’articolo 116, comma 15 cds che prevede l’ammenda da 2.257,00 a 9.032,00 euro, con sequestro del veicolo in affidamento a deposito giudiziario. Dall’inizio dell’anno il Comando Polizia Locale di Sant’Antimo ha elevato circa mille processi verbali in violazione al codice della strada che vanno dalla sosta sui marciapiedi alla mancata copertura assicurativa. Avviata una campagna di sensibilizzazione all’uso del casco su tutto il territorio.

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Camorra, arsenale del clan Bidognetti scoperto a Castel Volturno

Caserta. Un arsenale, presumibilmente riconducibile al clan Bidognetti, è stato scoperto, a Castel Volturno, sul litorale casertano, dagli agenti della squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco.

Durante una perquisizione nell’abitazione, in via Fiume Po, di un insospettabile titolare di uno stabilimento balneare del luogo, i poliziotti hanno trovato due pistole, un revolver calibro 38 ed una semiautomatica calibro 7.65; un fucile mitragliatore Kalashnikov; due mitragliette ed un fucile a pompa, oltre a centinaia di cartucce.

Il proprietario dell’abitazione, Emilio Noviello, 53 anni, del posto, è stato arrestato per detenzione illegale di armi comuni, da guerra e clandestine. L'arsenale era nascosto nel garage, ccuratamente occultato sotto decine di pedane in legno e tra l’attrezzatura dello stabilimento balneare gestito dall'uomo.

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Le armi della camorra in uno stabilimento balnerare

Arrestato il titolare del Birbante Beach sul litorale domizio. Gli investigatori sono ancora alla ricerca del kalashnikov usato nelle attentato dal boss Setola.

Il clan dei Casalesi nascondeva le sue armi in uno stabilimento balneare del litorale domizio. La scoperta è stata fatta dalla squadra mobile di Caserta presso “Il Birbante Beach” di proprietà di Emilio Noviello, 53enne con piccoli precedenti penali, che è stato arrestato. Le armi erano nascoste in un capanno tra le attrezzature per la balneazione.

ALLA RICERCA DELLE ARMI DI SETOLA – Sono stati trovati kalashnicov, mitragliette uzi, fucili a pompa, pistole, munizioni di vario calibro, ma anche arnesi e attrezzature per la riparazione e modifica delle armi. Gli investigatori sono alla ricerca del kalashnicov utilizzato dal boss Giuseppe Setola per mettere a segno numerosi omicidi tra cui la strage di Castelvolturno.

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mercoledì 16 aprile 2014

Sant'Antimo. Furto di merce destinata ai poveri nel centro di volontariato «Ozanam»

di Nella Capasso

Furto nella sede dell’associazione di volontariato “Federico Ozanam” a Sant'Antimo. I ladri sono penetrati nell’edificio di via Giacinto Gigante, adiacente alla chiesa San Vincenzo Ferreri, ed hanno portato via abiti, scarpe, suppellettili, due computer ed un televisore.

Gran parte della refurtiva era frutto di una donazione ricevuta, qualche giorno fa, dalla Dogana di Napoli, che, periodicamente, regala alle associazioni di volontariato merci provenienti da confische, dissequestrate dopo un iter burocratico. Altri prodotti provenivano da negozi, aziende e privati cittadini. Altri ancora erano gli strumenti con cui i volontari del centro, quotidianamente e da circa trent’anni, operano a sostegno delle persone disagiate e dei minori a rischio.

Un furto che ha un risvolto drammatico, considerato che gli oggetti trafugati, stipati nel piano superiore del centro di volontariato, dovevano essere distribuiti tra le persone in difficoltà che ricorrono al sostegno di Ozanam, ma anche ad altre associazioni in rete, che operano in campo sociale. I ladri sono penetrati anche in un locale attiguo alla chiesa, sottraendo due casse per stereo, utilizzate da alcuni gruppi di preghiera.

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Blitz a Nizza: catturato il superlatitante Antonio Lo Russo. Stanato dai carabinieri il boss che stava a bordo campo allo stadio San Paolo

di Giuseppe Crimaldi e Leandro Del Gaudio

antonio lo russo a bordo campo
Arrestato Antonio Lo Russo jr, il figlio del boss pentito Salvatore. Insieme con lui è stato arrestato anche il cugino Carlo Lo Russo. Mancava all'appello da quattro anni, è accusato di associazione camorristica, come presunto promotore del clan familiare.

Lo Russo jr è diventato famoso per la foto che lo immortala a bordo campo, vestito da giardiniere, nel corso della partita del Napoli contro il Parma nell'aprile del 2010. Decisivo il blitz dei carabinieri a Bari.

Antonio Lo Russo - ricercato dal 5 maggio del 2010 -deve scontare già una condanna a vent'anni di reclusione, mentre suo cugino Carlo è ritenuto coinvolto nel tentato omicidio di Giovanni Lista.

