sabato 30 novembre 2013

Operazione «Caffè Macchiato» I testimoni inchiodano i boss

QUALIANO. E' stata denominata "Caffè Macchiato", l'operazione dei carabinieri contro il clan Mallardo, che imponeva la propria marca di caffè a tutti i bar compresi tra la zona di Giugliano, Qualiano e la fascia costiera. Nell'aula, durante l'istruttoria dibattimentale, sono intervenuti gli investigatori che incastrarono i ras locali e gli imprenditori collusi, che fornivano supporto ai Mallardo. Un appartente al Gico di Roma ha illustrato il metodo con cui il clan imponeva il caffè prodotto dai fratelli Seddio e come reinvestisse gli utili del racket, attraverso una società di distribuzione di bibite operante nel giuglianese. Il giro di affari veniva coperto con lo spostamento di ingenti cifre , mediante l'emissione di assegni, che poi erano convertiti in moneta da imprenditori del calibro dei fratelli Pasquale ed Andrea Coppola di Giugliano, gli stessi titolari della succitata azienda di beverage. Il teste ha dichiarato come ci fossero altre società, poi ricondotte a Giuseppe e Carlo D'Alterio, nipoti di Feliciano Mallardo, con le quali avveniva l'operazione di riciclaggio. I primi passi nell'indagine furono mossi grazie alle segnalazioni della Guardia di Finanza, insospettita dall'importo degli assegni, che raggiungevano cifre di 70-80 mila euro settimanali, emessi da persone con una situazione reddituale non proprio florida. In seguito i D'Alterio sono stati poi indicati come finanziatori del clan per l'imposizione del caffè e tutti gli esercizi commerciali avevano dovuto sottostare alle pressioni per adottare la loro marca. Dopo la lunga testimonianza dei carabinieri del Gico di Roma, il processo è stato rinviato alla prossima udienza del 23 dicembre.

Pizzo nelle festività, cinque arresti contro clan Longobardi-Beneduce

NAPOLI. Cinque persone, ritenute elementi di spicco del clan di camorra "Longobardi-Beneduce", sono state arrestate dai carabinieri in un blitz scattato all'alba nella zona di Pozzuoli.

I militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Secondo l'accusa, il gruppo operava per il controllo degli affari illeciti nella zona di Pozzuoli e da anni costringeva alcuni imprenditori a pagare il "pizzo" con versamenti di denaro in occasione di Natale, Pasqua e Ferragosto.

L'operazione dei carabinieri coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli è scattata appena qualche giorno prima che i ras del clan Longobardi-Beneduce facessero il consueto giro per intascare la rata di Natale destinata alle famiglie dei detenuti "Amici di Pozzuoli".

“Terra dei fuochi”, è ufficiale: il governo invia l’esercito

Esercito nella “terra dei fuochi”: ora è ufficiale. La commissione Difesa della Camera dei Deputati, presieduta da Elio Vito, ha licenziato il testo definitivo che approva gli emendamenti alla proposta di legge del governo. Nei territori fra Napoli e Caserta sarà inviato un contingente di 850 militari. Previsti anche i tempi: i soldati saranno impiegati sul territorio per due anni, proroghe comprese. Loro compito sarà quello di prevenire nuovi focolai di inquinamento.

SODDISFAZIONE ISTITUZIONALE – Soddisfazione bipartisan espressa dalle forze politiche. La deputata del Partito Democratico Michela Rostan afferma che “si deve agire in tempi rapidi per dare risposte forti e incisive”, mentre il parlamentare della rediviva Forza Italia, Paolo Russo, primo firmatario del provvedimento, commenta: “L’obiettivo è licenziare la misura in commissione prima che giunga la legge di Stabilità che impartirebbe un inevitabile rallentamento a una disposizione la quale, una volta approvata, entrerà in vigore subito, e che rappresenta una priorità nella lista delle azioni necessarie a restituire salute, dignità e futuro alle comunità delle province di Napoli e Caserta”.

COMITATI CRITICI – “Non è con le emergenze che risolviamo le problematiche della terra dei fuochi”, dice Giovanni Caruso, appartenente al comitato “Eco della fascia costiera” di Giugliano: “Non è con l’esercito che fermeremo lo sversamento di rifiuti industriali e tossiconocivi. Sposteremmo solo da altre parti l’immane disastro che l’industria, a tutti i livelli, assieme alle cattive amministrazioni colluse, perpetrano da decenni sui nostri territori”. Critico anche Lucio Iavarone, del Coordinamento Comitati Fuochi: “Siamo assolutamente contrari all’impiego dell’esercito. I militari sono stati usati nella logica dell’emergenza e nella stagione dei commissari. Spesso anche per reprimere la protesta delle comunità. Si agisca, invece, sull’ordinarietà, dando risorse a quelle forze come la Forestale, il Noe o la polizia provinciale, che sarebbero competenti a fare il controllo del territorio sotto questo aspetto”.

Scippo e rapina: due arresti a Sant'Antimo

SANT'ANTIMO. I carabinieri hanno eseguito due arresti a Sant'Antimo per due distinti reati. I militari dell'Arma della locale tenenza, hanno arrestato un 18enne del luogo, già noto alle forze dell'ordine, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa il 22 novembre dal gip del tribunale per i minorenni di Napoli, per rapina e lesioni. Con indagini tradizionali i carabineri hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti del giovane, ritenendolo responsabile dello scippo della catenina d’oro avvenuto il 12 ottobre scorso su via Mazzini, in danno di una 65enne del luogo, che si procurò lesioni al collo guaribili in 5 giorni. Il 18enne è stato formalmente riconosciuto in foto dalla vittima. L’arrestato è stato accompagnato nel centro di accoglienza per minori a napoli sul viale colli Aminei.
Nel corso di un'altra operazione, sempre i carabinieri della locale tenenza, insieme ai colleghi della stazione di Acerra, hanno arrestato di Tommaso Donato, 25 anni, del luogo, incensurato, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 21 novembre dal gip di Nola, per rapina aggravata in concorso. I militari dell’arma hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza nei suoi, ritenendolo responsabile della rapina avvenuta il 24 febbraio del 2012, ad Acerra. In particolare l’uomo, insieme a 3 complici in via d’identificazione, su via del Pennino, armato di pistola, entrò nella gioielleria di proprietà di un 38enne del luogo e con minacce si fece consegnare l’incasso giornaliero e numerosi oggetti d’oro. Il 25enne è stato formalmente riconosciuto in foto dalla vittima. L’arrestato è stato associato al carcere di Poggioreale.

«Pompei», il film del British Museum «sbanca» il botteghino: «Per due giorni battuto anche Zalone»

Accolto con successo, in Italia, il docufilm "Pompei" del British Museum, dedicato alla mostra-evento sulla città sepolta dei mesi scorsi a Londra.


La pellicola, distribuita da Microcinema solo il 25 e il 26 novembre in oltre cento cinema, ha ottenuto la media copia più alta d'Italia, battendo nei due giorni di programmazione "Zalone", "Thor" e "Fuga di cervelli". A Roma, al Barberini, l’eccezionale incasso di 10.000 euro ha indotto a proseguire da domani con "Pompei" in programmazione ordinaria, dimostrando che esiste un reale bisogno di cultura.

E il documentario-ricostruzione anglosassone non a caso ha voluto raccontare qualcosa avvenuta nel nostro Paese fa parte del patrimonio di tutti. I numeri lo dimostrano.



http://video.ilmattino.it/spettacoli/pompei_il_trailer_del_film-17902.shtml

http://www.ilmattino.it

Napoli? Per la rivista Posh Mag è la città più affascinante d’Italia

La rivista europea Posh Mag inaugura la sua prima edizione digitale e lo fa dedicando la copertina a Napoli, eletta come la città italiana con più charme (GUARDA L'ARTICOLO).  L’articolo elenca le ricchezze del capoluogo campano, mix perfetto di bellezze artistiche e naturali. Dal Museo Archeologico Nazionale, che ospita una splendida collezione di mosaici e la più grande scultura classica mai trovata (il Toro Farnese, del 200 a.C.) al Museo di Capodimonte che custodisce i capolavori dei maestri del Barocco e del Rinascimento: Caravaggio, Masaccio, Tiziano, Michelangelo, Rembrandt.

I SUGGERIMENTI – Ci sono posti – scrive la rivista – che meritano di essere visti almeno una volta nella vita: il Maschio Angioino e il Castel dell’Ovo, per restare al centro, oppure la Certosa di San Martino e il Castel Sant’Elmo, se si sale sulla collina. Un breve riferimento anche al teatro San Carlo, protagonista della vita musicale europea. Per concludere, Posh Mag suggerisce una passeggiata romantica lungo il porto turistico di Mergellina, che avanti a sé si apre verso Posillipo e a sinistra guarda al Vesuvio.

