sabato 25 aprile 2009

Casandrino. Clan Marrazzo, tre in manette le accuse: pizzo, armi e spaccio

Un clan azzerato dagli arresti. Dopo la cattura di Rosa Petrosino, inserita nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi d'Italia, moglie del capo clan Vincenzo Marrazzo, già in carcere per l'omicidio di Francesco Verde detto «'o negus», i carabinieri hanno sferrato un altro duro colpo al clan Marrazzo. Ieri mattina nel corso di un blitz, sono stati arrestati altri tre affiliati alla cosca che controlla Sant'Antimo, Casandrino e Grumo Nevano. Le manette sono scattate per Sigismondo Sivo, 46 anni, e Sossio D'Angelo, 37 anni, entrambi di Casandrino, e ritenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, affiliati alla cosca Marazzo-Spenuso. Il terzo arresto «tecnico», i militari, lo hanno eseguito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è da tempo detenuto a Salvatore Spenuso, 35 anni, di Sant'Antimo, capo dell'omonimo clan.

I carabinieri di Castello di Cisterna, diretto dal maggiore Fabio Cagnazzo, e militari delle compagnie di Casoria e Nola, hanno così eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip del tribunale di Napoli, su richiesta del pm della Dda, emessa lo scorso nove aprile, per i reati di associazione a delinquere di stampo camorristico finalizzata alle estorsioni commesse ai danni di decine di imprenditori e commercianti dei tre comuni, violazione della legge sulle armi e traffico di stupefacenti. Secondo gli inquirenti, con questi arresti ultimi arresti, la cosca capeggiata da Vincenzo Marrazzo, meglio noto con soprannome di «Enzuccio l'elettrauto» è stata praticamente azzerata, visto che ora a reggere le sorti di un clan che non c'è più, secondo gli investigatori, potrebbe esserci solo il figlio maggiore del capo cosca, sul cui conto però pendono già diverse inchieste. I tre arrestati di ieri mattina, secondo quanto accertato dalle indagini, avrebbero svolto il ruolo di esattori, passando per le vittime per ritirare il pizzo e anche trasportato droga e armi.
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sabato 18 aprile 2009

