giovedì 12 dicembre 2013

I soprannomi dei camorristi

di Patricia Bianchi   
Il nome proprio, già nelle antiche nelle culture mediterranee, identifica le persone; successivamente, e in particolare in epoca romana, per distinguere meglio una persona,  per indicare una specifica persona, si  aggiunto un secondo nome al nome proprio, attribuito dalla persona stessa o da altri, derivandolo generalmente dal nome di uno dei genitori, del luogo di origine, o da un appellativo che fa riferimento a una caratteristica fisica o del carattere, al lavoro esercitato, a un episodio biografico. Questo secondo nome era detto soprannome nell’uso antico. A soprannomi risalgono i cognomina latini (per es., Cicero «quello dal cece», Naso «nasuto», Flaccus «dalle orecchie flaccide», Verres «cinghiale», ecc.), e soprannomi in origine sono gran parte dei nostri cognomi (per es., Borboni, Nasini, Fabbri, Bevilacqua, Leoni, Passerini, Meloni). Il fatto che i cognomi siano stati legalmente fissati e resi ereditari ha sostituito il più antico sistema per cui gli individui venivano distinti, fra l’altro, dal soprannome, che, ciò nonostante, è restato sempre in un uso in un ambito privato o di gruppo  poiché, basato per lo più su una caratteristica individuale, e non di rado animato da visione del soggetto scherzosa e ironica, risulta spesso più espressivo del nome e del cognome che l’individuo riceve anagraficamente e di maggiore efficacia identificativa, soprattutto all’interno di comunità ristrette e ambienti sociali delimitati.
Con soprannome, oggi, si intende comunemente un nome, diverso dal nome proprio e dal cognome, con cui, specialmente in ambienti popolari, in piccole comunità, in ambiti dei mestieri e delle professioni o nei gruppi  giovanili, ma anche in gruppi marginali o di malavita, si usa chiamare e indicare una persona (si chiama Renzo Grassi, ma tutti lo conoscono con il soprannome di Morino;  è svelto di mano, e infatti per soprannome lo chiamano il Gatto; il letterato fiorentino Giovanni Mazzuoli, più noto col suo soprannome di Padre Stradino).
Il soprannome, che risponde a esigenze di concretezza e a ricerca di espressività, spesso scherzosa e ludica, ha molte volte un significato trasparente, alludendo per lo più a caratteristiche fisiche della persona cui è riferito (per es., il Rosso, la Bionda, il Moro e il Morino, il Barbarossa, dal colore dei capelli e del pelo; il Lungo, il Magro, dalla corporatura o da imperfezioni il Guercio, lo Storpio, lo Sciancato, lo Sfregiato), accennando a particolari attitudini e qualità con similitudini e metafore popolari o modi di dire (per es.,  il Gatto, la Volpe, e altri nomi di animali simbolo di doti e difetti; il Mangia, il Trinca, derivati dai rispettivi verbi; talora con locuzioni, come Testa di ferro), ricordando il luogo di nascita o di provenienza o una parentela (per es., la Romanina, la Toscanina, il Marsigliese, il Nipote del boia), o episodi e circostanze varie (Senzaterra, Serra Serra) e più frequentemente i soprannomi sono dati  dai nomi di mestieri o ruoli, anche all’interno della comunità o del gruppo marginale e malavitoso ( lo Sparatore, il Monnezaio ). Troviamo anche soprannomi che nascono dall’ascolto del linguaggio e dalle modalità dell’esprimersi del soprannominato, ad esempio con la ripetizione di espressioni fonosimboliche, onomatopeiche o metalinguistiche, oppure con balbuzie  oppure  parole o voci storpiate o sintagmi ripetuti (lamenti, saluti, esclamazioni, versi, forme intercalari).
Esiste poi il soprannome di famiglia, definito anche subcognome, che ancora oggi è vivissimo nei comuni italiani, in particolare quelli di medie e piccole dimensioni.
Il soprannome di famiglia si distingue da quello individuale in quanto esso è ereditario e nel giro di poche generazioni perde la trasparenza, cioè la piena referenzialità, entrando a tutti gli effetti in un processo di cognominalizzazione. A differenza di quella del soprannome individuale, che sparisce con la morte del nominato, la motivazione del soprannome di famiglia può essere già scomparsa anche se i portatori sono viventi e numerosi.
