lunedì 28 gennaio 2013

I rifiuti tra Napoli e Caserta? «Come la peste nel Seicento»


«Danni incalcolabili che graveranno sulle generazioni future». La relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo rifiuti non lascia spazio alcuno all'ottimismo: il territorio fra Napoli e Caserta, un tempo “felix” e incontaminato, è soggetto a un disastro ambientale pressoché irreversibile. Un dramma che raggiungerà il suo apice fra circa cinquant'anni, in quel 2064 già indicato come data limite dallo studio del geologo Giovanni Balestri, commissionato dalla Procura di Napoli. A farne le spese sarà soprattutto la vastissima area del giuglianese, circa 120mila abitanti, il più grande Comune non capoluogo d'Italia. Che negli ultimi vent'anni è diventato la più grande discarica del paese...

RIFIUTI CHIMICI - Tre anni di studi: oggi la Commissione guidata da Gaetano Pecorella rende noti i suoi risultati. L'attenzione si concentra, in particolar modo, sull'avvelenamento delle falde acquifere di Giugliano e comuni confinanti, con lo sversamento di oltre 30mila tonnellate di rifiuti tossici provenienti dall'Acna di Cengio, provincia di Savona. Un'azienda che produceva prodotti chimici e che ebbe gioco facile, grazie all'appoggio dei Bidognetti in Campania, nello sversare i propri scarti in regime di evasione fiscale, giocando con la pelle e la salute dei giuglianesi. Eravamo alla metà degli anni '80, gli sversamenti sono continuati indisturbati fino al 2004. Un periodo di tempo abbastanza lungo da impregnare i terreni e i pozzi, che oggi, al posto dell'acqua, fanno fuoriuscire fumo tossico, quello proveniente da rifiuti ormai marciti. «Siamo di fronte a uno di quei casi – scrive il sostituto procuratore della Dda di Napoli, Alessandro Milita – in cui una condotta permanente prevede un aggravamento nel corso del tempo, per cui, facendo un parallelismo tra organismo umano e ambiente, può essere soltanto paragonata all'infezione da Aids».

COME LA PESTE - Sullo sfondo, la consapevolezza che il dramma rifiuti in Campania non può essere considerato come un problema esclusivamente regionale. «È un problema nazionale che sta esponendo l'Italia a sanzioni gravissime da parte della comunità europea – si legge nella relazione – che ha avviato procedure di infrazione per violazione delle norme comunitarie». A fare il paio con l'inquinamento delle falde acquifere c'è la questione ecoballe nella discarica di Taverna del Re, sempre a Giugliano, dove sei milioni di tonnellate di rifiuti attendono ancora di essere smaltite. Quelli che dovevano essere siti provvisori si sono trasformati in discariche legalizzate a cielo aperto. E mentre a Giugliano e dintorni si continua a morire, con gli studi del professor Giordano che dimostrano un aumento dell'incidenza tumorale di oltre il 40 percento negli ultimi due anni, la politica resta a guardare un sistema che negli anni è diventato sempre più corrotto. «La catastrofe ambientale – prosegue la relazione – è un fenomeno di portata storica, paragonabile solo alla peste seicentesca. Il paragone non sembri azzardato, in considerazione del fatto che anche per i rifiuti a Napoli emergono, sia pure con connotazioni moderne, le figure degli untori che popolavano le tragedie cui si è fatto riferimento». Quegli untori, come indicato nella relazione, che oggi si chiamano imprenditoria collusa e camorra. Gente che per riempire le proprie tasche ha condannato a morte la propria terra e la loro stessa salute.
http://www.campaniasuweb.it

«Sempre più donne al comando dei clan. Nel 2012 aumentati omicidi di camorra»

NAPOLI - Negli ambienti camorristici si è ormai affermata un'insolita parità di genere. Sono le donne di famiglia, in assenza dei capi, ad assumere sempre più spesso il comando del clan «gestendo piazze di spaccio, favorendo ricercati e latitanti e, incuranti della vita breve che promettono ai figli , votati a finire i propri giorni in carcere o nella tomba, assicurando la continuità dell'impresa familiare alimentandone ogni potenzialità criminale». Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Napoli, Antonio Bonajuto, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario durante la quale si è soffermato sull'azione di contrasto alla camorra da parte delle forze dell'ordine e della Magistratura.