Cinquanta capoclan a Montecarlo

NAPOLI (14 aprile) - Un summit camorristico mai visto fino ad ora dai tempi di Cutolo e della Nuova famiglia. Non in una masseria vesuviana - ed è questa la novità - ma lontano mille chilometri da Napoli: a Montecarlo, per la precisione. In un lussuoso albergo a pochi passi dal prestigioso Casinò del Principato di Monaco. Si fa prima a dire chi non c’era, chi non ha accettato l’invito: non c’erano ad esempio gli uomini del boss Mario Fabbrocino, mentre gli altri clan di Napoli e provincia hanno mandato in rappresentanza i propri pezzi da novanta. Una cinquantina di personaggi in tutto, finanche alcuni esponenti del clan dei fratelli Russo di San Giuseppe Vesuviano:Un summit avvenuto un mese fa, con tante facce note e un solo gran cerimoniere: Vincenzo Sarno, presunto boss dell’omonimo clan di Ponticelli, arrestato a fine marzo nel corso di un blitz della Mobile. È lui l’organizzatore di un evento tutto da interpretare, a leggere un’informativa indirizzata dai carabinieri in Procura, dove un pool di pm anticamorra segue da mesi le evoluzioni del potente clan della camorra di Napoli est. Scarcerato a settembre dello scorso anno, Vincenzo Sarno non avrebbe perso tempo a rimettersi in mostra dopo una lunga detenzione. Mesi trascorsi a ricompattare una fitta trama di alleanze, poi lo scorso marzo, il probabile salto di qualità: una notte nel principato monegasco, tutto spesato, offerto dal presunto boss di rione De Gasperi agli amici di Napoli. Una notte, due giorni di «vacanza» per decine di «turisti napoletani». Ma che è successo sulla splendida costa francese? Ma che è successo sulla splendida costa francese? La risposta tocca alla Dda, in un’inchiesta seguita dal pm Enzo D’Onofrio, che sta incrociando in questi giorni dati investigativi ed elementi acquisiti di recente: sul tavolo del pm, ci sono fotografie, registrazioni, fotocopie di documenti. Tutto rigorosamente passato al setaccio dagli inquirenti. Tanto che è stato proprio il pm D’Onofrio a firmare una delega per la mission monegasca di una squadra di pg: un gruppo di inquirenti è stato infatti mandato a Montecarlo, sulle tracce di Vincenzo Sarno (che sarebbe stato arrestato qualche giorno dopo, ai primi di aprile) e sui suoi ospiti napoletani. Tante conferme, materiale al momento grezzo, in una vicenda in cui non ci sono reati contestati. La Dda batte comunque su una doppia pista: possibile che Vincenzo Sarno (all’epoca forte della latitanza del fratello Giuseppe, arrestato lo scorso cinque aprile) stesse proponendo una riorganizzazione di regole e equilibri criminali. Oppure, secondo movente, la grande spedizione al casinò come pretesto per riciclare proventi di attività illecite? Nessuna accusa formale al momento, ma gli inquirenti vogliono andare fino in fondo. A cominciare da un elenco completo di tutti gli uomini invitati nel lussuoso albergo di Montecarlo.
NAPOLI (14 aprile) - Un nuovo patto criminale: che coinvolge decine di clan dell’area metropolitana e che offre uno scenario da brividi. Una grande riorganizzazione del sistema camorristico in città, dettata dal clan Sarno di Ponticelli, dai cinque fratelli di rione De Gasperi. Qualcosa in più di una semplice traccia investigativa, a giudicare dall’attenzione con cui gli uomini della Dda di Napoli indagano sul cartello camorristico formato dal gruppo di Ponticelli. Indagano i pm Stefania Castaldi e Enzo D’Onofrio, ma anche i magistrati che si occupano di aree cittadine lontane dal «core business» dei Sarno. Ma in cosa consistono le nuove regole del sistema criminale scritte dalla camorra della periferia orientale? Quali sono gli equilibri in vigore negli ultimi mesi? Perché radunare cinquanta «amici» a Montecarlo? Si parte da una serie di conferme investigative: gli interessi dei fratelli di via De Gasperi (tutti detenuti: Ciro, Vincenzo, Giuseppe, Luciano e Pasquale) sono in netta espansione.Hanno siglato di recente una sorta di patto di non belligeranza con l’altro cartello dell’area cittadina, gli scissionisti di Secondigliano e di parte dell’hinterland, e hanno piazzato avamposti a macchia di leopardo. Da fonti di polizia giudiziaria, esiste una enclave dei boss di Ponticelli ai Quartieri Spagnoli, finanche a Forcella, nell’ex feudo dei Giuliano e dei Mazzarella, con pressioni sempre più forti al rione Mercato (strappando spazi e autonomia agli uomini di Gennaro Mazzarella), fino ad arrivare ad altre zone dell’area metropolitana, come Bagnoli e Pozzuoli. Le inchieste partono da una domanda di fondo: come ha fatto una cosca originariamente di dimensione rionale ad estendersi nello scacchiere cittadino? La risposta in questi mesi l’ha data un pentito fresco di collaborazione, l’ex killer Nunzio Boccia, uno in grado di raccontare molto dei cinque fratelli delle palazzine popolari di Ponticelli.La strategia usata è più meno questa: i Sarno mettono gli uomini - la manodopera - in cambio però vogliono la metà delle attività criminali, racket e droga in primis. Loro - i Sarno - offrono killer o estorsori, ma in cambio chiedono di entrare a pieno regime in fette di territorio lontane dalla propria zona. Così ai Quartieri Spagnoli o a Pozzuoli.