Generalmente i soprannomi sono preceduti da articolo determinativo, tranne che nelle frasi allocutive (Il rosso me lo ha detto; “Neh, Rosso, che mi dici ?” ). Il soprannome individuale appartiene al repertorio della lingua parlata e poche sono le occasioni che vedono il sistema soprannominale utilizzato anche nello scritto: scritture private (lettere), liste elettorali, annunci mortuari, specie quelli murali (per meglio individuare il deceduto che, nell’ambito dei destinatari del messaggio, potrebbe essere riconoscibile solo attraverso il soprannome). Al contrario del repertorio dei cognomi, che si è progressivamente stabilizzato, quello dei soprannomi varia nel corso del tempo, anche in seguito alla nascita di nuovi referenti e al declino di altri. Il soprannome individuale evolve con l’evolversi della lingua, con i mutamenti lessicali, le interferenze linguistiche, i prestiti e le contaminazioni. Ovviamente i soprannomi partecipano della varietà linguistica  usata dalla comunità che li adopera, e quindi la gran parte dei soprannomi presenta i tratti grafico-fonetici, morfologici, lessicali e semantici propri dei dialetti dell’area in cui vengono adoperati.   In area napoletana per “soprannome” si usa il termine contronome; gran parte dei contronomi ottocenteschi sono da ascrivere al dialetto.  Il sistema soprannominale, soprattutto nei centri più grandi, viene avvertito  come un meccanismo sociolinguistico vecchio, che di conseguenza rischia di andare perduto, salvo essere recuperato con finalità amicali e di coesione sociale all’interno dei gruppi giovanili. La conservazione dei soprannomi nella camorra urbana, e non solo, sembra dunque essere in parziale controtendenza.
Nella comunicazione dei gruppi camorristici i soprannome assume una funzione rilevante, in primo luogo perché “copre” il nome e quindi nasconde  l’identità del malvivente alla società civile e soprattutto alle strutture giudiziarie e poi perché il riconoscersi e chiamarsi con soprannomi ribadisce l’appartenenza al gruppo e la condivisione di conoscenze interne di persone e situazioni. Chiamare con il soprannome significava anche cancellare l’identità dell’individuo, il suo potenziale umano. A proposito dei ragazzi di strada reclutati dalla camorra Abele De Blasio osservava: «i ragazzi di cui ci occupiamo appartengono alla povera classe del popolo, in cui l’abitudine dei bisogni insoddisfatti aumenta loro l’energia morale ed intellettuale. Molti di essi ignorano perfino il loro nome, perché fin dalle fasce sono stati distinti con soprannomi; molti altri, perché fin dalla tenera età si trovavano di aver abbandonato il tetto paterno, hanno dimenticato anche le fattezze de’ loro genitori» (A. De Blasio, La malavita a Napoli tra Otto e Novecento, Napoli, Priore, 1905, p.161)
Secondo Saviano l’uso dei soprannomi azzera i nomi riconosciuti dalla società civile e segna, con orgoglio prepotente, l’appartenenza camorristica: «Quasi tutti i boss hanno un contronome: è in assoluto il tratto unico, identificatore» (R. Saviano,Gomorra, 2006, p.67) e « il florilegio dei contronomi è infinito» (p. 65).
Va detto che anche nella camorra spesso il soprannome, al pari del cognome, può passare di padre in figlio o può designare più membri di una stessa famiglia. 
In anni recenti l’attribuzione dei soprannomi, anche nei gruppi camorristici, ha risentito delle mode mediatiche e degli stili di vita consumistici: ritroviamo così, accanto a soprannomi dialettali di tipo tradizionale, quelli correlati a altri nomi propri  per presunte somiglianze con divi dello schermo o con personaggi di cui l’attore interprete assume il nome per antonomasia, come nel caso di Kabir Bedi per Sandokan. In altri casi si attribuisce il nome di un eroe dei cartoni animati,  come Pikachu, o di una preferenza alimentare identificata con la marca del prodotto, come Kit kat o Pavesino.  
Proprio questa tipologia di soprannomi di nuova generazione contribuisce a incrementare anglicismi e altri forestierismi accanto ai termini dialettali nel sistema gergale della camorra.
  