Nuove alleanze. Sgretolamento dei sodalizi delinquenziali, aggregazioni e nuove alleanze disegnano una «realtà criminale fluida» caratterizzata da «un'accrescita competitività» tra i clan, creando «un bacino inesauribile di manovalanza da utilizzare nella gestione di ogni sorta di attività illecite». Da qui la diffusione di illeciti sul territorio: non solo l'emergenza Scampia e la nuova guerra di camorra, ma anche l'incremento dei reati associativi (+29,7%), del contrabbando (+28,7%), delle bancarotte fraudolente (+16%) e di reati contro il patrimonio.

Giovani e donne. «Ma l'assenza dei capi - ha ribadito Bonajuto - ha prodotto anche un'insolita successione all'interno della famiglia camorrista, non solo in favore dei giovani, spesso minori e già adusi alla violenza, ma anche e soprattutto delle donne di famiglia che, senza alcuna remora e spavaldamente imponendo un'ormai raggiunta parità di genere, assumono il comando del clan».

Gli omicidi. Nel 2012, ha spiegato Bonajuto, si è registrata «una ripresa degli omicidi di camorra», con un incremento del 18% rispetto allo scorso anno e del 55% dei reati riconducibili alla criminalità organizzata.

Bande. Bande giovanili dedite a furti e scippi «sovente compiuti con violenza inaudita», ma anche minori legati alla camorra attraverso la propria famiglia la cui partecipazione nell'ambito dell'associazione «può avere un valore rilevante come quella di qualsiasi altro affiliato adulto». Resta «critico» il fenomeno della criminalità minorile, ha spiegato il presidente della Corte d'Appello di Napoli Antonio Bonajuto in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario. «Permangono - ha dichiarato nella sua relazione - i fatti di bullismo metropolitano, espressione di degrado socio-culturale e di disagio giovanile che, per la maggior parte, trova sfogo in atti vandalici in prevalenza contro istituti scolastici e pubblici edifici».

Ambiente criminale. Alla delinquenza criminale di stampo camorristico va invece ricondotto il minore che «legato all'associazione anche attraverso la sua famiglia, esegue le istruzioni che gli sono date e svolge un'attività renumerata non deviante rispetto all'ambiente in cui vive, familiare e criminale». E se l'esperienza accumulata nel corso della sua 'carrierà lo consente, «la sua partecipazione potrà avere un valore rilevante come quella di qualsiasi altro affiliato adulto» con casi in cui «il minorenne è stato accusato di dirigere o di organizzare l'associazione di tipo camorristico di cui fa parte».

Prevenzione. La risposta dello Stato, ha sottolineato Bonajuto, «deve essere svolta su due piani distinti: quello della lotta alla criminalita organizzata tout court e quello della prevenzione mirata e il più possibile precoce dei fattori di rischio di delinquenza minorile».

In affanno per mancate riforme. Il Presidente della Corte di Appello di Napoli ha parlato poi di «bilancio in chiaroscuro» per definire lo stato dell'amministrazione della giustizia nel Distretto. Secondo Bonajuto, appare «in affanno la giustizia penale a causa dei nodi irrisolti sul versante delle riforme processuali mancate e su quello degli organici».
 

