domenica 28 agosto 2011

Boss di Forcella latitante in Spagna tradito dalle foto su Facebook

ROMA - È stato arrestato in Spagna il ricercato di camorra Salvatore D'Avino, inserito nella lista dei latitanti più pericolosi. L'operazione è stata condotta ad Estepona, nei pressi di Marbella, dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, in collaborazione con l'Unidad Central Operativa della Guardia Civil spagnola.

Salvatore D'Avino era latitante dal marzo 2007. Trentanove anni, del quartiere Forcella di Napoli, D'Avino, nel 2006, rimase coinvolto nell'inchiesta 'Piazza pulita' che mise ko, con oltre cento arresti, il traffico di droga gestito da diversi clan della camorra, tra i quali i Giuliano e i Mazzarella.

Quando scattarono gli arresti, D'Avino era detenuto in Spagna. Successivamente, per il reato per il quale era in carcere, ottenne un permesso premio: ne approfittò e da allora è risultato latitante.

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha rivolto al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli, il suo «vivo compiacimento per gli esiti della brillante attività investigativa». «L'Arma dei Carabinieri - ha dichiarato il ministro - ha dimostrato ancora una volta la grande determinazione e la professionalità dei suoi uomini capaci di operare con successo in qualsiasi contesto e in stretta collaborazione con forze di polizia straniere nella comune lotta alle organizzazioni criminali».

La pubblicazione di alcune fotografie della sua donna su Facebook ha tradito il superlatitante Salvatore D'Avino. Il ricercato si era da anni rifugiato in Marocco. La sua compagna marocchina si era trasferita sotto falso nome in Spagna per partorire (seguita alcuni giorni fa da D'Avino) e aveva pubblicato su facebook alcune sue fotografie in località turistiche della Costa del Sol, foto che hanno tradito il latitante indirizzando gli investigatori sulla pista giusta.

L'uomo aveva raggiunto la Costa del Sol dal Marocco con una moto d'acqua. D'Avino - legato, anche da vincoli di parentela, al clan camorristico dei 'Giulianò già operante nel centro storico di Napoli e inserito nell'elenco dei 100 ricercati di massima pericolosità - è stato bloccato mentre stava facendo rifornimento di benzina. I carabinieri gli hanno notificato due ordini di carcerazione emessi nel 2003 e 2007 dalla magistratura partenopea (dovrà scontare circa 20 anni di reclusione per traffico e spaccio di droga aggravati dal metodo mafioso).

domenica 21 agosto 2011

Blitz della Finanza in lidi, ristoranti e bar: l'80% non fa scontrini

di Nello Mazzone

NAPOLI - L’ottanta per cento dei gestori di wine-bar, ristoranti, pasticcerie e stabilimenti balneari dalle isole del golfo di Napoli fino alla penisola sorrentina evade le tasse: un giro di affari, in nero, per milioni di euro l’anno. Soldi che vengono completamente nascosti al fisco, per finire dritto nelle tasche degli esercenti commerciali.

Il dato sconcertante emerge dai numerosi blitz in materia di controllo economico-finanziario compiuti nella settimana a cavallo di ferragosto dai militari del comando provinciale della guardia di finanza di Napoli, che hanno preso di mira le attività ristorative e turistico-balneari di Capri, Ischia e Procida.

Ma anche i wine-bar e i pub della penisola sorrentina e del litorale domizio-flegreo. Luoghi consacrati alla movida e al divertimento by-night da vivere tutto d’un fiato, lontani dalle turbolenze dell’economia planetaria e dalle manovre economiche «lacrime e sangue». E soprattutto lontani dalle ricevute e dagli scontrini fiscali che qui sono un optional da teorica ragioneria. Quasi quattrocento verifiche, a sorpresa e in borghese, eseguite su registratori di cassa e libri contabili, hanno consentito alle fiamme gialle di scoprire che otto commercianti su dieci non emettono alcuno scontrino né fattura.

Vasta e variegata la tipologia dell’evasore e l’entità della vendita in nero. Si va dal caffè consumato al tavolino con vista panoramica sul golfo fino alla cena romantica di ferragosto con tanto di aragoste e champagne. Dello scontrino fiscale nemmeno l’ombra o, nella migliore delle ipotesi, una ricevuta fiscale sulla quale viene indicato appena un quarto del prezzo effettivamente pagato dal cliente.

«Abbiamo deciso di indirizzare i controlli soprattutto nei confronti di quei soggetti economici più attivi in questo particolare periodo dell’anno, come bar, ristoranti e pizzerie per verificare il rispetto delle norme in materia fiscale ed il risultato è francamente sconfortante e sconcertante – sottolinea senza mezzi termini il maggiore Giuseppe Rocco, capo sezione operazioni del comando provinciale della guardia di finanza di Napoli – questi gestori di attività aperte al pubblico dovrebbero concorrere come tutti gli altri cittadini al pagamento delle tasse, a maggior ragione in un momento delicato per l’economia qual è quello che stiamo vivendo in questo periodo».

E, invece, in quasi trecentoventi casi su quattrocento verifiche effettuate i finanzieri si sono imbattuti nel totale spregio delle norme fiscali. Ad essere colpiti soprattutto gli stranieri presenti in vacanza nelle mete turistiche più gettonate della provincia di Napoli. «In molti casi abbiamo riscontrato che i ristoratori o i gestori dei wine-bar non emettevano lo scontrino soprattutto se il cliente era uno straniero ignaro delle norme fiscali italiane – aggiunge il maggiore Rocco – ma l’evasione fiscale deve essere combattuta anche dai clienti napoletani, che troppo spesso non denunciano né quei commercianti che non rilasciano loro scontrini né coloro che fanno ricevute con importo ridotto».

