martedì 31 dicembre 2013

Camorra, arrestati i boss Piscitelli e Fabbrocino

Caserta. I carabinieri hanno arrestato il ras della droga Raffaele Piscitelli, detto “’O Cervinese”, affiliato al clan Carfora, attivo a Maddaloni e comuni limitrofi.

La sua latitanza è durata nove mesi. Per catturarlo sono stati impiegati circa 50 carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e personale del settimo nucleo elicotteri di Pontecagnano. L’uomo è stato trovato in un casolare abbandonato in località Casanova sulla montagna di Durazzano, nella provincia di Benevento. Nei suoi confronti pendevano tre provvedimenti per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. L'elicottero che lo ha individuato era dotato di telecamera ad infrarossi. È stato grazie agli infrared che i militari sono riusciti ad afferrarlo dopo una breve fuga nella boscaglia circostante, scattata dopo l'irruzione dei militari. 

Piscitelli era sfuggito all'arresto più volte, anche di recente: il 15 aprile scorso, durante un'operazione dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e tre giorni dopo, in un blitz dei militari dell'Arma di Castello di Cisterna (Napoli). Durante i nove mesi di latitanza, è stato protetto da una rete di fiancheggiatori che gli hanno consentito di eludere i controlli delle forze dell'ordine, fino a stamattina. La sua organizzazione, secondo le stime dei carabinieri, è in grado di trasferire dalla Spagna, 4 chili di cocaina e 150 chili di hashish ogni 15 giorni. Stupefacente che inondava le piazze di spaccio del Napoletano e del Casertano.

A Napoli, invece, i carabinieri del comando provinciale hanno rintracciato e arrestato, nella stazione ferroviaria centrale, Giovanni Fabbrocino, figlio del boss Mario Fabbrocino, quest’ultimo attualmente detenuto e ritenuto a capo dell’omonimo clan attivo dell’area vesuviana. Sul figlio del boss pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per estorsione aggravata da finalità mafiose, emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea. Secondo gli inquirenti, Giovanni Fabbrocino avrebbe messo a segno un’estorsione e non è riuscito a compierne un’altra sempre nei confronti dei titolari di un’impresa di trasporti di San Gennaro Vesuviano.
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Camorra: arrestato il boss Marino, tra i 100 latitanti più pericolosi

Arrestato a Castel Volturno mentre passava le feste di Natale in casa con la famiglia. Il boss Angelo Marino, 41 anni, ritenuto il reggente dell’omonimo clan, è stato preso dagli agenti della sezione “catturandi” della Squadra Mobile di Napoli. Latitante dal giugno scorso, Marino era ricercato per associazione a delinquere e per due omicidi legati alla prima faida di Scampia. I poliziotti hanno fatto irruzione nella villetta intorno alle 5 e 30 del mattino, mentre in casa erano presenti anche la moglie e i figli del boss, il quale non ha opposto resistenza all’arresto. Marino era nella lista dei 100 latitanti più pericolosi stilata dalla Questura di Napoli.

LA FAIDA – Marino faceva parte della fazione degli “scissionisti” del clan Di Lauro, ai tempi della prima faida che insanguinò le strade di Napoli Nord nel 2004, vicino ai gruppi Amato, Pagano, Notturno e Abbinante. Durante la seconda faida del 2012, si è avvicinato al gruppo dei Leonardi-Vanella-Di Lauro, i cosiddetti “girati”.

IL COMMENTO DI ALFANO – «Grazie al lavoro straordinario delle Forze dell'ordine e della Magistratura, oggi la Squadra Stato ha inferto un altro colpo alla criminalità organizzata, con l'arresto del latitante Angelo Marino, inserito nell'elenco dei cento latitanti più pericolosi e ritenuto responsabile del duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, che diede inizio alla faida di Scampia. E' un'operazione importante, che rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, rendendo più sicuro il nostro territorio». Così ha commentato il vice premier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che oggi al Viminale ha incontrato il capo della polizia, Alessandro Pansa, per complimentarsi della brillante operazione, eseguita dal Servizio centrale operativo e dalle squadre mobili di Napoli e Caserta, e che ha portato all'arresto di Marino, ritenuto a capo dell'omonimo clan camorristico.

venerdì 20 dicembre 2013

Napoli, il martirio di Gelsomina: l'angelo dei detenuti che si fidò del suo Giuda

di Leandro Del Gaudio

Era da poco uscito dal carcere, si rivolse a una ragazza che faceva volontariato, alla 22enne Gelsomina Verde, chiedendole un aiuto per poter sbarcare il lunario. Lei, giovane e bella, non si sottrasse, forte del senso di fiducia che aveva nei confronti delle persone più deboli, specie verso gli ex tossicodipendenti o gli ex detenuti. E fu così che cadde in trappola.

La notte tra il 20 e il 21 novembre del 2004, Pietro Esposito, detto Pierino kojac, attirò in trappola la ragazza. Era una domenica notte, chiese un appuntamento, si limitò a fare da esca, da tramite con i killer.

Come andarono a finire le cose, lo raccontano le pagine del processo che condannano all'ergastolo Ugo De Lucia, come esecutore del delitto della povera Mina. Pietro Esposito si limitò a portare De Lucia (ma anche altri soggetti mai condannati), il famigerato Ugariello 'o mostro, nel punto definito per l'appuntamento.

Il resto è cronaca di un martirio. La ragazza fu interrogata, uccisa e carbonizzata. I killer del clan Di Lauro volevano sapere da lei l'indirizzo del covo dei fratelli Notturno, passati dalla parte degli scissionisti, una guerra in cui la giovane Mina - bella e dedita al volontariato - era del tutto estranea.

Pochi giorni dopo, Pietro Esposito fu arrestato e decise di pentirsi: sì, sono stato io a organizzare la trappola, ma non sapevo quale fossero le intenzioni di De Lucia. Fu condannato a sette anni di cella al termine delle indagini del pm Giovanni Corona.

Pescara, non rientra dopo permesso: evade il killer di Gelsomina Verde

Napoli. Mentre in tutta Italia sono in atto le ricerche del serial killer Bartolomeo Gagliano, evaso a Genova martedì mattina durante un permesso, si verifica un caso analogo a Pescara.

Il napoletano Pietro Esposito, 47 anni, pentito di camorra, non è rientrato nel penitenziario, sempre dopo la concessione di un permesso premio. Doveva restare recluso fino al giugno 2014 per una condanna inflittagli proprio in seguito a una precedente evasione.

Esponente del clan De Lucia, Esposito è accusato di due omicidi, tra cui quello di Gelsomina Verde, giovane di 23 torturata e uccisa nel 2004, nell’ambito della faida di Scampia. Per quel delitto ha già scontato sei anni di reclusione. Il 14 dicembre scorso, il giudice di sorveglianza di Pescara, Maria Rosaria Parruti, gli aveva concesso un permesso premio di otto ore, da cui non è più rientrato.

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giovedì 19 dicembre 2013

Riciclaggio, assolto l'ex capo della mobile Pisani

Napoli. Assolto da tutte le accuse l'ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani nel processo sul riciclaggio nei locali del lungomare.

Pisani è stato assolto "perché il fatto non sussiste". La sentenza è stata emessa dalla settima sezione del Tribunale di Napoli presieduta da Rosa Romano. Secondo i pubblici ministeri del processo, Enrica Parascandolo e Sergio Amato, Pisani avrebbe informato un imprenditore nel settore della ristorazione, suo amico, di indagini in corso sul suo conto. Nella requisitoria i pm avevano chiesto quattro anni. Pisani, dopo aver subito il divieto di dimora a Napoli, attualmente è a Roma, nell'ufficio immigrazione del Viminale.