Spaccio, finisce il cella una 47enne di Sant'Antimo

SANT'ANTIMO. Sul suo capo pendeva un ordine di carcerazione per spaccio di stupefacenti. Per Rosa Peluso è arrivato il momento di saldare i debiti con la giustizia. A Sant’Antimo i carabinieri della locale tenenza hanno arrestato la 47enne raggiunta da un ordine di carcerazione emesso il 26 gennaio dal tribunale di Napoli, dovendo espiare un cumulo di pena pari a 2 anni, un mese e 26 giorni di reclusione per spaccio di stupefacenti. L’arrestata è rinchiusa a Pozzuoli. I carabinieri continuano intando i controlli antidroga nell’area a nord di Napoli. Nel fine settimana hanno eseguito diversi arresti e hanno dunque inferto un altro duro colpo al fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti, che nei territori a nord di Napoli è molto florido. Proprio in quella zona sono frequentemente impegnate le forze dell’ordine e soprattutto in questi mesi il peso dei rappresentanti dello Stato si è fatto sentire da quelle parti. Le forze dell’ordine hanno infatti predisposto maggiori controlli su tutto il territorio proprio per prevenire gli atti criminosi, di qualsiasi natura essi siano. Controlli estesi anche di sere e nelle ore notturne, ma i malviventi, si sa, non si pongono alcun limite, agendo anche in pieno giorno dinanzi a decine e decine di persone. Riflettori principalmente puntati per quanto concerne lo spaccio di sostanze stupefacenti, incentrato in particolare nelle piacce‘calde’ dello spaccio. Nel contempo, però, i carabinieri sono impegnati anche alle violazioni in del codice della strada e dei numerosi furti che avvengono negli appartamenti. E non c’è da abbassare nemmeno la guardia proprio sul fronte rapine, sempre più in crescendo. Spesso e volentieri, tuttavia, gli appartamenti vengono trasformati in veri nascondigli, comprese sostanze stupefacenti. Dosi abilmente nascoste negli armadi, bilancini di precisione e attrezzature per il convenzionamento delle dosi stesse e ingenti somme di denaro. Inoltre, vengono installati impianti di videosorveglianza per visionare i movimenti all’esterno delle abitazioni, soprattutto per controllare l’arrivo delle forze dell’ordine. Contestualmente, tuttavia, le forze dell’ordine hanno potenziato i controlli con maggiori posti di blocco e ronde notturne. Controlli che interessano anche altri tipi di reato, proprio per porre un freno alla criminalità diffusa in città. Forze dell’ordine hanno infatti predisposto maggiori controlli su tutto il territorio proprio per prevenire gli atti criminosi, di qualsiasi natura essi siano. (fonte: CdN)

domenica 20 gennaio 2013

Scampia, i codici segreti della faida Delitti «firmati» con le pallottole

di Viviana Lanza

NAPOLI - La firma su ogni omicidio ce la mettono con il numero di colpi di pistola. Utilizzano solo Focus, Fiesta e Megane perché sono i modelli di auto che i loro meccanici riescono più facilmente a mettere «a sistema», con nascondigli per le armi nel vano airbag. Il cellulare lo usano per scambiarsi soffiate e ordini via sms: li acquistano sempre dallo stesso rivenditore, con schede già intestate, e con una spesa di 100 euro hanno due apparecchi che possono comunicare solo tra loro, parlare con una sola utenza e inviare messaggi, da gettare poi nella spazzatura a conclusione di ogni agguato per sostituirli con dei nuovi.

Sono questi alcuni dei segreti dal fronte di guerra dei clan dell’area nord di Napoli svelati da chi, di recente, ha deciso di deporre le armi, gettare per sempre i cellulari «dedicati» e collaborare con la giustizia, per salvare la pelle più che la faccia. 

Le trame più attuali le stanno raccontando i fratelli Annunziata, Carmine e Gaetano, che con la madre Anna si sono consegnati dopo l’omicidio dell’innocente Lino Romano, vittima di uno scambio di persona; Giovanni Marino, che di questo terribile omicidio è tra gli accusati e si è pentito all’indomani del suo arresto; Gianluca Giuliano, che ad agosto scorso, dopo la morte di Gaetano Marino, sul lungomare di Terracina, ha capito che la sua vita era in pericolo e ha voluto cambiarla, consegnandosi agli inquirenti per collaborare. 

Lo scenario è quello della faida, la terza a voler portare il conto dei conflitti segnati con il sangue e il terrore nelle vie di una Scampia che vuole, e a ragione, togliersi l’etichetta di terra di camorra, senza però rinnegare l’evidenza della presenza di clan ancora invasivi, prepotenti e violenti. Una guerra combattuta in nome della droga prima ancora che di vecchi rancori. Segnata da momenti di tregua, apparente però. «In quel periodo solo compiti di vigilanza delle nostre zone, senza armi. C’era troppa polizia», ha raccontato Carmine Annunziata ai pm della Dda il 29 novembre scorso. 