Decisiva ai fini della cattura di Antonio Lo Russo, il cui nome era inserito nell'elenco dei 100 più pericolosi latitanti stilato dal ministero dell'Interno, è stato l'acume investigativo di tre carabinieri della sezione «catturandi» del capitano Erich Fasolino, agli ordini del comandante provinciale di Napoli, Marco Minicucci.

I tre militari erano da giorni a Nizza, sulle tracce del giovane reggente del clan dei «Capitoni», uno dei più temibili e attivi nella città di Napoli. L'inchiesta è stata coordinata dai pm della Dda Enrica Parascandolo, Sergio Amato, Henry Woodcock e dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice.

Il clan e la faida di Scampia: una scia di sangue per la gestione del traffico di droga

NAPOLI - Il clan Lo Russo è stato, negli anni scorsi, tra le cosche protagoniste della sanguinosa faida di Scampia, che a più riprese ha visto contrapposti gruppi criminali alla ricerca dell'egemonia sui traffici di droga L'ex capoclan Salvatore, oggi collaboratore di giustizia, era anche tra i boss accusati di aver riciclato soldi della camorra in alcuni noti ristoranti: nel processo finì tra gli imputati l'ex capo della Mobile di Napoli, Vittorio Pisani (di cui il boss era un confidente), poi assolto.

Dopo l'uscita di scena di Salvatore Lo Russo sotto i riflettori è finito il figlio, Antonio, latitante dal 2010 e arrestato oggi a Nizza durante un'operazione svolta in collaborazione con la gendarmeria francese.

Con Antonio è stato arrestato il cugino, Carlo Lo Russo, latitante da poco più di un mese: è accusato del tentato omicidio di Giovanni Lista, accoltellato per vendetta dopo la sparatoria - legata a motivi passionali - in cui fu ucciso lo zio di Antonio, Mario Lo Russo. Sull'operazione di Nizza è stata convocata per domani alle 10.30 una conferenza stampa in procura, a Napoli.

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mercoledì 9 aprile 2014

Casalesi. Usura ed estorsioni: quattro ordinanze di arresto, c'è anche figlio di «Sandokan»

La Squadra Mobile di Caserta ha notificato quattro ordinanze d'arresto nei confronti di Nicola Schiavone, 35 anni, figlio del boss del clan dei Casalesi soprannominato «Sandokan» e di altre tre persone che, attraverso prestiti usurai ed estorsioni, hanno ridotto sul lastrico un commerciante tessile aversano.

Gli altri destinatari dei provvedimenti, ritenuti vicini al clan, sono Salvatore Di Puorto, 40 anni, (già in carcere come Nicola Schiavone); Luigi Ornato e Giulio Brusciano, rispettivamente di 49 e 48 anni, quest'ultimo cugino del detenuto Gabriele Brusciano, affiliato alla frangia stragista di Giuseppe Setola. Salvatore Di Puorto, invece, è fratello di Sigismondo, già condannato per associazione camorristica ed elemento di spicco della fazione Schiavone del clan di Casal di Principe.

Fu direttamente Nicola Schiavone, all'epoca dei fatti ritenuto il reggente del clan dei Casalesi, durante un incontro, a minacciare di morte l'imprenditore tessile diventato insolvente per la grave situazione economica in cui era finito, causata proprio dai prestiti a tassi usurai (5-10% al mese per un importo complessivo di 300 mila euro) concessi dal suo clan. A quell'appuntamento, con il figlio di «sandokan», ci andò anche Luigi Ornato, uno dei quattro destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamattina dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta (guidata dal vice questore Alessandro Tocco).

Nicola Schiavone è stato recentemente condannato in due distinti processi all'ergastolo ed a ventuno anni di reclusione. La circostanza dell'incontro è stata confermata da alcuni collaboratori di giustizia che hanno anche indicato Salvatore Di Puorto (tra i 4 destinatari dei provvedimenti) come la persona a cui il clan aveva affidato il reimpiego nelle attività usuraie del clan. Le indagini sono iniziate nel maggio del 2010, dopo una perquisizione a casa di Di Purto: lì i poliziotti trovarono assegni e cambiali per oltre 500 mila euro riconducibili all'imprenditore tessile. Ricostruendo i flussi bancari è stato accertato che, dal 2004, per fronteggiare le difficoltà economiche, la vittima aveva chiesto prestiti a tassi usurai. Non essendo più in grado di pagare, nel giro di quattro anni, fu costretto a vendere le sue due automobili, ipotecare l'abitazione e a cedere anche all'attività commerciale di cui era titolare insieme alla moglie.
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Camorra, appalti e prostituzione: nove arresti nel Casertano

Caserta. Nove persone, tra cui un amministratore e un funzionario pubblico del Comune di Santa Maria a Vico, sono state arrestate, all’alba di mercoledì, dai carabinieri del comando provinciale di Caserta.

I provvedimenti di custodia cautelare, richiesti dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, riguardano, a vario titolo, le accuse di turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, corruzione e sfruttamento della prostituzione, aggravati dal metodo mafioso.