Sant'Antimo. Bloccato dopo il furto al "Follja"

SANT'ANTIMO. Scoperto mentre deruba una discoteca, è stato bloccato e arrestato dopo 8 km d’inseguimento sulla Via Appia. I carabinieri della stazione di Giugliano ,insieme ai colleghi di Aversa, hanno arrestato per furto aggravato Antonio Musella , 43enne di Napoli già segnalato in passato dalle forze dell'ordine. L’uomo è stato notato dai carabinieri mentre, al confine tra Aversa e Sant'Antimo, si allontanava dopo aver forzato la porta d’ingresso della discoteca “Follja” sulla Via Appia. Nel furto il malvivente ha rubato un computer e varie bottiglie di liquori sottratte nel locale pubblico. Alla vista dei militari dell'Arma ha tentato la fuga alla guida della sua fiat punto, venendo raggiunto e bloccato dopo un lungo inseguimento, durato circa 8 km, terminato sulla variante con l’intervento dei colleghi di Giugliano, nel frattempo intervenuti per bloccare la folle corsa di Musella. Sottoposto a perquisizione è stato trovato in possesso di arnesi atti allo scasso e della refurtiva che è stata restituita al proprietario della discoteca. Musella, dopo l'arresto, è ora in attesa di essere giudicato col rito direttissimo.

lunedì 25 novembre 2013

Sant'Antimo. Tentano il colpo ai danni di una profumeria: fuggono dopo essere stati scoperti

SANT'ANTIMO. Polizia municipale e carabinieri hanno sventato un tentativo di rapina ai danni di un negozio, a Sant'Antimo, dopo l'allarme lanciato dai residenti. Due rapinatori, a bordo di uno scooter, alle 12 di venerdì scorso, sono giunti in Via Martiri di via Fani, nella cittadina a nord di Napoli, per mettere a segno il colpo in una nota periferia della città. Il loro atteggiamento ha insospettito alcuni cittadini che, a quell'ora si trovavano nella centralissima arteria dove insistono molti negozi. L'allarme è stato lanciato prima che i due balordi riuscissero a mettere a segno il colpo, così in pochi minuti, sul posto sono giunte a sirene spiegate le volanti della polizia municipale e dei carabinieri della locale tenenza. L'arrivo fulmineo delle forze dell'ordine ha così scoraggiato i due rapinatori che, appena accortisi del loro arrivo, se la sono data a gambe levate, fuggendo per le vie della città dove, in poco tempo, hanno fatto perdere le proprie tracce. L'operazione delle forze dell'ordine ha permesso, anche grazie al tempestivo allarme lanciato dai cittadini e dai commercianti della zona, di scongiurare la rapina ai danni dell'esercizio commerciale, con grande soddisfazione dei residenti che, in vista delle festività natalizie, temono in una escalation criminale, ai danni degli esercizi commerciali della zona.

A Giugliano migliaia di falsi invalidi. Blitz delle Fiamme Gialle al Comune

GIUGLIANO. La guardia di finanza di Giugliano, sta indagando sulle pensioni di invalidità rilasciate tra il 2000 e il 2010. Alcuni giorni fa, infatti, le fiamme gialle, su disposizione della Procura di Napoli, hanno effettuato una serie di controlli negli uffici del Comune, acquisendo documenti e fascicoli, relativi al rilascio di pensioni di invalidità civile. Gli uomini della guardia di finanza del Gruppo di Giugliano, hanno imbastito un corposo dossier che potrebbe portare a smascherare migliaia di falsi invalidi tra il 2000 e il 2010. In quel periodo, infatti, la competenza era in mano all'amministrazione locale e all'Asl, prima di passare all'Inps. Al momento c'è molto riserbo sull'operazione delle fiamme gialle. Alla base dell'interesse della Procura, ci sarebbero le rivelazioni del pentito del clan Mallardo, Giuliano Pirozzi. Secondo una stima approssimativa, nel Giuglainese ci sarebbero migliaia di persone che percepiscono una pensione di invalidità civile senza averne il diritto.
Dalle dichiarazioni del pentito, il clan Mallardo controllava anche il rilascio delle pensioni di invalidità civile. Nel periodo che va dal 2000 al 2010, il rilascio delle pensioni di invalidità, era in mano all'amministrazione comunale e all'Asl. Il clan attraverso la rete di rapporti tra politici, dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione, avrebbe controllato per lungo tempo, il rilascio dei documenti e l'alterazione delle viste mediche, affinchè, venissero autorizzate pensioni di invalidità civile anche a chi no ne aveva diritto. Ora spetta alle fiamme gialle, grazie alle indagini avviate alcuni giorni fa, stabilire se e quante persone, sul territorio di Giugliano e dei comuni limitrofi, percepiscono una pensione di invalidità civile senza averne diritto, facendo luce anche sui responsabili che, alterando documenti e visite mediche, avrebbero permesso lo sperpero di denaro pubblico.

Camorra, latitante napoletano tradito da un account di donna su Facebook

Un latitante napoletano, Giuseppe Quagliarello, di 31 anni, è stato arrestato a Rende dalla squadra mobile di Cosenza. L'uomo era ricercato dal giugno scorso perchè destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice del tribunale di Napoli per violenza privata, minacce aggravate dall'uso di armi e da metodi mafiosi. Quagliarello avrebbe minacciato i familiari di un pentito, sottoposti a programma speciale di collaborazione.

Giuseppe Quagliarello, latitante della camorra arrestato a Rende dalla squadra mobile di Cosenza, è stato rintracciato dopo essere stato contattato sul social network «Facebook», attraverso la creazione di un profilo esca femminile.

Attraverso il profilo del social network è stato stabilito un primo contatto, al quale hanno fatto seguito alcune telefonate con gli agenti della squadra mobile, che si sono finti utenti del profilo. Successivamente è stato fissato un appuntamento, tra Quagliarello e una donna poliziotto, che si è finta interessata ad un appuntamento.

Nel momento dell'incontro sono intervenuti gli agenti della squadra mobile, che hanno arrestato così il latitante. L'uomo, quando sono intervenuti i poliziotti, non ha opposto resistenza.

Quagliarello viveva tranquillamente in un appartamento a Rende dove si era trasferito da giugno, subito dopo essere sfuggito all'ordinanza di custodia cautelare, e conduceva una vita normalissima. Il latitante aveva trovato lavoro anche come stagionale in una struttura alberghiera della costa tirrenica. Quagliarello è stato portato nel carcere di Cosenza.

Caserta. Chiedevano il pizzo alle sale giochi di Casal di principe: 3 arresti

Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata dai carabinieri di Casal di Principe (Caserta) a Romolo Corvino, di 46 anni, ex fedelissimo di Francesco Schiavone detto 'Sandokan', a Pasquale Caterino, di 26 e a Vincenzo Di Caterino, di 29, tutti già detenuti dal 31 ottobre scorso, per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Corvino, condannato nel processo Spartacus, quando fu scarcerato a luglio dopo diversi anni passati in cella, fu accolto a Casal di Principe con i fuochi d'artificio. Secondo gli inquirenti proprio Corvino, nei mesi scorsi, essendo uno degli elementi più esperti rimasti liberi, avrebbe retto le sorti del clan Schiavone riuscendo ad arruolare i due complici, entrambi giovani disoccupati mai conosciuti alle forze dell'ordine. 

Dalle indagini è emerso che i tre indagati, nei mesi di settembre e ottobre scorsi, avrebbero avanzato richieste estorsive a due imprenditori che avevano installato presso sale scommesse dell'Agro Aversano apparecchiature di intrattenimento con giochi on line, pretendendo il 20% di tutti i guadagni conseguenti alla gestione degli apparati; uno degli imprenditori ha versato circa 4mila euro. Entrambi gli operatori hanno comunque collaborato con i carabinieri e la Dda che ha coordinato l'inchiesta, permettendo l'identificazione dei tre esattori. 

Contestualmente all'esecuzione dell'ordinanza, i carabinieri hanno effettuato controlli in cinque sale scommesse di Casal di Principe e dei comuni vicini contestando diversi illeciti amministrativi con sanzioni dell'importo di migliaia di euro, e denunciando per 'esercizio del gioco d'azzardo' i titolari di due attività che sono state sottoposte a sequestro poichè è stato accertato l'esercizio di attività di scommessa non autorizzata.

Estorsioni su slot machine per conto dei Casalesi: due nei guai

CASERTA - Due arrestati per estorsioni ai danni di gestori di slot machine, noleggio videogiochi e di imprenditori edili. All’esito di un’ articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia, i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Caserta hanno arrestato due persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di detenzione e porto abusivo di arma.

Gli indagati, secondo quanto emerso dalle indagini, svolte da marzo 2011 a dicembre 2012, minacciavano avanzando richieste estorsive nei confronti di imprenditori del settore edile e del settore noleggio di videogiochi e slot machine dell’alto casertano e della provincia di Benevento.