In ballo ci sono le piazze di spaccio, quella dei Puffi dal potenziale guadagno di un milione di euro al mese e tutte le altre, decine, sparse tra Scampia e Secondigliano, ognuna in grado di rendere dai 30 ai 60mila euro al giorno. Sempre rigide le regole dello spaccio, nonostante i serrati controlli di polizia e carabinieri, i sequestri e la presenza costante di forze dell’ordine abbiano costretto i clan a rallentare i loro affari. Alle Case Celesti, spiega il collaboratore, il lavoro dei pusher è diviso tra tre paranze di otto persone, più quattro o cinque che preparano la droga. C’è il turno del mattino, dalle 6,45 alle 16, e quello serale, dalle 16 all’una di notte. Di sabato, poi, si tira fino alle due. 

Ogni paranza si alterna nei turni: chi fa la mattina, il giorno seguente copre il turno serale. Il terzo giorno è di riposo retribuito. Lo stipendio si aggira sui 1500 euro a settimana, più le mazzette perché anche in questo caso c’è qualche cliente che il resto lo lascia di mancia. Negli ultimi mesi, quando la faida si è inasprita fra cambi di casacca e feroci vendette, molti spacciatori sono stati impegnati nelle piazze di spaccio per difenderle da invasioni di clan rivali. Armati quando si poteva, e senza armi quando in zona c’erano forze dell’ordine, facevano da vedette con l’occhio vigile a carpire il passaggio di affiliati a clan contrapposti e segnalarlo ai killer appostati nei covi a disposizione dei boss o nelle case temporaneamente offerte da qualche inquilino che per poche centinaia di euro si prestava a dare ospitalità.

E così, con i binocoli, dai Sette Palazzi si spiavano i movimenti alla Vela Celeste e viceversa. E al momento opportuno le batterie di fuoco entravano in azione. Quando lo fecero alla Vela Celeste, ad agosto scorso, per uccidere un capopiazza finito nella lista nera dei boss, uno dei killer ebbe un brevissimo moto di coscienza. 

C’era una bambina che passava di lì, smise di sparare e quando la piccola non fu più sotto tiro scese dall’auto e a piedi rincorse e uccise la vittima. E sull’omicidio ci mise anche la firma, con i bossoli. Ogni clan ne ha una. «Il gruppo di fuoco degli Abbinante - rivela Gaetano Annunziata - ha una firma precisa: attingono la vittima con più di dieci colpi».
http://www.ilmattino.it

A 23 anni era il reggente di un clan camorristico: arrestato


Era ricercato dal 28 giugno dello scorso anno. È stato catturato oggi Alessandro Sbordone, ritenuto a soli 23 anni l’attuale reggente del clan Fragnoli-Gagliardi-Pagliuca di Mondragone. Il boss è stato sorpreso dai carabinieri nella stazione ferroviaria di Formia, suo paese d’origine, da cui intendeva partire verso il Nord Italia per poi proseguire, probabilmente, la latitanza all’estero.
IL GIOVANE BOSS – Sbordone era destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere: una per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso e l’altra per minacce aggravate, porto di armi ed esplosione in luogo pubblico di colpi d’arma da fuoco. Il boss si era reso irreperibile la sera dello scorso 28 giugno, dopo una sparatoria eseguita contro due pregiudicati agli arresti domiciliari a Mondragone; un’azione che serviva ad affermare la supremazia delle piazze di spaccio del centro domiziano da parte del clan Fragnoli-Gagliardi-Pagliuca. Sbordone era sfuggita alla cattura anche lo scorso 4 dicembre nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Dda che ha avuto per destinatari 35 indagati per il reato associativo di traffico di stupefacenti, aggravata dall’aver agito al fine di agevolare la cosca.
http://www.campaniasuweb.it

giovedì 17 gennaio 2013

«Scampia, non ci saranno le riprese della fiction Gomorra». Polemiche per uno striscione su Roberto Saviano


NAPOLI - «Non ci saranno le riprese della fiction Gomorra per le strade di Scampia». È quanto fa sapere Angelo Pisani, presidente della Municipalità che ha convocato oggi i cittadini del quartieri a nord di Napoli per decidere sulle riprese della fiction. «La produzione di Sky ci ha comunicato stamattina che a fine mese non ci saranno le riprese per le strade del quartiere - ha affermato - per noi è già una vittoria». «Ci confronteremo con la produzione - ha sottolineato - per arrivare a una soluzione e fino a quel momento ci hanno comunicato che non gireranno per strada». La soluzione, per Pisani, «è girare in studi cinematografici dove riprodurre gli ambienti».