Undici le assoluzioni, sei le condanne. Condannato a 9 anni per riciclaggio, ma con esclusione della finalità mafiosa, l'imprenditore Bruno Potenza, sei anni al fratello Salvatore. A 5 anni, sempre con esclusione dell'aggravante della finalità mafiosa è stato condannato l'imprenditore Marco Iorio, 4 anni ciascuno i fratelli Massimiliano e Carmine.

Assolti tutti gli altri, fra i quali i commercialisti Antonello Carpentieri, Sandra De Caro e Maddalena Planquell.

Pisani non ha voluto commentare la sentenza di assoluzione dal processo, allontanandosi dall'aula subito dopo la lettura del dispositivo. "Era un processo che per noi, almeno per quanto riguarda la posizione di Pisani, poteva anche non essere celebrato. - ha dichiarato l'avvocato Salvatore Nugnes che con il collega Giovanni Cerino assiste il dirigente di polizia - Pisani doveva essere prosciolto all'esito delle indagini. In ogni caso è un momento di grande soddisfazione".

I ristoranti dei fratelli Iorio, riteneva l'accusa, servivano in realtà a riciclare denaro di provenienza illecita (ma anche il calciatore Fabio Cannavaro, sentito come teste, aveva investito in quei locali). Pisani, sempre secondo la Procura, lo sapeva e lasciava correre perché amico degli Iorio, e addirittura rivelò all'amico Marco il contenuto dell'inchiesta da poco avviata. Per tutti gli imputati i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo aveva chiesto condanne severe: in particolare 13 anni per Marco Iorio, 18 per Bruno Potenza, quattro per Pisani.

I giudici hanno invece dato ragione al collegio difensivo, che aveva insistito sull'estraneità del dirigente della polizia ai fatti contestati, ipotizzando altri possibili scenari per la fuga di notizie e sottolineando la correttezza dell'investigatore che ha messo a segno alcuni importantissimi colpi alla criminalità organizzata.

Proprio Pisani, tra l'altro, è stato tra gli artefici della cattura di Michele Zagaria, il boss del clan dei casalesi arrestato a Casapesenna il 7 dicembre del 2011.

Il Natale è anti-camorra: presentato il «pacco» con i prodotti delle terre confiscate ai clan

di Maria Teresa Rossi
CASERTA - Presentata questa mattina in aula consiliare della Provincia di Caserta l'iniziativa «Facciamo un pacco alla camorra». Molti i rappresentanti presenti delle istituzioni prefettura, questura e confindustria, dei carabinieri e polizia, assenti invece tutti i sindaci della provincia eccetto il sindaco di Casagiove.

Due i formati previsti per il pacco natalizio composto di prodotti lavorati sulle terre confiscate alla criminalità organizzata, uno è «impegno» e uno «responsabile» per tasche diverse, entrambi però simbolici pensati per dire con un gesto che combattere per il proprio territorio, l'ambiente e la legalità può passare anche attraverso un dono natalizio. Promossa da Nco; Comitato Don Peppe Diana e Libera.

L'assemblea di ieri non ha visto parole di circostanza al contrario hanno contribuito con le loro riflessioni Raffaello Magi, Peppe Pagano, Valerio Taglione, Gianni Solina, Gianni Zara e il presidente della provincia di Caserta Domenico Zinzi a rilevare le criticità e le prospettive di una guerra che ha visto delle battaglie vinte, ma non può dirsi conclusa.

martedì 17 dicembre 2013

Camorra e appalti, arrestati 10 prestanome dell’imprenditore Grillo

Caserta. Dieci persone arrestate dai carabinieri per intestazione fittizia di beni e società, aggravata dall’aver agevolato la camorra, per conto dell’imprenditore Angelo Grillo, 63 anni, di Marcianise, operante nel settore delle pulizie.

Quest’ultimo si trova in carcere dallo scorso 7 novembre nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Asl Caserta, con l’accusa di concorso esterno al clan dei Belforte, in cui furono tratti in arresto il consigliere regionale Angelo Polverino, l’ex sindaco di Caserta Giuseppe Gasparin, il direttore generale dell'ospedale di Caserta Francesco Bottino,  Lazzaro Luce, imprenditore originario di Santa Maria a Vico e residente a Nola, ex presidente della squadra di calcio del Gladiator di Santa Maria Capua Vetere, ora patron del Savoia, i figli di Grillo, Roberto e Giuseppe, e il nipote Giuseppe, Pasquale De Feudis, e ancora Antonio Pascarella, Antonio Rinaldi, Ranieri Fiore.

Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, si sono sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti, oltre che riscontri di natura documentale ed approfonditi accertamenti patrimoniali. Gli indagati risultano intestatari di beni mobili e immobili, di società e di conti correnti bancari individuati in diverse zone del territorio nazionale (Caserta, Roma, Livorno, Sassari) e in Lussemburgo, per un valore stimato di circa 30 milioni di euro, tutti sottoposti a provvedimento di sequestro preventivo. Le società sequestrate sono attive in tutto il territorio nazionale e operano sia nel settore della raccolta dei rifiuti che in quello della vigilanza a seguito di aggiudicazione di appalti. Grillo è titolare di società anche in Svizzera e Kenia.

Gli arrestati. Angelo Grillo (già detenuto); Rosa Baffone, 21 anni, moglie di Roberto Grillo (già detenuto); Antonietta De Simone, 43 anni, che risulta fittiziamente intestataria della società Fare l’Ambiente e della società Serful, ma realmente svolge lavori di pulizia; Domenico Di Carluccio, 48 anni, di Marcianise, che risulta fittiziamente proprietario di un istituto di vigilanza “Silpres Vigilanza Srl” con sede a Livorno ma in realtà svolge la mansione di parcheggiatore all’interno del BigMaxiCinema di Marcianise; Carlo Chiaiese, 48 anni, residente a Cecina, che risulta fittiziamente intestatario della società di vigilanza “Fedelpol Srl” con sede a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno; Andrea Mastroianni, classe 57 anni, di Piana di Monteverna, che risulta fittiziamente intestatario, insieme a Patrizia Marra, 47 anni, di Bellona, anche lei arrestata, della società “Ecosystem 2000 srl” con sede a Caserta, ma in realtà i due sono degli operai addetti alle pulizie; Maria Coronella, 40 anni, di San Prisco, che risulta fittiziamente intestataria della società “Faunus Sas”, con sede a Capua, con sede legale allo stesso indirizzo di cui alla società “Cesap” ricondotta ad Angelo Grillo; Anna Lauritano, 47 anni, residente a Santa Maria Capua Vetere, convivente di Angelo Grillo e fittiziamente intestataria della società “Tutto Campania Srl”; Maria Vincenza Golino, 47 anni, di Marcianise, operaia del settore delle pulizie ma fittiziamente intestataria con la Lauritano della “Tutto Campania”.

Caserta, clan e rifiuti: tutti i nomi degli arrestati
Ecco i nomi dei destinatari dei provvedimenti eseguiti dai carabinieri del Comando Provinciale di Caserta
GRILLO Angelo, classe 1950, ( già detenuto), nella foto.

BAFFONE Rosa classe 1992, di Marcianise e moglie di Grillo Roberto, già detenuto.

