sabato 26 marzo 2011

Camorra: la discarica di Chiaiano è sotto inchiesta

CHIAIANO. La discarica di Chiaiano è sotto inchiesta. Nel sito sono in corso perquisizioni dei carabinieri del Noe, coordinati dalla Procura di Napoli che ha emesso una decina di avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone, tutte collegate in svariati modi alla discarica: sono amministratori, tecnici, lavoratori del sito e capi impianto. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e frode in pubbliche forniture aggravata da collegamenti con la criminalità organizzata, in particolare con esponenti del clan Mallardo di Giugliano e Zagaria del Casertano. Gli indagati avrebbero comprati terreni della zona di Chiaiano prima che questa fosse trasformata in sversatoio, vincendo appalti in modo considerato "anomalo" e allestendo il sito utilizzando materiali scadenti. I carabinieri hanno anche sequestrato una discarica abusiva nella zona di Giugliano, sono in corso accertamenti per rilevare eventuali danni all'ambiente. Infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione della discarica di Chiaiano e presunte irregolarita' nella fase di assegnazione degli appalti. Gli avvisi di garanzia sono stati emessi sulla base di indagini della Dda di Napoli, dal procuratore della Repubblica, Giovandomenico Lepore. La discarica di Chiaiano è al momento l'unica che assicura parte del conferimento dei rifiuti alla città di Napoli.
L'accusa ipotizza che sarebberi stati i clan a condizionare la gestione degli appalti. Nel mirino dei pm, in particolare, la fornitura di argilla di qualita' non adeguata all'importantissima funzione di impermeabilizzare il suolo dalle possibili infiltrazioni dei percolato.
«L'aspetto inquietante in questa vicenda è che dopo tre anni da sola la politica non è riuscita a trovare una soluzione, permettendo invece questa compromissione tra camorra, gestione dei rifiuti e inquinamento ambientale, con conseguente grave attentato alla salute pubblica». Lo afferma il parlamentare dell'Idv Francesco Barbato a proposito della situazione della discarica di Chiaiano dopo che oggi, su ordine della Procura di Napoli, è stata perquisita nell'ambito di un'indagine sugli sversamenti illegali di rifiuti che ha portato all'emissione di 11 avvisi di garanzia. Barbato definisce, invece, «sempre più preziosa l'opera che gli uomini della Dda di Napoli, insieme ai carabinieri del Noe, compiono sui territori campani dove la camorra - aggiunge - allunga le sue mani in cerca di affari. La discarica di Chiaiano e gli appalti relativi alla fornitura di argilla - conclude il parlamentare Idv - sono ovviamente una fonte di denaro e di corruzione che, questa volta, grazie agli uomini diretti dal procuratore Lepore e ai suoi collaboratori Ardituro e Del Gaudio, è stata smascherata».
In merito alle vicende relative alla discarica di Chiaiano il Vice Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Biagio Iacolare, ha dichiarato: “A rimetterci sono sempre i territori. Chi commissionava gli acquisti? Chi controllava la funzionalità della discarica? Doveva essere un sistema perfetto perché gestito direttamente dallo Stato, invece si è rilevato per l’ennesima volta un ulteriore business per la malavita organizzata. Sono profondamente preoccupato per la salute dei miei concittadini e del prosieguo dell’attività di smaltimento rifiuti. Mi attiverò verso gli organi competenti , Provincia e Regione, affinchè si attivino per l’immediata bonifica e messa in sicurezza dell’intera area a Nord di Napoli.”