Repertorio dei  soprannomi e dei nomi

Si è inteso qui allestire una raccolta diacronica dei soprannomi usati dalla camorra, sommando - in un work in progress- gli spogli di saggi, giornali, testi letterari e teatrali, biografie e documenti. Sono stati elencati anche i nomi e cognomi dei camorristi. Tale raccolta  costituisce una base ampia, che sino ad ora non era disponibile, su cui fondare  uno  studio  linguistico e onomastico delle strutture dei soprannomi  di camorra,  ma anche uno strumento di ricerca per approfondimenti di contesti storico-antropologici. 
Nel repertorio si fornisce la correlazione tra nomi e soprannomi, dove possibile, l’indicazione del testo da cui sono tratti, e eventuali notazioni. Nomi, cognomi e soprannomi dei camorristi sono riportati così come sono trascritti nei testi in ordine alfabetico indipendentemente  dall’articolo o dall’appellativo che li precede (don, donna, ‘onna, siè ecc. ).

Elenco e sigle delle fonti 

R =  Le rappresentazioni della camorra. Lingua, letteratura, teatro, cinema, storia, a cura di P.   Bianchi e P. Sabbatino, Napoli, ESI, 2009.

  
Abbatemaggio Gennaro detto ‘o Cucchierello, R 208, 227, 233, 237, 238, 244, 245
Alfano Ciro, R 37
Alfano Enrico detto Erricone,R46, 208, 236, 237, 239, 240, 241, 242, 244, 245
Angiolillo detto Rusechino, R17-18, 330, 334-35
Aniello,R323, 324, 326, 328
Antonio De Car., R125 
Antonio, R124
Arena Luigi detto Coppola rossa, R 236
Armando ll’Uocchie ‘e sole, R 211, 218

Barra Pasquale detto ‘O Nimale, R254, 255
Barretta Tore, R 235
‘o Barrettaro (Domenico R.), R 120 
‘o Basista (Gennarino, Gennaro Cuocolo),  R 211, 236
Bella Sucietà Rifurmata, R 124
Bellillo, R 286
‘e Bello (Pascale, Pascalino), R 210-11, 235
Bello Guaglione, R 57
Briggeda ‘a Schiavetta, R 219
Brusca Giovanni, R 286

Capaianca, R 286
Cafoncella, R 57
’o Cafone, R 121, 127
Campi Carla, 254
‘a cape ‘e voje (Rusinella), R 123, 151
Capa e coda, R 211
Cap’ ‘e maglio (Saverio), R 318-20, 330
Capo croce (Ciccio Franco), R 318-20, 334, 338-39
Capo o croce (Ciccillo Spigolo), R 57, 316-18, 330
Cappuccio Ciccio, R 203, 208-9 
‘onna Carmela ‘a Mpignatora, R 217
Carrera R. detto il Lucianiello, R 250
Cartuccia, R 254
Casillo Enzo detto ‘O Nirone, R 255 e n., 256n., 257
Catapano Raffaele, R 254
‘o Cecatiello, R 57, 126 
Chiapparello, R 57, 61
‘o Chiattone (Pasquale), R121, 127
Ciccio, R 124 
Cicciobello, R 286-87
Ciccio Franco detto Capo croce, R 318-20, 334, 338-39
Ciro D’Amb. ‘o Pazzariello, R 143
il Cocchiere (Gennaro) R 318-20 
Coppola-Rossa (Gennarino Sbisà), R 211, 216
Coppola rossa (Luigi Arena), R 236
Coracò, R 147
(Don) Costantino, R 144
‘o Craparo, R 235
‘o Cucchierello (Gennaro Abbatemaggio), R 208, 227, 233, 237, 238, 244, 245
Cutinelli Maria (‘a Surrentina), R 236
Cutolo Raffaele ‘o Professore, R 250-57
Crispano, R 126, 140, 142
Gennarino, Gennaro Cuocolo (‘o Basista), R 211, 236
Cuoppo ‘e pepe, R 57

De Crescenzo Salvatore (detto Tore ’e Criscienzo), R 13, 209, 250-252, 257
De Marinis Gennaro ‘o Mandriere, R 237
Domenico R. ‘o Barrettaro, R 120 
Domenico, R 138 
Don Raffaele, R 157 
Donna Peppina, R 155 

Elvira ‘a Frangesa, R 244
Erricone (Enrico Alfano), R 246, 208, 236, 237, 239, 240, 241, 242, 244, 245
Esposito, R 126
Esposito Carmine, R 322-24, 326, 338-41
Esposito Salvatore ‘o Sparatore, R 155