DE SIMONE Antonietta classe 1970, di Marcianise. La donna risulta fittiziamente intestataria della Società Fare l'Ambiente e della società Serful, ma realmente svolge lavori di pulizia;

DI CARLUCCIO Domenico classe 1965, di Marcianise, risulta fittiziamente proprietario di un Istituto di Vigilanza Silpres Vigilanza S.r.l. con sede in Livorno. L’uomo in realtà svolge la mansione di parcheggiatore all’interno del Big Maxi Cinema di Marcianise;

CHIAIESE Carlo, classe 1965, residente a Cecina, risulta fittiziamente intestatario della Società di Vigilanza Fedelpol S.r.l. con sede in Rosignano Marittimo, Livorno;

MASTROIANNI Andrea classe 1956, di Piana di Monteverna, risulta fittiziamente intestatario unitamente a MARRA Patrizia, classe 1966, della Società Ecosystem 2000 srl con sede in Caserta, ma in realtà i due sono degli operai addetti alle pulizie;

MARRA Patrizia classe 1966, di Bellona;

CORONELLA Maria classe 1973, di S. Prisco, risulta fittiziamente intestataria della società Faunus SaS con sede in Capua, con sede legale allo stesso indirizzo della Società Cesap ricondotta a Angelo Grillo;

LAURITANO Anna classe 1966 e residente a Santa Maria Capua Vetere è la convivente di Grillo Angelo, nonché fittiziamente intestataria della società Tutto Campania Srl;

GOLINO Maria Vincenza nata Marcianise nel 1966, operaia del settore delle pulizie ma fittiziamente intestataria con la Lauritano Anna di alcuni beni.

Casalesi, società di raccolta rifiuti intestata agli addetti alle pulizie

Tra i destinatari dei provvedimenti notificati oggi dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta (dieci arresti ai domiciliari, uno notificato in carcere all'imprenditore Grillo, e sequestri di beni per 30 milioni di euro in Italia e all'estero) figurano anche Rosa Baffone, moglie di un figlio di Angelo Grillo, e la stessa convivente dell'imprenditore, Anna Lauritano, 47 anni.

Ci sono anche addetti alle pulizie, come Andrea Mastroianni, di 57 anni, e Patrizia Marra, di 47 anni, a cui Grillo ha intestato le quote dell' «Ecosystem 2000», azienda che, insieme alla società «Fare l'Ambiente», negli ultimi due anni hanno gestito la raccolta dei rifiuti in numerosi comuni del Casertano.

La società «Fare l'Ambiente», invece, fu intestata da Grillo a Antonietta De Simone, di 43 anni: anche lei è una semplice addetta alle pulizie. Fino alla metà dello scorso mese di novembre «Fare l'Ambiente» ha lavorato in sette comuni del Casertano (tra cui figurano anche Vairano Patenora, Galluccio, Santa Maria a Vico) che hanno poi rescisso il contratto dopo il blitz del 7 novembre scorso che ha portato in carcere, tra gli altri, il consigliere regionale Angelo Polverino, l'imprenditore Grillo e i suoi figli. 

L'Ecosystem 2000 è stata coinvolta anche in un'altra inchiesta della Dda di Napoli, nell'aprile del 2012: in quel momento aveva diversi appalti in alcuni comuni del Casertano. Dopo pochi mesi dall'inchiesta ci fu una cessione di ramo d'azienda e nacque «Fare l'Ambiente», con sede legale in provincia di Roma, che ha ereditato i contratti d'appalto di «Ecosystem 2000», riuscendo a farsene assegnare anche altri.

lunedì 16 dicembre 2013

Napoli, pizzo ai commercianti con Stelle di Natale

Napoli. Ai commercianti napoletani il clan imponeva anche questo: l'acquisto di una pianta Stella di Natale al costo di ben 100 euro.

Ordinanze di custodia cautelare per quattro persone ritenute vicine al clan Mazzarella. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno consentito di accertare l'esistenza di un'articolazione della famiglia camorristica dei Mazzarella, radicata in piazza Mercato, a Napoli.

Tra le attività estorsive, anche l'imposizione ai titolari di piante a costi nettamente maggiori rispetto a quelli di mercato visto che una "Stella di natale" costa pochi euro. Nucleo centrale delle indagini, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come Giuseppe Persico - pentito e già reggente di piazza Mercato - e Francesco Giannino, anche loro arrestati insieme ad Alfonso Criscuolo e Domenico Di Perna. Le ordinanze sono state eseguite dai militari della Guardia di Finanza gruppo di Fiumicino.

Il New York Times racconta Napoli, de Magistris: «Torna il trend positivo»

NAPOLI - «La stampa internazionale racconta Napoli, una Napoli seducente, una città piena di fascino. Siamo contenti che da alcuni mesi c'è un onda piena di turisti nella nostra città, un trend positivo che vogliamo mantenere con il massimo di energie organizzative possibili».



Commenta così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, l'articolo apparso sabato scorso sul New York Times nel quale la giornalista Rachel Donadio elogia la città e le sue tradizioni storico culturali. «Napoli è una città bella, complessa straordinaria, da vivere e da visitare», aggiunge il sindaco.

Interrotto un summit di camorra a Soccavo: sei arresti

(Ansa) I carabinieri hanno interrotto un summit nel quartiere Soccavo a Napoli arrestando 6 persone, a vario titolo legate alla criminalità organizzata, e sequestrando una pistola, giubotti antiproiettile ed un 'rendicontò sulle piazze di spaccio.

Il blitz è stato effettuato dai militari della Compagnia di Bagnoli nelle palazzine di edilizia popolare in via Bottazzi, zona dove il controllo degli affari illeciti è esercitato dal clan camorristico dei Grimaldi. Sono stati arrestati Filippo Tommaselli, di 27 anni, figlio del 51enne Carlo, detto 'Carluccellò, quest'ultimo ricercato per associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di droga ed estorsione e ritenuto ai vertici della criminalità operante tra i quartieri di Soccavo e Pianura. Insieme con Tommaselli sono stati arrestati Salvatore Basile, di 22 anni, già noto alle forze dell'ordine per droga e reati contro il patrimonio, Antonio Megali, di 29, anch'egli già noto alle forze dell'ordine per violazione della legge sulle armi, Giovanni Piccirillo, di 26 anni, con precedenti per reati di droga, Lucio Paracolli, 56enne, Vincenzo Paracolli, 23enne, già noto per reati contro la persona.

Nel corso di controlli e investigazioni nella zona, che da febbraio hanno già portato al sequestro di 7 pistole, 250 munizioni di vario calibro e di circa 6 chilogrammi di stupefacenti, i militari hanno notato movimenti sospetti in via Bottazzi e, dopo aver preventivamente circondato la zona, hanno fatto irruzione in un appartamento, nel quale hanno trovato rendiconti con nomi e importi di denaro (una sorta di contabilità dello spaccio di droga sulla zona), una pistola calibro 357 Magnum carica e con matricola cancellata (pronta all'uso e a portata di mano su un mobiletto), due giubbetti antiproiettile (in un armadio).

Gli arrestati sono stati portati nel carcere di Poggioreale.

domenica 15 dicembre 2013

Napoli. «'O pere e 'o musso», quel «finger food» dipinto anche dal Vasari

di Gennaro Di Biase

Nossignore, il moderno non è mai davvero moderno. Lo street food e il finger food non sono un'invenzione esclusiva degli attualissimi locali londinesi o statunitensi. E gli effetti speciali in 3d non ci sono solo in Matrix o film simili. Alla Pignasecca, nel centro di Napoli, 'o pere e 'o musso, fatto di trippa, piede e muso di maiale, è un cibo fresco, leggero, di sostanza: vanta proprio le caratteristiche tanto invocate dalla nouvelle cousine nel mondo. E quanto al 3d, il pittore Giorgio Vasari lo dipingeva già sul soffitto, come si ammira nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, a Monteoliveto. Solo che in pochi lo sanno. Purtroppo. 