In relazione ad altri precedenti connessi episodi estorsivi, già in data 19 aprile 2012 veniva notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere agli stessi soggetti, unitamente ad una terza complice.

Oltre ai predetti reati, nel provvedimento cautelare viene contestata ad uno degli indagati la violazione della misura della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno a cui era sottoposto, nonché la detenzione e il porto illegale in luogo pubblico di una pistola di marca e calibro imprecisato.

Nel corso dell’attività di indagine si è registrata, anche in questo caso, la collaborazione di alcuni imprenditori che, acquistata fiducia nelle Istituzioni, hanno denunziato gli episodi di cui erano stati vittime.

Pizzo sulle slot machine: tre arresti contro il clan dei casalesi

CASAL DI PRINCIPE. Avvalendosi della forza intimidatrice del clan dei casalesi avrebbero chiesto il “pizzo” a imprenditori che gestivano slot machine in sale scommesse dell’agro aversano, pretendendo il 20 per cento di tutti i guadagni.

Con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, domenica mattina i carabinieri del nucleo operativo di Casal di Principe hanno arrestato Pasquale Caterino, 26 anni, Romolo Corvino, 46, e Vincenzo Di Caterino, 28. I fatti, secondo le indagini coordinate dalla Dda di Napoli, sarebbero avvenuti nei mesi di settembre e ottobre scorsi.

Già lo scorso 31 ottobre era stato eseguito nei confronti dei tre indagati un decreto di fermo. Uno degli arrestati, già condannato nel processo “Spartacus”, tornato in libertà a luglio, è ritenuto elemento di primo piano del clan.

“Gli imprenditori vittime delle richieste estorsive hanno fornito piena collaborazione alle indagini, dimostrando in tal modo piena fiducia nelle istituzioni”, fanno sapere gli inquirenti.

Napoli, l'Itc "Galiani" ricorda Gelsomina Verde

NAPOLI. In occasione dell'anniversario della barbara uccisione di Gelsomina Verde, vittima innocente della criminalità organizzata, l'associazione Libera, la Fondazione Pol.i.s. e l'Istituto Tecnico Statale Commerciale "F.Galiani" di Napoli hanno promosso il "Premio Gelsomina Verde", giovedì 21 novembre, nella sede dell'istituto in via don Bosco. Sono intervenuti don Tonino Palmese e Geppino Fiorenza -- Referenti Regionali di Libera per la Campania; Caterina Miraglia -- Assessore all'Istruzione della Regione Campania; Maurizio Moschetti -- Assessore Edilizia scolastica e politiche scolastiche della Provincia di Napoli; Annamaria Palmieri -- Assessore all'Istruzione del Comune di Napoli; Giuliana di Sarno -- Presidente della terza municipalità del Comune di Napoli; Alessandra Clemente -- Assessore alle politiche giovanili del Comune di Napoli; Enrico Tedesco -- Segretario Generale della Fondazione Pol.i.s.; Giuliana Covella -- giornalista de "Il Mattino" di Napoli e autrice del libro "Fiore come me".

“La voce del sangue”, film sul Cristo velato con Federico Salvatore

NAPOLI. "Adesso siamo pronti per il film": quella che pronuncia Federico Salvatore, protagonista insieme a Lello Serao del cortometraggio "La voce del sangue", non è solo una battuta che fa scattare il sorriso tra i tanti presenti al cinema Astra alla prima aperta al pubblico del lavoro firmato da Francesco Afro de Falco.

L'idea del regista, del cast del corto (completato da Lucia Rocco) e dell'intera squadra che ha promosso il lavoro, è proprio quella di puntare alla realizzazione di un lungometraggio sul principe di Sansevero e il Cristo velato.

La "prima", di venerdì 21 novembre, ha fatto registrare il pienone all'Astra di via Mezzocannone. Un pienone che ha premiato il cortometraggio girato in pellicola con i contributi di "Film commission Regione Campania" e di "Mediter srl" e prodotto da  "Libera scena ensemble" e dall'Asci scuola di cinema (distribuzione della Smc di Salvatore Mignano).  

Il senso del corto l'ha spiegato nel suo intervento il regista: "Essenzialmente - ha detto Francesco Afro de Falco - abbiamo puntato su tre aspetti: il parallelismo tra Giuseppe Sammartino, che ha ereditato l'idea di Antonio Corradini di realizzare il Cristo velato, e San Giuseppe, padre di Gesù Cristo; la figura del principe di Sansevero, fuori da quella presente nell'immaginario collettivo; l'aspetto femminile della Maddalena, che da 'sposa' di Corradini diventa 'madre' dell'opera che realizzerà Sammartino".

Applausi convinti per tutti i protagonisti: Federico Salvatore, che interpreta il principe di Sansevero; Lello Serao, che è Giuseppe Sammartino, che realizzerà nove mesi dopo la morte di Antonio Corradini il Cristo velato; la "Maddalena" Lucia Rocco.

Commenti positivi per la fotografia firmata da Luca Cestari, come per la riproposizione del Cristo velato, opera realizzata per l'occasione da Luca Nocerino. Lello Serao, che è anche produttore, ha posto l'accento "sul lavoro svolto nei quattro giorni utili a realizzare tutte le scene, grazie anche a un'intensa opera preparatoria, con uno scenario straordinario come la Torre del Palasciano". 

A firmare la sceneggiatura Fabrizio Nardie Carlo di Sangro, quest'ultimo diretto discendente del Principe di Sansevero. "Speriamo che la prossima volta - ha detto - saremo accolti a girare anche all'interno della Cappella di Sansevero, i cui gestori invece hanno osteggiato questo lavoro che punta solo a dare splendore alla storia del principe di Sansevero e a un capolavoro come il Cristo velato".

Cittadinanza italiana dopo dieci anni dal loro salvataggio

SANT'ANTIMO. Dieci anni fa scamparono alla morte, oggi ricevono la cittadinanza italiana. Muahammad Ibrahim, la moglie Nisa e il piccolo Ipad, di origini pachistane furono salvati dal crollo della casa dove vivevano da due santantimesi Stefano e Luigi Di Lorenzo. L’episodio destò molta commozione, quella notte c’era stato chi aveva perso la vita nel crollo e se non si fosse intervenuti tempestivamente la voragine avrebbe inghiottito anche la famiglia di pachistani. Da quella notte gli Ibrahim non sono stati più soli, Stefano, Luigi e la moglie Adriana hanno seguito il lungo iter che ha poi portato al riconoscimento della cittadinanza italiana. Alla cerimonia al comune di Sant’Antimo davanti al funzionario comunale, Vincenzo Leva, ci sono tutti i componenti della famiglia Ibrahim, per pronunciare il giuramento di rito sulla costituzione italiana e ricevere il documento che attesta la nuova cittadinanza. Con loro come quella notte, Adriana Palladino oggi consigliera comunale, l’assessore Paolo Sessa e Luigi uno dei salvatori della famiglia Ibrahim che quella sera insieme a Stefano fu acclamato come un eroe e che ancora si schernisce ripetendo,”ho fatto solo quello che dovevo fare”.

Il pentito Lucariello: «Il clan decideva i sindaci e gli appalti, favorì la costruzione della centrale termoelettica di Sparanise»

di Marilù Musto
«Quando sono uscito dal carcere sono tornato a Gricignano di Aversa, poi sono andato a vivere in un appartamento in via Bugnano a Orta di Atella, lì mi venivano a trovare il fratelli del boss Giuseppe Russo detto O’Padrino di Casal di Principe. Raffaele Russo mi disse: io sto lavorando a Sparanise nella centrale termoelettrica, il fratello di Nicola Cosentino ci ha fatto lavorare».

Così, il collaboratore di giustizia Orlando Lucariello durante la sua deposizione al processo a carico di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del Pdl accusato, nel procedimento «Il Principe e la Ballerina», di tentato reimpiego di capitali illeciti e corruzione. Lucariello, boss condannato nel processo Spartacus I nel settembre del 2005 e catturato nel 2008 dai carabinieri di Aversa, dopo un periodo di latitanza iniziata dopo l’emissione della maxi sentenza al clan dei Casalesi, ha svelato presunti interessi della camorra sull'apertura della centrale termoelettrica di Sparanise in gestione alla famiglia dell’ex sottosegretario.

«Russo non mi disse con chi stava in società, di certo ricordo che un socio era Gennaro Di Foggia, detto «l’Assistente». Ma non è che c’era un interesse in particolare, in sostanza, siccome il territorio di Sparanise era controllato dal capozona Giuseppe Papa, quest’ultimo poteva intralciare i lavori di costruzione della centrale e Russo non voleva fare brutta figura con Nicola Cosentino, in quanto a lui interessava come politico». Nel controesame della difesa di Cosentino, Lucariello non ha precisato alcune circostanze. Il pentito ha anche svelato che i due sindaci che nel corso di un ventennio si sono alternati a Gricignano di Aversa, sarebbero stati a sua «disposizione».