Per una città più sicura: intervista al Gen. Sementa

NAPOLI - Tenere sotto controllo una città grande come Napoli è possibile. L’intervento di tutte le forze dell’ordine permette questo. Le operazioni di monitoraggio della Polizia Municipale sono costanti, frequenti ed estremamente minuziose. Ieri l’ultima retata per contrastare il sovraffollamento dei locali. Locali non a norma. Numerosi sono i compiti degli agenti, numerose le difficoltà d'affrontare per contrastare i vari fenomeni legati alle problematiche della città. Garantire sicurezza, questa la priorità. Garantire l’incolumità, contrastare l’abusivismo sotto ogni forma, garantire l’osservanza delle norme, stabilire ordine, educare il cittadino. Ciò è possibile grazie alle unità preposte sul territorio. Reprimere ogni forma di reato che rientri nelle loro attribuzioni. Intervenire per estirpare definitivamente il problema. Le telecamere disposte per la città fungono da coadiuvante all’agente, ma non sono idonee a sostituirle. Questo, perché a contribuire vi sono i cittadini che non rispettano i precetti. La città deve essere a norma e per questo sono predisposti controlli da parte del Comandante Generale Luigi Sementa.
Quali sono le attività svolte durante le operazioni di monitoraggio?
«La Polizia Municipale ha 49 competenze che sono ampissime. Vanno dal controllo alla circolazione, al traffico; dalla Polizia Amministrativa, ai compiti di Polizia Giudiziaria. Abbiamo la legge e regolamenti. Poi ci sono le qualifiche. Noi siamo ufficiali o agenti di Polizia Giudiziaria e agenti di Pubblica Sicurezza. A cui è connessa anche l’attività di Polizia Amministrativa. Con queste attribuzioni ci muoviamo sul territorio. Contrastiamo l’abusivismo commerciale, quello edilizio, infortunistica stradale. I Parcheggiatori abusivi: problema che va ad investire l’aspetto investigativo, che non attengono al traffico, ma alla violazione di norme: la legge penale quando occupano il suolo pubblico. In questo caso interveniamo come agenti di Polizia Giudiziaria, quindi il nostro referente è l’Autorità Giudiziaria. Poi c’è la violazione del codice della strada, perché siamo agenti di Pubblica Sicurezza. Queste persone vengono denunciate, come gli stessi conducenti che contribuiscono al fenomeno. Il controllo ai locali che noi facciamo lo si fa sulla base dei compiti stabiliti dal Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, perché tutti i locali, discoteche, musei, sono soggetti ad autorizzazioni della polizia o delle commissioni preposte. È un’azione di controllo che fanno tutte le forze dell’ordine. Non si può far finta di niente innanzi ad un locale dove all’interno vi sono 650 persone, con una sola uscita, senza finestre, vendendo alcolici, con la presenza di minorenni e con il volume della musica altissima. Anche per prevenire qualsiasi disastro. Io l’impiego lo faccio ovviamente in base alle risorse umane che ho. Vorrei mettere più personale per strada o sul nuovo servizio che ho istituito la settimana scorsa sui pullman. Ma è ovvio che devo fare i conti con quelli che ho a disposizione».
Quanti agenti normalmente vengono stanziati?
«C’è una forza di 2.200 unità. Però è un dato sbagliato, perché non tutti sono disponibili. Alcuni svolgono la loro attività anche presso la Procura della Repubblica, quella Generale, dei Minorenni. Alcuni sono dislocati in Prefettura, per la gestione dei verbali, dei ricorsi. Unità che vengono sottratte da quelle che possono essere disposte sul territorio cittadino. Quindi arriveremo ad averne una centinai di unità effettive. Non possono stare ovunque, perché abbiamo 800 Km di strada a Napoli».
Lo stesso Museo Madre è di competenza della Polizia Municipale?
«Non è solo di competenza della Polizia locale, ma anche delle Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza. Di tutti coloro che hanno la qualifica di agenti di pubblica sicurezza o agenti di polizia giudiziaria. Il Madre, è il rispetto della norma. Questa è la mia competenza, ristabilire l’ordine. Non faccio la guerra a nessuno, non è una cosa personale. Secondo il Codice di Procedura Penale la polizia giudiziaria prende anche di propria iniziativa notizie di reato e le sviluppa ed evita che le stesse vengano portate ad ulteriori conseguenze. È una legge».
Nelle zone a traffico limitato, al varco ci sono sempre le pattuglie, ma sono state disposte delle telecamere. Quando entreranno in funzione?
«Entreranno in funzione per il maggio dei monumenti».
In questo modo le pattuglie potrebbero essere utilizzate in altra maniera.
«Io le piazze, quando ho le risorse, le devo far presiedere con il cambio sul posto, cioè devono fare i turni senza che ci siano lassi di tempo scoperti. Ormai la gente ha molti rimedi contro le contravvenzioni, e questo è un deterrente per le persone per bene. Sicuramente anche con l’utilizzo delle telecamere dobbiamo mettere anche il vigile, altrimenti non ne veniamo a capo».
C’è una presenza massiccia degli agenti sul territorio. Per esempio ieri a Via Foria.
«Ieri era un controllo normale al traffico».
Facevano perquisizioni.
«Si i ragazzi che con i motorini circolano sul marciapiede per fare prima».
Ancora non indossano il casco.
«In quel caso si farà la contravvenzione, il sequestro».
Quali operazioni sono state fatte ieri?
«Ieri avevamo il controllo del territorio in generale. Stanotte, invece, il controllo dei Decumani. Operazione terminata stamattina alle 04.00. Sono state chiuse alcune discoteche, alcuni locali che erano fuori orario».
Da una settimana all’altra, da un controllo all’altro ci sono cambiamenti? Sono sempre le stesse persone che reiterano lo steso reato?
«Dobbiamo tornare più volte e sono sempre le stesse persone che commettono lo stesso reato».
Ci sono zone più a rischio?
«No sono tutte uguali».
Le operazioni di controllo vengono effettuate durante tutta la settimana, e non solo nel fine settimana?
«Il fine settimana è solo per la movida».
O l’utilizzo di alcool e droga.
«Quello è un controllo periodico. Con la chiusura delle scuole aumenteremo i controlli, in base alle varie situazioni».
di Silvia Romano

