sabato 30 maggio 2009

In Campania camorra in panne, lo Stato avanza

Napoli, 26 mag (Velino/Il Velino Campania) - Non c'è pace per la malavita organizzata che giorno dopo giorno incassa i colpi inferti direttamente allo stomaco dallo Stato. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza: ognuno per la sua parte e spesso in cooperazione mettono a segno l'avanzata contro la camorra. Lavorano in silenzio, rischiando la vita, per poi far suonare la carica delle sirene nelle zone più malfamate, o anche dove apparentemente, la malavita sembra non esserci. Ancora una giornata memorabile per lo Stato: i carabinieri stringono le manette ai polsi di Antonio Bastone, 30 anni, pregiudicato appartenente al gruppo degli scissionisti di Secondigliano, protagonisti nel 2004/2005 di una sanguinosa faida contro il clan Di Lauro. Era inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi d’Italia, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Napoli in un appartamento a Mugnano di Napoli. Era con un pregiudicato, anche lui arrestato con l’accusa di favoreggiamento. Antonio Bastone, se pur giovanissimo, aveva già sostituito il gruppo degli scissionisti all'indomani dell'arresto del boss Raffaele Amato, braccato soltanto pochi giorni fa in Spagna.
Un clan noto alle cronache anche degli anni '80, invece è stato al centro dell'attenzione investigativa della Direzione Distrettuale Antimafia. I Fabbrocino che ai tempi della Nuova famiglia uccisero anche il figlio di Raffaele Cutolo, hanno subito l'offensiva della Polizia. Diciotto affiliati che operavano nell'area del vesuviano sono stati arrestati per reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle estorsioni e allo spaccio al traffico di stupefacenti. Particolare l'azione malavitosa con cui veniva imposto il pizzo. Non c'era scambio di danaro ma gli emissari del clan si facevano consegnare stoffa pregiata, del valore commerciale che variava da 70 a cento euro al metro. Sotto minaccia venivano realizzati gli abiti proprio con quel tessuto ovviamente. Il risultato dell'opera artigianale venivano poi rivenduti in negozi, controllati direttamente dai clan, evadendo il fisco e con ricarichi da capogiro. Questi i risultati di quello Stato spesso accusato di essere latitante. Stavolta no. Decisamente no.

sabato 23 maggio 2009

«Tre politici su dieci collusi con camorra»



Secondo il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, circa il 30 per cento della politica è colluso con la criminalità organizzata. Lo ha detto in una intervista a Radiorai, a margine dell'audizione in Commissione parlamentare antimafia, che è riunita a Napoli. Ad una domanda sulla percentuale dei politici campani che potrebbero essere collusi con la camorra il procuratore ha risposto: «Non mi faccia dare cifre, ma secondo me un 30 per cento». Lepore ha anche commentato le dimissioni del sindaco di Castel Volturno, Francesco Nuzzo che ha lamentato di essere stato lasciato solo contro la camorra. «Non è ancora venuto da noi - ha detto il procuratore - ma avrà i suoi buoni motivi». Per Lepore, nel Napoletano «la lotta contro la criminalità organizzata continua efficacemente ma bisogna combattere - ha aggiunto - la politica collusa e farlo con la collaborazione di tutti quanti».Il procuratore ha sottolineato la necessità di uno snellimento del rapporto tra Procura e ufficio del gip. «Alla commissione - ha detto Lepore - chiederò i mezzi necessari alla Pocura, soprattutto mezzi legislativi per rendere più snello il rapporto con il gip ed evitare i tempi lunghi tra richieste ed emissione delle ordinanze di custodia cautelare. Tali tempi dipendono non dai gip - ha aggiunto - ma dai carichi di lavoro».