Fasulillo (Ciccillo Murolo), R 324-328, 330-31, 333-34
‘o figlio d’’a munacella (Giovanni G.), R 149
Fornariello, R 57
Francesco S., R 121
‘a Frangesa (Elvira), R 244
Fucci Luigi, R 236

Gennaro il Cocchiere, R 318-20
Gennaro Bar. ‘o Santariello, R 150
(Donna) Giovannina, R 146
(Sì) Gesualda, R 316
Giordano, R 87
Giovanni G. ‘o figlio d’’a munacella, R 149
Giuliano Salvatore, R 257-57 
Guerrisi, R 144

Iacovitti Gennaro, R 237
Ibello Gennaro, R 237
Immaturo Pascale, R 235
La Torre Augusto, R 267
il Lucianiello (Carrera R.), R 250

Luigi Ca., R 137
Lupo mannaro (Pasquale Pece), R 316-17

‘o Malommo, R 253
Maranghiello, R 254
Maranghello Ciro, R 254
Marenza, R 119, 156 
Mastro Donato, R 126, 140
‘o Mandriere (Gennaro De Marinis), R 237
‘a Mmpignatora (‘onna Carmela), R 217
il Mondezzaio (Nicola), R 318-20, 322, 335, 338-39
Montella Angelo, R 322-34
Muchio, R 126
Murolo Ciccillo detto Fasulillo, R 324-328, 330-31, 333-34

Naso ‘e cane, R 139
Naso ‘e pecora, R 139
Nicola il Mondezzaio, R 318-20, 322, 335, 338-39
‘o Nimale (Pasquale Barra ), R 254, 255
‘o Nirone (Enzo Casillo ), R 255 e n., 256n., 257
’Ntunettella ‘a Scartellatella, R 123, 151
‘o Nzisto (Peppino), R 235
’o Nipote d’’o boja, R 121

Papera, R 147
Pascale (Pascalino) ‘e Bello, R 210-11, 235
Pascalone ‘e Nola, R 389
Pasquale ‘o Chiattone, R 121, 127
Pasquale detto ‘o Serra serra, R 154
Pasquale, R 61
Pasquale detto Serra serra , R 154

Pasqualino,R  35
Pasquino, R 242
‘o Pazzariello (Ciro D’Amb.), R 143
Pece  Pasquale detto Lupo mannaro, R 316-17
 (Donna) Peppina,R 137, 163
Peppino ‘o Nzisto, R 235
Perticone, R 146
Pikachu, R 264
Piretti Nicola lo Sciamenco, R 222-23, 227-28, 230, 232, 234, 334, 336
Pisciambocca, R 145
Pisciotta Gaspare, R 256
Pozzo Filomena, R 322-35
‘o Prufessore  (Giovanni Rapi) , R 237, 242, 244, 245
Rapi Giovanni ‘o Prufessore , R 237, 242, 244, 245
Roso, R 144
‘a Rossa, R 218
Rusechino (Angiolillo), R 316-18, 330, 334-35
Rusinella ‘a Cape ‘e voje, R 123, 151
‘o Russo, R 236
‘o Russo (Viscardi), R 243

(Siè) Salvatore, R 154
Sabbatiello ‘o Sturente, R 217
Sacco di fiore, R 57
Salvatore Esp. ‘o Sparatore, R 155
‘o Santariello ( Gennaro Bar.  ),R 150
Santino, R 338-41
Sarciniello, R 141
Scarafone, R 57
‘a Scartellatella (‘Ntunettella), R 123, 151
Sciuleppino, R 153
Sandokan (Francesco Schiavone ), R 265n., 305
‘o Sapunaro, R 235
Saverio cap’ ‘e maglio, R 318-20, 330
Sbisà  Gennarino  detto Coppola-Rossa, R 211, 216
Scemolillo, R 57
Schiaffiere, R 333-34, 338
‘a Schiavetta (Briggeda),  R 219
Schiavone Francesco detto Sandokan, R 265n., 305
Schiavone Walter, R 265
lo Sciamenco (Nicola Piretti) R 222-23, 227-28, 230, 232, 234, 334, 336
Sciascillo, R 211, 218, 235
Scorticelli Francesco detto Contaiuolo, R 205
Serra serra (Pasquale), R 154
Serafino Iommero, R 57
Serafino Jojema, R 57
Serafino, R 57, 60
 ‘o Sparatore (Salvatore Esposito), R 155