sabato 4 aprile 2009

Demolizioni

Napoli, 3 apr (Velino/Velino Campania) - A Napoli le demolizioni sono molto più complicate. Stando a quanto filtrato da ambienti giudiziari, il Comune non avrebbe presentato le pratiche per richiedere i fondi alla Cassa depositi e prestiti, per avviare le demolizioni. L'unico abbattimento risale a poche settimana fa, quando le ruspe sono entrate in azione a Via Pietravalle, a ridosso del Secondo Policlinico, dove è stato buttato giù un immobile interamente abusivo. I mezzi offerti da Palazzo San Giacomo alla lotta all'abusivismo, non erano quelli richiesti dal generale Antonio Gagliardo che con una lunga lettera indirizzata al city manager Luigi Massa, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico. L'alto ufficiale dei Carabinieri circa un anno fa, era stato chiamato dal sindaco Rosa Russo Iervolino a ricoprire il delicato incarico di dirigente del servizio antiabusivismo. Ma dopo mesi e mesi di richieste, nulla è mai arrivato di quanto richiesto. Dai più elementari strumenti di lavoro, ad una sede adeguata e un coordinamento con gli altri uffici. “Sono dispiaciuto - dice al VELINO il Generale Antonio Gagliardo - mi aspettavo più rispetto ed attenzione nel contrasto ad uno dei fenomeni più gravi per la città di Napoli. Le mie richieste sono rimaste inascoltate, nessuno si è fatto vivo – continua l'alto graduato - eppure quando fui chiamato a ricoprire il ruolo mi avevano assicurato il massimo apporto”. Conferma le dimissioni? “Dopo che ho inviato le dimissioni non ho ricevuto neanche una telefonata, meritavo più rispetto, per 45 anni ho servito lo Stato”. E' possibile che torni sulle sue scelte? “Non credo proprio. Sono un carabiniere. Ho meditato a lungo. A fine aprile lascio. A quanto pare non importa a nessuno”.
Napoli, 31 mar (Velino/Velino Campania) - Dopo il giorno delle demolizioni, è il giorno delle polemiche. Un lungo e laborioso iter ha permesso ieri alle ruspe di procedere all'abbattimento dei primi due manufatti, ma come anticipato dal Velino, la lista è lunghissima. La magistratura procede, è il caso di dire, con i mezzi pesanti. Gli ostacoli sul cammino delle legalità, vengono abbattuti uno dopo l'altro. I primi cedimenti strutturali all'impianto della farraginosa burocrazia, sono venuti meno da quando è stato istituito il coordinamento anti abusivismo presso la Procura Generale di Napoli retto da Ugo Ricciardi. I magistrati delle Procure della Repubblica si sono incontrati più volte per cercare di trovare soluzioni agli ostacoli, uno su tutti, la resistenza dei sindaci.
Un elemento di non poco conto, sottolineato anche dal Procuratore Aggiunto a Napoli Aldo De Chiara: “Se in una cassa di un Comune ci sono dieci lire – ha detto il coordinatore della sezione contro i reati ambientali - vanno spesi per le attività obbligatorie, tra cui le demolizioni, e non attività, che possono essere anche meritorie, ma che sono invece facoltative. Non a caso per gli abbattimenti, è stata la Procura Generale, in piena sintonia con gli altri uffici giudiziari, ad ottenere dalla Cassa Depositi e Prestiti, i fondi necessari a finanziare le demolizioni: ben 50 milioni di euro da destinare ai Comuni. Fondi senza i quali le ruspe non sarebbero mai entrate in azione consentendo crescenti scempi ambientali. Adesso la musica è cambiata: gli abbattimenti sono iniziati. E come anticipato dal Velino, siamo solo all'inizio.