Tra i destinatari, l'assessore all'Ambiente Ernesto Savinelli, ai domiciliari, e il tecnico comunale Pio Affinita. Indagato anche l'imprenditore Angelo Grillo, ritenuto legato al clan Belforte di Marcianise, e già in carcere per turbativa d'asta nell'inchiesta su appalti per la pulizia di strutture dell'Asl di Caserta.

L'inchiesta, infatti, rientra nei controlli sulle gare d'appalto dei rifiuti vinte dalla società di Grillo, la “Fare l’Ambiente”, con sede a Ciampino (Roma). L’illecito sarebbe stato commesso proprio al fine di agevolare il clan Belforte.

Secondo gli inquirenti, Grillo avrebbe offerto una escort cubana al responsabile tecnico comunale per aggiudicarsi un appalto riguardante la raccolta dei rifiuti, della durata di tre anni, per un importo di circa 4 milioni di euro.

Analoga condotta sarebbe stata posta in essere anche verso altri amministratori pubblici della provincia di Caserta, regalandogli costosi viaggi all’estero e cene lussuose in prestigiosi ristoranti del casertano. Agli atti dell’indagine una cena offerta al sindaco di San Nicola la Strada e ad un consigliere di quel Comune, affinché agevolassero le gare d’appalto.

Dalle indagini è anche emerso che Grillo, nonostante l’interdittiva antimafia applicata ad una delle sue società, continuava ad interessarsi della raccolta rifiuti, accordandosi con società aventi sede a Milano e in Sicilia, occupandosi della preparazione documentale per le gare e dei contatti necessari per l’aggiudicazione. Tra questi contatti c’era un colonnello dell’Esercito italiano, cognato dell’assessore all’Ambiente Savinelli, tra gli arrestati nell’operazione.
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Sant’Antimo. Sorvegliato speciale guida con patente revocata. Arrestato dai carabinieri

SANT'ANTIMO. I carabinieri della tenenza di Sant’Antimo hanno tratto in arresto Biagio D’Agostino, 51 anni, residente a Sant’Antimo sul corso Michelangelo, già noto alle forze dell'ordine, resosi responsabile di inosservanza a prescrizioni della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. L’uomo, infatti, è stato sorpreso su Via Saturno alla guida di una Renault Kangoo pur avendo la patente revocata al momento della sottoposizione alla misura di prevenzione. L’arrestato è agli arresti domiciliari in attesa di rito direttissimo.
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Gomorra, la serie sarà trasmessa negli Usa: «In tv la vera camorra napoletana»

NAPOLI - La casa di distribuzione e produzione cinematografica statunitense Weinstein ha chiuso un accordo con la Beta Film per acquisire i diritti per l'America di Gomorra. Lo riporta il sito di Variety, che parla del telefilm come una serie «che descrive la vera camorra napoletana con un grado di autenticità mai visto sino ad ora». 

L'accordo, secondo Variety, segna per la prima volta la possibilità, per una serie italiana, di poter entrare attraverso la tv nelle case di milioni di telespettatori americani, sebbene ancora non si sappia esattamente che diffusione avrà lo show negli Stati Uniti.

Girata a Napoli e nei suoi sobborghi 'Gomorrah', così negli Usa, è tratta dall'omonimo film del regista Matteo Garrone, a sua volta basato sul bestseller di Roberto Saviano. La prima serie della storia consiste in 12 episodi da un'ora ciascuno, coprodotta da Sky Italia, Cattleya, la Fandango di Domenico Procacci (che aveva prodotto anche il film), La7 e la tedesca Beta Film.

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lunedì 7 aprile 2014

Camorra, sequestrati beni per 13 milioni a tecnico del clan

Caserta. Beni per un valore di 13 milioni di euro, riconducibili all’ingegner Nicola Di Caterino, 54 anni, ex responsabile dell’Ufficio tecnico comunale di Casal di Principe, sono stati sequestrati lunedì mattina dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli.

L’uomo, amministratore di fatto della Vian srl, cugino del noto boss detenuto Giuseppe Russo, detto “’O Padrino”, tra i capi storici del clan dei casalesi, è coinvolto nelle vicende che ruotano intorno alla realizzazione del centro commerciale “Il Principe”, nella zona della Madonna di Briano, ad opera della stessa società all’epoca delle elezioni comunali del 27 e 28 maggio 2007. Vicende che hanno portato all’inchiesta “Il principe e la scheda ballerina” con l’arresto, il 6 dicembre 2011, di 57 persone per associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione e/o concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio, reimpiego di capitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan dei casalesi.