Chiarire questi due punti di modernità "napulegna" è lo scopo dell'evento "'o per' e o' muss' mob". Una passeggiata cui hanno preso parte tanti napoletani. Molti di loro, nemmeno lo sapevano che il capolavoro del Vasari era a Monteoliveto. Né sapevano che, nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, Torquato Tasso ci scrisse La Gerusalemme Liberata. "Non lo sapevo - dice una signora sorridente -. Ringrazio chi mi ha dato la possibilità di conoscere questo affresco e questa chiesa. Ora lo studierò". "Noi napoletani abbiamo tanti tesori e li sprechiamo", dice il marito che le passeggia accanto in Pignasecca. E come loro, il Vasari è ignorato anche da molti turisti, dato che le guide passano davanti alla chiesa senza rallentare. "Uno dei pochi esempi di Rinascimento rimasti a Napoli", osserva il giornalista Pietro Treccagnoli, che ha promosso l'evento. A Firenze i turisti pagherebbero oro per vederlo? "Abbiamo tesori incredibili e non li valorizziamo. Tanti capolavori segreti e ignorati. Non si tratta tanto dell'incasso del singolo posto, l'ingresso gratuito va bene. Il vero incasso mancato sta nell'indotto che c'è attorno, nel bar vicino che vende il caffé, nell'agenzia turistica che prende le prenotazioni. Il turismo è questo".


Dalla pittura al maiale. E' più buono 'o pere o 'o musso? Ognuno ha i suoi gusti. "Tutti e due", dice qualcuno. Il comico Francesco Paolantini dice di aver partecipato all'evento perché per lui "la cultura è anche gastronomia". "La trippa cruda non ingrassa - ci tiene a specificare chi la vende, in Pignasecca -. L'importante è che ci siano sale e limone". E importante, forse, è anche pensare che il finger food è, da tempo, anche partenopeo.

Giugliano. Condanna per racket e droga

GIUGLIANO. Undici persone condannate, ad un totale di 55 anni, per estorsione aggravata, racket, armi e droga. Tra loro il giuglianese Roberto Mallardo , condannato a quattro anni di carcere. Il sodalizio criminale , che operava in sinergia con i clan a confine tra le provincie di Napoli e Caserta, è stato sgominato dalle dichiarazioni del pentito Salvatore Laiso. L'ex componente del gruppo ha illustrato agli inquirenti come erano imposti sia il pizzo ai commercianti e ristoratori della zona, sia l'imposizione dell'acquisto di gadget, di solito realizzati per le feste di Natale, ad un prezzo maggiorato. I rincari sui calendari, penne, accendini e amennicoli vari arrivavano al 150% del prezzo del prodotto acquistato alla fonte. Gli imprenditori coinvolti erano stati costretti ad acquistare a 2 euro penne dal costo di cinquanta centesimi e così via, metodo che aveva fruttato all'organizzazi0ne ricavi tra i 15o e 200 mila euro. I più tartassati i ristoratori del casertano a cui venivano imposti , non solo i cantanti neomelodici gestiti dai clan, ma anche cospicue richieste estorsive mascherate dall'acquisto di biglietti per eventi e spettacoli. I malcapitati dovevano vendere interi blocchetti da 50-60 euro a biglietto per evento, ed ogni carnet conteneva fino a 90 ticket ciascuno, pur sapendo che non piazzandoli avrebbero dovuto comunque pagare l'intero importo.

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Agguato a Forcella: ucciso un uomo tra la folla

Massimo Castellano è stato ammazzato in via Giudecca Vecchia. Secondo gli inquirenti, la vittima era vicina al clan Mazzarella.

Un pregiudicato di 43 anni, Massimo Castellano, è stato ucciso intorno alle 19.45 in un agguato in via Giudecca Vecchia, nel quartiere di Forcella, a Napoli. Secondo i primi accertamenti, l'uomo è stato raggiunto da diversi colpi d'arma da fuoco. Nonostante l'omicidio sia avvenuto in una strada molto affollata, vicino alla pizzeria “E figliole”, nessuno è stato in grado di fornire informazioni utili agli agenti. L’uomo abitava a pochi passi da dove è stato ucciso, a via Santa Maria Antesaecula. Secondo gli inquirenti, era vicino al clan Mazzarella.

FAMILIARI DISPERATI – Non si sa se l'assassino (o gli assassini) sia giunto a piedi o in sella ad uno scooter. Né si esclude che la vittima abbia tentato la fuga. Nel quartiere sono giunte numerose pattuglie della polizia. Sul posto anche alcuni familiari della vittima, in preda alla disperazione.