NAPOLI - I carabinieri del Noe stanno perquisendo la discarica di Chiaiano, alla periferia nord di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta della Dda su presunte infiltrazioni camorristiche nella gestione dell'impianto e presunte irregolarità nell'assegnazione degli appalti.
Dieci gli avvisi di garanzia emessi dal procuratore, Giovandomenico Lepore, e dai sostituti Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Secondo l'accusa i clan avrebbero condizionato la gestione degli appalti, in particolare quello per la fornitura di argilla; tra gli indagati vi sarebbero dirigenti della società che gestisce l'impianto.
L'inchiesta sulla discarica di Chiaiano a Napoli che ha portato oggi alla emissione di 11 avvisi di garanzia verte sulla società Ibi, che gestisce il sito oltre ad altri impianti in Campania e a quello di Bellolampo a Palermo, e sulla Edil Car, controllata dalla famiglia Carandente, che ha ottenuto il subappalto.
L'ipotesi della procura è che attraverso queste due società (la prima già destinataria di un'interdittiva antimafia) i clan camorristici Mallardo e Zagaria controllassero lo sversamento dei rifiuti e i relativi appalti. Agli atti dell'inchiesta ci sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui l'ex imprenditore del settore dei rifiuti Gaetano Vassallo.
Agli indagati vengono contestati i reati di traffico di rifiuti e frode in pubbliche forniture. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Noe, quando si decise di allestire una discarica nella cava prima adibita a poligono di tiro venne usato materiale di qualità scadente per impermeabilizzare il suolo: in particolare si fece uso di argilla estratta abusivamente nel Salernitano.
Il risultato fu che il suolo è rimasto permeabile e il percolato è finito nel sottosuolo. Nel corso dell'operazione, i militari hanno sequestrato un'altra discarica di 15.000 metri quadri a Giugliano di proprietà della famiglia Carandente, ritenuta vicina al clan Mallardo. Anche da questo impianto sarebbe stato preso materiale per allestire la discarica di Chiaiano.
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sabato 19 marzo 2011

Napoli, 15 anni a Scampia, fa il "tesoriere" della droga del clan

di Daniela De Crescenzo
NAPOLI - A quindici anni lavorava attivamente all'impresa di famiglia: custodire la droga per gli scissionisti. Un'impresa lucrosa: per ottenere la disponibilità a nascondere gli stupefacenti nei momenti di bisogno, ad esempio quando arriva la polizia, il clan paga cinquecento euro a settimana. 
Una bella somma per chi altrimenti non avrebbe alcun reddito. Ma anche un'impresa rischiosa: domenica, infatti, ai malavitosi e ai loro soci è andata male e gli agenti del commissariato Scampia, guidato dal primo dirigente Michele Spina, hanno messo le manette a I.M, 15 anni e Silvia D'amore, 61 anni sequestrando anche quattrocento dosi di cocaina ed eroina. 

Il blitz nella tarda serata. Gli agenti sono entrati nel lotto T/A di via Ghisleri e hanno fatto irruzione nella scala L. Alla vista della polizia, le vedette hanno lanciato l'allarme e lo spacciatore di turno si è rifugiato nel fabbricato composto da 26 abitazioni. È salito di corsa e ha lanciato la droga in un appartamento del secondo piano dove in quel momento si trovavano le due donne alle dipendenze del «sistema». 

Gli uomini del commissariato Scampia, però, sono rimasti nel palazzo e dopo qualche minuto hanno cominciato a gridare: «Tutto a posto, tutto a posto», la frase solitamente utilizzata dagli spacciatori per annunciare che la piazza può riaprire. 
Poi hanno bussato alla porta del secondo piano dove sospettavano fosse stata nascosta la «roba». Silvia D’Amore ha aperto, poi, alla vista degli agenti, ha tentato di sbattere loro la porta in faccia impedendone l' ingresso. Intanto la ragazzina si era infilata nel bagno per versare la droga in un finto pozzetto d'ispezione collegato direttamente alla fogna per evitare che eroina e cocaina finissero nelle mani degli agenti. Ma questi sono riusciti a bloccarla prima che riuscisse a disfarsi degli stupefacenti nascosti in appositi cilindretti. Perciò per le due donne sono scattati gli arresti. 

Silvia D'amore è stata condotta al carcere di Pozzuoli e I.M. al Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei. Il padre della minorenne è tuttora in carcere per spaccio, il fratello dell'altra è morto due anni fa per ictus mentre era detenuto. Quella di via Ghisleri e quella delle cosiddette «case dei puffi» sono le ultime due piazze di spaccio rimaste aperte a Scampia dopo i continui blitz da parte delle forze dell'ordine: rappresentano ormai le ridotte del sistema nel quartiere. Un sistema che, lo si è visto ancora domenica, riesce a sopravvivere ancora grazie alla complicità di molti degli abitanti di quei fabbricati.