Spigolo Ciccillo (Capo o croce), R 57, 316-18, 330
Società dell’Umirtà, R 205
‘o Serra serra (Pasquale), R 154
‘o Sparatore (Salvatore Esp.), R 155
Sperino Teofilo, R 203
Sfùnnolo, R 57
‘o Storto, R 211
‘o Sturente  (Sabbatiello), R 217
Suricillo, R 57
‘a Surrentina (Maria Cutinelli ), R 236

Taccariello (Totonno), R 154, 156
(Don) Teodoro, R 157
Tonio, R 61
Tore ’e Criscienzo (Salvatore De Crescenzo), R 13, 209, 250-252, 257,313
Totonno Taccariello, R 156
Turatello, R 254

Uocchie ‘e sole (Armando),R  211, 218

Viscardi ‘o Russo, R 243
Vitale, R 331-34, 338-41
(Don) Vittorio, R 125

O’ Zuoppo, R 211
Zelluso, R 57

I contronomi di Gomorra

Si offre qui di seguito un elenco dei soprannomi presenti in Gomorra di Roberto Saviano (Milano, Mondadori, 2006), siglata G, raggruppati nelle seguenti tipologie:

1. ipocoristici
2. tratti fisici
3. età dell’uomo
4. animalia
5. espressioni onomatopeiche
6. passioni alimentari e di costume
7. comportamenti e carattere
8. ereditari
9. soprannomi di famiglia
10. personaggi televisivi e cinematografici
11. figure di potere

1. ipocoristici

Antonio Carlo D’Onofrio “Carlucciello ’o mangiavatt” antr. “Carletto il mangiagatti”
 G 66 «E poi Antonio Carlo D’Onofrio “Carlucciello ’o mangiavatt’ ” ossia Carletto il mangiagatti, leggenda vuole che avesse imparato a sparare usando i gatti randagi come bersaglio». 

Francesco Schiavone detto “Cicciariello”
 G 212 «Poi d’improvviso Sandokan lo aggredì e iniziò a strangolarlo, mentre suo cugino, suo omonimo conosciuto come “Cicciariello”, e altri due affiliati Raffaele Diana e Giuseppe Caterino, gli tenevano gambe e braccia».
  
Luigi Giuliano detto “Lovigino”
 G 67 «Luigi Giuliano “’o re”, detto anche Lovigino, contronome gli sussurravano “I love Luigino”. Da qui Lovigino» .

Domenico Russo detto “Mimì dei cani”
 G 66 «Domenico Russo, soprannominato “Mimì dei cani” boss dei Quartieri Spagnoli, chiamato così perché da ragazzino vendeva cuccioli di cane lungo via Toledo».

Carmela Attrice detta “Pupetta”
 G 115 «Carmela Attrice era chiamata Pupetta».

Ugo De Lucia detto “Ugariello”


2. tratti fisici

Pasquale Gallo “’o bellillo” “il carino”
G 66 «Pasquale Gallo di Torre Annunziata dal viso grazioso detto “’o bellillo”».

Costantino Iacomino “capaianca” “testa bianca”
 G 66 «Costantino Iacomino “capaianca” per i capelli bianchi che gli spuntarono prestissimo in testa».

Michele Zagaria “capastorta”  “testa storta”
 G 227 «Michele Zagara, il boss manager di Casapesenna, detto “capastorta” per  l’irregolarità del suo viso».
Vincenzo Benitozzi  “Cicciobello”
 G 67 «Vincenzo Benitozzi con un viso tondo veniva chiamato “Cicciobello”».

Giovanni Birra “’a mazza” antr. “la mazza”
 G 66 «Giovanni Birra “’a mazza” per il corpo secco e lungo».

Rosario Privato detto “mignolino”
 G 66 «Rosario Privato “mignolino”».

Nicola Pianese “’o mussuto” “il baccalà”
G 66 «Nicola Pianese chiamato “’o mussuto” ossia il  baccalà per la sua pelle bianchissima».

Dario De Simone  “’o nano”. “il nano”
G 66 «Dario De Simone “’o nano” il nano».