«Scampiamoci da Saviano». Lo striscione appeso davanti al tavolo al quale siedono esponenti della società civile, della Municipalità di Scampia, scalda gli animi di chi partecipa all'assemblea organizzata dal presidente Angelo Pisani per discutere della fiction Gomorra che doveva trasformare il quartiere in un set. Antonio Piccolo, presidente di Arci Scampia, non ci sta «a prendere parte a un'assemblea dove è stato esposto un simile striscione». 

«Non sono assolutamente d'accordo», mette in chiaro. Sono parole che suscitano la reazione dell'autore della scritta, Alfredo Giacometti, imprenditore del settore pubblicitario e presidente del Movimento Lavoratore italiano.

«Saviano con il suo romanzo ha buttato solo fango - spiega, provando a non urlare -. Scampia è il diventata capitale di tutta la criminalità del mondo per colpa di un romanzo e della speculazione che ne è stata fatta. Saviano è stato un danno con quel suo romanzo». I cittadini, in verità non molti, lo hanno applaudito mentre il gruppo di persone della Rete Commons ha lasciato l'auditorium in segno di protesta perchè, come ha spiegato Egidio Giordano, «i termini del dibattito non devono essere questi». 

«Bisognava discutere - precisa - di giustizia sociale, riqualificazione del territorio, lavoro». Pisani prova a riportare la calma e toglie lo striscione. «Nessuno crede che Saviano sia il male assoluto». Le polemiche e il malcontento, però, non si fermano perchè i cittadini che qui abitano vogliono sentir parlare dei loro problemi e sono «stanchi - dicono - di essere sfruttati».
http://www.ilmattino.it

Casalesi, pizzo e riciclaggio: arrestati 20 affiliati


AVERSA. I carabinieri di Aversa hanno arrestato venti persone ritenute appartenenti alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi, accusate di estorsione nei confronti di imprenditori ed esercenti dell'agro aversano. Gli arresti sono stati eseguiti tra la Campania e il Lazio. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, e' stato scoperta anche un' attivita' di riciclaggio del 'pizzo', realizzata attraverso un traffico di autovetture rubate che ha visto secondo le accuse anche il coinvolgimento di imprenditori romani. Le auto rubate venivano rimesse in circolazione sui circuiti nazionali ed esteri dopo la modifica dei numeri di matricola e la falsificazione dei documenti e delle targhe, per farle risultare provenienti dalla Germania. I venti arrestati sono accusati anche di associazione mafiosa, possesso di armi e di riciclaggio di auto di grossa cilindrata. 

L'operazione, ha consentito di smantellare un gruppo di soggetti che esercitava un pressante controllo del territorio attraverso l'imposizione del metodo mafioso. Dalle indagini sono emerse numerose estorsioni ad imprenditori ed esercenti dell'agro aversano. I presunti esponenti del clan dei Casalesi destinatari delle ordinanze di custodia eseguite stamane si presentavano dagli imprenditori e dai commercianti dell'agro aversano per riscuotere il pizzo nell'imminenza delle festitivita' di Natale, Pasqua e Ferragosto. Dalle vittime pretendevano somme di denaro che, dicevano, sarebbero state destinate ai carcerati. In molte occasioni, invece, dicevano di essere stati mandati ''dagli amici di Casale di Principe'' e che era giunto il momento ''di mettersi a posto''. I proventi dell'attivita' estorsiva, estesa dal clan fino al basso Lazio, venivano poi riciclati attraverso l'immissione sul mercato di auto di grossa cilindrata rubate sia in Italia che all'estero. Le vetture finivano in concessionarie e autorivendite dopo la modifica dei numeri di matricola e dei documenti. Agli acquirenti venivano spacciate come automobili importate dalla Germania. I venti arresti eseguiti oggi dai carabinieri di Aversa sono frutto di indagini condotte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e sulla base di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia. 