Nella top ten delle categorie commerciali dove si annida il maggior numero di evasori ci sono i ristoranti, gli stabilimenti balneari e le pasticcerie, mentre sulla mappa del tesoro nascosto al fisco spiccano Capri, Ischia e Sorrento. E molti di quegli esercizi commerciali alla moda dove lo scontrino fiscale non fa tendenza rischiano adesso la chiusura temporanea. «Stiamo passando al setaccio la lista dei commercianti sanzionati – conclude il maggiore Giuseppe Rocco – coloro che hanno già evaso le tasse nei precedenti cinque anni rischiano ora la chiusura dell’attività».

L'affare "Coppa America"

Coppa America, clamoroso stop. «Napoli ha chiesto troppi soldi»
di Gerardo Ausiello
NAPOLI - Slitta di qualche giorno la firma del contratto che porterà la Coppa America a Napoli. Da una parte la complessità delle trattative e le garanzie amministrative da offrire agli organizzatori, dall’altra le tensioni esplose sulla governance della Bagnolifutura e della costituenda società di scopo che non è stata ancora varata : alla fine il rinvio è stato inevitabile.

Gli americani hanno infatti rispedito in Italia il contratto perché resta da sciogliere, tra gli altri, il nodo delle percentuali economiche delle parti in campo. Non ci sono allarmi: l’annuncio arriverà comunque da San Francisco, città simbolo della blasonata manifestazione velica. Poi scatterà la corsa contro il tempo per definire il cronoprogramma delle opere ed aprire i cantieri: le World Series dell’America’s Cup si terranno nel 2012 e nel 2013.

Il primo passo sarà appunto la nascita di una società di scopo a maggioranza pubblica che vedrà la partecipazione di Regione, Comune, Autorità portuale, Bagnolifutura e Unione Industriali (con una quota di garanzia): il suo compito sarà la gestione della kermesse dal punto di vista tecnico mentre per gli interventi urbanistici si seguiranno le indicazioni del Prg.

Le regate si terranno nello specchio d’acqua tra Bagnoli e Pozzuoli fino alle isole del Golfo, Ischia e Capri: la colmata a mare sarà la piattaforma logistica da cui partiranno i catamarani da 22 metri con un’ala rigida. Il villaggio delle imbarcazioni sarà allestito in loco. La zona occidentale, che ha incantato gli organizzatori dopo il sopralluogo in elicottero, sarà dunque la location privilegiata della Coppa America.

Tutte le opere saranno comunque smontabili e rimovibili: ciò significa che l’evento non pregiudicherà le scelte urbanistiche di Bagnoli, dove è prevista la rimozione della colmata e il ripristino della linea originaria di costa.

Su questo punto il sindaco Luigi de Magistris è apparso assolutamente determinato, tanto che nel protocollo d’intesa siglato a giugno si parla espressamente di questi aspetti: «Il recupero delle funzioni urbanistiche di Bagnoli può essere accelerato se l’area viene quanto prima valorizzata, attraendo visitatori e investimenti, con l’obiettivo immediato di focalizzare l’attenzione internazionale sul sito e con la finalità di medio periodo di perseguire le indicazioni fissate nella disciplina urbanistica, con particolare riferimento al ripristino della linea di costa naturale e alla bonifica dei fondali marini».

Nell’area di proprietà della Bagnolifutura saranno utilizzati soprattutto Bagnoli Hub - il nuovo centro di servizi al turismo - per mostre, concerti, intrattenimenti, sala stampa, convegni e la strada di collegamento tra il pontile e Bagnoli Hub, i cui lavori sono attualmente ben oltre il 50 per cento e verranno terminati in tempo utile. Proprio per mettere in campo un circolo virtuoso partendo dall’occasione offerta dalla Coppa America, la Regione (il governatore Stefano Caldoro è in costante contatto con il presidente degli Industriali Paolo Graziano) è decisa a varare un «piano Marshall» in grado, se attuato, di cambiare il volto di Napoli.

Il programma prevede investimenti pubblico-privati pari a oltre 3 miliardi di euro: in primis la riqualificazione di Bagnoli, ma anche la riconversione di Napoli Est, il restyling del centro storico, il polo fieristico con la Mostra d’Oltremare, la valorizzazione del sito di Pompei e dell’Albergo dei Poveri, il completamento della metropolitana (compresa la tratta Capodichino-Poggioreale-Centro Direzionale, finanziata dal Cipe con ingenti risorse), il programma di bonifiche ambientali e il rilancio del teatro San Carlo.

Nel 2013, inoltre, il capoluogo partenopeo ospiterà il Forum delle Culture, che metterà in moto altri investimenti richiamando in città 2 milioni di turisti.
«Coppa America, pronti per la firma». Pressing dagli Usa: vogliamo tempi certi.
di Gerardo Ausiello
NAPOLI - Pressing degli americani su Comune e Regione per definire il contratto e portare a Napoli l’America’s Cup. Da San Francisco arriva infatti la richiesta di fissare tempi certi per la firma anche perché sono tanti gli interventi da mettere in campo in vista delle World Series 2012-2013.