giovedì 12 dicembre 2013

I soprannomi dei camorristi

di Patricia Bianchi   
Il nome proprio, già nelle antiche nelle culture mediterranee, identifica le persone; successivamente, e in particolare in epoca romana, per distinguere meglio una persona,  per indicare una specifica persona, si  aggiunto un secondo nome al nome proprio, attribuito dalla persona stessa o da altri, derivandolo generalmente dal nome di uno dei genitori, del luogo di origine, o da un appellativo che fa riferimento a una caratteristica fisica o del carattere, al lavoro esercitato, a un episodio biografico. Questo secondo nome era detto soprannome nell’uso antico. A soprannomi risalgono i cognomina latini (per es., Cicero «quello dal cece», Naso «nasuto», Flaccus «dalle orecchie flaccide», Verres «cinghiale», ecc.), e soprannomi in origine sono gran parte dei nostri cognomi (per es., Borboni, Nasini, Fabbri, Bevilacqua, Leoni, Passerini, Meloni). Il fatto che i cognomi siano stati legalmente fissati e resi ereditari ha sostituito il più antico sistema per cui gli individui venivano distinti, fra l’altro, dal soprannome, che, ciò nonostante, è restato sempre in un uso in un ambito privato o di gruppo  poiché, basato per lo più su una caratteristica individuale, e non di rado animato da visione del soggetto scherzosa e ironica, risulta spesso più espressivo del nome e del cognome che l’individuo riceve anagraficamente e di maggiore efficacia identificativa, soprattutto all’interno di comunità ristrette e ambienti sociali delimitati.
Con soprannome, oggi, si intende comunemente un nome, diverso dal nome proprio e dal cognome, con cui, specialmente in ambienti popolari, in piccole comunità, in ambiti dei mestieri e delle professioni o nei gruppi  giovanili, ma anche in gruppi marginali o di malavita, si usa chiamare e indicare una persona (si chiama Renzo Grassi, ma tutti lo conoscono con il soprannome di Morino;  è svelto di mano, e infatti per soprannome lo chiamano il Gatto; il letterato fiorentino Giovanni Mazzuoli, più noto col suo soprannome di Padre Stradino).
Il soprannome, che risponde a esigenze di concretezza e a ricerca di espressività, spesso scherzosa e ludica, ha molte volte un significato trasparente, alludendo per lo più a caratteristiche fisiche della persona cui è riferito (per es., il Rosso, la Bionda, il Moro e il Morino, il Barbarossa, dal colore dei capelli e del pelo; il Lungo, il Magro, dalla corporatura o da imperfezioni il Guercio, lo Storpio, lo Sciancato, lo Sfregiato), accennando a particolari attitudini e qualità con similitudini e metafore popolari o modi di dire (per es.,  il Gatto, la Volpe, e altri nomi di animali simbolo di doti e difetti; il Mangia, il Trinca, derivati dai rispettivi verbi; talora con locuzioni, come Testa di ferro), ricordando il luogo di nascita o di provenienza o una parentela (per es., la Romanina, la Toscanina, il Marsigliese, il Nipote del boia), o episodi e circostanze varie (Senzaterra, Serra Serra) e più frequentemente i soprannomi sono dati  dai nomi di mestieri o ruoli, anche all’interno della comunità o del gruppo marginale e malavitoso ( lo Sparatore, il Monnezaio ). Troviamo anche soprannomi che nascono dall’ascolto del linguaggio e dalle modalità dell’esprimersi del soprannominato, ad esempio con la ripetizione di espressioni fonosimboliche, onomatopeiche o metalinguistiche, oppure con balbuzie  oppure  parole o voci storpiate o sintagmi ripetuti (lamenti, saluti, esclamazioni, versi, forme intercalari).
Esiste poi il soprannome di famiglia, definito anche subcognome, che ancora oggi è vivissimo nei comuni italiani, in particolare quelli di medie e piccole dimensioni.
Il soprannome di famiglia si distingue da quello individuale in quanto esso è ereditario e nel giro di poche generazioni perde la trasparenza, cioè la piena referenzialità, entrando a tutti gli effetti in un processo di cognominalizzazione. A differenza di quella del soprannome individuale, che sparisce con la morte del nominato, la motivazione del soprannome di famiglia può essere già scomparsa anche se i portatori sono viventi e numerosi.
Generalmente i soprannomi sono preceduti da articolo determinativo, tranne che nelle frasi allocutive (Il rosso me lo ha detto; “Neh, Rosso, che mi dici ?” ). Il soprannome individuale appartiene al repertorio della lingua parlata e poche sono le occasioni che vedono il sistema soprannominale utilizzato anche nello scritto: scritture private (lettere), liste elettorali, annunci mortuari, specie quelli murali (per meglio individuare il deceduto che, nell’ambito dei destinatari del messaggio, potrebbe essere riconoscibile solo attraverso il soprannome). Al contrario del repertorio dei cognomi, che si è progressivamente stabilizzato, quello dei soprannomi varia nel corso del tempo, anche in seguito alla nascita di nuovi referenti e al declino di altri. Il soprannome individuale evolve con l’evolversi della lingua, con i mutamenti lessicali, le interferenze linguistiche, i prestiti e le contaminazioni. Ovviamente i soprannomi partecipano della varietà linguistica  usata dalla comunità che li adopera, e quindi la gran parte dei soprannomi presenta i tratti grafico-fonetici, morfologici, lessicali e semantici propri dei dialetti dell’area in cui vengono adoperati.   In area napoletana per “soprannome” si usa il termine contronome; gran parte dei contronomi ottocenteschi sono da ascrivere al dialetto.  Il sistema soprannominale, soprattutto nei centri più grandi, viene avvertito  come un meccanismo sociolinguistico vecchio, che di conseguenza rischia di andare perduto, salvo essere recuperato con finalità amicali e di coesione sociale all’interno dei gruppi giovanili. La conservazione dei soprannomi nella camorra urbana, e non solo, sembra dunque essere in parziale controtendenza.
Nella comunicazione dei gruppi camorristici i soprannome assume una funzione rilevante, in primo luogo perché “copre” il nome e quindi nasconde  l’identità del malvivente alla società civile e soprattutto alle strutture giudiziarie e poi perché il riconoscersi e chiamarsi con soprannomi ribadisce l’appartenenza al gruppo e la condivisione di conoscenze interne di persone e situazioni. Chiamare con il soprannome significava anche cancellare l’identità dell’individuo, il suo potenziale umano. A proposito dei ragazzi di strada reclutati dalla camorra Abele De Blasio osservava: «i ragazzi di cui ci occupiamo appartengono alla povera classe del popolo, in cui l’abitudine dei bisogni insoddisfatti aumenta loro l’energia morale ed intellettuale. Molti di essi ignorano perfino il loro nome, perché fin dalle fasce sono stati distinti con soprannomi; molti altri, perché fin dalla tenera età si trovavano di aver abbandonato il tetto paterno, hanno dimenticato anche le fattezze de’ loro genitori» (A. De Blasio, La malavita a Napoli tra Otto e Novecento, Napoli, Priore, 1905, p.161)
Secondo Saviano l’uso dei soprannomi azzera i nomi riconosciuti dalla società civile e segna, con orgoglio prepotente, l’appartenenza camorristica: «Quasi tutti i boss hanno un contronome: è in assoluto il tratto unico, identificatore» (R. Saviano,Gomorra, 2006, p.67) e « il florilegio dei contronomi è infinito» (p. 65).
Va detto che anche nella camorra spesso il soprannome, al pari del cognome, può passare di padre in figlio o può designare più membri di una stessa famiglia. 
In anni recenti l’attribuzione dei soprannomi, anche nei gruppi camorristici, ha risentito delle mode mediatiche e degli stili di vita consumistici: ritroviamo così, accanto a soprannomi dialettali di tipo tradizionale, quelli correlati a altri nomi propri  per presunte somiglianze con divi dello schermo o con personaggi di cui l’attore interprete assume il nome per antonomasia, come nel caso di Kabir Bedi per Sandokan. In altri casi si attribuisce il nome di un eroe dei cartoni animati,  come Pikachu, o di una preferenza alimentare identificata con la marca del prodotto, come Kit kat o Pavesino.  
Proprio questa tipologia di soprannomi di nuova generazione contribuisce a incrementare anglicismi e altri forestierismi accanto ai termini dialettali nel sistema gergale della camorra.
  


Repertorio dei  soprannomi e dei nomi

Si è inteso qui allestire una raccolta diacronica dei soprannomi usati dalla camorra, sommando - in un work in progress- gli spogli di saggi, giornali, testi letterari e teatrali, biografie e documenti. Sono stati elencati anche i nomi e cognomi dei camorristi. Tale raccolta  costituisce una base ampia, che sino ad ora non era disponibile, su cui fondare  uno  studio  linguistico e onomastico delle strutture dei soprannomi  di camorra,  ma anche uno strumento di ricerca per approfondimenti di contesti storico-antropologici. 
Nel repertorio si fornisce la correlazione tra nomi e soprannomi, dove possibile, l’indicazione del testo da cui sono tratti, e eventuali notazioni. Nomi, cognomi e soprannomi dei camorristi sono riportati così come sono trascritti nei testi in ordine alfabetico indipendentemente  dall’articolo o dall’appellativo che li precede (don, donna, ‘onna, siè ecc. ).

Elenco e sigle delle fonti 

R =  Le rappresentazioni della camorra. Lingua, letteratura, teatro, cinema, storia, a cura di P.   Bianchi e P. Sabbatino, Napoli, ESI, 2009.

  
Abbatemaggio Gennaro detto ‘o Cucchierello, R 208, 227, 233, 237, 238, 244, 245
Alfano Ciro, R 37
Alfano Enrico detto Erricone,R46, 208, 236, 237, 239, 240, 241, 242, 244, 245
Angiolillo detto Rusechino, R17-18, 330, 334-35
Aniello,R323, 324, 326, 328
Antonio De Car., R125 
Antonio, R124
Arena Luigi detto Coppola rossa, R 236
Armando ll’Uocchie ‘e sole, R 211, 218

Barra Pasquale detto ‘O Nimale, R254, 255
Barretta Tore, R 235
‘o Barrettaro (Domenico R.), R 120 
‘o Basista (Gennarino, Gennaro Cuocolo),  R 211, 236
Bella Sucietà Rifurmata, R 124
Bellillo, R 286
‘e Bello (Pascale, Pascalino), R 210-11, 235
Bello Guaglione, R 57
Briggeda ‘a Schiavetta, R 219
Brusca Giovanni, R 286

