sabato 23 gennaio 2010

Processo Spartacus, la Cassazione conferma: 16 ergastoli ai Casalesi

A 15 anni dal blitz contro i Casalesi cala il sipario sul maxiprocesso contro la più potente cosca della camorra. Il verdetto dopo una camera di consiglio di 4 ore: definitivi 16 ergastoli a boss e luogotenenti.
Carcere a vita. Fine pena mai. Saranno informati ufficialmente entro domani i boss del clan dei Casalesi della sentenza emessa nei loro confronti dai giudici della I sezione penale della Corte di Cassazione. Non è una novità, una sorpresa, quella che viene appena dopo i telegiornali della sera, dall’aula al secondo piano del palazzo di giustizia. Sono confermate le condanne all’ergastolo di Francesco Schiavone detto "Sandokan", il suo omonimo cugino detto "Cicciariello", di Francesco Bidognetti "Cicciotto ’e mezzanotte", Raffaele Diana, Giuseppe Caterino, Walter Schiavone, Cipriano D’Alessandro, Enrico Martinelli, Alfredo Zara, Giuseppe Diana, Sebastiano Panaro, Luigi Venosa, Vincenzo Zagaria. Nel chiuso delle celle, potranno imprecare quanto vorranno e poi iniziare veramente a capire cosa fare.La sentenza definitiva. Il processo Spartacus è arrivato alla fine. Ma al capolinea solo l’ufficio dell’accusa può gioire. È un premio per chi ha fatto le indagini, piazzato le microspie, ascoltate migliaia d’ore di intercettazioni, convinto i pentiti a diventare tali. Assunto il ruolo difficile di dare un volto allo Stato, come dicono i sociologi, in una situazione di guerra, che ha prodotto assassini e continua a mietere vittime e fare guadagni. Perché tre imputati, Mario Caterino, Antonio Iovine e Michele Zagaria, anche loro condannati al massimo della pena sono ancora latitanti, e capaci di dettare legge, secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Nel verdetto definito stasera sono state confermate anche le condanne per Antonio Basco, che aveva avuto 21 anni di pena, Luigi Diana, che ne dovrà scontare 16 e Nicola Pezzella, 15. Carmine Schiavone, Guido Mercurio, Corrado De Luca, (anche lui ancora latitante), Alberto Di Tella, Vincenzo Della Corte, hanno avuto pene inferiori.Un'aula vuota. Così come ha scritto il mitico capo dell’Fbi, Edgar J. Hoover, quando la giustizia fa storia sono in pochi a sentire. Nell’aula della Cassazione non più di 10 persone ad ascoltare la decisione. Non ci sono avvocati delle parti. I magistrati, poco pima delle 20, avevano fatto arrivare nella camera di consiglio un carrello con alcuni fascicoli. Ma la sentenza è arrivata dopo non oltre 5 ore di riunione. "Difficile trovare una leva per cambiare le cose", aveva ammesso stamane uno dei difensori più titolati, con capelli d’argento e una cattedra di procedura penale. La storia dice che è dal 1986, anno della sentenza Bardellino, che mancava una condanna definitiva alla rete criminale più potente del casertano. I molti omicidi perpetrati dalla banda hanno permesso di imperare, dettare legge. L’intesa con la mafia siciliana ha guidato la gente di Casal di Principe fuori dall’era di Raffaele Cutolo.La gioia di Saviano. Lo scrittore Roberto Saviano, che tanto ha raccontato nel romanzo Gomorra, su Facebook scrive, che se fosse arrivata dalla Cassazione una condanna definitiva Sandokan non avrebbe avuto altra strada che collaborare con la giustizia. "Ha cinquant’anni e non gli rimarrebbero che due alternative. Pentirsi o morire in galera. Il figlio Nicola si vede poco in paese, è sempre fuori". Per il clan, secondo gli investigatori, i capi bastone sono Michele Zagaria e Antonio Iovine. Vanno e avanti indietro dall’Emilia Romagna, a Roma, alla Romania, alla Francia del sud. Hanno le mani nel business dei rifiuti, del cemento, della grande distribuzione degli ortaggi e della frutta. E tanto altro. (Il Giornale – 16/01/2010)