Una posizione pienamente condivisa dal presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano che lo scorso 5 agosto ha consegnato la bozza di contratto agli enti locali. Da allora gli uffici tecnici e legali hanno iniziato l’esame del testo che non si è ancora concluso.

Diversi i punti oggetto di approfondimento: le garanzie amministrative da offrire agli organizzatori, gli sponsor e i diritti, la gestione del blasonato evento nonché il ritorno economico per la città ospitante. Il nuovo conto alla rovescia, comunque, è già scattato: da Palazzo Partanna sono in corso contatti con gli americani per chiudere l’accordo entro la fine della settimana, non oltre. Del resto Venezia non ha ancora perso le speranze di poter ottenere la kermesse e resta fiduciosa alla finestra.

All’ombra del Vesuvio si lavora intanto senza sosta per superare le tensioni tra Comune e Bagnolifutura. Per questo ieri il sindaco Luigi de Magistris, il presidente della Stu Riccardo Marone, il governatore Stefano Caldoro e lo stesso Graziano hanno diffuso - dopo una girandola di contatti telefonici - un documento congiunto in cui riaffermano l’impegno bipartisan già espresso con la firma del protocollo d’intesa: «Ribadiamo la volontà che Napoli sia designata come città ospitante della fase preliminare della Coppa America - si legge nella nota - Tutte le istituzioni coinvolte e tutti i soggetti interessati stanno lavorando a questo obiettivo che rappresenta una grande occasione per la nostra città. Nei prossimi giorni, una volta verificati i dettagli, si procederà alla firma del contratto per rendere operativa questa opportunità, perciò è importante continuare a lavorare in piena collaborazione con serietà e responsabilità istituzionale come la città merita».

Una volta definiti gli aspetti contrattuali, il primo passo sarà la costituzione di una società di scopo a maggioranza pubblica che vedrà la partecipazione di Regione, Comune, Autorità portuale, Bagnolifutura e Unione Industriali (con una quota di garanzia). È probabile che nella partita possa entrare anche la Provincia: il presidente Luigi Cesaro si è infatti detto disponibile a collaborare, se necessario stanziando una quota di fondi.

Il compito della società sarà la gestione della kermesse dal punto di vista tecnico mentre per gli interventi urbanistici si seguiranno le indicazioni del Prg. Le regate si terranno nello specchio d’acqua tra Bagnoli e Pozzuoli fino alle isole del Golfo, Ischia e Capri: la colmata a mare sarà la piattaforma logistica da cui partiranno i catamarani da 22 metri con un’ala rigida. Il villaggio delle imbarcazioni sarà allestito in loco.

Tutte le opere saranno smontabili e rimovibili: l’evento non pregiudicherà, dunque, le scelte urbanistiche di Bagnoli, dov’è prevista la rimozione della colmata e il ripristino della linea originaria di costa. Per sfruttare l’effetto Coppa America, la Regione è pronta a varare un «piano Marshall» con l’obiettivo di cambiare radicalmente il volto di Napoli.

Il programma prevede investimenti pubblico-privati per oltre 3 miliardi di euro: accanto alla riqualificazione di Bagnoli si prevedono la riconversione di Napoli Est, il restyling del centro storico, il polo fieristico con la Mostra d’Oltremare, la valorizzazione del sito di Pompei e dell’Albergo dei Poveri, il completamento della metropolitana, le bonifiche ambientali e il rilancio del teatro San Carlo che potrà contare sulla collaborazione con il maestro Riccardo Muti.

Nel 2013, infine, il capoluogo partenopeo ospiterà il Forum delle Culture, che metterà in moto altri investimenti richiamando a Napoli 2 milioni di turisti provenienti da 100 città del mondo.

Intervista/De Magistris: «Ecco le teste che taglierò. Basta errori, cambio tutto»

di Luigi Roano

NAPOLI - Da Obama, «arriverà, arriverà»; alle partecipate «a dicembre cambierò tutti i manager»; passando per il Forum delle culture e la Coppa America «grandi opportunità che sfrutteremo». Con al centro di ogni suo pensiero i rifiuti e la soddisfazione «di avere Napoli pulita in pieno agosto». Di più, il rilancio sulla differenziata: «Entro fine anno ci sarà il cento per cento del porta a porta». Il sindaco Luigi de Magistris è gasato, dopo la breve vacanza con la sua famiglia già oggi sarà in città per riprendere il discorso amministrativo appena iniziato.

Allora sindaco Ferragosto è tempo di bilanci, qual è il suo?
«Due mesi di lavoro intenso, 14-16 ore al giorno con la gradita sorpresa di avere scoperto che la giunta ha i miei stessi ritmi. C’è grande partecipazione, il Comune detta i tempi della politica sul territorio. Tutti hanno capito che vogliamo riempire il vuoto che abbiamo trovato all’atto dell’insediamento. Settembre però è determinante, decisivo per consolidare almeno due punti del programma».

Quali?
«L’uscita definitiva dall’emergenza con i rifiuti spediti all’estero. Oggi Napoli è pulita non c’è un sacchetto a terra, siamo vicini a quota zero e non era scontato che ciò accadesse. È un fatto enorme. Poi il piano per la mobilità, rafforzeremo le ztl, andremo anche sui Quartieri spagnoli per puntare poi al 2012 con la chiusura del Corso Umberto».