Francesco Barone “’o russo” “il rosso”
 G 111 «Il 15 gennaio sparano in pieno viso a Carmela Attrice, madre dello scissionista Francesco Barone, “’o russo”».

Gennaro Notturno detto “Saracino”

Ciro Mazzarella  “’o scellone” antr. “uomo dalle scapole sporgenti”
 G 66 «Ciro Mazzarella “’o scellone” dalle scapole visibili».


3. età dell’uomo

Arturo Graziano “guaglione”  “ragazzo”
 G 164 «Il corteo raggiunse la frazione Brosago sfilando davanti all’abitazione di Arturo Graziano, detto “guaglione”».

Antonio Iovine  “’o ninno” “il neonato, il bimbo piccolo”
 G 227 «Antonio Iovine, detto “’o ninno” ossia il poppante, perché raggiunse i vertici del clan ancora ragazzino».

Maria “’a piccerella” “la piccolina, la bambina”
 G 59 «Ma era Maria detta “’a piccerella” che deteneva il potere economico del clan».

Raffaele Amato “’a vicchiarella”  “la vecchietta”
 G 86 «Raffaele Amato “’a vicchiarella”, il responsabile delle piazze spagnole».


4. animalia

Carmine “’o lione”  “il leone”

Nunzio De Falco “’o lupo” “il lupo”
G 261 «Nunzio De Falco ha il suo soprannome stampato in faccia. Ha davvero la faccia del lupo. La foto segnaletica è riempita verticalmente dal viso lungo coperto da una barba rada e ispida come un tappeto d’aghi, e orecchie a punta. Capelli crespi, pelle scura e bocca triangolare. Sembra proprio uno di quei licantropi da iconografia horror».

Pasquale Barra “’o nimale”  “l’animale, la bestia”
 G 146 «Da anni non si vedevano più omicidi con così tanta diligente e sanguinaria volontà simbolica: con la fine del potere di Cutolo e del suo killer Pasquale Barra detto “’o nimale” famoso per  aver ucciso in carcere Francis Turatello, e azzannato il cuore dopo averglielo strappato dal petto con le mani».

Gennaro “’a scigna”  “la scimmia”
G 58 «Gennaro Licciardi “’a scigna”: è stato lui il primo boss che ha determinato la metamorfosi
                                   di Secondigliano. Fisicamente somigliava
                                   davvero a un gorilla o a un orango».

Antonio Ferrara “’o tavano” “la zanzara, il tafano”
G 74 «Antonio Ferrara, detto “’o tavano”».


5. espressioni onomatopeiche

Agostino Tardi detto “picc pocc”
G 66 «Poi ci sono contronomi dovuti a espressioni onomatopeiche intraducibili come Agostino Tardi detto “picc pocc”».

Domenico di Ronza detto “scipp scipp”
 G 67 «Domenico di Ronza “scipp scipp”».

Famiglia Aversano detta “zig zag”
G 67 «Gli Aversano detti “zig zag”».

Raffaele Giuliano detto “’o zuì”
G 67 «Raffaele Giuliano “’o zuì”».

Antonio Bifone detto “zuzù”
G 67 «Antonio Bifone “zuzù”».


6. passioni alimentari e di costume

Tonino detto “Kit Kat”
G 118 «Si chiamava Tonino Kit Kat, perché divorava quintali di snack».

Antonio Di Vicino detto “lemon”
G 67 «Gli è bastato ordinare spesso la stessa bevanda e Antonio Di Vicino è divenuto “lemon”».

Paolo Di Lauro “Ciruzzo ’o milionario” antr. “Ciruzzo il milionario”
 G 65 «Paolo Di Lauro è stato ribattezzato “Ciruzzo ’o milionario” dal boss Luigi Giuliano che lo vide una sera presentarsi al tavolo da poker mentre lasciava cadere dalle tasche decine di biglietti da centomila lire. Giuliano esclamò: «e chi è venuto, Ciruzzo ’o milionario?». Un nome uscito in una serata brilla, un attimo, una trovata giusta».

Antonio Di Biasi detto “pavesino”
G 66 «Antonio Di Biasi, soprannominato “pavesino” perché quando usciva a fare operazioni militari si portava sempre dietro i biscotti pavesini da sgranocchiare».