I politici

«Dal 1993 i contatti politici restavano sempre nella mia competenza e fin da allora parlavo io con i sindaci di Gricignano d'Aversa, Orta di Atella e Succivo, Comuni in cui ero capozona per conto di Peppe Russo, numero “tre” del clan Schiavone dopo Francesco Schiavone detto Sandokan e Walterino Schiavone». Il pentito Lucariello ha lanciato dure accuse alle tre amministrazioni del Casertano, in particolare ai due sindaci che negli ultimi 25 anni si sono alternati nel Comune di Gricignano: ovvero Andrea Moretti, attuale sindaco, ed Andrea Lettieri, ex primo cittadino. «Moretti e Lettieri sono da sempre i politici cui faccio riferimento. Se governano da tanti anni, è perchè li ho fatti sempre votare per ottenere appalti”. Ma lei lo sa di che schieramento politico sono”, ha domandato in controesame il legale di Cosentino, Stefano Montone. “Si, avvocato, lo so a cosa volete arrivare: ebbene, sono di centro sinistra, ma a noi non è mai interessato il colore, ma solo che fossero a nostra disposizione. Ad Orta di Atella il nostro uomo era il sindaco Angelo Brancaccio (attualmente in carica)». Il pentito ha parlato poi di un appalto per la ristrutturazione di una scuola dato alla ditta collegata ai Russo dal Comune di Gricignano, quindi della Gmc, la società mista creata dai fratelli Orsi, imprenditori legati ai Casalesi, (Michele Orsi fu ucciso dai killer di Giuseppe Setola), con il Comune di Gricignano tra il 1999 e il 2000, quando sindaco era Lettieri. «Peppe Russo mi disse, su consiglio di Nicola Cosentino, che bisognava buttarsi nel settore dell'immondizia per fare soldi facili. Così creammo, grazie al sindaco Lettieri, il consorzio (la Gmc) con cui avemmo gli appalti per la raccolta dei rifiuti prima a Gricignano, poi ad Orta di Atella. Ogni mese ci venivano dati in contanti dall' azienda 3-4 mila euro». Alla domanda fatta dal pm Antonello Ardituro sulla capacità dei Casalesi di condizionare le amministrazioni del casertano, Lucariello riferisce un aneddoto relativo al Comune di San Cipriano d'Aversa (attualmente sciolto per infiltrazioni camorristiche). «Durante un'udienza del processo Spartacus, ero nella cella in aula insieme ad Enrico Martinelli (braccio destro del boss Antonio Iovine), quando si avvicinò una persona che si presentò come avvocato. Martinelli mi disse: 'Ti presento il futuro sindaco di San Cipriano". Si trattava, seppi dopo, dell'omonimo Enrico Martinelli, un suo cugino, che poi è divenuto primo cittadino». L' ex sindaco Martinelli è sotto processo per associazione camorristica proprio per rapporti con il parente boss.

Pompei torna a vivere al cinema: arriva nelle sale il film del British Museum

di Marco Perillo
Ci pensa ancora una volta l'Inghilterra a «salvare» (almeno per quanto riguarda l'immaginario collettivo) Pompei. Dopo la mostra record (soprattutto per le tasche britanniche) dei mesi scorsi al British Museum, arriva nelle sale "Pompei", l'attesissimo docufilm sulla città sepolta, in quella che si preannuncia «la più grande e accurata ricostruzione di tutti i tempi».

In Italia, la pellicola esce nelle sale come evento nei giorni 25 e il 26 novembre. Si tratta del nuovo appuntamento di Microcinema, società impegnata nella distribuzione di contenuti di qualità ed eventi culturali.

Il film è stato prodotto proprio dal British Museum di Londra e racconta la vita degli abitanti di Pompei poco prima dell'eruzione del 79 d. C., quando era un grande e fiorente centro cittadino alle falde del Vesuvio. Si narra anche la storia della pur stupenda Ercolano, piccola località marittima, al momento della devastante eruzione.

Tutto è basato sull'esposizione «Life and death in Pompeii and Herculaneum». La pellicola-evento è stata presentata dal direttore del British Museum Neil MacGregor: musiche, poesie, oggetti quotidiani, reperti e testimonianze dell’epoca. Inoltre, le accurate ricostruzioni offriranno uno sguardo ravvicinato e concreto sulle città che furono cancellate dall’eruzione del Vesuvio.

Ci si addentrerà così nelle strade animate, nel mercato, nelle terme, nelle taverne, e si conosceranno più da vicino i commerci, le risse e gli amori. Si scoprirà, attraverso la vita di tutti i giorni, un’umanità serena, disperata o indifferente, inconsapevole della tragedia imminente.

Il Vesuvio d’un tratto esplode in un oceano di fuoco, cenere e lapilli, che coprono tutto senza lasciare scampo. Una coltre di lava e cenere che ha protetto e ha conservato tante testimonianze concrete di quello che esisteva prima del 79 D.C., tanto da permetterci di conoscere quanto sappiamo finora.

Un patrimonio da tutelare al massimo, che tutto il mondo ci invia e che ormai da anni, per mancanza di fondi e di cura, è soggetto a crolli ed episodi di degrado. Non a caso un giornale come il Guardian, parlando del film, ha scritto: «Questo evento straordinario ricorda al mondo che Pompei non è solo un’attrazione turistica, ma la testimonianza più importante che ci è rimasta sul passato dell’umanità».



Sant'Antimo. In manette pusher latitante

SANT'ANTIMO. Gli agenti del commissariato di Frattamaggiore sono riusciti ad arrestare Giuseppe D'Isidoro, pusher che si era sottratto al primo ordine di custodia due settimane, nella sua abitazione dove era andato per un cambio di biancheria. I poliziotti erano da giorni sulle sue tracce dopo che il primo novembre, mentre era agli arresti domiciliari, fu sorpreso a confezionare dosi di marijuana. Per evitare il ritorno in carcere , D'Isidoro si sottrasse al fermo scaraventando per le scale un agente,che dovette ricorrere alle cure dei sanitari. Ora gli agenti cercano di capire dove abbia trovato possibili appoggi per le due settimane in cui è stato latitante. Al 46enne è stato anche notificata un'aggravante della misura cautelare e tradotto al carcere di Poggioreale.

Sant'Antimo. Controlli contro i venditori abusivi

SANT'ANTIMO. Vasta operazione di contrasto della polizia locale di Sant'Antimo, agli ordini del comandante Chairiello, contro i venditori abusivi che tutte le domeniche occupano selvaggiamente la Via Appia. Sono state effettuati controlli ed elevate multe salate verso le persone identificate, che vendevano mercanzia senza autorizzazione, e che avevo creato un vero e proprio suk ai lati della statale che passa attraverso i comuni di Giugliano, Sant'Antimo, Aversa. I caschi bianchi hanno cercato di frenare il dilagare dell'illegalità, che stava prendendo inesorabilmente piede, per fermare vere e proprie appropriazioni indebite di spazio pubblico e non solo. Gli abusivi ormai si sentivano padroni degli spazi che avevano occupato, senza curarsi del pericolo portato agli automobilisti per la loro presenza sul ciglio della strada. Alcuni addirittura avevano messo dei cartelli pubblicitari proprio sul bordo della carreggiata e si erano creati parcheggi abusivi, che in alcuni casi, occupavano lo spazio antistante cancelli e portoni delle abitazioni, bloccando i residenti. I vigili hanno elevato contravvenzioni fino a 5mila euro ed identificato anche due persone che sversavano illegalmente rifiuti speciali. La stessa operazione del comando di Sant'Antimo si è poi estesa ai controlli durante l'intensa movida notturna, che interessa i locali che si trovano sull'arteria.

Napoli, la sola città che spende per spettacolo e sport: il rapporto della Siae

Il rapporto Siae del primo semestre 2013, che si basa sulla raccolta dei diritti d'autore, ci dice che le città italiane spendono meno in spettacolo e cultura e tirano i cordoni della borsa. Con un'eccezione, Napoli. Napoli ha un trend in aumento per tutte le voci di spesa. Unica fra tutte le città oltre i trecentomila abitanti. E se nei giorni scorsi abbiamo appreso che Napoli ed i campani consumano sempre meno psicofarmaci, ora si apprende che c'è una tendenza forse non estranea a questa fortuna.

Se per il cinema è come sempre regina Roma e per il teatro si distingue Milano, nel primo semestre del 2013, tra le città con oltre trecentomila abitanti, Napoli è l'unica - fanno notare dalla Siae - a riportare il segno positivo per tutti gli indicatori analizzati. Questo significa che, a dispetto della crisi, o forse per reazione, il napoletano spende un po' di più in spettacoli e sport. Mentre il romano, come il fiorentino o il milanese, tende a spendere di meno.