Procediamo con ordine, perché il discorso rifiuti anche a cassonetti vuoti tiene comunque banco. Basteranno le spedizioni all’estero per tenere Napoli pulita?
«Scontiamo ritardi paurosi sull’impiantisca, non è solo la questione differenziata, chi ci ha preceduto non ha dotato la città di nulla. Ma noi riusciremo a tenere Napoli pulita. C’è grande mobiltazione dei napoletani».

Sempre sicuro che entro fine anno avremo il 70 per cento della differenziata?
«Sì, se il governo sblocca i fondi e credo che lo farà, entro il 31 dicembre avremo tutta la città coperta dal porta a porta. Nel nostro cronoprogramma sui rifiuti siamo avanti».

L’inceneritore, il Comune continuerà a dire no malgrado la sentenza del Tar e la legge che lo prevede?
«Siamo già nella fase del superamento dell’inceneritore, non c’è nessuna legge che lo impone ma solo un bando di gara del presidente Stefano Caldoro. A Napoli est si dovrebbe bruciare la spazzatura di tutta la regione. Noi dimostreremo con i fatti che l’inceneritore non serve per pulire Napoli. In seconda battuta il Comune agirà in tutte le sedi - anche giuridiche - per difendere il suo no a quell’impianto costoso e dannoso».

Non ci sono i sacchetti ma Napoli ha bisogno di molto altro per riconquistare il volto di una città normale. Cosa intende fare?
«Intanto siamo intervenuti a Piazza Garibaldi, ne vado molto fiero. Ora quel luogo ha una maggiore dignità è la porta di una città che deve tornare a recitare il ruolo di capitale mondiale. Realizzeremo un’area mercatale attrezzata dove chi desidera mettersi in regola può accedere. Penso a via Bologna. Ne faremo altre per dare modo agli ambulanti di regolarizzarsi. La prossima tappa sarà via Roma. È intollerabile che per le vie della città e - persino sui marciapiedi - si possano fare traffici illegali. Napoli non deve essere più vista nell’immaginario collettivo come capitale della monnezza ma capitale di un’esperienza ambientale e sociale e umana di primo livello».

Settembre decisivo e il resto dell’anno?

«Cambieremo i manager di tutte le partecipate entro dicembre. Siamo già intervenuti per incorporazione, è il caso della mobilità con Napolipark e Anm. Ci sarà la fine della lottizzazione partitocratica e riguarderà tutte le nostre aziende».

Che fa indossa di nuovo la bandana per scassare? «Questa amministrazione si vuole caratterizzare non per lo spoil system, non vogliamo essere Attila che cancella tutto. Però vogliamo cambiare molto e mettere volti nuovi. Dobbiamo cambiare Napoli ed è legittimo che nelle società strategiche ci mettiamo persone che hanno lo stesso nostro modo di sentire il mondo. Cambieremo anche i nomi ad Asìa e Bagnolifutura».

A proposito, l’area occidentale sarà teatro della Coppa America e del Forum delle culture, due grandissimi eventi. Come vanno le cose con la Bagnolifutura?
«Cambieremo molto la Bagnolifutura, anche la missione sociale. Penso a forme di azionariato popolare. Verso la Stu rimangono intatte le critiche su quello che è stato fatto e soprattutto su quello che non è stato fatto. Ora sono il sindaco ho monitorato ci sono opere ormai finite servono pochi soldi che deve sbloccare la Regione spero lo faccia presto».

Per esempio?
«Trovo assurdo che il parco dello sport rischi di essere vandalizzato, così come il centro benessere che io non avrei fatto, ma giacché c’é non lo sprechiamo».

Il Forum delle culture a che punto è?
«È uno di quegli eventi su cui mi sto concentrando. Non nascondo di avere ereditato una situazione insoddisfacente. La Regione ancora non ci ha detto quanti soldi mette ed è necessario per programmare. E la stessa Fondazione non ha avuto l’apertura di orizzonti che merita un simile evento. Entro il mese ci saranno novità importanti. Il sindaco si prenderà le responsabilità in prima persona».

La Coppa America di vela. Nella sua parte politica ci sono molti mal di pancia.
«È sbagliato. L’obiettivo per Bagnoli è la riqualificazione ambientale. Con la Coppa America, oggi gli organizzatori dovrebbero ufficializzare Napoli come sede, non ci sarà un solo impianto che al termine della manifestazione non sarà rimosso. Con i soldi che si muoveranno intorno all’evento creeremo posti di lavoro e tireremo fuori i fondi per eliminare la colmata. Con me sindaco ogni napoletano dovrà girare il mondo orgoglioso di sentirsi napoletano. Altro che capitale della monnezza. La mia elezione a sindaco a livello internazionale ha ridato credibilità alla città anche per questo arrivano grandi eventi».

I rapporti con Berlusconi come sono?

«Con il governo in generale il rapporto è molto buono, con tutti i ministri che ho incontrato c’è stata subito intesa. Poi in particolare con la presidenza del Consiglio, con il sottosegretario Gianni Letta e Palazzo Chigi abbiamo aperto una nuova stagione con un dialogo di alto profilo istituzionale»

C’è la sensazione che lei abbia in qualche modo tranquillizzato l’opposizione, forse se opposizione c’è, esiste solo nel centrosinistra. Mica male.
«Avverto questa sensazione di fiducia nei miei riguardi e ne vado fiero. Ho sempre detto che sarei stato il sindaco di tutti. Ora che lo sono a maggior ragione sento questa responsabilità».