Napoli, niente multe in cambio di voti. Indagati quattro vigili urbani

NAPOLI - Soldi, commerci paralleli, traffici abusivi. Poi blitz a tavolino, relazioni compiacenti, finanche verbali insabbiati. Un potere clientelare fatto di abusi e possibili scambi di favori. 
Mesi di accertamenti, la svolta è di questi giorni con la notifica di quattro avvisi di proroga delle indagini a carico di agenti di polizia municipale per anni in servizio a Poggioreale. Riflettori puntati sul mercatino di Caramanico, la realtà commerciale più grande e dinamica della città, quanto a volume d’affari e numero di bancarelle. Inchiesta in corso, c’è un’ipotesi che spinge i pm a prorogare gli accertamenti.

Si parla di corruzione, di ipotesi di scambi di favore, di accordi tra controllori e controllati. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Fasto Zuccarelli, fascicolo affidato al pm Valentina Sincero. Operazione bonifica interna messa in moto mesi fa dai vertici della polizia municipale. A condurre accertamenti sui quattro agenti, il nucleo di pg del comandante Luigi Sementa. Sequestri, interrogatori, attività investigative. 

In pochi mesi, sono i vertici di via de Giaxa a smantellare un’unità operativa a Poggioreale, con trasferimenti mirati, rimozioni immediate, sospensioni. Poi, in questi giorni, è toccato ancora agli uomini della polizia municipale notificare per conto della Procura quattro avvisi di proroga delle indagini.

Un atto di garanzia a tutti gli effetti, a carico di U.C., D.D., P.P., A.M. I quattro ora avranno modo di difendersi nel corso del prosieguo degli accertamenti, rispondendo su piani investigativi differenti. 
Diverse le tessere nelle mani degli inquirenti. Si parte dai voti, dagli elenchi di nomi messi a disposizione di uno dei quattro agenti indagati in vista delle prossime elezioni amministrative.

Grandi manovre, a giudicare da quanto raccolto finora, con un solo obiettivo: ottenere un posto di consigliere comunale al prossimo appuntamento elettorale. Vigili «cavallucci» per portare acqua al mulino di un candidato di batteria. Chi è il favorito? Anche su questo punto le idee sono abbastanza chiare, alla luce degli elementi raccolti finora. Funzionava più o meno in questo modo: prima il blitz in un negozio dove venivano riscontrate una serie di irregolarità amministrative, poi la simulazione di un verbale.

Terzo step, l’accordo. Niente multa in cambio di un’organizzazione dal basso. Cosa chiedono in cambio? Soldi? Merce? Negli ultimi mesi hanno cominciato a chiedere garanzie per le prossime elezioni. Un numero di nomi affidabili, gente chiamata ad esprimere una preferenza bloccata a metà maggio, quando si tratterà di chiudere la partita delle prossime amministrative.

Non solo voti, non solo competizione elettorale. C’è dell’altro. C’è la gestione del mercatino di Caramanico: 570 esercizi commerciali autorizzati, licenze e permessi al vaglio degli inquirenti, ma anche abusi piccoli e grandi finora riscontrati. Qualche esempio.

C’è chi in questi anni ha chiuso gli occhi e ha continuato a farlo almeno fino a quando non è scattata l’inchiesta interna. Si prova a tirare le somme: ci sono negozianti che da dieci anni non pagano il canone per la propria permanenza in quel di Caramanico. Trecentomila euro di danni, stando a stime neanche tanto approssimative fatte dagli inquirenti. Poi c’è il filone dei falsi, le griffe posticce, altra piaga per anni consentita ma via via debellata grazie ai blitz degli ultimi mesi.

Una filiera da ricostruire: dall’approvvigionamento della merce falsa, allo smercio attraverso negozi «tollerati» da chi avrebbero dovuto abbattere il mercato del falso. 