L'indagine ha smantellato il gruppo comandato dal 32enne Pietro Falcone, investito del ruolo di capozona da Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco alias Sandokan; Falcone era già stato arrestato a dicembre per le estorsioni alle televisioni locali cui venivano imposti cantanti neomelodici vicini alla cosca. Oggi è finito in carcere l'altro elemento di spicco del clan Salvatore Orabona, 40 anni. I due, il 12 dicembre del 2008, scamparono ad un attentato da parte di Giuseppe Setola e del suo gruppo di sicari che spararono contro le loro abitazioni a Trentola Ducenta 107 colpi di kalashnikov. Divennero poi famose le registrazioni audio captate dopo gli agguati quando i killer dissero «ora andiamoci a prendere il caffè».
http://www.internapoli.it

Operazione 'Alto Impatto': 7 in manette


MELITO. Nel corso dei servizi predisposti per bloccare le piazze di spaccio nel quartiere di Scampia e nei vicini comuni di Melito e Sant'Antimo, i carabinieri delle compagnie Stella e Giugliano in Campania, insieme a colleghi dei battaglioni Campania e Sicilia, hanno eseguito degli interventi ad “Alto Impatto” con il supporto di unità cinofile antidroga e di un elicottero dell’elinucleo di Pontecagnano (Sa). A Scampia è stato tratto in arresto un 25enne attualmente detenuto agli arresti domicilairi in una comunità di recupero per tossicodipendenti di Civitanova Marche (Mc). L'uomo, fermato e sottoposto a controlli mentre si aggirava con fare sospetto all’interno del Lotto P, sul viale della Resistenza, noto come “Case dei puffi”, area sotto l’influenza dei clan “Abbinante - Abete - Notturno”, ha declinato false generalità cercando di non far scoprire il suo stato di evasione e, una volta smascherato, ha tentato di darsi alla fuga venendo immediatamente bloccato e condotto nella casa circondariale di Poggioreale.

Melito di Napoli è stato tratto in arresto Antonio Lemaire, 49 anni, residente in via Budapest, già noto alle forze dell'ordine, sorpreso in possesso nel corso di perquisizione nella cantina della sua abitazione, di 249 dosi di crack (250 grammi) e 18 dosi di cocaina (10 grammi). Arresto anche per Ciro Di Masi, 34enne, residente a Napoli in via Ghisleri, già noto alle forze dell'ordine, sorpreso in via Lussemburgo, nel “Rione 219”, mentre spacciava insieme ad altri individui. L’intervento dei militari dell'Arma ha portato al rinvenimento in un vano contatori di 53 dosi di crack (55 grammi, 21 dosi di cocaina (10 grammi), 14 confezioni di marijuana (20 grammi) e 3 pezzi di hashish (10 grammi). Manette anche per Mariano Anania 40enne, residente a Melito, incensurato. A seguito di perquisizione nella sua abitazione è stato trovato in possesso di 40 pezzi di hashish e di 175 euro in banconote di vario taglio oltre a un bilancino elettronico di precisione, materiale che teneva in un mobile della camera da pranzo.

Sant’Antimo, e’ stato arrestato Armando Castaldo 43 anni, di Vittoria Sebastiano 42 anni, e Antimina Castaldo 23 anni, tutti del luogo e incensurati. Nel corso di perquisizione nella loro abitazione a Sant’Antimo alla traversa Salvatore Russo, è stato scoperto che i 3 avevano organizzato una complessa attività di confezionamento e vendita di stupefacenti. Nella casa sono stati rinvenuti e sequestrati 300 grammi circa di marijuana, 20 grammo di cocaina, 50 grammi di mannitolo (sostanza usata per tagliare la cocaina) e un bilancino elettronico di precisione. Tutto il materiale era tenuto nascosto in mezzo a vari abiti all’interno della lavatrice. Armando Castaldo, Antonio Lemaire, Ciro Di Masi e Mariano Anania sono stati tradotti a Poggioreale. Vittoria Di Sebastiano e Antimina Castaldo nella casa circondariale di Pozzuoli.