Emirati: Gomorra sarà tradotto in arabo


Kalima, progetto dell'Autorità per la cultura e per i beni patrimoniali di Abu Dhabi che promuove la traduzione di classici della letteratura e della filosofia occidentale, ha selezionato Gomorra, di Roberto Saviano, come prossima opera da tradurre in arabo. Lo riferisce l'agenzia di stampa degli Emirati Arabi Uniti Wam. Il best seller del giovane autore napoletano, che si è detto «lusingato della scelta», sarà tradotto da Maha Izzedine. «Qualsiasi scrittore sarebbe felice di vedere il proprio lavoro tradotto in arabo, lingua di alta poesia e prosa», ha dichiarato Saviano, in un commento riportato dall'agenzia emiratina. Tra gli ultimi progetti portati a termine da Kalima, la produzione in arabo di cinque enciclopedie della letteratura mondiale.

Caotica, ma affascinante

Ammirazione per piazze e pizze, derisione per mafia, Fiat e Berlusconi: L´immagine che i tedeschi hanno dell´Italia oscilla tra due estremi.
Il superattivo direttore della Fiat Sergio Marchionne, celebra il piano di intesa con la vecchia signora Opel come l´inizio di un matrimonio benedetto. La corteggiata, ma anche molti politici, sindacalisti e cittadini in Germania hanno invece paura che si risolva in un affare maledetto. La Fiat non ce la fara’ mai - questa e’ l´opinione diffusa.
La causa risiederebbe nei dubbi sulle capacita’ finanziarie e manageriali della casa torinese cosí come sulle preoccupazioni per le sedi e i posti di lavoro. Il duro rifiuto alla richiesta di Marchionne ha pero’ anche altri motivi, da ricercare nel piú profondo della psicologia della gente.
In questo senso la Fiat rappresenta tutta l´Italia, e il pregiudizio recita cosi: Gli italiani sono inaffidabili, incapaci di grandi progetti e inadattia rilevare una parte dell´orgogliosa industria automobilistica tedesca. Lo stesso Goethe parlo’ male dell´Italia: “Cerchi invano in ogni angolo la rettitudine tedesca.” A Schopenhauer viene attribuita la frase: “Il punto cardinale del carattere nazionale degli italiani e’ la più completa sfacciataggine.” Piu’ tardi a questi pregiudizi si aggiunsero i ricordi tedeschi di un presunto tradimento italiano nella Seconda Guerra Mondiale.
Anche l´elevato cronico debito pubblico, le scene da operetta della politica di Roma, le montagne di rifiuti a Napoli cosi come il problema della mafia rendono un’ immagine per cui l´Italia non puo’ essere un paese serio. Secondo una battuta cattiva che circola in Germania Fiat è l’acronimo per “difettosa in tutti i pezzi” (Ndt. in tedesco: “Fehlerhaft In Allen Teilen”)
In bizzarra contrapposizione a questi stereotipi negativi c´e’ la passione per l´Italia dei tedeschi. Almeno per quanto riguarda le vacanza, la penisola a forma di stivale ancora oggi e’ il paese dove fioriscono i limoni, si cucina in maniera eccellente, si possono acquistare mobili eleganti, scarpe e vestiti e la vita quotidiana e’ piu’ leggera e allegra che nella nordica Germania. Andare per le colline della Toscana con una Fiat 500? Ma volentieri! La Fiat al timone della Opel? Giú le mani. Cosí si lascia descrivere l´atteggiamento tedesco nei confronti dell´Italia. Da una parte il culto dall´altra il rifiuto, luogo dei desideri e paese del caos, tra questi estremi oscilla l´immagine dell´Italia.