E con il Pd sempre porte aperte?
«A livello nazionale rapporti buoni, anzi sono migliorati molto. Insieme dobbiamo lavorare per sconfiggere Berlusconi e trovare un’alternativa politica al centrodestra. A livello locale non mi sfugge il dato che una parte del partito godrebbe di miei eventuali errori. Ma si tratta dei vecchi dirigenti. Il dialogo con Enzo Amendola e Andrea Orlando è apertissimo».

La domanda è obbligatoria. Tra due anni si voterà per il Parlamento e nel centrosinistra le idee sono poche e confuse. Ha fatto un pensierino a Palazzo Chigi?
«Nei prossimi 5 anni qualunque cosa accada e qualunque proposta avrò e qualsiasi consiglio mi daranno farò il sindaco di Napoli. In secondo luogo voglio lavorare per la costruzione di un nuovo modo di fare politica nazionale e lo voglio fare da Napoli e a Napoli. Un modello liberale e socialista che tuteli il mercato ma soprattutto le persone con una distribuzione equa della ricchezza».

Il suo modello, Barack Obama, verrà a Napoli davvero?
«L’obiettivo lo centreremo sulla data dipende da lui, Napoli è tornata al centro degli scenari internazionali. a prescindere. A ottobre avremo 15 sindaci da tutti continenti per discutere di lotta alle mafie; a marzo una conferenza internazionale sui laboratori politici del sud del mondo e dell’Europa a cominciare dagli indignados».
http://www.ilmattino.it

domenica 14 agosto 2011

Lo scandalo delle Municipalità:Niente assessori, ferme da tre mesi e costano 4 milioni all'anno

di Luigi Roano

NAPOLI - Solo di indennità costano 2,5 milioni di euro netti all’anno (al lordo 4) eppure nonostante siano stati eletti e proclamati consiglieri e presidenti da tre mesi non sono ancora nell’esercizio delle loro funzioni perché non si riescono a varare le giunte: ovvero i vice e 4 assessori.
Questioni - dicono - politiche, vale a dire non c’è accordo sulle poltrone fra i partiti che compongono le varie maggioranze.

Un esercito di 360 persone che dovrebbe gestire il territorio nel quale è stato eletto e che invece prende i soldi ma non fa nulla. Insomma tra i costi della politica va annoverato sicuramente questo che sembra essere il più odioso.

Chi risarcirà i cittadini di 3 mesi di inattività? E più nel dettaglio come si arriva a simili cifre? Allora, i 10 presidenti percepiscono 1200 euro al mese, i loro vice 700, gli assessori - 4 - 550 così come i consiglieri. A questi costi vanno aggiunti i rimborsi degli stipendi per gli eletti che lavorano o che miracolosamente trovano lavoro dopo essere stati eletti. Una cifra mensile che si aggira intorno ai 700mila euro. Insomma fare il consigliere municipale o il presidente può essere un affare.

Le Municipalità hanno compiti sulla carta impegnativi che se concretizzati migliorerebbero la qualità della vita degli amministrati in maniera sensibile. Per esempio, la manutenzione urbana di rilevanza locale, come la viabilità secondaria, fogne, edifici pubblici, aree verdi e mercatini. Basta immaginare come sarebbe diversa la città se le Municipalità sapessero gestire i giardinieri, una categoria che abbonda fra gli 11mila dipendenti del Comune. Invece i parchi sono poco gestiti.

E ancora, alle Municipalità toccano le attività sociali di assistenza primaria, perché il Comune ha il compito di assicurare uniformità agli interventi sull’intero territorio cittadino. Tuttavia le Municipalità se esercitassero la loro funzione di sentinella a attiva del pianeta sociale migliorerebbe un servizio primario nella città dalle mille emergenze e povertà. Quindi a questi nuovi strumenti varati al tramonto della prima giunta di Rosa Russo Iervolino vanno in carico tutte le attività che interessano la scuola, la cultura e lo sport di interesse locale.

Poi la gestione di servizi amministrativi collegati al territorio, il commercio, l’artigianato, i servizi demografici, il traffico e l’igiene urbana. Insomma tutti servizi cosiddetti di prossimità che oltre a migliorare l’offerta del pubblico darebbero slancio anche all’immagine appannata del pianeta che ruota intorno a Palazzo San Giacomo.

Le Municipalità - nella sostanza - hanno forme di decentramento di funzioni e di autonomia organizzativa e funzionali estese. E nelle intenzioni di chi le ha varate dovevano sollevare Palazzo San Giacomo da molte incombenze. Il bilancio delle Municipalità viaggia intorno ai 3 milioni l’anno, non sono tanti ma nemmeno pochi.

Con l’arrivo del sindaco Luigi de Magistris e della sua squadra c’è stato subito lo stop agli stanziamenti, almeno per il momento: «Nel quadro complessivo di grande difficoltà e di tagli obbligatori e confermando che questa amministrazione ritiene il decentramento una importante opportunità di sviluppo per il territorio - scrive l’assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo nella relazione di bilancio 2011 - c’è stata la sostanziale conferma degli stanziamenti 2010 relativamente alla spesa corrente; l’azzeramento delle spese in conto capitale, per interventi di manutenzione straordinaria essenzialmente per scuole e strade, con il sussistere esclusivamente di un piccolo fondo economale».