Indagini in corso, che ora attendono risposte dagli accertamenti, anche in attesa della versione difensiva raccontata dalle parti. Un avviso di proroga delle indagini - va chiarito - solo un momento di accertamento di un’ipotesi investigativa, non una prova a carico degli indagati. Inchiesta sul recinto di Poggioreale, dunque, motore economico per qualcuno, ma anche bacino di clientele e sponsorizzazioni politiche per le prossime amministrative.

di Leandro Del Gaudio
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Casalesi, duro colpo al clan casertano: sequestri per 100 milioni

INTERNAPOLI. Ancora un duro colpo ai danni del clan casertano dei Casalesi. Il personale del Centro Operativo Dia di Napoli, sta completando, infatti, l'esecuzione di un decreto di sequestro, ai sensi della normativa antimafia. Il provvedimento - che dispone anche la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per anni tre a carico di tre esponenti di un sodalizio criminale collegato con il clan casertano - e' stato adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Frosinone, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della Dia, Antonio Girone, sostenuto nel dibattimento di prevenzione dal pm presso la Procura di Frosinone, Tonino Di Bona. Il valore dei beni sottoposti a vincolo di sequestro ammonta ad oltre 100 milioni di euro ed include diciassette società, due ditte individuali, 31 fabbricati, 14 terreni, 16 automobili e 118 rapporti finanziari. Le proprietà sono tutte nel Lazio: a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e a L'Aquila. Per Gennaro De Angelis, 67enne di Casal di Principe , Aladino Saidi, 33enne di Sora (Frosinone) ed Antonio Di Gabriele, 65enne di Crispano (provincia di Napoli) è stata anche disposta la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni. 

De Angelis, trasferito nel basso Lazio all'inizio degli anni '70, ha rappresentato per lungo tempo, un punto di riferimento del clan dei Casalesi fino a diventare `caporegime', prima dell'organizzazione di Antonio Bardellino e poi, in seguito alla scissione interna al clan, del gruppo capeggiato da Francesco Schiavone detto `Sandokan', con il quale è imparentato. Secondo quanto emerso dalle attività della Dia, l'uomo aveva formato un proprio e indipendente gruppo criminale di tipo mafioso, definito `Deangeliano' realizzando, nella propria zona d'influenza, estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e soprattutto importazione da altri Paesi dell'Unione europea di autovetture evadendo l'Iva. Per un periodo ha svolto anche la funzione di `procacciatore' e fornitore di armi al clan durante la guerra intestina che ha vide contrapporsi i Casalesi di `Sandokan' ai bardelliniani. De Angelis ha, inoltre, partecipato alle attività estorsive indicando al clan quali fossero gli obiettivi più fiorenti del territorio sud-pontino verso i quali indirizzare le richieste estorsive. Per le capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria si era accreditato come incaricato dal boss `Sandokan' ad operare investimenti in Italia ed all'estero dei capitali illecitamente accumulati dall'organizzazione criminale. 

Aladino Saidi è ritenuto organico al sodalizio camorristico deangelisiano: socio di De Angelis sotto un profilo finanziario ed economico, si impegnava, in particolare, nelle frodi all'erario. Gli sono state contestate diverse imputazioni per trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante prevista per i reati connessi ad attività mafiose e per associazione a delinquere finalizzata alle truffe ed altri reati contro il patrimonio. Antonio Di Gabriele, infine, è ritenuto un uomo di fiducia e prestanome di De Angelis, con precedenti per reati di natura associativa e trasferimento fraudolento di valori aggravate dalla modalità mafiose, fittizie intestazioni di beni, nonché reati contro la persona, il patrimonio, in materia di armi ed altro.