Una particolare figura fa si che da anni questo lato oscuro dell’Italia venga accentuato: Silvio Berlusconi. Il Primo Ministro, con le sue scappatelle, il suo concetto patriarcale del potere, il mischiare la vita privata con il suo ruolo pubblico, così come i suoi attacchi sconsiderati alla giustizia, non potrebbe resisestere neanche una settimana come politico nella Repubblica Federale. Lo stile sfavillante di Berlusconi e la sua auto esaltazione risultano a molti tedeschi ridicoli e pericolosi allo stesso tempo. Anche per questo nel dibattito Fiat-Opel aleggia la sensazione che l’ Italia non sia abbastanza affidabile.
Successi italiani
Solo che la Germania non si può lasciare andare cosi facilmente a certi giudizi sul amico stretto e alleato. Iniziando da Berlusconi. Questo uomo forte è difficilmente tollerabile come presidente democratico di uno dei più importanti stati europei, e gli italiani farebbero bene ad osservarlo con occhi critici. Tuttavia, Berlusconi non dovrebbe essere dipinto o bianco o nero.
L’Italia non è solo Berlusconi
Ha ridimensionato la crisi della spazzatura a Napoli in poco tempo. Ha affrontato la catastrofe del terremoto in Abruzzo, finora, con strabiliante slancio. E la scelta di trasferire l’incontro del G8 di luglio dalla lussuriosa costa della Sardegna a L’Aquila devastata dal terremoto, in un periodo di crisi economica è quanto meno astuta.
A parte questo: l’Italia non è solo Berlusconi. Il paese ha sempre dimostrato che al contrario delle attese dei paesi stranieri, dalla sua posizione è capace di grandi opere. Quasi nessuno avrebbe pensato, che questa nazione con un debito pubblico elevatissimo e con la sua Lira debole, si sarebbe collocata nel primo gruppo degli Stati che avrebbero adottato l’Euro. Ma l’Italia ce l’ha fatta, anche perchè i suoi cittadini senza protestare tanto, per riuscirci hanno pagato delle tasse speciali.
Un altro esempio: prima dei mondiali di calcio del 2006 in Germania, l’Italia giocava in “fuorigioco”. Era schernita da tutto il mondo per un campionato di serie A travolto dagli scandali. L’ Italia è poi diventata Campione del Mondo. E la Fiat? Alcuni anni fa l’azienda si trovava sull’orlo della bancarotta. Oggi si lancia nel tentativo di costruire il secondo più grande impero automobilistico del mondo. Gli alti e i bassi in Italia si susseguono più rapidamente che in altri paesi. Stando a tutti gli stereotipi negativi che riguardano questo paese, sarebbe dovuto gia essere al tappeto da tempo. Invece chi ancora oggi passa per Venezia, o cammina per Roma o viaggia per la Puglia si convincerà di una cosa: Non è certamente così. Come dei magici realisti, molti italiani riescono con perseveranza nell’ apparentemente utopico obiettivo di compensare la debolezza del loro Stato e della loro società. Chi pensa sbrigativamente - non ce la possono fare - si potrebbe sbagliare di grosso.
Per quanto riguarda l’offerta della Fiat alla Opel questo significa che: sarebbe intelligente valutare il suo valore, senza lasciarsi influenzare da pregiudizi di nazionalità e dall’orgoglio ferito dei produttori di auto tedesche. Così potrebbe risultare che il fidanzamento tra le due case automobilistiche non sarà sicuramente un matrimonio da settimo cielo - ma neache un affare maledetto.
[Articolo originale "Chaotisch, aber charmant" di Stefan Ulrich)