Mariano, 20 anni: boss di Secondigliano, erede al trono di Di Lauro

di Leandro Del Gaudio

NAPOLI - Ha bruciato le tappe e non accetta consigli, fa sempre di testa sua - e la sua è una testa calda - da quando si è messo in mezzo alla strada. Ha capito che in fondo da queste parti la vita facile è breve, e conviene iniziare presto, molto presto, perché basta poco e si finisce in galera, quando le cose ti vanno bene. Lo chiamano Mariano, un nome d’arte probabile derivato del folk neomelodico che impazza da decenni in radio e antenne tv specializzate sul tema. Mariano, vent’anni, un tatuaggio sul polpaccio, modi da boss.


È l’ultimo prodotto degli interminabili squilibri criminali nella zona delle piazze di spaccio. Vanta due cose al suo attivo: la parentela con uno dei personaggi vincenti nella guerra con il clan Di Lauro (eravamo tra il 2004-2005) e la percezione del tempo che passa. In fondo, ha capito prima degli altri che è meglio fare il numero uno e imporre le regole piuttosto che finire in cella o al camposanto per conto di qualcun altro. Nel 2008, il suo battesimo criminale. Mariano era in un circolo ricreativo della periferia nord, quando arrivano killer da Afragola, pronti a vendicare il ferimento di uno dei loro rampolli all’esterno di un centro commerciale. Fanno fuoco in una sala giochi del rione Berlingieri, lui resta ferito di striscio. Forse impara la lezione, capisce che vince chi si muove per primo.

Da tempo le forze dell’ordine gli stanno addosso. Lo osservano, ne studiano le mosse. È il prodotto dell’interminabile guerra della droga a nord di Napoli, che appena pochi giorni fa ha macinato un omicidio nella zona controllata dagli Amato-Pagano e un duplice delitto in quella dei Lo Russo di Miano. Episodi scollegati gli uni agli altri, assicurano gli inquirenti, ma tanto basta a porre una questione: che succede nell’ex impero dei Di Lauro? O meglio: che succede nell’ex impero degli scissionisti degli Amato-Pagano? Perché si torna ad uccidere? Succede ciò che raramente si verifica nella società civile, un po’ più ingessata e chiusa nei suoi ranghi interni: c’è un tentativo di spallata delle nuove leve, un rapido cambio della guardia.

Ventenni contro quarantenni. Mariano è uno dei nuovi. Parla poco e sta facendo girare il nuovo verbo: il sistema siamo noi, qua o vi adeguate o vi buttiamo a terra. È così che in pochi mesi, dallo scorso febbraio ci sono nove omicidi in zona faida. E a finire a terra quasi tutti quarantenni, gente con i galloni da boss. Non sono riconducibili per il momento alle gesta del giovane Mariano - bene chiarirlo -, le indagini sono ancora aperte, ma c’è attenzione sulle dinamiche. Prima del 46enne Salvatore Scognamiglio, presunto reggente del clan Lo Russo di Miano ucciso due giorni fa assieme al 39enne Salvatore Paolillo, ci sono stati altri agguati, altri potenziali personaggi di spicco «buttati a terra», tanto per usare espressioni sinistre. Tre notti fa l’omicidio di Casavatore di Emilio Forino, ma lo scenario sembra più ampio.

È il 19 febbraio quando viene ammazzato il boss Francesco Feldi (40 anni) ex uomo dei Licciardi, poi divenuto reggente a San Pietro a Patierno. Poi il 4 marzo un caso di lupara bianca con la scomparsa di Antonio D’Andò, dato per legato agli scissionisti. E non è finita. Il delitto del 29enne Antonello Faiello, ma anche il duplice omicidio di Giuseppe Parisi (48 anni) e del guardaspalle Giuseppe Ferraro (55 anni), ancora ritenuti vicino ai Feldi-Bocchetti, poi lo scorso otto luglio l’agguato contro Salvatore Chiariello (35 anni, una faida alle spalle) vicino agli Amato. Se non è un ricambio generazionale, poco ci manca.

Ventenni sugli scudi, in ballo il fiume di denaro di coca e droghe sintetiche, mentre gli unici a diversificare l’offerta sono quelli del «terzo mondo» del latitante Marco Di Lauro, che tengono in piedi anche una piazza per lo smercio di marjuana. Solo fumo e a prezzi stracciati, buona per studenti e ragazzi «normali», da tenere distinti da «zombie» e «schizzati» che animano le Vele di Scampia. Il resto è un puzzle di piccoli e medi potentati criminali. Ognuno chiuso nel suo fortino. Dicono che nella zona della «Vinnella grassa» comandi un certo Joe Banana, al secolo Rosario Guarino (estraneo agli omicidi trattati, ndr) uno fresco di scarcerazione, insomma; mentre dopo sentenze e condanne lasciano il carcere esponenti di medio calibro legati agli Abete, agli Abbinante, qualcuno dei Di Lauro. Escono e trovano lo scenario cambiato: sei anni fa erano il nuovo, oggi rischiano di diventare la vecchia guardia.

domenica 7 agosto 2011

Camorra: nuovi agguati, nuovi scenari. Boss decimati dalla faida, Scissionisti comandati da una "cupola" di 20enni

di Marco Di Caterino

NAPOLI - Hanno meno di venti anni. E sono a capo della più grossa organizzazione camorristica di tutti i tempi. E hanno già radunato, sotto il loro comando, i tre quarti di tutta quella galassia criminale, unita sotto la bandiera degli «scissionisti».
La camorra si muove veloce. Rottama senza pietà i vecchi boss. Quelli che hanno appena quaranta anni.
Questi, logorati dallo stress di una faida che ha toccato quota cento morti ammazzati, con il potere limitato dalle prime condanne e delle lunghe detenzioni preventive, e lontani da Secondigliano con lo scomodo ruolo del latitante, hanno rischiato di far saltare il banco di «’o sistema».