In particolare, è proprio nella capitale che quasi tutti gli indicatori sono negativi con il numero di spettacoli che scende del 2,17%, gli ingressi che calano del 2,09%, la spesa al botteghino -1,95%, la spesa del pubblico +0,25% il volume d'affari -3,41%. Calo a parte, Roma - che parte da posizioni altissime di consumo - rimane la città italiana dove si spende di più per cinema (37,2 milioni) , concerti (22,6mln), attività sportive (31,4 mln) e attrazioni dello spettacolo viaggiante (1mln).

Milano prevale invece per mostre ed esposizioni (136,4 mln) per i balli e i concertini (33,5 mln) e per il teatro (37 mln). A Napoli la spesa più alta è per lo sport (15,9 mln) così pure come a Genova (7,9mln) e a Torino (21,1). A Bari per il cinema (3,9mln) come a Roma (37,2 mln) e a Palermo (4,4mln). A Bologna vincono i concerti (11,9mln) a Firenze il ballo e concertini (8,6mln), a Milano Mostre ed esposizioni (136,4 mln).

Esposito quel cognome considerato «infamante», abolito nel 1800

di Paolo Barbuto
Quel cognome, «Esposito», di cui raccontiamo l'origine, era considerato un marchio infamante, che rendeva impossibile la vita delle persone cresciute all’Annunziata. Così nel 1814 Gioacchino Murat cancellò l’usanza di chiamare così tutti gli abbandonati.

Da allora, l’ufficiale civile che registrava gli ingressi, aveva anche il compito di inventare un cognome nuovo per ogni giorno dell’anno. Si ispirava alla quotidianità: se c’era il sole, i bimbi di quel giorno avrebbero avuto tutti come cognome «Splendente». Se qualcuno bussava alla porta mentre veniva abbandonato il primo bimbo della giornata, il cognome sarebbe stato «Tocco». Capitò così anche con il piccolo Vincenzo che nel 1862 si ritrovò come cognome «Genito», poi per errore di trascrizione diventato Gemito.

Quel Vincenzo Gemito sarebbe diventato artista illustre, portandosi dietro un cognome inventato al momento e anche trascritto male. La ruota degli esposti era nata per accogliere solo neonati, ma le madri disperate lasciavano anche bimbi più grandi: li cospargevano di olio per consentirgli di attraversare il meccanismo. Troppo spesso quel passaggio causava fratture e lesioni interne alle creature, così lo spazio per deporre i bimbi fu ridotto da un palmo quadrato a tre quarti di palmo.

Quando le bambine accudite all'Annunziata crescevano ed arrivavano all’età da marito, veniva organizzata una festa danzante nel bellissimo salone del brefotrofio. Erano invitati tutti gli uomini senza moglie della città, ma si presentavano, abitualmente, le persone più avanti con gli anni, senza più speranze di trovare una sposa. Durante quegli incontri si svolgeva il rito del fazzoletto: le ragazze lo lasciavano cadere, chi si chinava a raccoglierlo le aveva scelte come spose.

Ecco il primo Esposito del mondo: è «Fabritio de anni due»
di Paolo Barbuto
Il viaggio nell’archivio dell’Annunziata non è un percorso tra gli scaffali ma un tuffo nella storia. Ci sono luoghi, qui dentro, dove il tempo s’è fermato. Solo il trillo dei cellulari è fuori contesto, tutto quel che c'è intorno profuma d’antico, non di vecchio.

E ogni singolo oggetto racconta una storia. Gli archivisti amano quelle carte. Lo si capisce da come guardano i fascicoli, dai guanti che indossano quando devono prenderli, per evitare di rovinarli. Sorridono davanti all’emozione di chi segue il rito con il fiato sospeso. Viene pescato il volume più antico. Sfogliato con carezze leggere. Pagina numero uno: anno 1623, primo gennaio, alle tre e mezza è stato «gettato» all'Annunziata «Fabritio de anni due». Non c’era bisogno di scrivere il cognome, si sarebbe chiamato Esposito, come le altre migliaia di bimbi abbandonati dopo di lui ed «esposti» alla protezione della Madonna dell'Annunziata. Fa un certo effetto trovarsi di fronte a quel documento.

Eccolo, è il primo Esposito di Napoli, almeno il primo del quale si abbia una testimonianza scritta e ufficiale. L’antenato di tutti gli Esposito della città. E del mondo.

L’archivio si trova in via dell’Annunziata, al numero 34. Possono avere accesso ai registri gli studiosi e i diretti interessati (o i discendenti). Contiene tutti i documenti ufficiali dei bimbi che venivano affidati all'Annunziata. La consultazione è consentita solo quando sono trascorsi settanta anni dall’iscrizione nei registri. Ancora oggi le visite sono centinaia. La «ruota» è stata chiusa il 22 giugno del 1875 ma i bambini sono stati accolti nel brefotrofio fino al 1980: da tutto il mondo scrivono per conoscere le proprie origini «fatemi sapere chi era la mia vera mamma». Ma centinaia di persone vengono invitate ad aspettare la scadenza imposta dalla legge.

Gli studiosi e i ricercatori qui dentro sono di casa e non fanno più caso alla macchina da officina, piazzata al centro della scrivania. Quella macchina serviva a legare il passato al futuro: numerava e sigillava un piombino messo al collo dei bimbi appena abbandonati dentro la ruota dell'Annunziata. Una lettera e un numero, I 1027, poi I 1028, all’infinito, senza sosta. Quella sigla avrebbe accompagnato il bambino per tutta la vita. Era quello il vero nome, non l’«Esposito» segnato sui documenti ufficiali. E se un giorno una mamma pentita voleva tornare sui suoi passi, si presentava all'Annunziata
ricordando data e ora dell'abbandono. L'archivista s'infilava tra le mensole e tornava con un faldone immenso. Per ogni data e per ogni ora, c'era un solo numero possibile di collegamento.

Alle pagine del librone era cucito il segno di riconoscimento: una immagine sacra strappata a un angolo, una medaglietta divisa a metà, un lenzuolino al quale mancava un angolo. Se la donna aveva la parte combaciante, le era concesso il diritto di conoscere il nome del figlio. Ancora oggi la storia degli "Esposito" napoletani è custodita all'Annunziata. I faldoni sono conservati nell'ospedale, in uno dei quattro archivi comunali.

Quellgli stanzoni negli anni hanno subito di tutto, allagamenti, piccoli crolli, abbandono. La location è avvilente, l'imbarazzo e la rabbia, però, svaniscono di fronte agli scaffali del lungo corridoio della memoria napoletana. Qui ci sono tutti gli avi di tutti gli Esposito di Napoli, e del Mondo. A partire da «Fabritio de anni due».
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giovedì 21 novembre 2013

Mazzette al comune di Giugliano, condanne definitive per vigili, impiegati e imprenditori

di Mariano Fellico
GIUGLIANO. Scandalo mazzette al Comune di Giugliano, sentenza della Cassazione per 16 persone: pugno duro dei giudici per gli agenti della Municipale, i dipendenti dell’ufficio tecnico e gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta del maggio 2008.

Alte le condanne per i vigili urbani: 10 anni per Antonio Basile 10 anni, 6 anni per Gaetano Corso, 5 anni e otto mesi per Emilio del Franco, Raffaele Parisi incassa 9 anni, Luigi Pianese 3 anni e otto mesi, Raffaele Sodano 8 anni e otto mesi, nove anni e 4 mesi per Giuseppe Taglialatela Scafati e 9 anni per Alfonso Valletta. Per i due impiegati dell’ufficio tecnico sono stati inflitti 5 anni ad Antonio D’Alterio e a Gaetano Gargiulo. Ai quattro imprenditori nel settore edile, i giudici hanno comminato condanne di 4 anni e 4 mesi per Antonio Carleo, cinque anni per Alfredo De Vito, Raffaele e Sabatino Granata.

Quattro anni nei confronti di Armando Migliaccio e 4 anni e 4 mesi per Aldo Nobis. Furono accusati di concussione, corruzione, falso in atto pubblico ed associazione a delinquere: percepivano soldi per non ‘controllare’ gli abusi edilizi.