Metrocampania

MELITO. "E' una giornata storica per Melito. Quando le forze politiche sanno superare la sterile polemica per andare oltre gli schieramenti e guardare al bene della nostra comunità, come è accaduto per l'approvazione della variante sulla metropolitana, allora dico che sono fiero di essere il sindaco di questa città". Con queste parole, salutate da un applauso di tutto il Consiglio comunale e del pubblico, il sindaco Antonio Amente ha concluso il Civico consesso che ha dato il via libera al progetto di Metrocampania, inserito nel programma della legge Obiettivo 1 sulla stazione della metropolitana che sorgerà a Melito. Il voto del Consiglio è stato unanime e duplice: via libera alla "variante" in deroga, per l'edificazione del progetto, via libera alla delibera che dà esecutività al progetto. "Entro due anni avremo completato l'opera essenziale - dice l'ing Enzo Mottola di Metrocapmania - che prevede la stazione, il primo nucleo di parcheggi a raso che poi sarà interrato, l'intera funzionalità della stazione con bar, biglietteria, edicola. Un luogo che potrà essere fruito anche dopo l'orario dell'ultima corsa". Lavori e struttura sono stati illustrati dall'architetto Giardiello di Metrocampania che con l'uso di una decina di "slide" ha mostrato come apparirà l'opera: una stazione moderna, di design avanzato, capace di immagazzinare la luce. Nella stazione, infatti, si avrà visibilità senza illuminazione artificiale anche al crepuscolo. L'opera prende 1.5 km di territorio per la stazione e si sviluppa in un'area complessiva di 3 km. L'inserimento tra via San Vito e via Signorelli (dove sono già in corso i lavori) prevede anche un percorso pedonale e ciclabile, in modo da rendere decongestionare il traffico. Molto apprezzata la relazione dei tecnici di Metrocampania e quella dell'ingegnere del Comune Elia Barbato. Dopo la lettura di due documenti contrapposti, per il centrodestra da Carmine Sanarico (Udc) e da Venanzio Carpentieri (Melito democratica) per la minoranza, ci sono state schermaglie tra i banchi del Consiglio. Poi una pausa per stilare un documento condiviso. Qui è venuta fuori la mediazione del sindaco Amente che ha saputo trarre una sintesi delle diverse esigenze. Alla fine, documento condiviso che ha recepito le indicazioni della minoranza, integratesi nel documento presentato dalla maggioranza. In sintesi: Il Consiglio vigilerà affinché il protocollo d'intesa con Metrocampania sia rispettato e affinché siano ben specificate tempistica e tipologia delle opere, non solo per quanto riguarda la stazione della Metro ma anche per l' urbanizzazione a corredo dell'opera. Ma questa è ancora un'altra storia.