E si sono fatto avanti i giovani malavitosi. Quelli che quando Scampia e comuni vicini grondavano di sangue dei Di Lauro e degli «Spagnoli» avevano poco più di dodici anni. Ma le idee chiare. Tanto da farsi tatuare dietro la nuca la scritta «Scission». Nera di rigore. In caratteri gotici.

I nuovi scenari del post faida di Scampia sono davvero inquietanti. Gli inquirenti, che non smentiscono, hanno più che il sospetto, una quasi certezza che tutta l’organizzazione sia in mano a un diciottenne. Spietato e temerario. Dalle decisioni immediate. E che agisce senza alcuna nessuna regola.

Insieme a questo capo, agisce un piccolo gruppo, tre o quattro quasi coetanei, che messi insieme, non arrivano a cento anni. E a tutto «’o sistema» la vicenda dei baby boss va bene.

Tanto che gli inquirenti hanno già tracciato la nuova mappa della spartizione del territorio. La vecchia cosca Amato-Pagano batte in ritirata. Secondo gli investigatori, quello che resta del cartello che ha annientato la cosca di Paolo Di Lauro riesce appena a controllare le piazze di spaccio e tutto il malaffare solo a Mugnano e Melito. Tutto il resto, e per tutto il resto si intende Secondigliano, San Pietro a Patierno, Scampia, zona Vele comprese, Terzo Mondo, le case celesti, Casavatore e metà Arzano, è sotto il diretto controllo di questo misterioso mister X, appena uscito dalla pubertà.

I segnali che nella galassia degli scissionisti fosse arrivata una «supernova» c’erano stati. I «guaglioni» all’inizio dell’anno avevano imposto un ultimatum. O con noi oppure morti. Nessuno dei vecchi boss aveva dato credito a quelle voci: «Sono pazzielle». Quei giochini, invece, fecero male. Da morire. La sera del 19 febbraio, Francesco Feldi, 40 anni, fidatissimo alleato degli Amato-Pagano, fu freddato mentre tornava a casa, in via Dello Stelvio. La stessa strada del rione Berlingieri dove nel 2008 quattro uomini a bordo di due motociclette aprirono il fuoco contro un circolo ricreativo, lo Zanzi Club. Esplosero una cinquantina di colpi, ferendo cinque ragazzini di età compresa fra i 12 e i 16 anni.

Due mesi dopo, il 14 aprile, al corso Italia di Secondigliano, poco distante dal luogo dell’omicidio Feldi, fu ucciso Antonello Faiello, mentre restò ferito Luigi De Lucia, parente del killer Ugo De Lucia, ritenuti elementi di primo piano del clan Di Lauro.

La chiave di lettura dei due fatti fece pensare ad un botta e risposta in stile faida. E invece non era così. Perché due settimane dopo in pieno giorno, in via Abate Desiderio, nel rione Berlingieri, Giuseppe Ferrara, di 55 anni e Giuseppe Parisi, di 48 anni, ritenuti affiliati al clan degli scissionisti Amato-Pagano, furono trucidati all’interno di un salone di barbiere in attesa di essere serviti.

Parisi, secondo alcune ricostruzioni, apparteneva al gruppo capeggiato da Feldi, mentre Ferrara era incensurato. E il duplice delitto non poteva essere stato commesso dai Di Lauro, perché in rotta e senza killer. Una epurazione interna. Come quella di giovedì sera, con l’uccisione di Emilio Forino, che per i nuovi scissionisti aveva alzato troppo la testa.

Una ventata di speranza: la Coppa America arriva nel Golfo

di Gerardo Ausiello

NAPOLI - Napoli sbaraglia la concorrenza di 176 città e si aggiudica le World Series 2012-2013 della Coppa America. L’accordo è praticamente siglato: manca solo la firma del contratto, prevista nelle prossime ore.
L’annuncio ufficiale dovrebbe essere dato a Ferragosto dagli organizzatori a San Francisco, il tempio della competizione di vela più famosa al mondo.

Si chiude dunque con un epilogo positivo il lungo e difficile lavoro svolto per mesi dal presidente dell’Unione Industriali di Napoli Paolo Graziano, dal governatore Stefano Caldoro e da un gruppo di imprenditori ai quali si è aggiunto nelle ultime settimane il sindaco Luigi de Magistris.

Gli organizzatori hanno valutato con attenzione le offerte di Venezia e Trapani ma alla fine hanno puntato con convinzione sul capoluogo partenopeo: decisivo è stato il sopralluogo in elicottero a Bagnoli, con cui è scattato un amore a prima vista.

E proprio lo specchio d’acqua davanti all’area occidentale - da Pozzuoli fino alle isole del Golfo, Ischia e Capri - ospiterà, come anticipato dal Mattino, le regate con i nuovissimi catamarani di 22 metri dotati di ala rigida. Sempre a Bagnoli dovrebbe tenersi anche il villaggio delle imbarcazioni.