http://www.internapoli.it

Bloccati con un Kalashnikov: 2 arresti a Sant'Antimo

SANT'ANTIMO. I carabinieri della tenenza di Sant’Antimo hanno arrestato con l'accusa di detenzione di arma da guerra e ricettazione, Lorenzo Cacace di 28 anni, residente a Sant’Antimo in via Nicola Romeo e Salvatore Monfregola di 26 anni, domiciliato a Sant’Antimo in via Flagiello, entrambi già noti alle forze dell'ordine. I due sono stati sorpresi in via S. Russo mentre prelevavano da un’area industriale dismessa, un sacchetto nero contenente una micidiale arma da guerra: un fucile mitragliatore Kalashnikov calibro 7,62 senza matricola e con il caricatore pieno. Mentre continuano le indagini per verificare per quale motivo i due stessero prendendo l’arma, il mitragliatore è stato inviato al raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche di Roma, per verificare il suo eventuale utilizzo in fatti di sangue o intimidazione. Cacace e Monfregola sono stati tradotti nella casa circondariale di Poggioreale.
http://www.internapoli.it

mercoledì 16 gennaio 2013

Successo mondiale per i prodotti alimentari campani


Corre il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari campani che nel terzo trimestre del 2012 ha raggiunto 2,1 miliardi di euro, superando la quota dell’export complessivo del 2011 attestatasi a 1,9 miliardi di euro. Lo rileva la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero. La maggior parte delle esportazioni interessa i paesi dell’Unione Europea per un valore stimato di 1,3 miliardi (+4,3%). Ma il “made in Campania” cresce anche negli Stati Uniti con 156 milioni di euro (+14,8%) e nei mercati asiatici dove si è avuto un incremento del +13,3% (234,4 milioni di euro).
SUCCESSO IN CINA – I prodotti più esportati sono, come sempre, pelati e conserve di pomodoro e vino. Vanno oltre confine anche l’ortofrutta fresca e l’olio, mentre aumenta i suoi viaggi all’estero la pasta. Uno dei mercati più floridi per il “made in Campania” è quello cinese, dove si registra un vero e proprio boom dei prodotti della dieta mediterranea: a Pechino, infatti, è in aumento la vendita di olio, di pasta e di vino.
AGROPIRATERIA – L’andamento sui mercati internazionali migliorerebbe se i prodotti fossero tutelati maggiormente dalla “agropirateria” internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero – stima la Coldiretti – il falso made in Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre.
http://www.campaniasuweb.it

La Campania è la regione più amata da TripAdvisor


Sui loro diari di bordo i turisti promuovono a pieni voti gli alberghi della Campania. TripAdvisor, il sito di recensioni di viaggio più grande al mondo, ha annunciato oggi i vincitori dell’undicesima edizione dei Travelers’ Choice® Hotel Awards 2013. La Campania è la regione italiana più premiata con 24 strutture ricettive sulle 117 omaggiate a livello nazionale. A differenza di altri premi dedicati al mondo dell’hotellerie, in questo caso i vincitori vengono decretati sulla base di milioni di recensioni e opinioni, scritte da viaggiatori di tutto il mondo, relative ad oltre 650.000 hotel. 
I MIGLIORI AFFARI – Sono Campani, e nello specifico della provincia di Napoli, i due alberghi che occupano le prime posizioni della classifica dei Migliori Affari nel Bel Paese. L’hotel ischitano Villa Janto (Casamicciola Terme) conquista la prima posizione della classifica Italiana e si posiziona sesto in Europa e decimo a livello mondiale. Medaglia d’argento a livello nazionale per l’Hotel Prestige Sorrento che in Europa conquista l’ottava posizione.
I MIGLIORI SERVIZI – Sono 5 le strutture della Campania presenti nella Top 10 italiana degli alberghi con il Miglior Servizio: primo posto per La Minerva di Capri, che sale anche sul podio più alto nella categoria Miglior Hotel Italiano di Piccole Dimensioni, una nuova sezione che premia gli alberghi con meno di 30 stanze. Al quinto posto un altro albergo caprese, l’Hotel Excelsior Parco. Le altre strutture sono tutte sorrentine: il Prestige (4°), Le Antiche Mura (7°) ed il Best Western Hotel La Solara (9°).
http://www.campaniasuweb.it