Gli investigatori svelarono gli intrecci della politica di Casal di Principe con l’ala militare e imprenditoriale del clan, in particolare con le fazioni Schiavone e Bidognetti, attraverso l'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini, ostacolando il libero esercizio del voto, procurando vantaggi ai candidati indicati dall'organizzazione camorristica in occasione di consultazioni elettorali, anche tramite il condizionamento della composizione degli organismi politici rappresentativi locali, evidenziando enormi interessi economici consistenti l’aggiudicazione di appalti, assunzioni di personale compiacente all’organizzazione, apertura di centri commerciali, attività edilizie con forniture di calcestruzzo.

Dalle indagini è emersa la figura dell’ingegner Di Caterino come imprenditore e faccendiere che avrebbe fornito un contributo stabile nel settore dell’acquisizione e gestione degli appalti, oltre che nelle forniture e, più in generale, nelle attività di reinvestimento del clan. La costruzione del mega centro commerciale (mai avvenuta, ndr.) avrebbe goduto del favore di esponenti politici di rilievo locale e nazionale che avevano previsto un investimento pari a circa 43 milioni di euro a carico degli imprenditori coinvolti nell’operazione.

Secondo gli inquirenti l’ingegner Di Caterino, grazie alle sue “entrature” e alla parentela con il sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, aveva stabilito un valido contatto con il livello politico nazionale e dimostrato, in qualità di titolare di fatto dell’intero progetto, che gli interessi diretti nella realizzazione dell’opera erano riconducibili al clan dei casalesi. Infatti, il collegamento con il sodalizio criminale avveniva tramite Di Caterino ed i cognati Cipriano Cristiano e Luigi Corvino, formalmente estranei all’operazione, con l’appoggio di esponenti politici locali e nazionali.

Cristiano e Corvino, all’esito delle elezioni del maggio 2007, conseguivano le nomine a sindaco ed a consigliere comunale di Casal di Principe, riportando un’ampia affermazione elettorale alla quale significativamente contribuiva la leva rappresentata dalla promessa di posti di lavoro, apparsa tanto più credibile all’opinione pubblica dal fittizio avvio del cantiere, reso possibile dall’impiego di fondi concessi ad imprenditori frusinati da esponenti della criminalità locale a tassi usurari.

Il solo centro commerciale, se realizzato, avrebbe occupato 476 persone e consentito a imprenditori locali di avere in subappalto gran parte delle opere edificatorie, così come le attività di trasporto, manutenzione, guardiania, eccetera.

A carico dell’ingegner Di Caterino sono finiti sotto sequestro: la sede legale della Vian, a Roma, in via Laurentina, e la sede amministrativa a Casal di Principe; la sede legale della Cas.Rib Srl a Caserta e quella amministrativa a Casal di Principe; tre auto e motoveicoli e sei rapporti finanziari.
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sabato 5 aprile 2014

Omicidi di camorra, scontro in aula tra Setola e il pm Milita

Caserta. Rissa verbale tra il killer del clan dei casalesi, Giuseppe Setola, e il pm Alessandro Milita, in aula, giovedì mattina, al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, durante il processo per l'omicidio di Domenico Noviello l'imprenditore ucciso il 16 maggio del 2008 a Castel Volturno perché aveva denunciato l’estorsione alla sua autoscuola da parte del sodalizio criminale. Alta la tensione durante l’udienza, tanto che si è resa necessario più volte l'intervento della presidente del collegio della Corte di Assise, Maria Alaia. Il boss, collegato in videoconferenza, si è autoproclamato innocente per tutti gli omicidi di cui è stato accusato.
"Un capro espiatorio", si è definito Setola, già condannato a diversi ergastoli in via definitiva, "per colpa di quegli infami di Spagnuolo e Di Caterino. – ha detto – Infami che parlano per ottenere i benefici della legge". Il primo scatto d'ira Setola lo ha poco dopo l'inizio dell'udienza quando il pm gli chiede dell'omicidio di Genovese Pagliuca, ucciso il 19 gennaio 2994 a Teverola. Il boss si definisce innocente e racconta di non aver mai compiuto omicidi. Milita a quel punto gli dice: "Allora lei che ruolo aveva? Faceva la bella statuina?". "Dottò mi porti rispetto, come si permette di dire che facevo la bella statuina? Io facevo le estorsioni e mi occupavo delle armi", risponde, gridando, Setola.

Scatti d'ira anche quando il pubblico ministero si dilunga sui rapporti tra lui e Massimo Alfiero e sul fatto che quest'ultimo volesse uccidere Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo, i fedelissimi di Setola, perché accusati di aver rubato soldi dalle casse del clan. "Dottore - dice Setola - è un'ora che parliamo di Alfiero, parliamo di altro. Alfiero mi fa venire la nausea. All'inizio si occupava di due zone, Cancello Arnone e Villa Literno, ma durante la mia latitanza gli dissi che non era capace e che doveva interessarsi al massimo della sua casa".