Capaianca, R 286
Cafoncella, R 57
’o Cafone, R 121, 127
Campi Carla, 254
‘a cape ‘e voje (Rusinella), R 123, 151
Capa e coda, R 211
Cap’ ‘e maglio (Saverio), R 318-20, 330
Capo croce (Ciccio Franco), R 318-20, 334, 338-39
Capo o croce (Ciccillo Spigolo), R 57, 316-18, 330
Cappuccio Ciccio, R 203, 208-9 
‘onna Carmela ‘a Mpignatora, R 217
Carrera R. detto il Lucianiello, R 250
Cartuccia, R 254
Casillo Enzo detto ‘O Nirone, R 255 e n., 256n., 257
Catapano Raffaele, R 254
‘o Cecatiello, R 57, 126 
Chiapparello, R 57, 61
‘o Chiattone (Pasquale), R121, 127
Ciccio, R 124 
Cicciobello, R 286-87
Ciccio Franco detto Capo croce, R 318-20, 334, 338-39
Ciro D’Amb. ‘o Pazzariello, R 143
il Cocchiere (Gennaro) R 318-20 
Coppola-Rossa (Gennarino Sbisà), R 211, 216
Coppola rossa (Luigi Arena), R 236
Coracò, R 147
(Don) Costantino, R 144
‘o Craparo, R 235
‘o Cucchierello (Gennaro Abbatemaggio), R 208, 227, 233, 237, 238, 244, 245
Cutinelli Maria (‘a Surrentina), R 236
Cutolo Raffaele ‘o Professore, R 250-57
Crispano, R 126, 140, 142
Gennarino, Gennaro Cuocolo (‘o Basista), R 211, 236
Cuoppo ‘e pepe, R 57

De Crescenzo Salvatore (detto Tore ’e Criscienzo), R 13, 209, 250-252, 257
De Marinis Gennaro ‘o Mandriere, R 237
Domenico R. ‘o Barrettaro, R 120 
Domenico, R 138 
Don Raffaele, R 157 
Donna Peppina, R 155 

Elvira ‘a Frangesa, R 244
Erricone (Enrico Alfano), R 246, 208, 236, 237, 239, 240, 241, 242, 244, 245
Esposito, R 126
Esposito Carmine, R 322-24, 326, 338-41
Esposito Salvatore ‘o Sparatore, R 155

Fasulillo (Ciccillo Murolo), R 324-328, 330-31, 333-34
‘o figlio d’’a munacella (Giovanni G.), R 149
Fornariello, R 57
Francesco S., R 121
‘a Frangesa (Elvira), R 244
Fucci Luigi, R 236

Gennaro il Cocchiere, R 318-20
Gennaro Bar. ‘o Santariello, R 150
(Donna) Giovannina, R 146
(Sì) Gesualda, R 316
Giordano, R 87
Giovanni G. ‘o figlio d’’a munacella, R 149
Giuliano Salvatore, R 257-57 
Guerrisi, R 144

Iacovitti Gennaro, R 237
Ibello Gennaro, R 237
Immaturo Pascale, R 235
La Torre Augusto, R 267
il Lucianiello (Carrera R.), R 250

Luigi Ca., R 137
Lupo mannaro (Pasquale Pece), R 316-17

‘o Malommo, R 253
Maranghiello, R 254
Maranghello Ciro, R 254
Marenza, R 119, 156 
Mastro Donato, R 126, 140
‘o Mandriere (Gennaro De Marinis), R 237
‘a Mmpignatora (‘onna Carmela), R 217
il Mondezzaio (Nicola), R 318-20, 322, 335, 338-39
Montella Angelo, R 322-34
Muchio, R 126
Murolo Ciccillo detto Fasulillo, R 324-328, 330-31, 333-34

Naso ‘e cane, R 139
Naso ‘e pecora, R 139
Nicola il Mondezzaio, R 318-20, 322, 335, 338-39
‘o Nimale (Pasquale Barra ), R 254, 255
‘o Nirone (Enzo Casillo ), R 255 e n., 256n., 257
’Ntunettella ‘a Scartellatella, R 123, 151
‘o Nzisto (Peppino), R 235
’o Nipote d’’o boja, R 121

Papera, R 147
Pascale (Pascalino) ‘e Bello, R 210-11, 235
Pascalone ‘e Nola, R 389
Pasquale ‘o Chiattone, R 121, 127
Pasquale detto ‘o Serra serra, R 154
Pasquale, R 61
Pasquale detto Serra serra , R 154

Pasqualino,R  35
Pasquino, R 242
‘o Pazzariello (Ciro D’Amb.), R 143
Pece  Pasquale detto Lupo mannaro, R 316-17
 (Donna) Peppina,R 137, 163
Peppino ‘o Nzisto, R 235
Perticone, R 146
Pikachu, R 264
Piretti Nicola lo Sciamenco, R 222-23, 227-28, 230, 232, 234, 334, 336
Pisciambocca, R 145
Pisciotta Gaspare, R 256
Pozzo Filomena, R 322-35
‘o Prufessore  (Giovanni Rapi) , R 237, 242, 244, 245
Rapi Giovanni ‘o Prufessore , R 237, 242, 244, 245
Roso, R 144
‘a Rossa, R 218
Rusechino (Angiolillo), R 316-18, 330, 334-35
Rusinella ‘a Cape ‘e voje, R 123, 151
‘o Russo, R 236
‘o Russo (Viscardi), R 243

(Siè) Salvatore, R 154
Sabbatiello ‘o Sturente, R 217
Sacco di fiore, R 57
Salvatore Esp. ‘o Sparatore, R 155
‘o Santariello ( Gennaro Bar.  ),R 150
Santino, R 338-41
Sarciniello, R 141
Scarafone, R 57
‘a Scartellatella (‘Ntunettella), R 123, 151
Sciuleppino, R 153
Sandokan (Francesco Schiavone ), R 265n., 305
‘o Sapunaro, R 235
Saverio cap’ ‘e maglio, R 318-20, 330
Sbisà  Gennarino  detto Coppola-Rossa, R 211, 216
Scemolillo, R 57
Schiaffiere, R 333-34, 338
‘a Schiavetta (Briggeda),  R 219
Schiavone Francesco detto Sandokan, R 265n., 305
Schiavone Walter, R 265
lo Sciamenco (Nicola Piretti) R 222-23, 227-28, 230, 232, 234, 334, 336
Sciascillo, R 211, 218, 235
Scorticelli Francesco detto Contaiuolo, R 205
Serra serra (Pasquale), R 154
Serafino Iommero, R 57
Serafino Jojema, R 57
Serafino, R 57, 60
 ‘o Sparatore (Salvatore Esposito), R 155

Spigolo Ciccillo (Capo o croce), R 57, 316-18, 330
Società dell’Umirtà, R 205
‘o Serra serra (Pasquale), R 154
‘o Sparatore (Salvatore Esp.), R 155
Sperino Teofilo, R 203
Sfùnnolo, R 57
‘o Storto, R 211
‘o Sturente  (Sabbatiello), R 217
Suricillo, R 57
‘a Surrentina (Maria Cutinelli ), R 236

Taccariello (Totonno), R 154, 156
(Don) Teodoro, R 157
Tonio, R 61
Tore ’e Criscienzo (Salvatore De Crescenzo), R 13, 209, 250-252, 257,313
Totonno Taccariello, R 156
Turatello, R 254

Uocchie ‘e sole (Armando),R  211, 218

Viscardi ‘o Russo, R 243
Vitale, R 331-34, 338-41
(Don) Vittorio, R 125

O’ Zuoppo, R 211
Zelluso, R 57

I contronomi di Gomorra

Si offre qui di seguito un elenco dei soprannomi presenti in Gomorra di Roberto Saviano (Milano, Mondadori, 2006), siglata G, raggruppati nelle seguenti tipologie:

1. ipocoristici
2. tratti fisici
3. età dell’uomo
4. animalia
5. espressioni onomatopeiche
6. passioni alimentari e di costume
7. comportamenti e carattere
8. ereditari
9. soprannomi di famiglia
10. personaggi televisivi e cinematografici
11. figure di potere

1. ipocoristici

Antonio Carlo D’Onofrio “Carlucciello ’o mangiavatt” antr. “Carletto il mangiagatti”
 G 66 «E poi Antonio Carlo D’Onofrio “Carlucciello ’o mangiavatt’ ” ossia Carletto il mangiagatti, leggenda vuole che avesse imparato a sparare usando i gatti randagi come bersaglio». 