Nicola Luongo “’o wrangler”  “il wrangler”
 G 66 «Ci sono soprannomi dovuti alle passioni dei singoli camorristi come Nicola Luongo, detto “’o wrangler”, un affiliato fissato con i fuoristrada Wrangler, divenuti veri e propri modelli prediletti dagli uomini del Sistema».


7. comportamenti e carattere

Francesco Bidognetti detto “Cicciotto di Mezzanotte”
 G 67 «Il boss Francesco Bidognetti è conosciuto come “Cicciotto di Mezzanotte”, un contronome nato dal fatto che chiunque si fosse frapposto tra lui e un suo affare avrebbe visto calare su di sé la mezzanotte anche all’alba».

Gennaro Lauro “’o diciassette”  “il diciassette”
 G 67 «Gennaro Lauro, forse per il numero civico dove abitava, detto “’o diciassette”».
  
Gennaro Di Chiara “file scupierto” “filo scoperto”
 G 66 «Gennaro Di Chiara che scattava violentemente ogni qual volta qualcuno gli toccava il viso era detto “file scupierto”, filo scoperto».

Vincenzo De Falco “’o fuggiasco”  “il fuggiasco”
 G 213 «Nel 1990 ci furono diverse riunioni dei dirigenti casalesi. A una fu invitato anche Vincenzo De Falco, soprannominato “’o fuggiasco”».

Ciro Monteriso “’o mago” antr. “il mago”
 G 66 «Ciro Monteriso “’o mago” per chissà quale ragione».

Antonio Spavone “’o malommo” “l’uomo cattivo, feroce”

Carmine Alfieri “’o ntufato”  “l’arrabbiato”
 G 65 «Carmine Alfieri “’o ntufato”, l’arrabbiato, il boss della Nuova Famiglia, venne chiamato così per il ghigno di insoddisfazione e rabbia sempre presente sul suo viso».

Vincenzo Mazzarella  “’o pazzo”  “il pazzo”

Carmine Di Girolamo “’o sbirro”  “il poliziotto”
 G 66 «E poi Carmine Di Girolamo detto “’o sbirro” per la capacità di coinvolgere nelle sue operazioni poliziotti e carabinieri».

Nando Emolo “’o schizzato” “nevrastenico, squilibrato”
G 74 «Nando Emolo, detto “’o schizzato”».

Antonio Di Fraia detto “’u urpachiello” “il frustino”
 G 66 «Antonio Di Fraia detto “’u urpachiello” un termine che sta per frustino, di quelli ricavati essiccando il pene dell’asino».


8. ereditari

Marino Fabbrocino “’o graunar” “ il carbonaio”
G 66 «Mario Fabbrocino detto “’o graunar”, il carbonaio: i suoi avi vendevano il carbone e tanto era bastato per definire il boss che aveva ncolonizzato l’Argentina con i capitali della camorra vesuviana».
  
Vincenzo Esposito detto “il principino”
 G  60 «Vincenzo Esposito lo chiamavano “il principino” per il suo essere nipote dei sovrani di Secondigliano».

Giovanni Aprea “punt ’e curtiello” “punta di coltello”
G 67 «Giovanni Aprea “punt ’e curtiello” perché il nonno, nel 1974, partecipò al film di Pasquale Squitieri I guappi, interpretando il ruolo del vecchio camorrista che allenava i “guaglioni” a tirare di coltello».


 9. soprannomi di famiglia

Famiglia La Monica “Gli anielli”
 G148 «Aniello La Monica era il patriarca della famiglia, per anni nel quartiere hanno chiamato i La Monica gli “anielli”».

Famiglia Lo Russo “I capitoni”
G 66 «I Lo Russo definiti “i capitoni”».


Famiglia Mallardo “I Carlantoni”
G 66 «I Mallardo i “Carlantoni”».

Clan dei “Chiuovi” “Chiodi”
 G 283 «Antonio Bardellino aveva da ragazzo preso il posto del padre divenendo il leader assoluto del clan dei “Chiuovi”, come li chiamavano a Mondragone».

Famiglia Belforte “I Mazzacane”
 G 66 «I Belforte i “Mazzacane”».

Famiglia De Simone detta “quaglia quaglia”
G 67 «La famiglia De Simone detta “quaglia quaglia”».

Famiglia Piccolo  “I Quaqquaroni”
 G 66 «I Piccolo i “Quaqquaroni”, vecchi nomi dei ceppi di famiglia».