Comunicato stampa Comune di Melito

GIUGLIANO. Potrebbe aprire il 24 aprile Metrocampania Nordest, il sistema di collegamento tra l'hinterland e Napoli. La data non è stata ancora confermata ma secondo gli ultimi sopralluoghi dei tecnici la stazione sarebbe pronta per dare il via ai primi treni che collegheranno i comuni delle province di Napoli e Caserta con il capoluogo. Meno di un mese e l'attesa decennale terminerà. Metro Campania Nordest, costruita solo per alcuni tratti sul percorso dell'ex Alifana, sarà una risposta al flusso di viaggiatori che quotidianamente utilizza i treni Fs per raggiungere il centro di Napoli. Insomma, attirerà una buona parte dei viaggiatori che ieri hanno protestato a Casoria e Frattamaggiore. Ogni giorno pendolari e studenti sono costretti a combattere con i bus strapieni, tra i quali il 162, ed i parcheggi delle vicine stazioni, Mugnano, Scampia, Chiaiano, già pieni dalle prime ore del mattino. Il sistema metropolitano, una volta a regime, diventerà un ottimo deterrente contro le inefficienze dei sistemi di trasporto. La struttura sovrastante la stazione di Giugliano non è ancora completa ma i collaudi sono arrivati e si attende l'ultimo tassello: il via definitivo ai treni. Ad attendere però dovranno essere il ristorante ed il museo sul quale non c'è ancora l'accordo tra Regione e Comune di Giugliano. «Problemi burocratici», fanno sapere dal cantiere. Il parcheggio da 250 posti auto, le pensiline bus e la strada di collegamento con via Signorelli a Melito intanto, sono quasi pronte. L'asse viario e la rotatoria sono già ben definite. Ancora da definire, invece, il piano trasporti che il Comune di Giugliano vorrà mettere in campo. Intanto scoppia il caso. Un docente di una nota scuola di Giugliano ha messo in luce le gravissime inefficienze nel sistema sicurezza della metropolitana. In tutta tranquillità, con una macchina fotografica, il professore si è introdotto all'interno del cantiere fino alla sala computer. Nessun tipo di controllo e nessuna guardia lo ha fermato. Un pericoloso abbandono, una rischiosa mancata vigilanza. Se al posto del professore avesse tentato la stessa cosa un gruppo di teppisti si sarebbero potuti contare danni incalcolabili. Secondo il racconto del docente all'interno ci sarebbero già delle perdite d'acqua e dei pali arrugginiti. Le scale mobili, secondo la testimonianza, erano totalmente incustodite ed i sofisticati computer alla portata di tutti. Un caso grave che espone la metropolitana nuova di zecca ad incursioni di ogni genere. Chiunque, infatti, avrebbe potuto introdursi all'interno con le peggiori intenzioni e devastare la cabina di controllo della struttura, restando impunito.

Cristina Liguori Il Mattino il 01/04/09