domenica 13 marzo 2011

Traffico di droga tra Spagna e Italia: 4 arresti

MARANO. Guardia di Finanza e agenti della Dda partenopea hanno bloccato un traffico di stupefacenti tra Spagna, Francia e Italia ed hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere ad altrettante persone legate alla criminalità organizzata locale, in particolare e ai clan Nuvoletta e Polverino. Gli arrestati Pasquale Giordano 57 anni originario di Marano di Napoli ma residente a Castelvolturno, Salvatore Catone 36 anni detto “’o sicc’” oppure “totore” residente a Marano al corso Italia, Alfredo Felaco detto “tatuaggio” 35 anni residente a Marano in Via Veneto e Antonio Izzo meglio noto copn il nome di “’o veterinario” residente in Via Cupa Castello a Marano, trasportavano droga, attraversando di notte i confini di Spagna, Francia e Italia, portando con sé donne e bambini per simulare viaggi di famiglia e non destare sospetti. Poi, attraverso strade secondarie, penetravano in territorio campano dove trovavano ad accoglierli i basisti dell'organizzazione che prendevano in consegna i carichi di stupefacenti per poi avviarli alle diverse piazze di spaccio della regione. Quattro le ordinanze di custodia cautelare eseguite di finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Avellino, su mandato della Dda partenopea. L'operazione denominata "Ispanico" ha permesso di scoprire un vero e proprio squarcio delle attività di gruppi affiliati alla criminalità organizzata di Napoli e dell'hinterland casertano evidenziando stretti collegamenti tra gli indagati e i clan camorristici Nuvoletta e Polverino. I primi indizi raccolti risalgono al 2005 e, nel corso delle indagini, sono stati sequestrati anche 13 chilogrammi di hashish. Il via alle investigazioni è stato fornito da un controllo attuato lungo l'A-16 per poi acquisire nuovi riscontri grazie a intercettazioni. Durante le conversazioni, infatti, veniva utilizzato un linguaggio convenzionale riferendosi, in modo strumentale, ad autovetture o forniture di beni e servizi per l'edilizia invece delle reali e illecite transazioni oggetto dei rapporti tra i responsabili del traffico di droga. Contestualmente agli arresti sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari sia a Marano (Napoli) che a Castelvolturno (Caserta).

sabato 5 marzo 2011

Napoli, via le multe in cambio di voti: sotto inchiesta dieci vigili urbani

NAPOLI - Ci sono dieci nomi nell’informativa su ipotesi di voto di scambio in vista delle prossime amministrative a Napoli. Dieci denunciati, tutti appartenenti al corpo di polizia municipale. 
Ci sono agenti, qualche ufficiale, qualcun altro che svolge anche mansioni sindacali. Dieci nomi, inchiesta condotta dai vertici del comando di polizia municipale agli ordini del generale Luigi Sementa, che punta a fare pulizia nei suoi ranghi. Inchiesta interna, che punta a circoscrivere la responsabilità di un gruppetto di agenti corrotti, che avrebbero messo in piedi una vera e propria macchina di consenso elettorale.

Ipotesi da brividi, emersa nel corso di alcune indagini a campione: voti in cambio di verbali compiacenti. O meglio: c’era chi prometteva di non elevare multe in cambio di un assortito pacchetto di voti. Accordi sotto banco, in attesa delle prossime elezioni per la corsa a sindaco e a un posto di consigliere comunale. Omissioni da parte di agenti cavallucci per tirare la volata a un candidato di riferimento. Accordi definiti tra agenti corrotti e commercianti che, dal canto loro, si prodigavano per raccogliere voti per un candidato pronto a spiccare il salto verso la principale assemblea rappresentativa del capoluogo napoletano. 

Grandi manovre, si parla di elenchi belli e confezionati: 250 nomi pronti, 250 voti su cui fare affidamento. In cambio di denunce zero, nessun controllo da un punto di vista amministrativo. Poi, all’improvviso, il meccanismo si inceppa. Decisiva l’attenzione della parte sana (e maggioritaria) del comando di via de Giaxa, che nel corso di un controllo si è trovata di fronte una situazione paradossale: c’erano alcuni agenti che stavano facendo una multa, quando qualcuno si è lasciato scappare una frase abbastanza ambigua: perché questa volta mi fate il verbale? Cosa è successo questa volta? 

Ed è così che è venuto fuori uno schema destinato a finire al centro di una indagine di natura giudiziaria. Grandi manovre, dunque, c’è una strategia per portare acqua al mulino di qualcuno. 

E c’è un metodo che punta a costruire ponti d’oro con la categoria maggiormente sofferente in tempi di crisi: il piccolo commercio, gli esercizi commerciali in difficoltà, pronti a flirtare con richieste di soccorso elettorale. Inevitabili una serie di domande: quanti elenchi sono stati preparati sotto traccia? Da quanti mesi si muovono gli agenti cavallucci? 