Giugliano. Mattone Selvaggio: confermate le condanne in cassazione per 16 persone

GIUGLIANO. Sono stati tutti condannati in cassazione i vigili urbani coinvolti nell'inchiesta "Mattone Selvaggio", già condannati in appello, che hanno scelto il rito abbreviato. Alcuni di loro, chiesero il reintegro al lavoro, ma nel giugno scorso, arrivò lo stop della commissione straordinaria che si oppose fino alla sentenza della cassazione. Quella sentenza dunque è arrivata e insieme ad essa sono arrivate anche tutte le conferme per 16 imputati che, avvalendosi dell'opzione del rito abbreviato, hanno avuto lo sconto di un terzo della pena rispetto al rito ordinario. La vicenda, lo ricordiamo, suscitò molto scalpore quando nel maggio del 2008, nel corso dell'operazione finirono in manette 39 persone. Tutto partì dalla denuncia di una donna che si ribellò ad un a richiesta sessuale di uno degli indagati. Le indagini fecero luce su una fitta trama di connivenze tra vigili, imprenditori e funzionari pubblici accusati di incassare mazzette per coprire abusi edilizi e, in molti casi, di aver agito con metodi mafiosi. 

Le condanne. 10 anni per Antonio Basile 6 anni per Gaetano Corso, 5 anni e otto mesi per Emilio del Franco, a Raffaele Parisi 9 anni, per Luigi Pianese 3 anni e otto mesi, Raffaele Sodano a 8 anni e otto mesi, 9 anni e 4 mesi per Giuseppe Taglialatela Scafati e 9 anni per Alfonso Valletta. 5 anni per i due impiegati dell’ufficio tecnico Antonio D’Alterio e a Gaetano Gargiulo. 4 anni e 4 mesi per Antonio Carleo, cinque anni per Alfredo De Vito, Raffaele e Sabatino Granata, i quattro imprenditori coinvolti nell'inchiesta. 4 anni anche per Armando Migliaccio e 4 anni e 4 mesi per Aldo Nobis

Le condanne precedenti. Nella condanna di primo grado, (era il dicembre del 2008) le pene andavano dai 4 ai 12 anni per sedici degli imputati. Furono assolti dall'accusa di associazione mafiosa i tecnici comunali e gli imprenditori. Nel dicembre del 2009, arrivarono altre, condanne per 33 imputati con pene che arrivavano anche a 11 anni, in particolare per gli agenti della polizia municipale coinvolti. Nel maggio del 2011 arrivarono le sentenze di appello, con sconti di pena per i vigili urbani Antonio Basile e Giuseppe Taglialatela Scafati: 10 anni (condannato a 12 anni) e 9 anni e quattro mesi (12 anni). Antonio Basile (vigile urbano), condannato a 10 anni (difeso dall’avvocato Antonio Russo), Antonio Carleo (imprenditore di Villaricca), ne dovrà scontare 4 anni e 4 mesi. Gaetano Corso (vigile urbano difeso dall’avvocato Pellegrino), ne ha incassato sei anni. Dagli cinque anni anzichè 4 per Antonio D’Alterio (dipendente dell’ufficio tecnico comunale), mentre per Emilio Del Franco (vigile urbano) fu condannato a 9 anni (9 anni nel precedente provvedimento). Per Alfredo De Vito (imprenditore di Giugliano) sconto di 4 mesi: solo 5 anni. A Bernardo Falco imprenditore di Carinola (poi deceduto) fu condannato a 5 anni come nel primo processo. Gaetano Gargiulo, impiegato dell’ufficio tecnico un anno in più: 5 anni. Cinque gli anni per Raffaele Granata (imprenditore di Giugliano), Sabatino Granata (imprenditore di Giugliano) e Armando Migliaccio (imprenditore di Giugliano) sono stati rispettivamente condannati a cinque e quattro anni. Ad Aldo Nobis, imprenditore di San Cipriano, il pm Itri chiese 3 anni e otto mesi: ne incassò 4. Sconto di un anno per Raffaele Parisi (vigile urbano): da 10 a nove anni. Per Raffaele Sodano (vigile urbano) i giudici lo hanno condannato a otto anni e otto mesi rispetto ai nove anni; nove anni per per il vigile Alfonso Valletta rispetto ai 10 anni. Condanna a nove anni e quattro mesi per Giuseppe Taglialatela Scafati (vigile urbano), mentre per Luigi Pianese (vigile urbano, difeso dall’avvocato Antonio Russo), tre anni e Otto mesi rispetto ai 4 anni e otto mesi comminati nella prima sentenza.

lunedì 18 novembre 2013

«Basta rifiuti, parcheggiatori abusivi e illegalità». In un video la scossa dei giovani napoletani

di Gerardo Ausiello
NAPOLI - Basta rifiuti, basta parcheggiatori abusivi e venditori ambulanti. Stop, insomma, all'illegalità e al mancato rispetto delle regole. E' l'accorato appello lanciato da un gruppo di giovani napoletani attraverso un video provocatorio e divertente, intitolato “Napoli è casa tua!”. Si tratta di uno spot di un minuto, ideato e prodotto dall'associazione «Adda passà 'a nuttata», girato con Lello Musella di Made in Sud e Luca Fiorentino, sceneggiatore-attore napoletano.
La regia è di Roberto d'Angiolo, avvocato napoletano, che sta accompagnando i ragazzi della onlus in questo percorso al servizio della città.

«Abbiamo provato a raccontare la storia di un ragazzo come noi che vive i problemi di Napoli come se accadessero a casa sua. Sceglie di far prevalere le ragioni del coraggio a quelle della paura e di darsi da fare per cambiare la sua casa-città» spiega il presidente della onlus, Davide D'Errico.
Non è la prima volta che i giovani di «Adda passà 'a nuttata» si rendono protagonisti di iniziative del genere. Nei mesi scorsi idearono, infatti, un video sull'R4 che raccontava simpaticamente le disavventure di chi, all'ombra del Vesuvio, è costretto a spostarsi con i mezzi pubblici.

Ma che cos'è «Adda passà 'a nuttata»? Un'associazione onlus che punta al coinvolgimento delle nuove generazioni in progetti sociali, culturali ed educativi. «Dal volontariato con i senzatetto del quartiere Sanità alla pubblicità progresso, dalla class-action che abbiamo lanciato per chiedere un risarcimento per i disagi del trasporto pubblico alle iniziative di pulizia e di cambiamento dei nostri quartieri e delle nostre città. Vogliamo giocare insieme da protagonisti la partita del cambiamento per le nostre città. Lo vogliamo fare con l’entusiasmo che non può essere fermato. Come non si può fermare il vento con le mani» spiegano D'Errico e Pasquale Pennino, che sono il cuore pulsante dell'associazione.

La prossima sfida è avvincente e riguarda uno dei quartieri più difficili di Napoli, la Sanità: «Negli ultimi mesi ci è stato affidato in comodato d’uso un bene confiscato alla camorra, un posto dove si spacciava droga. Lo faremo diventare non solo una casa di speranza aperta a tutte le associazioni di volontariato, ma soprattutto un laboratorio di videomaking per i ragazzini del quartiere - annuncia D'Errico - è la nostra risposta concreta all’altissimo livello di evasione scolastica che c’è lì». Per info e contatti la onlus è presente in rete e sui social network:
Facebook
(https://www.facebook.com/addapassanuttata), 
Youtube (http://www.youtube.com/user/addapassanuttataNA), Twitter (https://twitter.com/addapassanuttat), Instagram (http://instagram.com/addapassanuttata).
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Napoli, 5mila euro per uccidere: ecco le tariffe della nuova faida

di Leandro Del Gaudio
NAPOLI - Un brindisi all’alba, prima di mettere mano al flex e al portafogli: il primo, uno strumento da carpentiere, serviva a distruggere le armi usate per l’omicidio; i soldi invece erano buoni a chiudere i conti con chi aveva premuto il grilletto.

Cinquemila euro, tanto costa un morto eccellente nel rione Sanità, specie se l’omicidio viene consumato il trenta dicembre, a poche ore dall’ultimo dell’anno. Retroscena di una faida, di quella che per Giovanni Della Corte era un sogno.

Il suo sogno: «Conquistare la Sanità, uccidere Francesco Bara, passare al controllo diretto di quella zona». Crolla Giovanni Della Corte, da qualche tempo ha deciso di collaborare con la giustizia. E il suo racconto ai pm della Dda - facile a dirsi - è la storia di un sogno, quello di conquistare il rione, il suo, da decenni terreno di confronto obbligato per ogni genere di traffico illecito, sull’asse che lega Secondigliano e centro storico.

Vive in località protetta, sta svelando retroscena di omicidi compiuti nel corso degli anni dai killer di Lo Russo e da quelli consumati da un anno a questa parte, da quando aveva deciso di fare il salto di qualità.

Campania| Terra dei fuochi, arriva l'esercito, c'è il via libera del governo

Una giornata tra incontri e riunioni, per Nunzia De Girolamo, nelle sua Benevento dove c’è da fondare il Nuovo centrodestra dopo la scissione che si è consumata nel Pdl. Ma pur in ore politicamente difficili anche sul piano personale, il ministro per l’Agricoltura che ha scelto la linea governativa con il vicepremier Angelino Alfano segue da vicino e con particolare attenzione il dramma della Terra dei fuochi. I settantamila cittadini che sabato pomeriggio hanno sfilato per Napoli chiedono al governo risposte certe e chiare. Non più promesse ma fatti.