Setola, durante l'esame, non si definisce capoclan, ma racconta di aver preso decisioni e agito insieme a Letizia e Cirillo. Parla della gestione delle casse, dei 50 affiliati in carcere e stipendiati da loro. "Prendevamo 70-80 mila euro ogni mese dalle estorsioni, a Natale 150mila, e davamo alle famiglie dei carcerati circa 2mila euro. Durante le feste il doppio", dice Setola. Alle domande di Milita se avesse mai incontrato Antonio Iovine e Michele Zagaria, il boss risponde di sì: "Una vola uno e una volta l'altro durante la mia latitanza". Racconta di essersi recato a quegli incontri in macchina e coperto in volto con un lenzuolo per non vedere dove si trovassero.

L'esame dell'imputato si accende anche durante le domande sull'omicidio di Umberto Bidognetti, padre di Domenico, oggi collaboratore di giustizia e maggiore accusatore di Setola. "Il pezzo di merda era il figlio - dice Setola riferendosi a Domenico - dovevo ammazzare lui, non il padre, io non l'ho ucciso". "E chi l'ha ucciso allora?", incalza il pm. "Dottore io mi chiamo Giuseppe Setola, non Domenico Bidognetti, e non faccio il pentito". "Per lei, la procura e Sirignano - sottolinea Setola - io sono responsabile di tutti gli omicidi è inutile che continuiamo". Il boss si discolpa anche per la strage di Castel Volturno avvenuta il 18 settembre del 2008. "Quell'infame di Spagnuolo dice che c'ero io, ma io stavo a Pozzuoli con mia moglie".

Mentre sulla tentata strage contro i nigeriani di un mese prima dice "ero a Ciro' Marina con la mia famiglia, ci sono almeno tre persone che potrebbero confermare".

L'apice della rissa verbale tra Milita e Setola avviene quando il pm gli dice se quando era a Pavia simulava per strada con il bastone fingendo di essere cieco. Milita definisce la situazione "ridicola" e Setola va su tutte le furie. "Ma come si permette - urla Setola al pm - lei è incapace, io non sono cieco, sono ipovedente, è diverso. Ridicolo è solo lei". A quel punto Milita richiede l'intervento della presidente: "Dica a Setola che non si azzardi mai più a dare giudizi sui pm e di entrare in merito a questioni personali e qualora proseguisse chiedo che sia allontanato dall'udienza". "Dottore lei mi sta deludendo, la credevo intelligente", dice il boss. "Della sua delusione me ne frego", risponde Milita.

Sui certificati medici relativi alla cecità, Setola dice al pm: "Dovreste indagare almeno 50-60 di loro, invece avete arrestato solo Aldo Fronterré". "Ci stiamo attrezzando, non si preoccupi", risponde il pubblico ministero.

Botta e risposta acceso anche sulle armi che sarebbero state usate per gli omicidi e sui pizzini. "Il kalashnikov non è mai stato trovato, dottò", risponde Setola. Mentre sul perché i pizzini ritrovati nel covo di via Cottolengo a Trentola Ducenta non fossero stati scritti da lui il boss risponde ridendo: "Avevo un segretario. Perché lei non ha i segretari? Lo tenevo pure io". E risponde con un "forse" quando il pm insiste sul fatto che quei pizzini erano stati scritti da altri sotto dettatura per prevenire un'eventuale perizia calligrafica nel caso in cui fossero stati ritrovati.

Setola dice di non aver partecipato nemmeno all'omicidio di Noviello, sottolineando, più volte, però, che l'imprenditore aveva "fatto condannare ingiustamente per estorsione Francesco Cirillo", cugino di Alessandro Cirillo.

La prossima udienza si terrà il 10 aprile con la fine dell'esame di Setola e il controesame.
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Carabinieri irrompono durante vertice del clan: 5 pregiudicati in manette

Tre degli arrestati nel blitz dei carabinieri
MELITO. Nel corso di servizi di osservazione di soggetti d’interesse operativo i carabinieri di Napoli fatto irruzione in un edificio di edilizia popolare nella Masseria Cardone, a Secondigliano.

Dopo aver circondato un edificio di via Emilia i carabinieri delle compagnie Stella e Vomero e del nucleo investigativo, hanno proceduto all’irruzione, sorprendendo 5 personaggi ritenuti a vario titolo legati al clan camorristico dei “Licciardi”: Paolo Abbatiello 47enne residente alla Cupa della Vedova, sorvegliato speciale con obbligo di dimora e ritenuto elemento apicale del clan, Raffaele Prota 48 anni residente in via Emilia e Pietro Izzo 47enne residente in via Mianella, oltre a un 50enne di viale della resistenza e un 31enne di Melito di Napoli. Nelle fasi concitate dell’intervento Prota e Izzo hanno opposto resistenza ai militari dell’Arma spintonandoli per riuscire a darsi alla fuga ma sono stati comunque raggiunti e immobilizzati venendo tratti in arresto per resistenza e lesioni a pubblici ufficiali avendo cagionato a due carabinieri contusioni guaribili in 5 e 10 giorni. Paolo Abbatiello è stato tratto in arresto per inosservanza alla sorveglianza speciale essendo stato trovato in compagnia di 4 pregiudicati. Il 50enne e il 31enne sono stati fotosegnalati e liberati.
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giovedì 3 aprile 2014