Chi è il grande candidato per la corsa a Palazzo San Giacomo. Scenario complesso, ci sono denunce, esposti, elementi raccolti in questi mesi dagli uomini di pg della polizia municipale. Tanti indizi, una conferma: a pochi mesi dalle urne, c’è chi ci prova affilando le armi non sempre consentite.
l.d.g.

Aperto il Garage Morelli, opera d'arte al servizio di Chiaia e della città



NAPOLI - La modernità che si fonde con la storia: ferro e cemento entrano in una cava millenaria e riescono a non stravolgerla, anzi a renderla più affascinante. 
Ieri è stato inaugurato ufficialmente il garage Morelli: a tagliare il nastro il cardinale Sepe e la cantante israeliana Noa assieme ad Agostino Nuzzolo che fino all’altroieri era assessore alla viabilità e in quella funzione ha seguito giorno dopo giorno lo sviluppo dei lavori. Il primo passo dentro la nuova struttura mette i brividi. 

I lettori perdoneranno la banalità dell’aggettivo ma il garage Morelli è bello, semplicemente bello. Sette piani di cemento serviti da ascensori di vetro che sfrecciano fino al punto più alto della grotta, e si affacciano sullo scenario della «piazza» lasciata così com’era mille anni fa, dinanzi all’accesso al tunnel borbonico illuminato.

Rendering e video che, da mesi, raccontano il garage Morelli, non sono mai riusciti a spiegare il fascino di quel luogo. Solo entrandoci è possibile capire. Al suono della molto ammirata banda dei carabinieri (c’erano i vertici dell’Arma, guidati dal generale di corpo d’armata Maurizio Scoppa, legato da un antico cordone ombelicale a Chiaia), c’è entrato con il cardinale e Noa anche Massimo Vernetti, l’imprenditore che in meno di due anni ha fatto crescere dal nulla il parcheggio: «Sono felice, questo luogo non è solo il mio fiore all’occhiello. Deve essere un vanto per tutta Napoli».

E infatti il garage Morelli è già candidato (con probabilità di vittoria altissime), al premio come miglior garage d’Europa. Felici i progettisti, lo spagnolo Felipe Lozano e il napoletano Fabrizio Gallichi, e il coordinatore dei lavori, l'ingegnere Ettore Siniscalco, anch'egli napoletano.

Alle stelle lo staff che ha lavorato notte e giorno per diciotto mesi consecutivi: applauso per tutti, dai professionisti agli operai. E parole d’entusiasmo anche da parte del cardinale Sepe che ha voluto includere l’opera tra quelle del giubileo cittadino.

Così all’esterno del garage, ieri mattina, campeggiava un gigantesco striscione con la frase simbolo dell’iniziativa del vescovo di Napoli «non chiudete le porte alla speranza». E di fianco all’ingresso principale resterà per sempre la targa che lega quest’inaugurazione ai giorni giubilari. L’apertura del garage (alla festa molta gente, molti volti noti della città) è stata salutata con entusiasmo anche dal mondo del commercio di Chiaia: adesso dovranno essere proprio le iniziative commerciali a «sfruttare» al massimo le potenzialità del nuovo garage.

Il presidente della Camera di Commercio, Maurizio Maddaloni, ha sottolineato con entusiasmo la svolta: «Questa è l’imprenditoria virtuosa che la Camera di Commercio di Napoli è fiera di accogliere nella sua casa comune e che oggi festeggia doppiamente: per aver restituito un pezzo della città e per aver creato un modello di operatività vincente. Noi imprenditori e rappresentanti istituzionali del sistema delle imprese, siamo e saremo sempre al fianco di chi, come il gruppo Napoletana Parcheggi, anche nei momenti più difficili ha deciso di non tirare i remi in barca e dare un esempio concreto di come si può lavorare e realizzare obiettivi concreti».

Da oggi il garage sarà aperto al pubblico. Prezzo altissimo ma in linea con quelli della zona: 4 euro all’ora. Anche i biglietti distribuiti agli automobilisti recheranno il simbolo del giubileo napoletano. L’ingresso, però, è consentito anche a piedi. Se volete scoprirne la meraviglia, provate ad affacciarvi all’interno.