italiadallestero.info

domenica 10 maggio 2009

Rifiuti, in Campania smaltite illegalmente 13 milioni di tonnellate



NAPOLI (5 maggio) - Negli ultimi tre anni si ipotizza che in Campania siano stati smaltiti illegalmente in tutta la regione circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Lo sottolinea Legambiente nel rapporto Ecomafia 2009 presentato oggi a Roma. In particolare, riferisce il rapporto, tradotti in camion, questi 13 milioni di tonnellate significano «520 mila tir che hanno attraversato mezza Italia per concludere i rispettivi tragitti nelle campagne napoletane, nell'entroterra salernitano, nelle discariche abusive del casertano o ancora, più recentemente, nei terreni scavati nel beneventano e nell'avellinese». Citando i dati dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpa), Legambiente sottolinea che sono 2.551 i siti da bonificare tra discariche, zone di abbandono incontrollato di rifiuti o sversamenti di residui industriali. Dal 2002, anno dell’introduzione dell’organizzazione del traffico illecito di rifiuti, in Campania sono state arrestate 217 persone, altre 352 sono state denunciate, ben 95 aziende coinvolte con il coinvolgimento di ben sei procure a livello regionale. Solo secondo i dati della Guardia di Finanza nel 2008 sono state ben 1035 le discariche abusive individuate, una cifra sottostimata che non tiene conto dell’operato dei Carabinieri e del Corpo Forestale. Cemento illegale. Dopo anni di costante flessione, nel corso del 2008, in tutta Italia l'abusivismo sembra aver rialzato la testa. Stabile e solida al primo posto la Campania anche per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento. Nel 2008 sono oltre 6000 le case abusive realizzate: 1.267 infrazioni accertate, 1.685 persone denunciate e 625 sequestri, afferma Legambiente. «Il cemento - si legge nel rapporto - è il luogo ideale per riciclare i proventi dalle attività criminose e nel caso campano si tratta di proventi ingenti che si traducono in interi quartieri abusivi. Il 67% dei comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa, dal 1991 a oggi, lo sono stati proprio per abusivismo edilizio». L'abusivismo non risparmia neppure le località di pregio, a cominciare dalle costiere (amalfitana e cilentana) e dall'area dei templi di Paestum, come a Ischia. Stabile al secondo posto, nella classifica del cemento illegale, è la Calabria, seguita da Lazio e Sicilia. Sono quasi raddoppiate in un anno le persone denunciate e così pure i sequestri.All’indiscusso primato campano contribuiscono anche i dati provenienti dal territorio che un tempo era definito agro sarnese-nocerino, e che ora di agricolo ha conservato ben poco, con 300mila metri quadri cementificati illegalmente su un’area di 158 chilometri quadrati. Negli ultimi 20 anni in questo territorio oltre 27mila persone sono state denunciate per abusi edilizi, in pratica il 10% della popolazione. In 5 comuni su 13 dell’agro nocerino sarnese (Angri, Nocera Inferiore, Sarno, Scafati e Roccapiemonte) sono state emesse 3479 ordinanze di demolizioni (1785 riguardano immobili completamente abusivi). Al 31 dicembre 2008 solo 42 sono state regolarmente eseguite, pari all’0.8%.Per il quindicesimo anno di fila la Campania è maglia nera nell’illegalità ambientale, nel ciclo dei rifiuti e del cemento. In Italia, un reato su sei viene commesso in Campania. Sono state 3466 le persone denunciate ed arrestate e 1693 i sequestri. Un giro d’affari complessivo in Campania dell’ecomafie stimato in circa quattro miliardi di euro gestito da ben 77 clan. Un sistema che controlla tutto dal ciclo dei rifiuti al ciclo del cemento passando per l’agromafia e l’archeomafia. "In Campania si sta uccidendo lentamente senza sparare - hanno commentato Michele Buonomo e Raffaele Del Giudice, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Campania - dove tra cemento e rifiuti si è saldata l’alleanza strategica tra la camorra ed i colletti bianchi".Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso nella prefazione al rapporto Ecomafia di Legambiente scrive: "In Campania prospera quel sistema criminale della camorra che si fonda sulla dissimulazione della reale natura dei rifiuti, prevede il controllo totale delle discariche abusive e spesso esercita attività estorsiva a carico dell’imprese che si occupano dell’illecita attività. Senza contare che appartenenti alla pubblica amministrazione - in alcune circostanze- sono i primi conniventi di queste organizzazioni criminali, facilitando l’acquisizione di provvedimenti autorizzativi per impianti fatiscenti e tecnicamente carenti".

Italia – Rapporto mondiale sulla libertà di stampa 2009

Articolo di , pubblicato venerdì 1 maggio 2009 in Francia.