E il ministro De Girolamo, nel colloquio con Il Mattino, chiarisce che l’esecutivo interverrà con azioni mirate. A partire al controllo delle aree ammazzate dai veleni sprigionati dai roghi o sotterrati dalla camorra. «Al prossimo consiglio dei ministri proporrò con forza, insieme al ministro degli Interni Alfano, di valutare con procedura straordinaria l’intervento delle forze armate nella terra dei fuochi».
di Paolo Mainiero

Napoli invasa dal corteo per dire «Stop al Biocidio» nella Terra dei Fuochi

NAPOLI. Migliaia di persone sfilano sotto la pioggia al corteo organizzato dagli ambientalisti, a Napoli per dire "Stop al Biocidio". Il #FiumeInPiena, dunque, nonostante le cattive condizioni meteo, c'è ed è l'ungo più di un chilometro. Quando la testa del corteo è giunto in Piazza Nicola Amore, la coda era ancora ferma in Piazza Garibaldi dove da questa mattina si sono assembrate tantissime persone provenienti dal capoluogo e dai comuni della provincia, tra cui quelli di Napoli nord, l'area cosiddetta "La Terra dei Fuochi". E' ancora impossibile, al momento, fare una stima precisa delle persone che hanno preso parte alla manifestazione. Tra l'altro c'è da registrare che molti, proprio a causa del maltempo, hanno deciso alla fine di non partecipare. Il corteo si è diretto verso Piazza del Plebiscito invadendo praticamente la piazza. La pioggia non ha lasciato in pace i manifestanti nemmeno per un secondo. Un gruppo si è sfilato dal corteo per dirigersi verso Piazza Dante, decidendo, forse, di tornare a casa, stanchi della pioggia. Centinaia di striscioni, cartelli, gente in costume, pupazzi. Sono stati scanditi cori contro le istituzioni accusate di non essere capaci di fronteggiare il problema. Ma anche accuse di connivenza tra sistema politico e camorra. La gente dunque è stanca e vuole reagire. Gli organizzatori della manifestazione #fiumeinpiena hanno deciso di occupare la piazza questa notte fino a domani. 

La polemica contro l'Espresso. Don Patriciello, è intervenuto attraverso le agenzie di stampa per dire che: «I campani sono stanchi di imbroglioni e ladroni». Intanto è ancora alta la tensione per l'inchiesta pubblicata dall'Espresso, accusata di "sciacallaggio mediatico". «Bevi Napoli e poi muori» è stata criticata perché basata su un rapporto del 2009, realizzato da fonti militari americane e Nato. L'errore che l'Espresso avrebbe commesso, sarebbe stato quello di confondere l'acqua dei pozzi artesiani con quella dell'acquedotto che scorre dai rubinetti degli abitanti. Quest'ultima infatti, viene erogata da sorgenti che non risiedono in Campania, per cui, secondo gli esperti: «Non ci sarebbe nessun rischio per la salute dei cittadini di Napoli e provincia». L'Espresso dunque, avrebbe pontato solo sull'effetto mediatico, sfruttando il tema de "La Terra dei Fuochi" per vendere più copie, a discapito di un'interna popolazione che lotta invece su altri fronti per uscire dalla drammatica situazione di emergenza. Molti sindaci, tra cui anche il primo cittadino di Napoli, hanno fatto sapere di essere pronti a chiedere al giornale un risarcimento danni molto consistente.

Bianca Varriale
Inviata per InterNapoli.it

Caserta, ucciso perché voleva abbandonare il clan nel 1993: quattro arresti

CASERTA - Quattro esponenti del clan dei Casalesi sono stati arrestati dalla Squadra Mobile in esecuzione di un'ordinanza del gip di Napoli per l'omicidio di Domenico Motti avvenuto nel 1993 a Carinaro (Caserta).

Dalle indagini, coordinate dalla DDA partenopea, è emerso che Motti fu ucciso perchè voleva allontanarsi dal clan; a deciderne l'eliminazione i vertici del clan Bidognetti, cui la vittima era affiliata, che volevano dare un monito a tutti circa l'inviolabilità del vincolo associativo.

Per questo, nell'agguato fu coinvolto un amico fidato di Motti (un collaboratore di giustizia, non tra i quattro destinatari del provvedimento di oggi, ndr) che ebbe l'incarico di attirarlo in una trappola con il pretesto di un appuntamento; nel luogo convenuto, Motti fu brutalmente ucciso a colpi di pistola calibro 7,65 dal 41enne Luigi Coscione, arrestato questa mattina nella sua abitazione e unico tra i destinatari dei provvedimenti ancora in libertà.


Il provvedimento è stato notificato anche a Raffaele Cantone di 53 anni, che fornì supporto logistico, Giuseppe Cristofaro Giuseppe di 64 anni e Luigi De Vito. Questi ultimi erano già detenuti. Nell'inchiesta è indagato anche il boss Francesco Bidognetti, che secondo gli inquirenti diede l'ordine di morte.

S.Antimo. Operazione di contrasto al contrabbando

S.ANTIMO. Torna prepotentemente di "moda" la vendita abusiva di tabacchi nel napoletano. I poliziotti del Commissariato di Frattamaggiore hanno denunciato in stato di libertà 5 uomini di età compresa tra 25 e 36 anni per essersi resi responsabili del reato di contrabbando di tabacchi lavorati esteri, inoltre ha operato il sequestro di 4820 kilogrammi di bionde. 

Gli agenti a seguito di un servizio finalizzato al contrasto dell’attività di vendita di sigarette di contrabbando, sono intervenuti a S.Antimo oltre che nei comuni di Casandrino, Frattamaggiore e Frattaminore, dove hanno sorpreso i “venditori di sigarette” in piena attività. Con questa operazione delle forze dell'ordine, torna a riaffiorare un problema, che sembrava estinto negli anni '90, come il contrabbando di sigarette.

Sant'Antimo. Accoltellato un giovane di Grumo Nevano

SANT'ANTIMO. Un alterco cominciato all'uscita di una discoteca sulla via Appia Sud, ha portato al ferimento per arma da taglio di un ventenne di Grumo Nevano. Un gruppo di balordi, fuori dal locale notturno, ha prima attaccato verbalmente il giovane e poi sono passati alle vie di fatto. Nel mentre della rissa uno dei partecipanti ha tirato fuori un coltellino e sfregiato al volto il malcapitato, che ha poi riportato altre ferite alle braccia, per difendersi dagli altri fendenti che gli arrivavano. Il ragazzo si è fatto medicare al pronto soccorso del S.Giuliano, dove ha denunciato il fatto ai carabinieri e ha fornito gli elementi per risalire all'identikit dell'assalitore. Gli uomini dell'arma hanno poi sentito gli amici del ferito e cercheranno altri riferimenti dal sistema di videosorveglianza della discoteca.

sabato 16 novembre 2013

Terra dei fuochi, i dati choc: in 22 anni sversati 10 milioni di tonnellate di veleni

In 22 anni sversati nella Terra dei Fuochi circa 10 milioni di tonnellate di veleni e oltre 410mila camion hanno viaggiato verso le province di Napoli e Caserta.

Sono questi i numeri delle rotte dal Nord verso la Terra dei Fuochi presentati da Legambiente che ha redatto il primo 'Dizionario dell'ecocidio nella Terra dei Fuochi'. Da Adelphi e Black Hole a Caronte, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack e Ecoboss. E ancora: Falena, Giudizio Finale, Houdinì, Madre Terra Matrix e Nerone. Sono solo alcuni dei nomi in codice dati dagli inquirenti che Legambiente ha tradotto in numeri e che tracciano le rotte della Terra dei Fuochi, in vista della manifestazione promossa dal movimento #fiumeinpiena con adesione di comitati, associazioni, studenti che si svolgerà domani sabato 16 novembre a Napoli.

Numeri, denuncia Legambiente, che raccontano l'ecocidio in atto nella Terra dei fuochi. Dal 1991 al 2013 sono state censite ben 82 inchieste per traffico di rifiuti che hanno incanalato veleni da ogni parte d'Italia per seppellirli direttamente nelle discariche legali e illegali della Terra dei Fuochi; inchieste concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, coinvolgendo ben 443 aziende: la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia. In questo quarto di secolo, prosegue Legambiente, lungo le rotte dei traffici illeciti è viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell'alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica.