Sant’Antimo. Maltrattava e picchiava la moglie davanti ai figli: 40enne in manette

SANT'ANTIMO. I carabinieri della tenenza di Sant’Antimo hanno arrestato su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli un 40enne del luogo, responsabile di maltrattamenti in famiglia. L’ordinanza è stata emessa a conclusione di indagini svolte dai militari, dalle quali è emerso che il 40enne nel corso dell’ultimo anno aveva più volte picchiato e ingiuriato la moglie 30enne, anche alla presenza dei figli minorenni. L’arrestato è stato tradotto nella casa circondariale di Poggioreale.
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Tratto in arresto Nicola Cosentino

NAPOLI - Questo il testo del comunicato stampa inviato dalla Procura di Napoli dopo l'arresto di Nicola Cosentino. In uno dei passaggi, i magistrati scrivono: «Con le minacce avvantagiavano la loro azienda».

Nelle prime ore della mattinata odierna, nell'ambito di un'articolata indagine coordinata da questa Procura della Repubblica, i Carabinieri del Reparto Operativo - Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un'ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di sei indagati e degli arresti domiciliari nei confronti di altri sette, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione (art. 629 c.p.), concussione (art. 317 c.p.), illecita concorrenza con violenza o minaccia (art. 513 bis c.p.), calunnia (art. 368 bis c.p.), favoreggiamento personale (art. 378 c.p.), riciclaggio (art. 648 bis c.p.), con l'aggravante del metodo mafioso (art. 7 L. 203/91).

Le persone tratte in arresto si identificano in Cosentino Giovanni, Cosentino Nicola, Cosentino Antonio„ Falconetti Vincenzo, Letizia Giacomo, Schiavone Vincenzo, tutti funzionari dell'Ufficio Tecnico del Comune di Casal di Principe, Letizia Luigi, funzionario della Regione Campania, Adamiano Giovanni, Sorrentino Bruno, dipendenti della Kuwait Petroleum Italia, Zagaria Pasquale, Zagaria Antonio, Sagliocchi Michele Patrizio.

L'indagine, svolta dal 2011 ad oggi, ha consentito di ricostruire l'illecita attività di gestione di impianti di distribuzione carburanti svolta dalle società "Aversana Petroli", "Aversana Gas" e "IP Service", cui sono interessati, Antonio, Giovanni e Nicola Cosentino. Gli indagati, con il concorso di dirigenti pubblici, funzionari Regionali e del Comune di Casal di Principe, nonché con la complicità di funzionari della società petrolifera Kuwait Petroleum Italia (Q8), due dei quali destinatari del provvedimento cautelare, si assicuravano il rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione degli impianti, anche in presenza di cause ostative.

Gli stessi, attraverso un sistema di coercizioni in danno di amministratori e funzionari pubblici locali, costringevano le Pubbliche Amministrazioni competenti (Comune di Casal di Principe e Regione Campania) ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte di società concorrenti. Di estrema importanza, al fine della compiuta ricostruzione dei fatti, é stata la collaborazione della parte offesa Luigi Gallo, titolare di una stazione di servizio in corso di costruzione in Villa di Briano, le cui dichiarazioni accusatorie hanno trovato ampi e significativi riscontri nelle investigazioni svolte dalla polizia giudiziaria.

La vicenda, tuttavia, ha formato oggetto anche di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l'approfondimento delle quali ha richiesto accertamenti particolarmente complessi che, partendo dall'acquisizione della copiosa documentazione riguardante l'apertura di due impianti di distribuzione, sia presso il Comune di Casal di Principe (per quanto attiene i Cosentino) che presso il Comune di Villa di Briano (per quanto riguarda il Gallo) sono proseguiti con attività d'intercettazione e di escussione sia della parte offesa che di coloro che, a vario titolo, avevano preso parte alle attività istruttorie relative al rilascio delle autorizzazioni richieste dal Gallo e dai Cosentino.

Il nucleo essenziale della vicenda (integrante delitti di estorsione e di concorrenza illecita) ruota intorno alla pratica di autorizzazione, ottenuta da Gallo Luigi dal Comune di Villa di Briano, alla apertura di un impianto di carburanti, autorizzazione che di fatto paralizzava la possibilità per i fratelli Cosentino di averne una analoga dal confinante Comune di Casal di Principe per ragioni legate alla mancanza della distanza minima di 5 km richiesta dalla normativa dell'epoca.

Antonio, Giovanni e Nicola Cosentino istigavano, allora, Falconetti Vincenzo e Schiavone Vincenzo, dirigenti dell'UTC di Casal di Principe a rilasciare comunque ed illecitamente all'Agip Petroli (società partner dei Cosentino ai quali in seguito avrebbe ceduto l'impianto e volturato le licenze) un'autorizzazione edilizia (le successive varianti in corso d'opera e l'autorizzazione all'esercizio dell'impianto) con palesi vizi di legittimità ed in mancanza dei principali pareri previsti dalla legge (VV.FF., ANAS), al fine di indurre il Gallo a recedere dalla sua iniziativa imprenditoriale.