Famiglia Gionta “I valentini”
  G148 «I Gionta di Torre Annunziata venivano chiamati i “valentini” dal boss ValentinoGionta».


10. personaggi televisivi e cinematografici


Pietro Esposito “Kojak”- perché calvo come l’attore dell’omonimo telefilm

Gennaro e Gaetano Marino detti “I Mckay”
 G 80 «Gennaro e suo fratello Gaetano sono detti i  Mckay. Tutto è dovuto alla somiglianza che il padre aveva con lo sceriffo Zeb Mckay del telefilm Alla conquista del West». 

Vincenza Di Domenico detta “Nikita”
G 274 «Una donna dei Quartieri Spagnoli, Vincenza Di Domenico, per un breve periodo collaboratrice di giustizia, aveva un soprannome eloquente, Nikita, come l’eroina killer del film di Luc Besson».

Pikachu – dal personaggio dei Pokemon, i cartoni animati giapponesi
G 115 «Il ragazzino si presentò con il soprannome. Gli veniva dai Pokemon, i cartoni animati giapponesi. Il ragazzino era biondo e chiatto, quanto bastava per ribattezzarlo Pikachu».

Giuseppe Mancone detto “Rambo”
G 305 «Dopo il pentimento di Augusto, il nuovo boss Luigi Frugnoli sempre fedelissimo dei La Torre iniziò ad avere problemi con alcuni affiliati come Giuseppe Mancone detto “Rambo”. Vaga somiglianza con Stallone, corpo pompato in palestra, stava mettendo su una piazza di spaccio che in breve l’avrebbe portato a essere un riferimento importante, e di lì a poco poteva scalciare i vecchi boss ormai con un carisma in frantumi dopo il  pentimento».

Francesco Schiavone detto “Sandokan”
G 67 «Ci sono invece contronomi calibrati che possono fare la fortuna o sfortuna mediatica di un boss come quello celebre di Francesco Schiavone detto Sandokan, un contronome feroce scelto per la sua somiglianza con Kabir Bedi, l’attore che interpretò l’eroe salgariano».

 Giuseppe Gala detto “showman”
G 61 «Giuseppe Gala detto “showman” era diventato uno dei più apprezzati e richiesti agenti nel business alimentare».

Ferdinando Bizzarro detto “zio Fester”
 G 88 «Uno dei primi obiettivi fu Ferdinando Bizzarro, “zio Fester” come il personaggio calvo, basso e viscido della Famiglia Addams».

Pasquale Tavoletta detto “Zorro”
G 67 «Pasquale Tavoletta detto Zorro per la sua somiglianza, a sua volta, con l’attore del telefilm televisivo».


11.  figure di potere

Luigi Vollaro “’o califfo” antr. “il califfo” –  titolo del capo supremo  dell’Islam.
 C 281 «Mentre Luigi Vollaro, detto “’o califfo”,   possedeva una tela del suo prediletto Botticelli».

Vincenzo Carobene detto “Gheddafi”
G 67 «Vincenzo Carobene detto “Gheddafi” per la sua straordinaria somiglianza con il figlio del generale libico».

Pietro Licciardi detto “l’imperatore romano”
C 59 «Pietro Licciardi aveva un profilo da manager, ed era chiamato dagli imprenditori suoi alleati  “l’imperatore romano” per il suo atteggiamento autoritario e tracotante nel credere l’intero globo un’estensione di Secondigliano».

Mario Schiavone detto “Menelik”
 G 67 «Mario Schiavone chiamato “Menelik” come il famoso imperatore etiope che si oppose alle truppe italiane».

Francesco Verde “’o negus” antr. “il negus”
G 67 «Francesco Verde alias “’o negus” come l’imperatore di Etiopia per la sua ieraticità e per il suo essere boss da lungo tempo».

Luigi Giuliano “’o re” antr. “il re”
G 67 «Luigi Giuliano “’o re”, detto anche Lovigino, contronome ispirato dalle sue amanti americane che nell’intimità gli sussurravano “I love Luigino”. Da qui Lovigino.»

Raffaele Barbato detto “Rockefeller”
G 288 «Ma la potenza internazionale partita da Mondragone era personificata anche da Rockefeller. Lo chiamano così in paese per l’evidente talento negli affari e per la mole di  liquidità che possiede. Rockefeller è Raffaele Barbato, sessantadue anni, nato a  Mondragone».

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