Si tratta di una grande occasione, inseguita a lungo dalle istituzioni locali che sperano così di poter mettere in campo un circolo virtuoso, come accadde nel 1994 con il G7.

La Regione ha infatti varato un «piano Marshall» ad hoc, con l’obiettivo di cambiare il volto di Napoli e far ripartire lo sviluppo. Il programma prevede investimenti pubblico-privati da record, pari a oltre 3 miliardi di euro, tutti funzionali al blasonato evento: la riqualificazione di Bagnoli, la riconversione di Napoli Est, il restyling del centro storico, il polo fieristico che avrà come fiore all’occhiello la Mostra d’Oltremare e ancora la valorizzazione del sito archeologico di Pompei e dell’Albergo dei Poveri, il completamento della metropolitana, il programma di bonifiche e il rilancio del teatro San Carlo che potrà contare sulla rinnovata collaborazione con il maestro Riccardo Muti.

Castellammare, raid contro i Vigili dei parcheggiatori abusivi. Danni e minacce: «Vi debbo uccidere»

CASTELLAMMARE - Una spedizione punitiva contro la polizia municipale di Castellammare di Stabia è stata attuata ieri, poco prima di mezzogiorno (ma la notizia è stata resa nota solo oggi) da una quindicina di parenti di due parcheggiatori abusivi che erano stati condotti in Municipio per l'identificazione e la denuncia.
Due uomini ed una donna sono riusciti a forzare il cordone di protezione della polizia municipale e ad entrare nell'androne di Palazzo Farnese, sede del Municipio, dove hanno ingaggiato una colluttazione con gli agenti.

Uno dei manifestanti ha sfondato con un pugno la porta dell' ufficio messi comunali, mentre una donna ha gridato:«vi debbo uccidere con la pistola. Ci dovete lasciare stare, altrimenti rompiamo tutto».

Nel raid sono state danneggiate alcune porte e suppellettili del Municipio. Sono stati medicati per contusioni alcuni vigili urbani. Francesco Paolo L., figlio di un parcheggiatore abusivo, è stato arrestato per resistenza, minacce, violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento a patrimonio comunale. Dante S. ed una donna che ha partecipato alla lite, Concetta D. M., sono stati denunciati.

Il sindaco Bobbio ha annunciato che l'attività di repressione del fenomeno dei parcheggiatori abusivi proseguirà.

Camorra, la sfida di Castellammare. Il sindaco: «Deserte le gare per lidi e chalet, posti di lavoro persi per colpa dei clan»

CASTELLAMMARE DI STABIA - Il Comune indice gare d'appalto pubbliche che vanno puntualmente deserte. Così le organizzazioni criminali condizionano lo sviluppo del territorio a Castellammare di Stabia (Napoli).
È la denuncia del sindaco Luigi Bobbio, magistrato, che ha ingaggiato una strenua battaglia contro l'illegalità e la camorra radicata nelle attività produttive. Dalla gara per la festa popolare dei falò dell'Immacolata, a quella indetta due volte per la gestione degli chalet dell'Acqua della Madonna, per finire all'assegnazione delle spiagge libere, al Comune non giunge alcuna offerta.

L'estate a Castellammare di Stabia, città di mare con vocazione turistica, è stata una occasione mancata di lavoro e di reddito, preziosi per un territorio devastato dalla crisi economica e industriale, con centinaia migliaia di operai licenziati o in cassa integrazione.

I famosi chioschi dell'Acqua della Madonna sono chiusi e quella che fino allo scorso anno è stata considerata dai quartieri popolari una importante fonte di sussistenza sono un filare di strutture vuote e spettrali.

In passato, rivela Bobbio, con la 'distrazionè delle amministrazioni comunali si cedeva alle pressioni della camorra che consentiva le attività di ristorazione alle proprie condizioni. La clientela era numerosa e si lavorava di giorno e di notte con l'offerta della gastronomia tipica dei pescatori proposta ai tavolini vicino al mare. Bobbio è costernato. «Gli Chalet dell'Acqua della Madonna erano da sempre affidati in gestione al di fuori di ogni percorso di legalità formale e sostanziale, al punto che la commissione d'accesso prefettizia mi prescrisse di annullare in autotutela l'ultima gara, attinente all' attività della passata Amministrazione, che risultava pesantemente truccata - spiega il sindaco - Quest'anno è stata bandita e celebrata una gara vera e forte, e la conseguenza è stata che il bando, pubblicato due volte, è stato fatto andare deserto. La prima volta, non era stata presentata alcuna domanda, la seconda volta pochissime domande tutte viziate per varie ragioni e quindi inammissibili. Gli chalet sono stati negati di fatto alla città dalla camorra».

L'altra battaglia per la legalità è stata condotta contro le strutture abusive sorte sulle spiagge libere di Pozzano. «Un altro esempio di questa pesante interferenza lo abbiamo in queste ore con le gare per l'affidamento delle spiagge libere in regime di spiaggia libera attrezzata; su questi lidi, negli ultimi giorni - afferma il sindaco -, ho abbattuto decine e decine di metri cubi di opere abusive che, nei fatti, hanno rappresentato per anni gli stabilimenti balneari della camorra. Anche qui le gare sono andate deserte. Anche questi bandi saranno subito ripubblicati, ma temo che anche questa seconda gara andrà deserta. La gente però sta cominciando a capire e sta apprezzando. Nei prossimi giorni caccerò i parcheggiatori abusivi della malavita dalla zona di Pozzano».