Le minacce nei confronti della persona offesa sono state reiterate nel tempo, anche dopo l'entrata in vigore della legge numero 133/2008, con cui il settore della distribuzione di carburanti era stato liberalizzato, sicché la apertura di nuovi impianti non poteva più essere bloccata per via amministrativa attraverso il meccanismo del rispetto delle distanze minime fra impianti. Cosentino Giovanni e Nicola, attraverso minacce dirette nei confronti del Gallo ed indirettamente, attraverso l'utilizzazione strumentale del rapporto preferenziale — e di sostanziale assoggettamento — da essi instaurato con l'Adamiano e il Sorrentino, funzionari e rappresentanti di zona della Kuwait Petroleum Italia, in più occasioni, minacciavano e intimidivano il Gallo, condizionandolo nella realizzazione della propria attività economica.

Le indagini hanno consentito di accertare, l'esistenza di analoghi episodi così da evidenziare un vero e proprio 'sistema' criminoso capace di incidere profondamente sul regolare andamento del mercato ed hanno soprattutto evidenziato una illecita posizione di vantaggio, in cui si trovavano ad operare le ditte riconducibili alla famiglia Cosentino, derivanti da tre diversi e convergenti fattori: - in primo luogo, dal 'canale privilegiato' di cui questa poteva godere nella interlocuzione con le pubbliche amministrazioni preposte al rilascio delle licenze edilizie e amministrative; si è infatti accertato che gli interessi della Aversana Petroli e delle imprese collegate sono stati tutelati attraverso l'espletamento di pratiche amministrative sempre veloci e prive degli ostacoli burocratici generalmente frapposti ai concorrenti, sfociando in alcuni casi nell'omissione della verifica della regolarità delle stesse. In questo ambito si è rivelato decisivo il potere politico di Nicola Cosentino e quello criminale promanante dal rapporto stabile che l'ex parlamentare ha potuto vantare con il clan dei casalesi. in secondo luogo, dalla possibilità di poter negoziare con le società petrolifere operanti su scala internazionale, specie la Kuwait Petroleum Italia (Q8), in posizione analogamente privilegiata, sia per la notevole potenza economica di cui sono capaci le società dei Cosentino, sia per l'influenza politica e criminale della famiglia, che consente al colosso dei petroli di fare affidamento su gestori che garantiscono al massimo grado il buon andamento degli esercizi di distribuzione del carburante, pur in una zona controllata dalla criminalità organizzata. Con ciò determinandosi, di conseguenza, una situazione di notevole svantaggio per le iniziative private provenienti da altri imprenditori del settore i quali, o sono stati costretti a rinunciare alla propria impresa (come nel caso di Gallo Luigi) o sono stati costretti a realizzarla in partnership con gli stessi Cosentino (come nel caso di Vozza Francesco o del c. di g. Amodio Piero, gestori di impianti in Casagiove). in terzo luogo, dallo stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino — ed in misura minore anche del fratello Giovanni — con esponenti del clan dei casalesi, con alcuni dei quali fra l'altro sussistono rapporti di parentela e/o affinità — documentata dalle ordinanze di custodia cautelare già contestate all'ex parlamentare per gravissimi reati e dalla contestazione, operata in questa sede, in danno di Giovanni Cosentino, di riciclaggio del denaro del clan attraverso il sistema del cambio assegni. Dall'indagine è emerso che i vertici del clan avevano imposto agli affiliati il divieto di operare estorsioni ai danni degli impianti riconducibili ai Cosentino (così, ad esempio, l'impianto gestito dal c. di g. Amodio in Casagiove, l'impianto gestito da Piccolo Giuseppe in San Cipriano d'Aversa), a differenza di quanto avveniva per i loro concorrenti. In atti è infatti documentata una estorsione di notevole entità operata dal clan Zagaria nei confronti di Gallo Luigi.

La contestazione prende in esame una serie di condotte tenute dagli indagati, anche in tempi diversi. In particolare Cosentino Nicola e Stasi Maria Elena, convocavano il sindaco di Villa di Briano, Zippo Raffaele, nell'ufficio del Prefetto di Caserta, al fine di intimargli di provvedere alla rimozione dall'incarico del tecnico comunale geom. Nicola Magliulo, colpevole sia di avere contribuito al rilascio della autorizzazione al Gallo che di avere resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Letizia Luigi per revocarla, pena azioni ritorsive del Cosentino e della stessa Prefettura contro l'Amministrazione comunale di Villa di Briano.