E ancora rifiuti prodotti da società o impianti, noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell'Acna di Cengio, i residui dell'ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce. In ventidue anni sono stati smaltiti nella Terra dei Fuochi, tra la provincia di Napoli e di Caserta, circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Un tir, secondo gli inquirenti, è in grado di trasportarne 25 tonnellate alla volta. Circa 410.905 camion carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia terminando il loro tragitto nelle campagne del napoletano e nelle discariche abusive del casertano.
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L'Espresso: Bevi Napoli e poi muori, l'inchiesta-choc degli Usa

GIUGLIANO. Per Carmine Schiavone, cugino del padrino Sandokan, la camorra ha sistematicamente inquinato le falde acquifere della Campania con milioni di tonnellate di rifiuti tossici: «Non solo Casal di Principe, ma anche i paesi vicini sono stati avvelenati. Gli abitanti rischiano di morire tutti di cancro, avranno forse vent’anni di vita». Ma le parole nefaste del camorrista trovano più di un riscontro nell’unico grande studio esistente sugli effetti delle discariche clandestine.

Lo ha realizzato il comando dell’Us Navy di Napoli: oltre due anni di esami, costati 30 milioni di dollari, per capire quanto fosse pericoloso vivere in Campania per i militari americani e le loro famiglie. Dal 2009 al 2011 è stata scandagliata un’area di oltre mille chilometri quadrati, analizzando aria, acqua, terreno di 543 case e dieci basi statunitensi alla ricerca di 214 sostanze nocive. Le conclusioni sono state rese note da diversi mesi e sostanzialmente ignorate dalle autorità italiane. L’analisi del dossier completo di questa ricerca però offre la sola diagnosi completa dei mali, con risultati sconvolgenti.

SICUREZZA ZERO. Non ci sono santuari a prova di veleno: gli esperti americani hanno individuato luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati ovunque nelle due province, persino nel centro di Napoli. Per questo scrivono che è impossibile indicare zone sicure dove risiedere: i pericoli sono dappertutto, pure nella fastosa villa di Posillipo dell’ammiraglio in capo. Sostengono che in tutta la regione bisogna usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare, fare il ghiaccio e anche lavarsi i denti. Nelle due province non si deve abitare al piano terra, dove penetrano i veleni che evaporano dal terreno, e vanno evitate cantine o garage sotterranei.

Ci sono tre “zone rosse” ( guarda la mappa interattiva ) intorno a Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano dove in pratica vietano di prendere casa: i rubinetti pescano da pozzi contaminati da composti cancerogeni e dal suolo escono gas micidiali mentre la concentrazione di discariche tossiche è troppo alta. Nei grandi complessi statunitensi di Capodichino e di Gricignano d’Aversa le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo “perché il personale vi resta in media per 2,2 anni e comunque per meno di sei anni”: una scadenza che non va superata. Dallo scorso giugno i contratti per tutti gli altri centri residenziali in Campania sono stati disdetti: persino quello della lussuosa villa di Posillipo che ospitava l'ammiraglio in capo, dove i rischi erano “accettabili” solo per un periodo di tre anni.

La diagnosi più angosciante riguarda l’acqua e certifica quanto sia profondo il male nelle falde. Il 92 per cento dei pozzi privati che riforniscono le case costituiscono “un rischio inaccettabile per la salute”. Ma ci sono minacce anche negli acquedotti cittadini: esce acqua pericolosa dal 57 per cento dei rubinetti esaminati nel centro di Napoli e dal 16 per cento a Bagnoli. Come è possibile che pure la rete idrica pubblica sia inquinata? Gli americani scoprono che l’acqua dei pozzi clandestini riesce a entrare nelle condotte urbane, soprattutto in provincia. In oltre la metà dei pozzi, gli esperti trovano una sostanza usata come solvente industriale - il Pce o tetracloroetene - considerato a rischio cancro. La diossina invece è concentrata nel territorio tra Casal di Principe e Villa Literno, ma pur essendo alta non costituisce una minaccia.

Tra tanti dati inquietanti, spunta un incubo che finora non si era mai materializzato: l’uranio. Gli esami lo individuano in quantità alte ma sotto la soglia di pericolo nel 31 per cento delle case servite da acquedotti: ben 131 su 458. Quando si va ad analizzare i pozzi, il mistero aumenta: è rilevante nell’88 per cento dei casi, mentre nel 5 per cento il livello diventa “inaccettabile”. Ossia in un pozzo su venti si riscontra una quantità di uranio che mette a rischio la salute. Tutti i campioni che superano il livello di allarme però sono stati scoperti nell’area di Casal di Principe e Villa Literno. Proprio lì dove il pentito Carmine Schiavone ha descritto processioni di «camion dalla Germania che trasportavano fanghi nucleari gettati nelle discariche».


Nel verdetto sull’aria però gli scienziati si scontrano con un problema metodologico: delle 27 sostanze potenzialmente cancerogene individuate in Campania esaminando oltre 90 mila campioni, sei non sono censite negli Stati Uniti. Se queste sei non vengono considerate, allora i rischi di Napoli sono inferiori a quelli di una metropoli americana. Ma se si stima l’effetto di tutti i veleni, allora i napoletani corrono pericoli di tumore e asma cinque volte superiori a un abitante di New York o Los Angeles.

Gianluca Di Feo e Claudio Pappaianni

espresso.repubblica.it

S.Antimo. La raccolta differenziata premia i virtuosi

S.ANTIMO. Il comune di S.Antimo ha deciso di premiare i cittadini che si impegneranno con maggior zelo nella raccolta differenziata. Coloro che porteranno presso l'isola ecologica i cosiddetti "vuoti a rendere" in vetro, plastica e lattine verranno ricompensati in questo modo: ogni 2 kili di bottiglie di plastica consegnati ne riceveranno una di acqua minerale piena; ogni 8 kili di bottiglie di vetro invece saranno ripagate con un'ottimo vino locale; ogni kilo di lattine consegnate gli utenti ne porteranno a casa una piena a loro scelta.
http://www.internapoli.it

lunedì 11 novembre 2013

Napoli. La rivelazione del pentito - Diecimila euro al mese per far tacere il killer di Gelsomina

di Leandro Del Gaudio

Quando ascoltarono quella indiscrezione rimasero «a bocca aperta», quasi increduli: a Secondigliano, c’è chi da almeno otto anni versa un vitalizio di diecimila euro al mese al killer di Gelsomina Verde, la ragazza uccisa e carbonizzata nel pieno della faida di Scampia del 2004. Diecimila euro al mese per Ugo De Lucia, con un doppio obiettivo: tacere, farsi l’ergastolo in silenzio; non far trapelare il nome del complice, uno che fino a questo momento - almeno per il delitto di Mina - pare l’abbia fatta franca. Un retroscena raccontato in questi mesi dal pentito Carmine Annunziata.

CAMORRA: FAIDA DI SCAMPIA, ARRESTATO IL BOSS CIRO MAURIELLO. ERA RICERCATO PER DUPLICE OMICIDIO. OPERAZIONE DELLA SQUADRA MOBILE DI NAPOLI E DELLO SCO DELLLA POLIZIA

La Squadra mobile di Napoli e il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia hanno arrestato Ciro Mauriello, 46 anni, considerato elemento di spicco del clan Amato-Pagano. Mauriello era ricercato perche' ritenuto responsabile di un duplice omicidio accaduto nell'ottobre 2004 a Secondigliano contro due esponenti del clan Di Lauro. Un fatto di sangue che genero' la prima guerra di camorra tra Scampia e Secondigliano. Mauriello e' il sesto latitante catturato quest'anno dallo Sco e dalla Mobile di Napoli, un team di lavoro operativo costituitosi dopo i fatti di sangue della seconda faida di Scampia esplosa nella tarda estate del 2012.

Catturato il boss Mauriello: con lui cominciò l'era degli Scissionisti

Era ricercato per un duplice omicidio avvenuto nel 2004 che avrebbe dato il via alla scissione del clan Di Lauro da quello Amato-Pagano. È stato arrestato a Scampia Ciro Mauriello, boss 46enne del clan Amato-Pagano. È il quinto latitante catturato dal gruppo permanente Sco-squadra mobile di Napoli, istituito nel settembre 2012 a seguito della faida di Scampia.

L'INIZIO DELLA FAIDA DI SCAMPIA - Il 28 ottobre del 2004 i cosiddetti Scissionisti uccisero Fulvio Montanino e Claudio Salierno. Fu l'inizio di una sanguinosa guerra in seno al clan Di Lauro e della nascita di un nuovo gruppo criminale. Il commando che eseguì l'omicidio sarebbe stato composto da Ciro Mauriello, arrestato oggi, Arcangelo Abete, soprannominato “Angioletto”, Gennaro Marino, Gianluca Giuliano, Carmine Pagano e Carmine Cerrato. Dopo le esecuzioni, Abete e Mauriello si sarebbero recati ancora con i vestiti sporchi di sangue a Varcaturo, località a nord di Napoli, per comunicare a Raffaele Amato e Cesare Pagano la riuscita dell'operazione.