[Reporters sans frontières]

44 su 173 nell’ultima classifica mondiale
Superficie : 301 340 km2
Popolazione: 59 500 000
Lingua: italiano
Capo del governo: Silvio Berlusconi
Tra un progetto di riforma liberticida e le minacce della mafia, la situazione della libertà di stampa in Italia preoccupa sempre più i vicini europei. L’influenza delle organizzazioni mafiose sul settore dei media si rinforza e obbliga una gran parte dei giornalisti alla prudenza. Il ritorno al potere di Silvio Berlusconi pone nuovamente la questione dell’accentramento dei media audiovisivi e del loro controllo da parte del potere esecutivo. Le riforme legislative intraprese riguardo alla pubblicazione di certi atti processuali costituiscono inoltre un’evoluzione incompatibile con gli standard democratici dell’Unione europea.
I giornalisti che indagano sulle attività mafiose e la criminalità organizzata, in particolare nel sud della penisola, lo fanno sempre a loro rischio e pericolo. Una decina di loro (tra cui Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosanna Capacchione, ecc.) vive ancora sotto scorta. Un fenomeno che tocca oggi anche il mondo dello sport, dove numerosi giornalisti calcistici sono vittime di minacce da parte di gruppi di tifosi violenti, che si esprimono sempre più spesso negli stadi con canti e striscioni.
I mezzi di ritorsione contro la stampa sono diversi: automobili o porte di casa incediate, lettere di minaccia, pressioni sulle famiglie, questi sono i “consigli” dati a coloro che si ostinano a denunciare il cattivo funzionamento della società italiana. Il potere dei gruppi mafiosi sui media è divenuto tale che hanno raggiunto nel 2009 la lista dei predatori della libertà di stampa.
Situazione atipica all’interno dell’Unione europea, il primo ministro Silvio Berlusconi detiene ancora il controllo, da una parte sulle tre reti televisive pubbliche RAI, e dall’altra, sul principale gruppo radiotelevisivo privato nazionale Mediaset. Una predominanza che amplifica le ingerenze politiche nell’editoria, e che favorisce l’auto-censura di una parte della professione.
La televisione, che rimane la principale fonte d’informazione per l’80% della popolazione, attira inoltre la maggior parte dei guadagni pubblicitari nazionali. La legge promulgata dal ministro Gasparri ha annullato ogni limite nell’istituzione delle quote di ripartizione delle entrate pubblicitarie, aprendo la porta a un “riafflusso” a volte massiccio dei budget verso le reti televisive nazionali, in particolare verso le reti appartenenti alla famiglia Berlusconi.
Restano altri problemi ricorrenti, quali l’accesso alla professione, che rimane molto regolamentato. In Italia, per diventare giornalisti, bisogna passare un concorso e iscriversi obbligatoriamente ad un ordine professionale. La diffamazione è ancora reato e l’accesso ai dati pubblici o privati resta, di fatto, non rispettato.
Il nuovo progetto di legge sulla pubblicazione degli atti giudiziari, ancora sotto esame, minaccia profondamente il giornalismo d’investigazione. La riforma del codice prevede in effetti il divieto di pubblicare numerosi atti giudiziari, in particolare le intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura, fino alla fine delle inchieste in corso. Il divieto di pubblicazione riguarda inoltre il lavoro delle commissioni d’inchiesta.
Se tale progetto di legge dovesse essere adottato, come conseguenza i giornalisti si troverebbero nell’incapacità d’informare l’opinione pubblica su eventuali arresti, sequestri o perquisizioni ordinati dai magistrati. La pubblicazione di atti, di conversazioni o di comunicazioni – la cui distruzione è stata ordinata dalla procura – rimarrebbe vietata. In caso di violazione di questo segreto, il giornalista, o il mezzo incriminato, rischierebbe pene di detenzione, multe molto pesanti e l’interdizione all’esercizio della professione per tre mesi.

sabato 2 maggio 2009

Napoli, «Americani lasciate quelle case»