Antonio e Giovanni Cosentino, unitamente a Letizia Luigi, esercitavano, in modo coordinato con l'azione posta in essere da Nicola Cosentino e dal funzionario prefettizio Stasi, indebite ed illecite pressioni, sia sul Sindaco che su tutti gli addetti dell'UTC di Villa di Briano (Tornincasa e Magliulo), affinché si addivenisse alla revoca — sospensione dell'autorizzazione edilizia del Gallo; Antonio Cosentino inoltre presentava una denuncia strumentale presso la AG di S. Maria CV nella quale, venivano evidenziati presunti abusi dell'Amministrazione Comunale di Villa di Briano atti a favorire il Gallo nel rilascio di licenze relative al suo distributore, denuncia che seppure in seguito archiviata, nell'immediato determinava un pronto accesso della PG presso gli Uffici del Comune di Villa di Briano per acquisire atti ed informazioni relativi alla pratica dl Gallo, con conseguente ulteriore rafforzamento dello stato di soggezione indotto nella PA di Villa di Briano. Dalle indagine è emersa dunque la spregiudicatezza dei fratelli Cosentino nelle gestione del loro potere economico e l'asservimento a tale scopo del concorrente potere politico accumulato da Nicola Cosentino e del rapporto di scambievole interesse con esponenti del clan dei casalesi. Quanto alle esigenze cautelari, il g.i.p. ha ritenuto significativo il fatto che Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l'andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l'ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell'analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica. Determinante è stata altresì considerata l'attività di inquinamento probatorio posta in essere da Giovanni Cosentino in concorso con Reccia Enrico, concretizzatasi nella presentazione di una querela, da parte del primo, fondata sulla registrazione di un colloquio eseguita dal secondo in maniera preordinata e su istigazione dello stesso Cosentino, volta a screditare il Gallo. Il g.i.p. ha espressamente escluso qualsivoglia volontà diffamatoria e calunniatoria da parte di quest'ultimo. Al Cosentino Giovanni è stata poi contestata una continuata attività di riciclaggio in favore del clan dei casalesi, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante. In sostanza, così come è emerso da plurime e convergenti dichiarazioni, esponenti di primo piano del clan casalese, incassati - a seguito di attività illecite (per lo più estorsive ed usurarie) - titoli ed assegni (talora post-datati) direttamente, o attraverso loro incaricati, hanno consegnato gli stessi al Cosentino ricevendone in cambio, .nel giro di pochi giorni, moneta contante di valore corrispondente. Si è trattato di un sistema attraverso cui il Cosentino, stabilmente, ha agevolato il sodalizio casalese che è stato rifornito di denaro sicuro ed immediatamente utilizzabile.

A Pasquale e Antonio Zagaria ed a Sagliocchi Michele Patrizio (noto imprenditore di Villa Literno) sono state contestate due ipotesi estorsive, la prima relativa ad una tangente di dieci milioni di lire, ed all'imposizione dell'affidamento dei lavori di scavo e realizzazione nel sito destinato ad ospitare l' impianto di carburanti del Gallo alle imprese gestite di fatto dai fratelli Zagaria Pasquale ed Antonio, con il pagamento di una somma complessiva di circa centomila euro; la seconda legata al tentativo di costringere Gallo Luigi a mantenere la società che aveva iniziato con Sagliocchi Michele Patrizio e che invece il Gallo aveva deciso di sciogliere proprio a seguito dei contrasti sorti in relazione alle richieste estorsive formulate dagli esponenti del clan Zagaria. Durante l'esecuzione dei provvedimenti sono state eseguite anche perquisizioni a soggetti coinvolti nella presente vicenda investigativa, ma non destinatarie di misura cautelare, attraverso cui è stato possibile rinvenire documenti utili al proseguo delle indagini...

ELENCO DELLE PERSONE SOTTOPOSTE A MISURA CAUTELARE IN CARCERE

1. COSENTINO Antonio, nato a Casal di Principe (CE) il 19.01.1969;
2. COSENTINO Giovanni, nato a Casal di Principe (CE) il 20.11.1954;
3. COSENTINO Nicola, nato a Casal di Principe (CE) il 02.01.1959;
4. SAGLIOCCHI Michele Patrizio, nato a Villa Literno (CE) il 17.03.1949.
5. ZAGARIA Pasquale, nato a San Cipriano d'Aversa (CE) il 05.01.1960;
6. ZAGARIA Antonio, nato a San Cipriano d'Aversa (CE) il 29.06.1962;

agli AA.DD.

7. ADAMIANO Giovanni, nato a Napoli il 7.03.55
8. FALCONETTI Vincenzo, nato a Casal di Principe (CE) il 21.11.1949:
9. LETIZIA Giacomo, nato a Casal di Principe (CE) il 21.03.1951;
10. LETIZIA Luigi, nato a Casal di Principe (CE) il 13.11.1950;
11. SCHIAVONE Vincenzo, nato a Casal di Principe (CE) il 12.08.1954;
12. SORRENTINO Bruno, nato a Portici (NA) il 18.10.1957;
13. RECCIA Enrico, nato a Capua (CE) il 10.11.1963

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