Francesco Schiavone detto “Cicciariello”
 G 212 «Poi d’improvviso Sandokan lo aggredì e iniziò a strangolarlo, mentre suo cugino, suo omonimo conosciuto come “Cicciariello”, e altri due affiliati Raffaele Diana e Giuseppe Caterino, gli tenevano gambe e braccia».
  
Luigi Giuliano detto “Lovigino”
 G 67 «Luigi Giuliano “’o re”, detto anche Lovigino, contronome gli sussurravano “I love Luigino”. Da qui Lovigino» .

Domenico Russo detto “Mimì dei cani”
 G 66 «Domenico Russo, soprannominato “Mimì dei cani” boss dei Quartieri Spagnoli, chiamato così perché da ragazzino vendeva cuccioli di cane lungo via Toledo».

Carmela Attrice detta “Pupetta”
 G 115 «Carmela Attrice era chiamata Pupetta».

Ugo De Lucia detto “Ugariello”


2. tratti fisici

Pasquale Gallo “’o bellillo” “il carino”
G 66 «Pasquale Gallo di Torre Annunziata dal viso grazioso detto “’o bellillo”».

Costantino Iacomino “capaianca” “testa bianca”
 G 66 «Costantino Iacomino “capaianca” per i capelli bianchi che gli spuntarono prestissimo in testa».

Michele Zagaria “capastorta”  “testa storta”
 G 227 «Michele Zagara, il boss manager di Casapesenna, detto “capastorta” per  l’irregolarità del suo viso».
Vincenzo Benitozzi  “Cicciobello”
 G 67 «Vincenzo Benitozzi con un viso tondo veniva chiamato “Cicciobello”».

Giovanni Birra “’a mazza” antr. “la mazza”
 G 66 «Giovanni Birra “’a mazza” per il corpo secco e lungo».

Rosario Privato detto “mignolino”
 G 66 «Rosario Privato “mignolino”».

Nicola Pianese “’o mussuto” “il baccalà”
G 66 «Nicola Pianese chiamato “’o mussuto” ossia il  baccalà per la sua pelle bianchissima».

Dario De Simone  “’o nano”. “il nano”
G 66 «Dario De Simone “’o nano” il nano».

Francesco Barone “’o russo” “il rosso”
 G 111 «Il 15 gennaio sparano in pieno viso a Carmela Attrice, madre dello scissionista Francesco Barone, “’o russo”».

Gennaro Notturno detto “Saracino”

Ciro Mazzarella  “’o scellone” antr. “uomo dalle scapole sporgenti”
 G 66 «Ciro Mazzarella “’o scellone” dalle scapole visibili».


3. età dell’uomo

Arturo Graziano “guaglione”  “ragazzo”
 G 164 «Il corteo raggiunse la frazione Brosago sfilando davanti all’abitazione di Arturo Graziano, detto “guaglione”».

Antonio Iovine  “’o ninno” “il neonato, il bimbo piccolo”
 G 227 «Antonio Iovine, detto “’o ninno” ossia il poppante, perché raggiunse i vertici del clan ancora ragazzino».

Maria “’a piccerella” “la piccolina, la bambina”
 G 59 «Ma era Maria detta “’a piccerella” che deteneva il potere economico del clan».

Raffaele Amato “’a vicchiarella”  “la vecchietta”
 G 86 «Raffaele Amato “’a vicchiarella”, il responsabile delle piazze spagnole».


4. animalia

Carmine “’o lione”  “il leone”

Nunzio De Falco “’o lupo” “il lupo”
G 261 «Nunzio De Falco ha il suo soprannome stampato in faccia. Ha davvero la faccia del lupo. La foto segnaletica è riempita verticalmente dal viso lungo coperto da una barba rada e ispida come un tappeto d’aghi, e orecchie a punta. Capelli crespi, pelle scura e bocca triangolare. Sembra proprio uno di quei licantropi da iconografia horror».

Pasquale Barra “’o nimale”  “l’animale, la bestia”
 G 146 «Da anni non si vedevano più omicidi con così tanta diligente e sanguinaria volontà simbolica: con la fine del potere di Cutolo e del suo killer Pasquale Barra detto “’o nimale” famoso per  aver ucciso in carcere Francis Turatello, e azzannato il cuore dopo averglielo strappato dal petto con le mani».

Gennaro “’a scigna”  “la scimmia”
G 58 «Gennaro Licciardi “’a scigna”: è stato lui il primo boss che ha determinato la metamorfosi
                                   di Secondigliano. Fisicamente somigliava
                                   davvero a un gorilla o a un orango».

Antonio Ferrara “’o tavano” “la zanzara, il tafano”
G 74 «Antonio Ferrara, detto “’o tavano”».


5. espressioni onomatopeiche

Agostino Tardi detto “picc pocc”
G 66 «Poi ci sono contronomi dovuti a espressioni onomatopeiche intraducibili come Agostino Tardi detto “picc pocc”».

Domenico di Ronza detto “scipp scipp”
 G 67 «Domenico di Ronza “scipp scipp”».

Famiglia Aversano detta “zig zag”
G 67 «Gli Aversano detti “zig zag”».

Raffaele Giuliano detto “’o zuì”
G 67 «Raffaele Giuliano “’o zuì”».

Antonio Bifone detto “zuzù”
G 67 «Antonio Bifone “zuzù”».


6. passioni alimentari e di costume

Tonino detto “Kit Kat”
G 118 «Si chiamava Tonino Kit Kat, perché divorava quintali di snack».

Antonio Di Vicino detto “lemon”
G 67 «Gli è bastato ordinare spesso la stessa bevanda e Antonio Di Vicino è divenuto “lemon”».

Paolo Di Lauro “Ciruzzo ’o milionario” antr. “Ciruzzo il milionario”
 G 65 «Paolo Di Lauro è stato ribattezzato “Ciruzzo ’o milionario” dal boss Luigi Giuliano che lo vide una sera presentarsi al tavolo da poker mentre lasciava cadere dalle tasche decine di biglietti da centomila lire. Giuliano esclamò: «e chi è venuto, Ciruzzo ’o milionario?». Un nome uscito in una serata brilla, un attimo, una trovata giusta».

Antonio Di Biasi detto “pavesino”
G 66 «Antonio Di Biasi, soprannominato “pavesino” perché quando usciva a fare operazioni militari si portava sempre dietro i biscotti pavesini da sgranocchiare».

Nicola Luongo “’o wrangler”  “il wrangler”
 G 66 «Ci sono soprannomi dovuti alle passioni dei singoli camorristi come Nicola Luongo, detto “’o wrangler”, un affiliato fissato con i fuoristrada Wrangler, divenuti veri e propri modelli prediletti dagli uomini del Sistema».


7. comportamenti e carattere

Francesco Bidognetti detto “Cicciotto di Mezzanotte”
 G 67 «Il boss Francesco Bidognetti è conosciuto come “Cicciotto di Mezzanotte”, un contronome nato dal fatto che chiunque si fosse frapposto tra lui e un suo affare avrebbe visto calare su di sé la mezzanotte anche all’alba».

Gennaro Lauro “’o diciassette”  “il diciassette”
 G 67 «Gennaro Lauro, forse per il numero civico dove abitava, detto “’o diciassette”».
  
Gennaro Di Chiara “file scupierto” “filo scoperto”
 G 66 «Gennaro Di Chiara che scattava violentemente ogni qual volta qualcuno gli toccava il viso era detto “file scupierto”, filo scoperto».