Dossier-acqua della Us Navy: 17 traslochi

NAPOLI (25 aprile) -«Rischi non accettabili», «unacceptable risks», per i militari americani e le loro famiglie. È la conclusione delle analisi effettuate da medici e biologi del Centro di salute della Us Navy che hanno valutato la potabilità dell’acqua e la contaminazione dei suoli delle case prese in fitto dai militari e nei diversi siti tra Napoli e Caserta. L’allarme era scattato lo scorso autunno, arriva adesso la conferma dalle analisi scientifiche elaborate dai tecnici fatti arrivare appositamente da oltreocenano. «Acqua pericolosa per uso umano», scrivono i responsabili medici americani. Prima di rendere pubblici i risultati delle analisi, si è deciso di trasferire d’urgenza 17 famiglie alloggiate in altrettante abitazioni ubicate tra Casal di Principe e San Cipriano, nel Casertano. Percentuali d’inquinamento preoccupanti riscontrate anche in abitazioni di Pozzuoli, Casoria, nell’area compresa tra Calvizzano e Mugnano e Caserta. Le analisi, a campione, sono state effettuate in 130 abitazioni e dieci siti operativi. Asl e Comune contestano le analisi.Per i biologi americani, l'acqua è a rischio anche nel consolato Usa di via Caracciolo.

Scandalo in Italia: congelano i beni di 4 grandi banche per manovre fraudolente

Articolo di , pubblicato mercoledì 29 aprile 2009 in Argentina.

Sono la nordamericana JP Morgan, la tedesca Deutsche Bank, l’irlandese Depfa Bank e la svizzera UBS. Sono accusate di aver truffato il comune di Milano con contratti e titoli “tossici”. Si teme che anche altre regioni e città siano state colpite.
Uno scandalo finanziario di proporzioni enormi è scoppiato oggi in Italia dopo che la magistratura ha ordinato il sequestro di beni e titoli a quattro grandi banche internazionali per un totale di 460 milioni di euro per manovre con titoli tossici, gli stessi che avvelenano l’attuale crisi globale, nonché i cosiddetti contratti derivati, che hanno provocato danni per più di un centinaio di milioni di euro al comune di Milano. I quattro istituti hanno concesso prestiti “poco raccomandabili” al comune e alla regione Lombardia, baluardi politici del primo ministro Silvio Berlusconi.
Le banche indagate sono la statunitense JP Morgan, la tedesca Deutsche Bank, l’irlandese Depfa Bank e la svizzera UBS. Tutte e quattro sono nel gruppo dei più importanti istituti finanziari mondiali e, naturalmente, si dichiarano innocenti.
Ma dodici dirigenti delle suddette banche e due alti funzionari del comune di Milano nella gestione dei grandi prestiti con buoni trentennali, sono stati indagati dal pm Alfredo Robledo. Le banche avrebbero agito come consiglieri del comune per la ristrutturazione del debito di 1.700 milioni di euro.
Il caso milanese è la punta di un iceberg gigantesco. Gli enti pubblici locali, provinciali e regionali italiani hanno sottoscritto molti prestiti che ora sono nel mirino della magistratura di tutto il paese, per finanziare i propri debiti.
Le banche che adesso sono sul filo del rasoio hanno ottenuto, secondo i magistrati, succulenti profitti che la giustizia ha deciso di bloccare, realizzati con complicatissime architetture finanziarie.
L’indagine include manovre speculative che nascondevano la vera natura dei rischi che correva il ricchissimo comune di Milano, capoluogo del prosperoso Nord Italia. I magistrati sospettano che le operazioni fossero “oliate” con generose commissioni nascoste ricevute da manager privati e dirigenti tecnici del comune negli ultimi dieci anni.
“In Italia è stato fatto largo uso di strumenti controversi per finanziare le regioni e le province indebitate”, ha segnalato ieri il quotidiano “La Stampa” di Torino.
L’ipotesi giudiziaria del pm Alfredo Robledo è quella di “frode aggravata ai danni dello Stato”, un’accusa gravissima. I magistrati indagano sui contratti derivati del comune di Milano, ma anche della provincia e della regione Lombardia, la più popolosa ed economicamente la più importante d’Italia.
La Corte dei Conti sta anche investigando su un prestito obbligazionario di 335 milioni di euro che il comune di Milano ha sottoscritto nel 2004.
[Articolo originale "Escándalo en Italia: congelan los bienes de 4 grandes bancos por maniobras fraudulentas" di Julio Algañaraz]