Vincenzo De Falco “’o fuggiasco”  “il fuggiasco”
 G 213 «Nel 1990 ci furono diverse riunioni dei dirigenti casalesi. A una fu invitato anche Vincenzo De Falco, soprannominato “’o fuggiasco”».

Ciro Monteriso “’o mago” antr. “il mago”
 G 66 «Ciro Monteriso “’o mago” per chissà quale ragione».

Antonio Spavone “’o malommo” “l’uomo cattivo, feroce”

Carmine Alfieri “’o ntufato”  “l’arrabbiato”
 G 65 «Carmine Alfieri “’o ntufato”, l’arrabbiato, il boss della Nuova Famiglia, venne chiamato così per il ghigno di insoddisfazione e rabbia sempre presente sul suo viso».

Vincenzo Mazzarella  “’o pazzo”  “il pazzo”

Carmine Di Girolamo “’o sbirro”  “il poliziotto”
 G 66 «E poi Carmine Di Girolamo detto “’o sbirro” per la capacità di coinvolgere nelle sue operazioni poliziotti e carabinieri».

Nando Emolo “’o schizzato” “nevrastenico, squilibrato”
G 74 «Nando Emolo, detto “’o schizzato”».

Antonio Di Fraia detto “’u urpachiello” “il frustino”
 G 66 «Antonio Di Fraia detto “’u urpachiello” un termine che sta per frustino, di quelli ricavati essiccando il pene dell’asino».


8. ereditari

Marino Fabbrocino “’o graunar” “ il carbonaio”
G 66 «Mario Fabbrocino detto “’o graunar”, il carbonaio: i suoi avi vendevano il carbone e tanto era bastato per definire il boss che aveva ncolonizzato l’Argentina con i capitali della camorra vesuviana».
  
Vincenzo Esposito detto “il principino”
 G  60 «Vincenzo Esposito lo chiamavano “il principino” per il suo essere nipote dei sovrani di Secondigliano».

Giovanni Aprea “punt ’e curtiello” “punta di coltello”
G 67 «Giovanni Aprea “punt ’e curtiello” perché il nonno, nel 1974, partecipò al film di Pasquale Squitieri I guappi, interpretando il ruolo del vecchio camorrista che allenava i “guaglioni” a tirare di coltello».


 9. soprannomi di famiglia

Famiglia La Monica “Gli anielli”
 G148 «Aniello La Monica era il patriarca della famiglia, per anni nel quartiere hanno chiamato i La Monica gli “anielli”».

Famiglia Lo Russo “I capitoni”
G 66 «I Lo Russo definiti “i capitoni”».


Famiglia Mallardo “I Carlantoni”
G 66 «I Mallardo i “Carlantoni”».

Clan dei “Chiuovi” “Chiodi”
 G 283 «Antonio Bardellino aveva da ragazzo preso il posto del padre divenendo il leader assoluto del clan dei “Chiuovi”, come li chiamavano a Mondragone».

Famiglia Belforte “I Mazzacane”
 G 66 «I Belforte i “Mazzacane”».

Famiglia De Simone detta “quaglia quaglia”
G 67 «La famiglia De Simone detta “quaglia quaglia”».

Famiglia Piccolo  “I Quaqquaroni”
 G 66 «I Piccolo i “Quaqquaroni”, vecchi nomi dei ceppi di famiglia».

Famiglia Gionta “I valentini”
  G148 «I Gionta di Torre Annunziata venivano chiamati i “valentini” dal boss ValentinoGionta».


10. personaggi televisivi e cinematografici


Pietro Esposito “Kojak”- perché calvo come l’attore dell’omonimo telefilm

Gennaro e Gaetano Marino detti “I Mckay”
 G 80 «Gennaro e suo fratello Gaetano sono detti i  Mckay. Tutto è dovuto alla somiglianza che il padre aveva con lo sceriffo Zeb Mckay del telefilm Alla conquista del West». 

Vincenza Di Domenico detta “Nikita”
G 274 «Una donna dei Quartieri Spagnoli, Vincenza Di Domenico, per un breve periodo collaboratrice di giustizia, aveva un soprannome eloquente, Nikita, come l’eroina killer del film di Luc Besson».

Pikachu – dal personaggio dei Pokemon, i cartoni animati giapponesi
G 115 «Il ragazzino si presentò con il soprannome. Gli veniva dai Pokemon, i cartoni animati giapponesi. Il ragazzino era biondo e chiatto, quanto bastava per ribattezzarlo Pikachu».

Giuseppe Mancone detto “Rambo”
G 305 «Dopo il pentimento di Augusto, il nuovo boss Luigi Frugnoli sempre fedelissimo dei La Torre iniziò ad avere problemi con alcuni affiliati come Giuseppe Mancone detto “Rambo”. Vaga somiglianza con Stallone, corpo pompato in palestra, stava mettendo su una piazza di spaccio che in breve l’avrebbe portato a essere un riferimento importante, e di lì a poco poteva scalciare i vecchi boss ormai con un carisma in frantumi dopo il  pentimento».

Francesco Schiavone detto “Sandokan”
G 67 «Ci sono invece contronomi calibrati che possono fare la fortuna o sfortuna mediatica di un boss come quello celebre di Francesco Schiavone detto Sandokan, un contronome feroce scelto per la sua somiglianza con Kabir Bedi, l’attore che interpretò l’eroe salgariano».

 Giuseppe Gala detto “showman”
G 61 «Giuseppe Gala detto “showman” era diventato uno dei più apprezzati e richiesti agenti nel business alimentare».

Ferdinando Bizzarro detto “zio Fester”
 G 88 «Uno dei primi obiettivi fu Ferdinando Bizzarro, “zio Fester” come il personaggio calvo, basso e viscido della Famiglia Addams».

Pasquale Tavoletta detto “Zorro”
G 67 «Pasquale Tavoletta detto Zorro per la sua somiglianza, a sua volta, con l’attore del telefilm televisivo».


11.  figure di potere

Luigi Vollaro “’o califfo” antr. “il califfo” –  titolo del capo supremo  dell’Islam.
 C 281 «Mentre Luigi Vollaro, detto “’o califfo”,   possedeva una tela del suo prediletto Botticelli».

Vincenzo Carobene detto “Gheddafi”
G 67 «Vincenzo Carobene detto “Gheddafi” per la sua straordinaria somiglianza con il figlio del generale libico».

Pietro Licciardi detto “l’imperatore romano”
C 59 «Pietro Licciardi aveva un profilo da manager, ed era chiamato dagli imprenditori suoi alleati  “l’imperatore romano” per il suo atteggiamento autoritario e tracotante nel credere l’intero globo un’estensione di Secondigliano».

Mario Schiavone detto “Menelik”
 G 67 «Mario Schiavone chiamato “Menelik” come il famoso imperatore etiope che si oppose alle truppe italiane».

Francesco Verde “’o negus” antr. “il negus”
G 67 «Francesco Verde alias “’o negus” come l’imperatore di Etiopia per la sua ieraticità e per il suo essere boss da lungo tempo».

Luigi Giuliano “’o re” antr. “il re”
G 67 «Luigi Giuliano “’o re”, detto anche Lovigino, contronome ispirato dalle sue amanti americane che nell’intimità gli sussurravano “I love Luigino”. Da qui Lovigino.»

Raffaele Barbato detto “Rockefeller”
G 288 «Ma la potenza internazionale partita da Mondragone era personificata anche da Rockefeller. Lo chiamano così in paese per l’evidente talento negli affari e per la mole di  liquidità che possiede. Rockefeller è Raffaele Barbato, sessantadue anni, nato a  Mondragone».